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Autore: mvstrxl    23/09/2017    0 recensioni
Bungou Stray Dogs Fanfiction
[Dazai Osamu x OC]
...
Dal nono capitolo:
❝(...) Sperava di
sbagliarsi, desiderava tanto udire la risata della ragazza che si
espandeva in quel vuoto, che lo rincuorasse dicendogli che in
realtà stava bene e non era successo nulla. Ma quelle parole
non arrivarono mai. C'erano solo i singulti leggeri e il fracasso di un
cuore martellante.
Da quel momento in poi,
per quanto fosse stato orrendo quel sogno, Dazai sperò di
non svegliarsi mai più❞
...
//Gli avvenimenti non seguiranno né l'anime né il
manga ma si svolgeranno in un determinato capitolo di quest' ultimo che
per alcuni potrebbe essere spoiler, perciò
eviterò di dirlo esplicitamente se non alla fine della
storia.
Buona lettura~
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Osamu Dazai
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Dazai non era solito ubriacarsi pesantemente, a dire il vero erano pochissime le volte in cui ci era riuscito. La prima, ricordava bene Tomie, era stata per testare quanto riuscisse a reggere l'alcol. Anche quella volta gli ci vollero quasi la metà dei bicchieri di whisky e sake a testa che beveva di solito per sbronzarsi nemmeno tanto. Lui aveva quindici anni allora e lei tredici.
Quella sera doveva aver esagerato pesantemente, rifletté la ragazza guardando il modo impacciato con il quale il mafioso si stava muovendo in quel momento, mettendo un piede davanti ad un altro come se le sue gambe fossero state private delle ossa e la forza di gravità lo stesse spingendo per terra.
Il suo viso era rosso e l'espressione perennemente sorniona formata da un sorriso inebetito e gli occhi socchiusi.
«Ti dico che sto bene Tomie» gemette Dazai mentre la suddetta lo trascinava via dalla strada tenendo un braccio attorno alla sua vita mentre quello del ragazzo era avvolto sulle spalle di lei.
«Ho bevuto poco, lo giuro».
Un conato di vomito lo costrinse a fermarsi e piegarsi per rigettare l'alcol assunto sul ciglio della strada. Era buio e non passavano macchine. Chissà che ore erano si chiese la ragazza mentre distoglieva lo sguardo con un sospiro rassegnato.
«Ci sei andato giù pensante...» mormorò più a se stessa che a Dazai mentre si rimettevano in marcia.

L'appartamento di Tomie era di modesta grandezza ma disordinato come uno stanzino di piccola taglia in cui accatasti tutto ciò che non ti serve e ti riprometti di buttare al più presto.
Matite, pennelli, fogli di carta strappati e intatti, bottiglie di alcol vuote e libri giacevano abbandonati sul pavimento mentre al centro della stanza sostava paziente un cavalletto con una tela bianca in attesa di essere riempita e vivacizzata con qualche ritratto, paesaggio o anche solo colori senza una forma precisa.
Ripromettendosi ancora una volta di mettere tutto in ordine Tomie salì con cautela le scale che conducevano al piccolo balconcino che ospitava un letto a due piazze, una minuscola scrivania con sedia girevole, un comodino e un armadio. Il tutto affacciava sul salotto.
Senza nemmeno preoccuparsi di fargli togliere le scarpe, Tomie fece distendere Dazai sul materasso mentre lui continuava a protestare e blaterare cose senza senso. Esausta, si lasciò andare sulla sedia per riprendere fiato. Fece per appoggiare il gomito sulla scrivania dietro di lei ma lo ritrasse quasi di scatto quando si ricordò che qualche ora prima, in un raptus di isteria aveva preso tutti i colori a olio e li aveva spalmati sul legno una volta color mogano ma ora indefinito tra il grigio sporco e il viola scuro. Si massaggiò le tempie cercando di calmare il fastidioso pulsare quando la voce lamentosa di Dazai le fece alzare lo sguardo.
«Tomie-chaaaaaaan~»
Tomie non batté ciglio sperando quasi di esserselo immaginato.
«TOOOOOOMIEEEE»
«Cosa c'è?»
La sua voce uscì dalla sua gola come rantolo rassegnato.
Dazai si lamentò per un po' tentando di mettersi a sedere ma cadendo nuovamente sul materasso.
«Sei una... guastafeste» pronunciò infine battendo un pugno sul letto.
Tomie inarcò un sopracciglio.
«E tu sei ubriaco»
«Non è veeeero. Sono solo... stanco»
«Sicuramente»
Gli occhi iniziarono a farsi pesanti ma Tomie si intimò di restare sveglia, doveva prima accertarsi che Dazai stesse bene, e in quel momento non lo era per niente.
Seguì il silenzio.
Per un attimo pensò che si fosse addormentato.
«Tomie»
La sua voce era più ferma sta volta, pensò Tomie mentre si agitava sulla sedia muovendo il piede sul pavimento come se stesse calpestando una cicca.
«Sì?»
«Perché non riesco mai a morire?»
Lo fissò impassibile mentre la sua sagoma si alzava dal letto mettendosi prima a sedere, poi si sporgeva in avanti prendendosi la testa tra le mani.
«Possibile che debba fallire anche in questo?»
Non disse nulla, le mancavano le parole, l'aria sembrava essersi rarefatta improvvisamente. Si sentì come un palombaro sul fondo del mare a cui era appena terminato l' ossigeno. Vide se stessa vagare nel nulla in una dolce apnea prima che i suoi polmoni avvertissero la mancanza d'aria.
La stanza era improvvisamente troppo opprimente e la disperazione che aveva tentato invano di soffocare era troppo fitta e la stava lentamente riempiendo, la stessa disperazione che qualche ora prima l'aveva fatta accasciare al muro.
«È tutta colpa mia... solo mia. Solo mia. Solo mia!» quasi gridò Dazai.
Tomie ricordava di aver pianto. La pacifica sensazione di vuoto che aveva provato dopo era ancora presente in lei. Era come se una mano invisibile l'avesse svuotata completamente.
Aveva distrutto un paio di disegni, imbrattato quella scrivania e lanciato matite e vestiti al piano di sotto, si era presa la testa tra le mani tentando di calmarsi, di far rallentare il respiro troppo accelerato. Le sarebbe venuta una tachicardia.
«Sono un buono a nulla! Odasaku sarebbe ancora qui se solo non avessi perso tempo andando da Mori! SONO UN FALLITO! NON ERA LUI CHE DOVEVA MORIRE! SONO IO, IO, IO, IO, IO!»
«Dazai. Smettila»
Tremava come un cane. Alzò la testa verso Tomie, gli occhi rossi e lucidi, segno che buona parte della sbronza era ancora lì.
Tomie lo guardò impassibile.
«Come cazzo fai. Dimmi come cazzo fai ad essere così tranquilla!?»

