Anime & Manga > Detective Conan
Ricorda la storia  |      
Autore: _Kalika_    23/09/2017    1 recensioni
“Aspetta! Non puoi andare da solo! Non sappiamo neanche cosa sia successo, è pericoloso!”
Il bambino si ferma a pochi metri dall'uscita del salone. “Lo so.” Lo sguardo è triste, inchiodato a terra. Lui sa. Sa che è pericoloso. Ma sa anche che cosa sta per affrontare.
“Non vorrei lasciarti.. lasciarvi... ma non posso abbandonare Ai.” La sua voce infantile non è mai stata così seria.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Hiroshi Agasa, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non mi abbandonare
 
“Aspetta! Non puoi andare da solo! Non sappiamo neanche cosa sia successo, è pericoloso!”
Il bambino si ferma a pochi metri dall'uscita del salone. “Lo so.” Lo sguardo è triste, inchiodato a terra. Lui sa. Sa che è pericoloso. Ma sa anche che cosa sta per affrontare.

Dà le spalle alla ragazza, non si può vedere il velo di lacrime che gli copre gli occhi, dietro gli occhiali, e lui non ha il coraggio di voltarsi. Sta andando incontro a morte certa, e lo sa. La spia rossa che lampeggia per qualche istante sui suoi occhiali lo sprona ad andare avanti.

“Non vorrei lasciarti.. lasciarvi... ma non posso abbandonare Ai.” La sua voce infantile non è mai stata così seria.
Sta per lasciarla ancora. Non vorrebbe, ma forse, forse questa sarà l’ultima volta che lo farà. Poi, in un modo o nell’altro si concluda la faccenda, non accadrà più.
Riprende a camminare con il peso dell’incertezza nel petto, supera il bracciolo del divano accanto a lui con innaturale lentezza ed è quasi tentato di fermarsi e rimanere con lei, ma l'immagine di Shiho in mano a quel folle di Gin gli fa venire i brividi, e sembra che i dubbi se ne vadano all’improvviso.

“Ti prego...” La voce della ragazza è rotta, trema. Lei stessa non è neanche in grado di alzarsi dalla poltrona sulla quale è seduta dal momento in cui Conan le ha detto che doveva andare, che doveva salvare Ai. “Non.. non mi lasciare da sola.. non mi abbandonare…” Il bambino chiude gli occhi per un istante, non vuole che Ran soffra eppure, per l'ennesima volta, lo sta facendo per colpa sua.. “Non di nuovo... Con.. Shinichi...”

Kudo si arresta, le gambe paralizzate gli impediscono di andare avanti, e sente una pressione iniziare ad esercitarsi sul cuore e sulle tempie. Lo zainetto gli scivola dalle spalle, ma lui non si china a raccoglierlo.
Ran l'ha capito, e chissà da quanto tempo. Gli fa male..

Abbassa la testa lentamente, gli occhi dolcemente chiusi. Le sue labbra prendono la forma di un lievissimo sorriso, forse non sa neanche perché. Tutto quel tempo passata ad ingannarla, a farle male con le sue bugie, tutto sprecato, ma forse in meglio. La sua Ran…

Per alcuni istanti, è questione di pochi secondi, sente di essere completamente Shinichi Kudo. Sa di esserlo. Dimentica il corpo di bambino in cui si trova, dimentica la sua voce infantile, il suo finto nome, i suoi occhiali che continuano a ricordargli che Ai è in pericolo e si sta allontanando a bordo di un’auto nera.. poi la sua mente dimentica tutta la sua finta vita, i Detective Boys, il dottor Agasa, perfino la stessa Shiho e l'organizzazione nera...
Ricorda Ran, sa che è vicina a lui, la ragazza che ama.. adesso la desidera, desidera stare con lei, amarla e possederla con tutte le sue forze, per tutta la sua vita. È sempre stato così, e così sarà.

Il filo dei suoi pensieri viene interrotto da un contatto, torna Conan.  La sua consapevolezza scema, poi si rende conto che Ran lo sta abbracciando, inginocchiata dietro di lui, le sue braccia gli cingono la schiena dolcemente e le sue mani si chiudono arpionandogli la giacca.
Sente un singhiozzo, una fitta gli chiude la gola.. un'altra il cuore.

Riesce a pronunciare solo poche parole, la voce acuta esce più tremante di quanto si aspettasse: “C-Come l'hai capito?”
La ragazza esita prima di rispondere, o forse sono soltanto i singhiozzi che le bloccano la gola. Le mani che avvolgono il corpo del bambino si fanno più leggere.

“Il.. Il tuo sguardo, i tuoi movimenti…” Conan non può vederla, ma è certo che stia sorridendo. “Il tuo sguardo determinato è il suo, anche il modo in cui parli..  quando ti concentri o ti esalti.. sei identico… ma lo sei soltanto quando.. quando sei te stesso...” Adesso i singulti sono più forti, Ran appoggia la testa sulla spalla del bambino ed inizia a piangere assaporando il contatto, sa che Shinichi, da dove andrà, probabilmente non tornerà più...

Conan si gira di poco, vorrebbe guardare in faccia la ragazza, ma viene travolto ancora dall'abbraccio. Non protesta, lo ricambia, prima gli era impossibile, ed accarezza dolcemente i capelli scuri della ragazza che gli solleticano il viso. Oh, Ran, la sua Ran, così fragile ma al contempo così forte.

