Paint
it Black
[Dark does not
destroy Light: it defines it]
VI: Death devours
all the lovely things
Inspiration
from real life authors | Perhaps it describes the situation more to say
that I was “looked after” – No longer human
Si dice che avrebbe potuto fermarlo, se avesse corso un po’
più veloce. Si dice che avrebbe potuto salvarlo, se avesse ascoltato quella
strana sensazione che gli stringeva la bocca dello stomaco. Ma quando
l’abbraccio di No Longer
Human aveva raggiunto il corpo stremato di Chuuya,
Dazai aveva già capito di essere arrivato troppo
tardi. Nemmeno la dottoressa Yosano – povera donna,
l’aveva trascinata di peso per tutta Yokohama senza una spiegazione – non ha
potuto fare nulla: era troppo tardi, anche solo per tentare di usare Thou shall not die.
Chuuya sapeva benissimo i rischi dell’usare Corruption senza di lui a meno di
cento metri, per questo non capisce perché l’abbia fatto – erano circondati,
gli riferisce Akutagawa tra un colpo di tosse e
l’altro, ha permesso ai suoi uomini di mettersi al sicuro facendo da diversivo,
forse sperava che sarebbe arrivato a fermarlo come sempre.
“Ho usato Corruption perché mi fido di te.”
E lui l’ha lasciato morire, consumato dalla sua stessa
abilità come la cera di una candela dimenticata accesa.
-È colpa mia.- biascica, riuscendo
in qualche modo a mantenere il controllo e non crollare ginocchioni per terra.
–Solo colpa mia.-
La dottoressa gli posa una mano guantata sulla schiena,
leggera come una carezza. –Non potevi saperlo. Non è colpa tua.-
Sono passati nove anni, da quella sera.
Da quella sera, il fantasma di Chuuya
continua a perseguitarlo. All’inizio l’aveva ignorato - anche con Odasaku era successo, per qualche mese aveva rivissuto di
continuo la morte del suo unico amico e gli pareva di sentire la sua voce - ma
quando i mesi avevano iniziato a diventare anni e Chuuya
rimaneva ancora lì, perennemente presente per ricordargli le sue colpe, Dazai ha cominciato a pensare di essere divenuto pazzo. Poco
importa che tutti, all’Agenzia, continuino a ripetergli che non è vero, che non
è colpa sua perché non poteva prevederlo, lui sa di essere l’unico responsabile:
gli aveva promesso che l’avrebbe sempre fermato, che sarebbe arrivato sempre in
tempo per aiutarlo… Ma ha finito per tradire la sua fiducia.
“Incolpati
di ogni cosa,- aveva detto ad Atsushi.
-e la tua vita diventerà un incubo senza
fine.”. Non si sbagliava: gli sembra davvero tutto un incubo, un
terrificante, spaventoso e orrendo incubo da cui non riesce a svegliarsi.
Ha paura anche solo a chiudere gli occhi, perché rivedrebbe
il viso insanguinato di Chuuya ancora e ancora - “È tutta colpa tua.” – ma la febbre e la
tosse non gli danno tregua e continua a tremare come una foglia scossa dal
vento. E ha sonno, ma non riesce a dormire.
-…forse sto davvero diventando pazzo.-
confessa ridacchiando, durante i deliri della febbre che lo attanaglia da anni,
la voce che raschia contro la gola secca mentre fissa il cielo sopra Yokohama
da una delle finestre dell’infermeria all’Agenzia. –Lo vedo ovunque, è sempre
qui a ricordarmi che è solo colpa mia.-
La dottoressa Yosano si stringe le
braccia al petto e si morde il labbro inferiore, impotente davanti al suo
strazio. Un vero disonore, in quanto medico, non poter fare nulla per alleviargli
almeno un poco il dolore… Non lo saprà mai, ma era abbastanza lucido quando l’ha
sentita parlare con qualcuno – Ranpo, crede – e
pregare che qualsiasi cosa lo stia
riducendo in quello stato faccia in fretta e la smetta di farlo soffrire.
Da quelle poche parole sussurrate a mezza bocca per evitare
che lo senta al ritrovarsi a vagare febbricitante e forse ubriaco per la città,
il passo è stato veramente breve: raggiunge il ponte nello stesso momento in
cui ingoia le ultime due pastiglie di magnesio dell’ultimo flacone che aveva
preso da una delle dispense dell’infermeria – “Prova, almeno riuscirai a dormire un po’…”, aveva detto la
dottoressa, ha perso il conto di quante pastiglie ha preso - appoggiandosi
esausto e ansimando per lo sforzo contro la ringhiera. Tossisce, ancora e
ancora, e vedere del sangue macchiare le bende già sporche che gli fasciano le
mani non lo terrorizza più come le prime volte.