Voglio morire.

«TOMIE!»
«SMETTILA!»
Dazai si immobilizzò. Tomie, ora in piedi davanti a lui, stringeva i pugni ficcandosi le unghie nel palmo.
«COME CAZZO PENSI CHE MI SENTA!? ODA ERA COME UN FRATELLO PER ME!»
Il mafioso rimase in silenzio a guardarla mentre le lacrime di lei si infrangevano per terra. Dopo un po' Tomie rilassò le spalle e aprì le mani mostrando il segno che le unghie avevano lasciato.
«Era come un fratello per me...» ripeté inginocchiandosi come se le forze l'avessero abbandonata.
Dazai sentiva lentamente la lucidità tornare insieme alla consapevolezza ancora più vivida ma non nuova.
«Mi dispiace. È colpa mia»
La sua voce era diventata piatta e quasi gli parve di aver assunto lo stesso tono che caratterizzava Oda.
Tomie, immobile sul pavimento, lasciava che il vuoto nel suo petto la risucchiasse.
La mano di Dazai che si posava piano sulla sua guancia le fece alzare la testa.

Non sento più niente.

«Non è colpa tua» sussurrò Tomie. Si alzò piano vergognandosi di essere crollata in quel modo davanti a Dazai.
Asciugò la scia trasparente che le sue lacrime avevano lasciato nella corsa e si sedette accanto a lui.
Nel silenzio fu certa di udire il battito del suo cuore e di quello di Dazai più forte del dovuto.
«Lascerò la Mafia»
Tomie sbatté la palpebre un paio di volte sicura di aver sentito male.
L'espressione di Dazai non lasciava trasparire nulla quindi per lei fu più facile pensare di essersi immaginata la sua voce pronunciare quella frase che, soppesata, era quasi assurda.
«Non so quando ma a breve»
No, non lo aveva immaginato allora.
Probabilmente Dazai era ancora sotto l'effetto dell'alcol ma una parte di Tomie sperava che fosse lucido e sincero.

Questo mondo è un palcoscenico e io sono un attore che ha perso il proprio copione.

Deglutì un fastidioso groppo mentre il cuore le batteva con ingiustificata velocità.
«Vengo con te»
Dazai la guardò come se accanto a lui ci fosse uno sconosciuto che gli aveva appena chiesto un favore importante.
«Scordatelo» sussurrò freddo.
«Ti ucciderebbero»
«E a te no scusa?» ribatté lei con una punta di indignazione.
Dazai aprì la bocca per parlare ma la richiuse immediatamente.
«Scordatelo» ripeté come un giocattolo programmato.
Tomie ruotò il busto verso di lui con la rabbia negli occhi. Strinse un lembo del lenzuolo tra le dita.
«Vengo con te» ripeté a sua volta con determinazione.
«Hai capito cosa ti ho detto dannazione!? Verresti etichettata come una traditrice e uccisa! Cosa pensi, che la Mafia non riuscirà a trovarti!?» tuonò Dazai voltandosi verso di lei.
Tomie lo guardò negli occhi.
«E tu hai capito che non me ne frega niente?» sibilò a qualche centimetro da lui.

Sto improvvisando.

