Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: LazySoul    24/09/2017    1 recensioni
Hermione Jane Granger si trova in cella, imprigionata nella sua stessa scuola e costretta ai lavori forzati ed a giornalieri interrogatori e torture. Ma dove è finito Draco Malfoy? il ragazzo di cui si è innamorata e che gli aveva promesso di salvarla?
Dal I capitolo:
Sapevo cosa aspettarmi, ogni volta era più o meno simile alla precedente: domande su domande che mi venivano poste dalla voce stridula della “Signora”, che altro non era che Bellatrix Lestrange, il mio mutismo che la faceva andare su tutte le furie, minacce di morte, torture, dolore... tanto dolore, ma poi finiva e io mi ritrovavo scaraventata nella mia cella a leccarmi le ferite come un animale.
Sì, all’incirca era sempre la stessa storia.
Era come andare dal dentista, ed io lo sapevo bene dato che entrambi i miei genitori lo erano: ti sedevi sul lettino, soffrivi un po’ nel momento del controllo o dell’impianto dell’apparecchio o di qualsiasi altra “diavoleria babbana” per avere una dentatura perfetta, ma poi finiva e tu sapevi che non sarebbe durato molto il dolore, che presto sarebbe passato...
Attenzione: Questo è il sequel di un'altra storia: "Mai Scommettere col Nemico"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Luna Lovegood, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lavanda/Ron, Lucius/Narcissa, Pansy/Theodore
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Mai Scommettere col Nemico'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Questo capitolo contiene quattro punti di vista: quello di Padma, di Narcissa, di Luna e di Pansy. Spero che non sia troppo confusionario.

 Buona lettura!

 

25. Tears

 

Padma
 

Salii le scale di corsa, cercando ovunque; per i corridoi, nelle aule, chiedendomi dove fossero finite.

Quando raggiunsi il terzo piano mi fermai, riconoscendo le figure a pochi metri da me.

«Susan!» urlai, attirando l'attenzione del quartetto, cercando di riprendere il fiato: «La McGranitt vuole che tu e la Granger scendiate, ha bisogno di voi per proteggere la scuola con un incantesimo, dice che siete le migliori», aggiunsi, cercando di ignorare gli occhi chiari che mi squadravano con quello che interpretai come uno sguardo austero.

Susan fu subito al mio fianco, mentre la Granger scosse la testa sconsolata, trattenuta dalla mano di Malfoy: «Io non ho la bacchetta, dubito di poter essere di qualche utilità».

No potei fare a meno di provare pietà per lei. Avevo passato due giorni in prigione senza la mia bacchetta, prima che Zabini mi liberasse e potessi poi recuperare la mia bacchetta. Potevo immaginare lo sconforto e smarrimento che doveva provare Hermione.

Ero stata catturata due giorni prima, mentre io e mia sorella cercavamo di raggiungere il luogo segreto in cui si nascondeva Harry Potter con il suo esercito di ribelli. Era stata Calì a convincermi, era lei quella coraggiosa in famiglia, quella che non si arrendeva di fronte a nulla. Io, invece, per quanto le somigliassi fisicamente, ero meno temeraria e più un topo di biblioteca. Quando mia sorella mi aveva detto che voleva andare a combattere contro Coli-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, non ci avevo pensato due volte e le avevo detto che sarei andata con lei. I nostri genitori provarono a fermarci, impedendoci di uscire di casa. Non era la prima volta che cercavano di segregarci in camera nostra e io e Calì avevamo da anni elaborato un piano per fuggire senza farci notare. Non avevamo pensato però alle numerose pattuglie di Mangiamorte che setacciavano le città di notte alla ricerca di Harry Potter e dei suoi sostenitori. Ci ritrovammo circondate prima che potessimo renderci conto di quello che stava succedendo. Mia sorella, alla quale il coraggio non mancava, mi disse che li avrebbe tenuti occupati, così da permettermi la fuga. Alla fine però finirono per catturarmi, mentre lei riuscì a salvarsi.

Una voce melodiosa mi distolse dai miei pensieri: «Posso venire io», si offerse Daphne Greengrass, mettendo in mostra la sua dentatura perfetta.

Focalizzai lo sguardo su di lei, pentendomene subito, appena mi ricordai che indossava solo una vestaglia color grigio chiaro che metteva in mostra il suo fisico snello e provocante. Riuscii però a risultare abbastanza scettica, sollevando il sopracciglio destro, celando così la mia ammirazione.

