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Autore: _thantophobia    24/09/2017    1 recensioni
«Vedo una porta rossa e la voglio dipinta di nero.
Non più colori, voglio che si trasformino in nero.»
-The Rolling Stones, Paint it black
Raccolta ispirata ai prompt della Soukoku Week 2017
I: «È stato uno stupido, Chuuya, ad aver pensato che Dazai fosse stato sincero almeno una volta quando parlava di creare una Port Mafia diversa o di scappare da Yokohama insieme. L’ha solo usato, e lui si è lasciato usare.»
VI: «[...] gli aveva promesso che l’avrebbe sempre fermato, che sarebbe arrivato sempre in tempo per aiutarlo… Ma ha finito per tradire la sua fiducia.»
[Soukoku | Lunghezza e rating variabili | Introspettivo, Maliconico, a tratti Angst | Molteplici riferimenti alla morte (e come non potrei, visti i soggetti) | Probabile presenza di altri personaggi | OOC per paranoia]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Paint it Black

[Dark does not destroy Light: it defines it]

 

 

VI: Death devours all the lovely things

 

Inspiration from real life authors | Perhaps it describes the situation more to say that I waslooked after” – No longer human

 

 

Si dice che avrebbe potuto fermarlo, se avesse corso un po’ più veloce. Si dice che avrebbe potuto salvarlo, se avesse ascoltato quella strana sensazione che gli stringeva la bocca dello stomaco. Ma quando l’abbraccio di No Longer Human aveva raggiunto il corpo stremato di Chuuya, Dazai aveva già capito di essere arrivato troppo tardi. Nemmeno la dottoressa Yosano – povera donna, l’aveva trascinata di peso per tutta Yokohama senza una spiegazione – non ha potuto fare nulla: era troppo tardi, anche solo per tentare di usare Thou shall not die.

Chuuya sapeva benissimo i rischi dell’usare Corruption senza di lui a meno di cento metri, per questo non capisce perché l’abbia fatto – erano circondati, gli riferisce Akutagawa tra un colpo di tosse e l’altro, ha permesso ai suoi uomini di mettersi al sicuro facendo da diversivo, forse sperava che sarebbe arrivato a fermarlo come sempre.

“Ho usato Corruption perché mi fido di te.”

E lui l’ha lasciato morire, consumato dalla sua stessa abilità come la cera di una candela dimenticata accesa.

-È colpa mia.- biascica, riuscendo in qualche modo a mantenere il controllo e non crollare ginocchioni per terra. –Solo colpa mia.-

La dottoressa gli posa una mano guantata sulla schiena, leggera come una carezza. –Non potevi saperlo. Non è colpa tua.-

Sono passati nove anni, da quella sera.

Da quella sera, il fantasma di Chuuya continua a perseguitarlo. All’inizio l’aveva ignorato - anche con Odasaku era successo, per qualche mese aveva rivissuto di continuo la morte del suo unico amico e gli pareva di sentire la sua voce - ma quando i mesi avevano iniziato a diventare anni e Chuuya rimaneva ancora lì, perennemente presente per ricordargli le sue colpe, Dazai ha cominciato a pensare di essere divenuto pazzo. Poco importa che tutti, all’Agenzia, continuino a ripetergli che non è vero, che non è colpa sua perché non poteva prevederlo, lui sa di essere l’unico responsabile: gli aveva promesso che l’avrebbe sempre fermato, che sarebbe arrivato sempre in tempo per aiutarlo… Ma ha finito per tradire la sua fiducia.

“Incolpati di ogni cosa,- aveva detto ad Atsushi. -e la tua vita diventerà un incubo senza fine.”. Non si sbagliava: gli sembra davvero tutto un incubo, un terrificante, spaventoso e orrendo incubo da cui non riesce a svegliarsi.

Ha paura anche solo a chiudere gli occhi, perché rivedrebbe il viso insanguinato di Chuuya ancora e ancora - “È tutta colpa tua.” – ma la febbre e la tosse non gli danno tregua e continua a tremare come una foglia scossa dal vento. E ha sonno, ma non riesce a dormire.

-…forse sto davvero diventando pazzo.- confessa ridacchiando, durante i deliri della febbre che lo attanaglia da anni, la voce che raschia contro la gola secca mentre fissa il cielo sopra Yokohama da una delle finestre dell’infermeria all’Agenzia. –Lo vedo ovunque, è sempre qui a ricordarmi che è solo colpa mia.-

La dottoressa Yosano si stringe le braccia al petto e si morde il labbro inferiore, impotente davanti al suo strazio. Un vero disonore, in quanto medico, non poter fare nulla per alleviargli almeno un poco il dolore… Non lo saprà mai, ma era abbastanza lucido quando l’ha sentita parlare con qualcuno – Ranpo, crede – e pregare che qualsiasi cosa lo stia riducendo in quello stato faccia in fretta e la smetta di farlo soffrire.

Da quelle poche parole sussurrate a mezza bocca per evitare che lo senta al ritrovarsi a vagare febbricitante e forse ubriaco per la città, il passo è stato veramente breve: raggiunge il ponte nello stesso momento in cui ingoia le ultime due pastiglie di magnesio dell’ultimo flacone che aveva preso da una delle dispense dell’infermeria – “Prova, almeno riuscirai a dormire un po’…”, aveva detto la dottoressa, ha perso il conto di quante pastiglie ha preso - appoggiandosi esausto e ansimando per lo sforzo contro la ringhiera. Tossisce, ancora e ancora, e vedere del sangue macchiare le bende già sporche che gli fasciano le mani non lo terrorizza più come le prime volte.

