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Autore: Dalhia_Gwen    24/09/2017    5 recensioni
Tutte le ragazze hanno un'ambizione, lei compresa.
Ma la sua è qualcosa di particolare.
Inconsueta.
Singolare.
Lei voleva diventare un marinaio.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Duncan, Geoff, Gwen, Scott | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
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Chapter 12












Dopo essere usciti dalla bottega, Gwen continuò la sua perlustrazione nella bella Londra, scoprendola sempre più a fondo.
Geoff fu una guida impeccabile, ed insieme si divertirono un sacco a rubare qualche frutto qua e là, o a prendere in giro dei passanti che ignoravano la loro presenza.
Decisero dunque di tornare al luogo di ritrovo, accorgendosi del loro stesso ritardo.
- Speriamo che il capitano non sia già arrivato… - commentò lei mentre tentava di tenere il passo lungo e affrettato del suo amico.
- Ne dubito Jo, e anche se fosse in casi come questo è sempre meglio fare tardi. - affermò enigmatico col suo solito sorriso malizioso, ricevendo uno sguardo dubbioso da parte della ragazza.
Ad un tratto però lui sgranò gli occhi, come se avesse visto un fantasma.
- Oh no… non posso crederci! Miseriaccia! Non sapevi dove saremmo andati?! - chiese, poi lesse smarrimento sul giovane volto del suo compagno, e a quel punto scoppiò a ridere.
- Ebbene tu stai per perdere la tua purità e non ne sapevi neanche nulla? Che mi venga un colpo! - esclamò riprendendo il fiato.
Tuttavia lei stentava a credere alle sue orecchie e, mentre lo scrutava, sbiancava.
 
La sua purità? Aveva capito bene?
 
- Mi stai dicendo che dovremmo andare in un bordello? – chiese lei storcendo il naso. In tutta risposta il biondino allargò le braccia esasperato.
- E ti dispiacerebbe?! Comunque non è un bordello, non esattamente. È tappa obbligatoria per noi, quando torniamo a Londra. Il luogo è una locanda, la più famosa della città, in quanto servono i piatti più prelibati di tutta la Gran Bretagna, e con qualche servizio extra… - vide Geoff con un’espressione sognante, ed immediatamente le venne da vomitare al solo pensiero di essere circondata da oche sgualdrine che ci proverebbero anche con un ragazzino, come lo sarebbe stata lei.
Si limitò a roteare gli occhi sbuffando, ma lui le diede una gomitata nel costato.
- Vedrai, ti divertirai fratello! - le rispose entusiasta.
- Come no, come un naufrago in mezzo ad un’isola sperduta! – disse Gwen sarcastica. Geoff stava per ribattere di nuovo, quando ad un tratto si rese conto di essere arrivato, e subito furono circondati dagli altri loro compagni che li guardarono sorridenti.
Immediatamente lei si osservò intorno, e di fronte l’assenza del capitano si rabbuiò.
Si insospettì ancor di più constatando che nessuno se ne preoccupò.
- Ragazzi, ma il capitano non è ancora tornato? – chiese a quel punto con sguardo arcigno, incrociando le braccia e guardando negli occhi ognuno di loro.
Dopo aver udito la sua domanda, i suoi compagni si scambiarono occhiate furbe e maliziose, dopodiché decisero in tacito consenso di parlare.
- Il capitano è tornato, certo. È però sulla nave, e in dolce compagnia… - a parlare fu Tyler lanciandole una stilettata, mentre gli altri sghignazzarono.
Improvvisamente la ragazza avvertì un nodo alla gola, mentre sul suo viso si poté leggere chiaramente smarrimento. Geoff invece fischiettò, anticipando il suo intervento.
- Ah sì? Certo che il capitano non se fa sfuggire nessuna! Aaah beato lui!! - esclamò incrociando le braccia dietro la nuca e portando il viso all’indietro.
Tutti gli altri annuirono ridendo, tranne lei che rimase allibita e incapace di muovere neanche un muscolo.
Continuò ad essere paralizzata e un dolore all’altezza del petto si espanse piano in tutto il suo corpo.
- Hahaha eh già! Oramai tutte possono vantarsi di essere state con il capitano più temuto del Mar dei Caraibi, in Inghilterra! - disse Light, dopo essersi asciugato gli occhi con il dorso di una mano.
- Fortunato è dire poco! Sembra che le nobili siano attratte da lui come una calamita! E la cosa ancor più impressionante è che lui non muove un singolo dito per averle! - continuò invece un altro, alimentando le risate.
- Già me lo immagino ora nella sua cabina: lei tanto bella quanto tentatrice e lui spietato anche a letto! Oh ragazzi, vi ricordate le urla l’ultima volta che…? – ma un intervento da parte di Gwen pose fine a quell’assurda discussione, non riuscendosi a trattenere.
 