Non riuscivo a capire se fosse seria e se davvero volesse dare una mano, o se semplicemente stesse cercando di provocarmi e innervosirmi come suo solito. 

Era dall'inizio dell'anno che me la ritrovavo ovunque: per i corridoi, in biblioteca, nelle aule studio... A lezione poi era un vero e proprio incubo. Non mancava giorno in cui non mi venisse incontro, abbagliandomi con la sua chioma dorata e i suoi sorrisi smaglianti, salutandomi e facendomi l'occhiolino. Non riuscivo a capire a che gioco volesse giocare. Un paio di volte mi ero chiesta se per caso fosse gay e quindi interessata a me, ma ogni volta smentiva le mie ipotesi presentandosi in Sala Grande a braccetto di qualche suo compagno di casa, al quale si preoccupava di infilare la lingua in gola davanti a tutti.

La osservai per qualche secondo, vedendo il fastidio nei suoi occhi e chiedendomi per la centesima volta cosa volesse da me.

«Come vuoi», le dissi, sospirando rassegnata. Non avevamo tempo prezioso da perdere; la McGranitt ci aspettava al piano terra e se la Greengrass era così ansiosa di aiutare non sarei stata io a impedirglielo.

Un sorriso a dir poco compiaciuto illuminò il volto della bionda.

Mi voltai, dandole le spalle, con l'intenzione di non lasciarmi distrarre dal modo in cui si stava avvicinando; muovendo le anche e le gambe con l'intento di provocarmi.

Avevo sempre pensato che lo facesse per prendermi in giro. Era stata la Edgecombe a spargere la voce della mia omosessualità a inizio anno. Tradendo la poca fiducia che avevo erroneamente riposto nelle sue mani e mettendomi al centro dei pettegolezzi per circa una settimana. Io avevo fatto di tutto pur di smentire la notizia, per paura che giungesse per caso alle orecchie dei miei genitori. Avevo passato notti intere in lacrime, raggomitolata nel mio letto a sperare che i pettegolezzi, le battutine e le cattiverie cessassero.

Alla fine era arrivato un pettegolezzo più interessante della mia presunta omosessualità e tutti avevano smesso di sussurrare il mio nome e ridacchiare o additarmi quando mi scorgevano per i corridoi. 

Ero tornata ad essere invisibile per tutti, tranne per Daphne Greengrass.

Mi voltai verso sinistra, cercando lo sguardo di Susan, ma incontrai invece quello scaltro e luminoso della Serpeverde. 

Tornai a guardare di fronte a me, ignorandola.

Eravamo in guerra e non avevo intenzione di lasciarmi distrarre da lei, non in una situazione tanto delicata. Mi sarei dedicata alla questione Daphne Greengrass una volta che tutto fosse finito.

Sempre che fossi sopravvissuta.

 


Narcissa
 

La mano di Lucius strinse forte la mia, le sue dita erano leggermente più tiepide rispetto alle mie e la sua sicurezza era ciò di cui avevo bisogno in quel momento.

Quando avevamo ricevuto la lettera di Draco eravamo accorsi in camera sua, volevamo chiedergli spiegazioni, capire come avesse ricevuto un'informazione tanto importante. Ma tutto ciò che avevamo trovato era stato Theodore Nott, legato nella vasca da bagno di nostro figlio.

Lucius lo aveva slegato, chiedendogli cosa fosse successo.

«Draco è impazzito, ecco cos'è successo», ci aveva risposto, ridendo amaramente: «Ha rubato un oggetto prezioso dalla camera di vostra sorella», aveva aggiunto, rivolto a me: «Vuole tradire il Signore Oscuro, tutto per colpa di quella Mezzosangue che gli ha fatto il lavaggio del cervello!»

Sussultai alle sue parole, cercando di recitare la parte della madre sconvolta e delusa: «Sei sicuro?», gli chiesi, mentre mio marito aggrottava le sopracciglia: «Quale Mezzosangue?»

Theodore ci raccontò cose che già sapevamo e altre che avevo intuito, senza però condividerle con mio marito.

«Mio figlio ha una relazione con una Mezzosangue?!», tuonò Lucius, il viso arrossato dal disgusto e la vergogna.

Io quello l'avevo immaginato quando avevo parlato con la Granger. Quella ragazza era letteralmente incapace di mentire, l'amore che provava per mio figlio era stato in bella mostra sul suo volto per tutto il tempo che avevo trascorso con lei. 

Sospirai, abbassando lo sguardo. La promessa che avevo fatto a mio figlio il giorno prima ora non aveva più senso. Gli avevo garantito che non ne avrei fatto parola con Lucius, che avrei mantenuto il segreto. Il giovane Nott aveva rovinato tutto.