A fatica si mette in piedi e osserva il fiume che scorre placido sotto di lui: un bel fiume…

-Non dovresti essere in un letto, conciato come sei?-

Sbuffa una risata. –Quando mai ti è importato qualcosa di me, Chuuya?- ed ecco la conferma che sta davvero diventando pazzo: sta rispondendo a una voce che non c’è e che non ha mai parlato. Che non gli parla da nove se non nella propria testa. –Mi auguravi la morte a giorni alterni.-

-È vero, ma dicevo che sarei stato io a ucciderti.- lo sente ridacchiare e ride con lui. –Così non è nemmeno divertente.-

-Lo so.- lo sa eccome. –Mi dispiace tanto, Chuuya.-

Chuuya non gli risponde – e come potrebbe? Scemo, Chuuya non può risponderti – e lui a fatica sale in piedi sulla ringhiera del ponte: gli gira la testa e sta a malapena in piedi, ma la vista sul porto da lì è bellissima. Tossisce ancora – altro sangue sulle mani – e mentre constata che forse il magnesio sta facendo effetto cerca di voltarsi indietro, verso il punto alle proprie spalle in cui aveva sentito la voce di Chuuya.

Ed è un attimo: il piede scivola, la mano perde la presa e inizia a cadere. Per un attimo gli pare di vedere il viso di Chuuya: gli ha sorriso.

-Non è mai stata colpa tua, Osamu.-

 

 

All’inizio, non avevano dato molto peso alla sua mancanza – non è la prima volta che Dazai sparisce nel nulla per qualche giorno, ormai all’Agenzia sono tutti abituati…

-Ma questa non è come le altre volte!- esclama la dottoressa Yosano, agitata. –È malato e non sta bene. Potrebbe essersi sentito male e non riuscire a tornare a casa… -

-Ed è anche passata una settimana.- sussurra Atsushi, interrotto da Tanizaki che gli ricorda come una volta sia scomparso per quasi un mese.

-Ma gli avevamo preparato anche una torta.- Kenji mette il broncio, fissando la torta che lui e Kyouka avevano preparato per il compleanno di Dazai. –Oggi è il suo compleanno… -

-E va bene!- Kunikida si alza così velocemente che quasi fa cadere la sedia. –Vado a cercarlo, basta che la smettiate!-

Li sente sospirare e mormorare qualcosa, ma nemmeno li ascolta.

-Appena lo vedo lo prendo a calci.- ringhia, uscendo dagli uffici dell’Agenzia a passo di marcia e fumando di rabbia per andare a cercare per l’ennesima volta il suo partner. -Da ovunque si trova lo spedisco qui a calci!-

No, non lo sta facendo perché anche lui è preoccupato. Sta andando a cercarlo solo perché è stufo di sentire gli altri preoccuparsi inutilmente.

-Di sicuro sarà in un qualche bar a bere. Oppur… - ogni pensiero violento verso il suo partner, tuttavia, muore appena lo sguardo si posa sul corso del fiume e gli sangue gli si gela nelle vene.

-Dazai!-

Cade più volte, mentre cerca di scendere il più veloce possibile verso la riva, inciampando nelle buche nascoste dall’erba e continuando a chiamarlo.

-Dazai! Brutto cretino, cosa hai fatto?!- gli solleva il busto stringendogli il colletto della camicia. Lo scuote con forza. –Svegliati! Apri gli occhi, forza!-

Ma la testa ricade mollemente in avanti, verso il petto, e i suoi occhi rimangono chiusi. Kunikida capisce che non è l’acqua a rendere il suo corpo così gelido, e capisce anche di non poter fare nulla.

Solo stringere tra le braccia il corpo magro e freddo del suo partner – il suo migliore amico, quel fratello insopportabile ma indispensabile che non aveva mai avuto – e riportarlo a casa.

Non accorge di essersi messo a piangere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum

Hello darkness my old friend

NON PICCHIATEMI POSSO SPIEGARE. *dietro il libro di filosofia*

Allora. Da dove partiamo? Andiamo in ordine? Okay.

Partiamo da Chuuya. Il vero Nakahara Chuuya muore appena trentenne di meningite e sinceramente penso che gli effetti di Corruption assomiglino molto ai sintomi da meningite. Ditemi che non sono la sola.

Per quanto riguarda Dazai, è un discorso un pochino più lungo. Allora, il vero Dazai Osamu si uccide a 39 anni annegandosi in un fiume il 12 giugno e viene ritrovato solo il 19 (tra l’altro, il giorno del suo compleanno), e fin qui nulla di nuovo se non fosse che era malato da tempo di una malattia cronica che si è poi scoperto essere tubercolosi. Il magnesio e l’annessa overdose l’ho aggiunta io: il magnesio, agendo a livello celebrale, va a rallentare i recettori di determinati neurotrasmettitori e quindi aiuta a rilassare il sistema nervoso e a dormire – tuttavia, una dose eccessiva causa un rilassamento anche del sistema muscolare e di conseguenza anche del diaframma, impedendo quindi la respirazione.

 

…credo di aver detto tutto.

Ah, giusto. Il momento finale è colpa della mia rinata vena KunikiDazai, perdonatemi. Il triangolo no, non l’avevo considerato okay no Giulia basta

 

Grazie ancora per esservi fatti del male sottoponendovi alla maxima tristezza di questo capitolo sebbene voi possiate fare altro - come mangiare pasticcini, giocare con animaletti domestici e guardare qualche esilarante serie tv.

…questo mi ricorda che devo ancora recuperare American Horror Story, ma ci sono i clown e aaaaaaaaa I c a n t

Vi amo ‘na cifra (cit.)

Maki

 

P.S.: Le recensioni sono come la Nutella, datemene un barattolo e avrete la mia eterna gratitudine!

 

 

 

 

 

 

  
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