«Sei uno stronzo» disse poi mantenendo il suo sguardo.
«Sei un maledetto stronzo egoista. Mi lasceresti qui da sola? Oda è morto, Ango è sparito e tu te ne vai. E io? Io che fine faccio? Te lo dico io: faccio la fine della povera imbecille che viene lasciata indietro perché il cretino che ho davanti crede che non riuscirei a proteggermi, è così Dazai? Pensi davvero che io non ne sia in grado? Pensi che non sia in grado di proteggermi?» sputò fuori con rabbia mentre Dazai la fissava senza battere ciglio.
«Ho pensato tante di quelle volte di lasciare la Mafia, tante credimi, ma sono sempre rimasta qui perché avevo te, Oda e Ango. Avevo voi. Non mi importava del resto, del bene, del male, di morire uccisa o uccidere. Finché avevo voi con me sarei stata bene. Ma ora non ho più motivo di restare a marcire qui. Voglio ripartire da zero, voglio cambiare Dazai. Sono stanca di uccidere. Ogni volta che lo faccio muoio anche io, e io voglio iniziare a vivere».

È un vero peccato...

Quando Tomie smise di parlare aveva il fiato corto. Dazai si sentì come svegliato bruscamente da un sonno profondo e solo in quel momento si rese conto di come la sua voce riuscisse a calmarlo. Si massaggiò la tempia con una mano.
Non riusciva più a pensare in modo razionale, l'alcol stava continuando a scorrergli nel sangue anche se in piccola parte ma bastava ugualmente a fargli girare la testa. Avrebbe voluto vomitare e poi stendersi da qualsiasi parte e chiudere gli occhi... anche in mezzo alla strada. Già, pensò, avrebbe aspettato pazientemente che una macchina lo investisse, ma ci aveva già provato e Tomie lo aveva portato in salvo ancora prima che potesse sedersi sull'asfalto.
Perché lei si ostinava così tanto a tenerlo in vita?

Stupido, stupido, stupido, stupido, stupido.

Prese un respiro profondo. Tomie lo stava ancora guardando in attesa di una risposta, osservandolo con i suoi penetranti occhi azzurri, in quel momento arrossati dal pianto.
Le sue parole rimbombavano nella sua testa ferita e confusa come il suono di un gong.

'Voglio ripartire da zero.
Voglio cambiare.'

Dazai si lasciò sfuggire un sorriso amaro.
Lei avrebbe potuto, lei ci sarebbe riuscita, lei non era adatta a quel mondo di sangue. Avrebbe preso una strada completamente diversa, una che le si addiceva di più. Avrebbe iniziato a vivere la vita che voleva, sarebbe diventata qualcuno di importante forse. I suoi peccati sarebbero stati espiati e lei sarebbe andata avanti senza remore.

'Diventa un uomo buono'.

Perché Odasaku gli aveva chiesto una cosa del genere? Lui non ne era in grado, lo sapeva. Conosceva un solo modo per vivere ed era nel sangue. Avrebbe fallito di nuovo. Non sarebbe stato in grado di andare avanti, sarebbe stata una presa in giro. Giocare a fare il bravo ragazzo non era nei suoi standard.

Arrenditi, buono a nulla.

«Dazai...»
Il ragazzo si girò ricordandosi improvvisamente della sua presenza. Tomie gli posò una mano sulla spalla. Stava sorridendo dolcemente, senza tracce di pietà.
E allora lui capì.
No, non sarebbe riuscito a vivere come Odasaku gli aveva chiesto, ma lei avrebbe potuto insegnarglielo. Grazie a lei, forse, lui sarebbe riuscito ad esaudire gli ultimi desideri del suo migliore amico. Con lei al suo fianco, lui ce l'avrebbe fatta e avrebbe messo a zittire quelle voci che si ostinavano a rimproverarlo e deriderlo.

Posso cambiare?

Dazai l'abbracciò e Tomie non si ritrasse sebbene fosse rimasta sorpresa da quel gesto.
Avvolse il corpo del ragazzo in una stretta che sapeva di casa e Dazai nascose il viso nell'incavo del suo collo inspirando il suo profumo.

Mi sono perso fingendo di essere umano.

Quando ruppero l'abbraccio Tomie appoggiò le mani sulle sue spalle e continuò a sorridere.

Ma tu mi hai ritrovato.

«Possiamo farcela» disse. Dazai annuì con convinzione perché ci credeva con tutto se stesso ora.

Non sentivo più niente.

Si avvicinò al suo viso e senza preavviso le baciò la fronte, poi il naso e infine si soffermò a guardarle le labbra ancora piegate in un sorriso. Le mani le tremavano e il suo corpo era scosso dai brividi.
«Ti fermi proprio ora?» mormorò con una punta di riso nella voce.
Dazai non ebbe bisogno di altre conferme.

Ma tu mi hai fatto sentire amato.

Grazie.



Angolo autrice

Grazie per tutte le visite! Mi rendo conto che la storia non è molto chiara ma vi assicuro che alla fine dedicherò un capitolo alle piegazioni. Intanto cosa ne pensate? Avete già qualche idea di cosa stia succedendo?

Cherry




  
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