Non ne poteva più, dovevano smetterla o sarebbe impazzita.
 
In un moto di rabbia arrivata al culmine della sua sopportazione, prese di scatto il sacco in cui trasportò i suoi vestiti appena comprati e si fiondò su una delle loro lance, attaccate alla banchina, e si infilò dentro.
Alcuni degli uomini si spaventarono di fronte al suo gesto repentino e veloce, altri rimasero basiti. Tuttavia nessuno si preoccupò di chiederle il motivo.
O perlomeno tutti tranne Geoff.
- Ma... Jo, dove stai andando…? - tentò di sapere ma lei non lo fece finire.
- Vado a posare ciò che ho comprato nella mia cabina. Ci vediamo dopo. - disse in tono freddo e distaccato, prendendo i remi e cominciando a muoversi con la piccola imbarcazione, non guardando in faccia nessuno.
 
Sapeva di aver destato dubbi e sospetti con quel comportamento, ma in quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri.
 
Remò senza sosta e, quando fu abbastanza lontana dalla loro vista e cullata dalle onde del mare, sbatté i pugni sul bordo della barca, rischiando anche di farsi male con i spintoni che mantenevano i remi.
Avvertì i suoi occhi inumidirsi, ma non pianse.
 
Era troppo arrabbiata con sé stessa, per la sua spavalderia e per la sua ingenuità.
Aveva calcolato tutto nei minimi particolari, ma non fece i conti con qualcosa di più grande ed imprevedibile: il cuore.
Scosse la testa, non capacitandosene.
 
Lei che bramava tanto la libertà, come poteva averla se si fosse sentita così legata ad un uomo?
 
Rise amaramente: quanto era stata sciocca ad aver deciso di imbarcarsi.
Ma in quel momento era lì, e non poteva più tornare indietro.
 
Remò così velocemente che non si accorse di essere arrivata accanto alla nave, sbattendoci contro.
In quel momento capì il motivo per cui il capitano decise di ancorare la nave in un posto riparato: nonostante fosse già tenebrosa, la notte la rendeva ancor più nera, facendola mimetizzare con gli scogli e permettendole così di sparire da occhi indiscreti.
Posò i remi dentro la barca, si mise in piedi mettendosi sulle spalle il sacco, dopodiché afferrò una fune lasciata di proposito libera dai marinai e cominciò ad issarsi su.
Una volta arrivata in cima, fece un ultimo sforzo scavalcando così il parapetto e ritrovandosi finalmente sul ponte.
Ansimò di fronte allo sforzo che fece, tuttavia non si fermò e, malgrado senza forze, trascinò il sacco fin sotto, arrivando alla sua cabina.
Attraversò il corridoio, fregandosene del rumore che avrebbe provocato, convita del fatto che il capitano fosse troppo occupato a tentare di rimanere lucido mentre faceva sesso con la sua nobile sgualdrina.
A quel pensiero le venne da vomitare, ma non voleva dargli quella soddisfazione: non le importava nulla di quello che faceva e con chi lo faceva, per quanto le riguardava lei aveva già firmato la sua condanna.
 
Lei era un uomo ai suoi occhi, era Jordan, il suo sguattero.
Niente di più e niente di meno.
E doveva farsene una ragione, il più presto possibile.
 