«Con Hermione Granger per essere precisi», aveva ribadito il ragazzo, prima di dirigersi verso la porta: «Andiamo? Il Signore Oscuro ha chiamato».

Le dita di mio marito stringevano le mie con talmente tanta forza da farmi male, mentre seguivamo Theodore.

Non avevo bisogno di chiedergli come stesse, eravamo sposati da quasi vent'anni e lo conoscevo meglio di me stessa. Aveva bisogno di sbollire la rabbia e la delusione nei confronti di nostro figlio. Al momento non vedeva chiaramente la situazione, non come me.

«Lucius», lo chiamai, attirando la sua attenzione.

Fermai la nostra avanzata e feci in modo che i suoi occhi fossero puntati nei miei, lasciando che il giovane Nott corresse come un cagnolino verso il suo Signore.

«Se anche fosse vero», gli dissi, tenendo le mie mani sul suo volto, impedendogli di guardare da un'altra parte: «Sarebbe un bene».

I suoi occhi grigi mi scrutarono sconvolti: «Un bene?!», si liberò dalla mia presa e fece un paio di passi indietro, guardandomi come se fossi stata una pazza: «Come potrebbe essere un bene il fatto che nostro figlio...»

«Pensa a quando la guerra sarà finita, Lucius», gli dissi, avvicinandomi a lui di un passo:«Pensa a quando Potter avrà sconfitto il Signore Oscuro e il Ministero ci si rivolterà contro», continuai, prendendo la sua mano e appoggiandola contro le mie labbra: «Pensa a quando vorranno separarci, lasciandoci a marcire in celle diverse, nella stessa prigione».

Vidi nei suoi occhi chiari la tristezza che era specchio della mia e capii di avere tutta la sua attenzione: «Pensa a quando Hermione Granger, la migliore amica di Harry Potter, dirà in tribunale che noi li abbiamo aiutati, scarcerandoci o garantendoci una pena minore. Saremo liberi Lucius, liberi dal Signore Oscuro, liberi dalla minaccia di Azkaban».

Baciai la mano di mio marito, senza però perdere il contatto coi suoi occhi: «Se davvero nostro figlio ha una relazione con quella ragazza, dobbiamo solo aspettare che lui si stanchi di lei e sperare che ciò avvenga dopo che tutte le accuse contro di noi siano cadute».

«E se non dovesse accadere?», chiese mio marito, lo sguardo tormentato: «Se non si dovesse stancare di lei?»

«Ce ne preoccuperemo quando sarà il momento», gli dissi, sfiorando con le dita una ciocca di capelli che era sfuggita al suo codino, portandola dietro al suo orecchio.

Lucius si abbassò, premendo le sue labbra contro le mie. Eravamo sposati da anni, ma i suoi baci mi facevano ancora sentire come una ragazzina innamorata.

«D'accordo, Cissy», disse, la preoccupazione sul suo volto sostituita da determinazione e fiducia.

«Andiamo», gli dissi, afferrando la sua mano e dirigendomi verso l'ingresso di Hogwarts.

 

Luna

Il trambusto che seguì il risveglio di Harry, mi fece perdere di vista Blaise.

Molti Mangiamorte fuggirono, smaterializzandosi, altri invece attaccarono, incitati da Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e Bellatrix Lestrange.

Impugnai saldamente la bacchetta, che avevo ritrovato nello scatolone che Malfoy ed Hermione avevano recuperato nelle celle accanto alla lavanderia. Era bello riavere una bacchetta, sapere di essere nuovamente autonoma e non dover dipendere da Blaise e la sua protezione.

«Luna!», urlò la voce di Ginny accanto a me, attirando la mia attenzione.

Mi voltai giusto in tempo per vedere due Mangiamorte venirci incontro, provai a disarmare quello che mi stava per raggiungere, ma lo scudo protettivo che aveva alzato l'uomo, impedì al mio incantesimo di raggiungerlo.

Un lampo di luce raggiunse il Mangiamorte, facendolo cadere a terra, svenuto.

Mi voltai alla mia destra e incontrai gli occhi chiari di Blaise.

«Ti ero mancato?», chiese, facendomi l'occhiolino.

Era incredibile il fatto che fosse in grado di flirtare anche in una situazione simile.

Scossi la mia chioma bionda con aria incredula: «Siamo nel bel mezzo di una guerra», gli feci notare, mentre tornavo a guardare Ginny che, aiutata da Cho, stava riuscendo a sconfiggere il Mangiamorte che l'aveva attaccata.