Di nuovo sui suoi occhiali si accende una spia rossa che lampeggia con urgenza, ma il bambino non gli dà importanza.
Non sarebbe mai riuscito a fermare l'auto su cui era stata rapita Ai. Non si mette fretta, adesso pensa soltanto a consolare la sua ragazza.
Un ultimo singhiozzo.

“Non andartene, ti prego non andartene Shinichi…”
 
  ***
 

“Mi dispiace.”

È tutto quello che riesce a dire la ragazza dai capelli ramati alla coetanea che, testa bassa ed occhi incupiti, osserva in silenzio il cadavere di un ragazzo diciassettenne coperto di sangue, che sta venendo depositato in un sacco scuro per essere portato in chissà quale obitorio. Il silenzio è rotto soltanto dalle sirene di un paio di ambulanze e di macchine della polizia che sono state richiamate ormai troppo tardi.

“Ti ha salvata.” Quella della mora è più una constatazione che una domanda, anche se non sa con esattezza come sia andata. Un signore paffuto li raggiunge, l’affanno nascosto da un rispettoso silenzio mentre osserva preoccupato le fasciature che coprono gli arti della ragazza dagli occhi azzurri. “E avete vinto.”

“..Sì.”

“Lo sapevi?”
La bionda si prende qualche istante per rispondere, analizzando la domanda. “Cosa, che avremmo vinto?” La bocca si stira in un sorriso amaro, respira piano prima di continuare, forse attendendo il lieve cenno d’assenso della mora, forse contemplando il secondo cadavere vestito di nero accanto a quello del ragazzo che quasi si confonde con le tenebre della notte. “Oh, sì che lo sapevo. Ma non sapevo come. O meglio, a quale condizione.”

La corvina inspira con decisione prima di domandare ancora, voltandosi verso l’interlocutrice: “Cosa è successo?”
L’altra di nuovo sorride, forse con malinconia, e dopo un’altra pausa risponde.

“Avevamo trovato gli antidoti, eravamo di nuovo nei nostri corpi. Eravamo anche riusciti a prevalere sui vertici dell’organizzazione.” Chiude gli occhi per qualche istante. “Poi è intervenuta una pattuglia d’assalto. Uomini specializzati, li avevano sguinzagliati all’ultimo. È stato un errore molto stupido non averlo previsto…” La voce si incrina appena, ma ha ancora un’ultima cosa da riferire.

“Mentre cercavamo di sfuggire, l’ho sentito ripetere più volte che gli dispiaceva. Non ho inteso con precisione, ma diceva che gli dispiaceva di non avertelo detto prima.” Un’altra pausa, nella quale rimembra gli eventi da poco accaduti. “Poi ha fatto sì che andassi avanti, e mi ha fatto da scudo con il suo corpo mentre scappavo. Neanche me ne sono accorta, un attimo era al mio fianco e l’istante dopo a terra.” Ripetendo le parole, comprende all’istante cosa intendeva, e sospirando abbassa ancora le palpebre con un sorriso.

“Si pentiva di averti lasciato ancora una volta da sola. Ed aveva paura che ti facessero del male.”
“..così ha preferito non abbandonarmi più…” La voce troppo acuta della mora si fa viva senza che lei riesca a controllarla. Inspiegabilmente, sorride.

“Adesso non mi abbandonerà più. Non può più farlo.” Si porta una mano al cuore. “Rimarrà sempre qui.”
 
 
 


 
 
***Angolo della disperazione dell’Autrice***
Ammetto che all’inizio volevo scrivere soltanto la prima parte e lasciare al lettore il beneficio del dubbio su quanto sarebbe potuto accadere in seguito.
Anzi, ad essere più precisi, quella parte l’avevo già scritta tanto tempo fa (intendo proprio mesi fa, maggio-aprile circa), quanto ancora non conoscevo la coppia Shinichi/Kaito Kid. Non che adesso odi la Shinichi/Ran, ma a mio parere è una coppia un po’ vuota che ha bisogno di qualche motivazione che accendi la loro passione.
Ma come dicevo, quando l’ho scritta non mi ero ancora fatta una particolare opinione e niente, ho sfornato questa roba. Oggi mi annoiavo quindi ho deciso di ripubblicarlo, ma nel rileggerla mi è venuta l’ispirazione per un seguito. Quindi perché non far morire un personaggio se ci sono già buoni, se non ottimi, presupposti per la sua dipartita? *Mi sparano*

Bah, comunque, lieto o non lieto fine, ho voluto dare un significato personale a quella sorta di detto secondo il quale i morti rimangono nel proprio cuore. Perché è facile a dirsi, ma uno finisce per associare il defunto alla memoria, e a quel punto per me si può parlare del fatto che uno rimane nella propria mente.
Non nel cuore, nel cuore serve qualcosa di speciale. E allora ho voluto mettere la costante dell’ “essere abbandonati” che prova sempre Ran, quando Shin le dice che tornerà e poi non lo fa, quando le sue promesse si trasformano in amare bugie e delusioni. Adesso non può più farlo. È tornato da lei e non potrà più mentirle, mai più.

In ogni caso, spero di aver spiegato bene quello che intendevo dire, sia nel testo che in queste note.
Alla prossima, e non mancate di farmi sapere cosa pensate del testo con una recensioncina!

_Kalika_
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: _Kalika_