Prese lucidità ed entrò nella cabina, lasciando svogliatamente il sacco sul letto, per poi uscirsene e chiudere subito la stanza senza far rumore.
Era davanti la porta della sua stanza, immobile, e non poté fare a meno di volgere lo sguardo verso il corridoio del capitano. Deglutì avvertendo di nuovo una fitta al petto, cosicché decise di andarsene.
Ma fu proprio in quel momento che sentì dei mormorii provenire da quel corridoio e farsi sempre più vicini.
Non resistette e così decise di seguire quei suoni, attraversata da un sentimento di curiosità ed invidia.
Si ritrovò di fronte le scale che conducevano al piano del capitano e stava per percorrerle, quando si fermò di soppiatto rendendosi conto della presenza di due persone molto vicine tra loro.
Velocissima indietreggiò nascondendosi dietro una trave, sbirciando di tanto in tanto.
 
- Oh capitano, così non vale! - esclamò una voce squillante e femminile, dopo aver riso con fare teatrale affannata dalla sua corsa, conclusasi tra una parete della nave e il corpo di un uomo decisamente febbricitante.
- Non potete sfuggirmi, milady. Questa è la mia nave, non ha segreti per me. - disse quell’uomo con una voce calda e sensuale, che purtroppo Gwen riconobbe senza alcun dubbio.
La donna rise di nuovo.
- Siete sempre così sicuro di voi, Evans? - chiese lei sussurrando, probabilmente per mandare in subbuglio ancor di più il capitano che pendeva dalle sue labbra.
- Provate a fermarmi… - disse allora lui, che ci cascò in pieno e, senza pensarci due volte, baciò con violenza la fanciulla, destabilizzandola.
- Fermatemi, lady Barlow. Fatelo, ed io mi fermerò. - continuò, liberandole la bocca e cominciando a torturarle il collo, il tutto mentre l’afferrò per la vita in una morsa stretta e possessiva.
Lei rimase spiazzata da tutta quella passione e, inebriata di quelle sensazioni, non riusciva né a parlare né a fermarlo.
Evans sorrise soddisfatto dell’effetto che le faceva, e sentendola ansimare capì di averla in pugno. Quando però Gwen vide che passò a baciarle anche il seno semiscoperto, non resistette più e corse via, ripugnante e disgustata.
Quanto era stata stupida, pensò.
 
Era solo una stupida, infantile ed ingenua ragazzina.
 
Arrivò al parapetto ed immediatamente si catapultò fuori dalla nave, atterrando nella lancia.
 
Sciocca.
 
Prese i remi e si mosse in fretta, nonostante gli occhi pieni di lacrime.
 
Illusa e innamorata, dannatamente.
 
Scoppiò a piangere, rendendosene conto solo in quel momento.
 
Come permise ad un pirata di condizionarle la vita in quel modo?
 
Avvertì di nuovo una fitta al petto, ma stavolta fu persistente ed invase tutto il corpo.
 
Perché nel preciso momento in cui vide Duncan su quella donna, pensò di desiderare come non mai di essere al suo posto?
 
A quella inconscia domanda pianse ancor più forte, accasciandosi sulle sue gambe.
Credeva di essere immune a certe cose.
Credeva di essere forte ed inscalfibile.
Credeva di essere come il mare, come sua madre.
Ma la verità era che era solo una ragazza come tutte.
Una ragazzina con i suoi sogni che, nonostante folli, comprendevano anche un principe azzurro.
Solo che il suo principe non era né nobile e né azzurro.
Era un delinquente ed era nero.
Era un corsaro.
Era Duncan Evans, il capitano della Warrior.




Angolo autrice:
Beh... detto, fatto!
Ecco a voi il nuovo capitolo come vi avevo promesso. Spero davvero possa piacervi anche questo.
La storia si fa sempre più intrigante e la nostra protagonista sta sempre più perdendo il controllo della situazione.
Riuscirà a mantenere salda la sua reputazione e con essa la sua vita su quella nave?


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Dalhia_Gwen
 
  
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