A fatica si mette in piedi e osserva il fiume che scorre
placido sotto di lui: un bel fiume…
-Non
dovresti essere in un letto, conciato come sei?-
Sbuffa una risata. –Quando mai ti è importato qualcosa di
me, Chuuya?-
ed ecco la conferma che sta davvero diventando pazzo: sta rispondendo a una voce
che non c’è e che non ha mai parlato. Che non gli parla da nove se non nella
propria testa. –Mi auguravi la morte a giorni alterni.-
-È vero, ma
dicevo che sarei stato io a ucciderti.- lo sente ridacchiare e ride con lui. –Così non è nemmeno divertente.-
-Lo so.- lo sa eccome. –Mi dispiace
tanto, Chuuya.-
Chuuya non gli risponde – e
come potrebbe? Scemo, Chuuya non può risponderti
– e lui a fatica sale in piedi sulla ringhiera del ponte: gli gira la testa e
sta a malapena in piedi, ma la vista sul porto da lì è bellissima. Tossisce
ancora – altro sangue sulle mani – e mentre constata che forse il magnesio sta
facendo effetto cerca di voltarsi indietro, verso il punto alle proprie spalle
in cui aveva sentito la voce di Chuuya.
Ed è un attimo: il piede scivola, la mano perde la presa e
inizia a cadere. Per un attimo gli pare di vedere il viso di Chuuya: gli ha sorriso.
-Non è mai
stata colpa tua, Osamu.-
All’inizio, non avevano dato molto peso alla sua mancanza –
non è la prima volta che Dazai sparisce nel nulla per
qualche giorno, ormai all’Agenzia sono tutti abituati…
-Ma questa non è come le altre volte!-
esclama la dottoressa Yosano, agitata. –È malato e
non sta bene. Potrebbe essersi sentito male e non riuscire a tornare a casa… -
-Ed è anche passata una settimana.-
sussurra Atsushi, interrotto da Tanizaki
che gli ricorda come una volta sia scomparso per quasi un mese.
-Ma gli avevamo preparato anche una torta.-
Kenji mette il broncio, fissando la torta che lui e Kyouka avevano preparato per il compleanno di Dazai. –Oggi è il suo compleanno… -
-E va bene!- Kunikida
si alza così velocemente che quasi fa cadere la sedia. –Vado a cercarlo, basta
che la smettiate!-
Li sente sospirare e mormorare qualcosa, ma nemmeno li
ascolta.
-Appena lo vedo lo prendo a calci.-
ringhia, uscendo dagli uffici dell’Agenzia a passo di marcia e fumando di
rabbia per andare a cercare per l’ennesima volta il suo partner. -Da ovunque si
trova lo spedisco qui a calci!-
No, non lo sta facendo perché anche lui è preoccupato. Sta
andando a cercarlo solo perché è stufo di sentire gli altri preoccuparsi
inutilmente.
-Di sicuro sarà in un qualche bar a bere. Oppur… - ogni
pensiero violento verso il suo partner, tuttavia, muore appena lo sguardo si
posa sul corso del fiume e gli sangue gli si gela nelle vene.
-Dazai!-
Cade più volte, mentre cerca di scendere il più veloce
possibile verso la riva, inciampando nelle buche nascoste dall’erba e
continuando a chiamarlo.
-Dazai! Brutto cretino, cosa hai
fatto?!- gli solleva il busto stringendogli il colletto della camicia. Lo
scuote con forza. –Svegliati! Apri gli occhi, forza!-
Ma la testa ricade mollemente in avanti, verso il petto, e i
suoi occhi rimangono chiusi. Kunikida capisce che non è l’acqua a rendere il suo corpo così gelido,
e capisce anche di non poter fare nulla.
Solo stringere tra le braccia il corpo magro e freddo del
suo partner – il suo migliore amico, quel fratello insopportabile ma
indispensabile che non aveva mai avuto – e riportarlo a casa.
Non accorge di essersi messo a piangere.
D.P.P.:
Deliri Post Partum
Hello darkness
my old friend
NON PICCHIATEMI POSSO SPIEGARE.
*dietro il libro di filosofia*
Allora. Da dove partiamo? Andiamo in
ordine? Okay.
Partiamo da Chuuya.
Il vero Nakahara Chuuya
muore appena trentenne di meningite e sinceramente penso che gli effetti di Corruption assomiglino molto ai sintomi da meningite.
Ditemi che non sono la sola.
Per quanto riguarda Dazai, è un discorso un pochino più lungo. Allora, il vero Dazai Osamu si uccide a 39 anni
annegandosi in un fiume il 12 giugno e viene ritrovato solo il 19 (tra l’altro,
il giorno del suo compleanno), e fin qui nulla di nuovo se non fosse che era
malato da tempo di una malattia cronica che si è poi scoperto essere tubercolosi.
Il magnesio e l’annessa overdose l’ho aggiunta io: il magnesio, agendo a
livello celebrale, va a rallentare i recettori di determinati
neurotrasmettitori e quindi aiuta a rilassare il sistema nervoso e a dormire –
tuttavia, una dose eccessiva causa un rilassamento anche del sistema muscolare
e di conseguenza anche del diaframma, impedendo quindi la respirazione.
…credo di aver detto tutto.
Ah, giusto. Il
momento finale è colpa della mia rinata vena KunikiDazai,
perdonatemi. Il triangolo no, non l’avevo
considerato okay no Giulia basta
Grazie ancora per
esservi fatti del male sottoponendovi alla maxima
tristezza di questo capitolo sebbene voi possiate fare altro - come mangiare
pasticcini, giocare con animaletti domestici e guardare qualche esilarante
serie tv.
…questo mi
ricorda che devo ancora recuperare American Horror Story, ma ci sono i clown e aaaaaaaaa I c a n t
Vi amo ‘na cifra (cit.)
Maki
P.S.: Le recensioni sono come la
Nutella, datemene un barattolo e avrete la mia eterna gratitudine!