Un urlo alla mia sinistra attirò la mia attenzione.

Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e Harry si stavano fronteggiando a pochi metri di distanza. Lo spettacolo era semplicemente incredibile.

Non vedevo il mio amico da qualche giorno, eppure era molto cambiato, sembrava invecchiato di anni. Aveva un'espressione concentrata mentre scagliava il suo Expelliamus contro l'avversario che contraccambiò con un Avada Kedavra.

I lampi di luce, quello rosso e quello verde, s'incontrarono a metà strada, producendo scintille.

Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sembrava sicuro di sé, un sorriso vittorioso gli increspava le labbra sottili. Ai suoi piedi il suo grosso serpente, Nagini, strisciò nervosamente per qualche secondo, poi decise di allontanarsi, muovendosi verso l'ingresso di Hogwarts e spaventando molti dei combattenti che incontrava lungo il cammino.

Distolsi lo sguardo, concentrandomi sui Mangiamorte che erano rimasti e che sembravano intenzionati a mietere più vittime possibili.

Blaise protesse entrambi con un incantesimo, impedendo ad un lampo di luce rossa di colpirmi.

«Grazie», dissi, prima di aiutarlo a mettere al tappeto l'uomo che ci aveva attaccati.

«Figurati», rispose, rubandomi un bacio a fior di labbra, prima di impastoiare il nemico e sorridermi vittorioso.

Ci difendemmo da tutti gli attacchi successivi, facendo del nostro meglio per aiutare anche le persone intorno a noi in caso di bisogno.

Alla periferia del mio campo visivo continuavo a sbirciare il duello tra Harry e il suo avversario, sperando che presto il male venisse sconfitto.

Nagini apparve in quel momento nel mio campo visivo, si dirigeva verso di me, strisciando ad una velocità impressionante. Indietreggiai, andando a sbattere contro il petto di Blaise alle mie spalle; i serpenti mi avevano sempre terrorizzato.

Mi chiesi distrattamente perché non riuscissi a muovere un muscolo, e realizzai che era la paura; era il terrore cieco che mi appesantiva gli arti, impedendomi di reagire.

«Luna!», esclamò Blaise, cercando di spostarmi alle sua spalle per affrontare lui stesso il serpente.

Successe tutto molto velocemente.

L'istante prima il serpente si stava preparando ad attaccare, spalancando le fauci e mettendo in mostra le zanne lunghe quando il mio indice.

Quello dopo, un lampo argentato mi oscurò per un secondo la visuale.

La testa mozzata del serpente cadde a terra, mentre il corpo senza vita si accasciava, smettendo di fremere e avanzare.

Neville era accanto a me e Blaise, la spada di Grifondoro - ora insanguinata - contro il fianco e un'espressione di trionfo in volto.

Un urlo atroce sovrastò ogni rumore, facendo voltare tutti, compresi i Mangiamorte.

Tra Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e Harry non c'erano più i lampi di luce, il nemico era stato disarmato ed era a terra, l'espressione colma di sofferenza.

Tempo cinque secondi e il corpo di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato si era disciolto in un mucchietto di polvere sospinto via dal vento e disperso nell'aria.

Con gli occhi sbarrati fissai la scena, chiedendomi come fosse stato possibile.

Le braccia di Blaise mi circondarono da dietro: «Abbiamo vinto», mi sussurrò contro l'orecchio.

"Sono viva, siamo vivi", fu tutto quello che pensai, prima di scoppiare in lacrime.


 

Pansy


Corsi verso l'interno del castello, decisa ad allontanarmi dal trambusto.

Le urla e l'odore di morte mi avevano nauseata, tanto da impedirmi di essere utile durante lo scontro, per questo volevo mettere tra me e la battaglia la maggiore distanza possibile.

Non ero una coraggiosa Grifondoro e mai lo sarei stata.

Avevo rischiato già la vita per quel giorno, non avevo intenzione di rischiarla una terza o quarta.

Entrai in Sala Grande, dove i feriti e i morti giacevano a terra.

L'odore di quel luogo mi nauseò ancora di più, facendomi indietreggiare e correre verso i sotterranei. Avevo intenzione di raggiungere le cucine e rintanarmi al loro interno con Lumacorno e i bambini.

Un urlo alle mie spalle mi fece voltare.

Fu in quell'istante che vidi Theodore.

Era stata la Weasley a urlare, ma i miei occhi si erano subito spostati verso il moro Serpeverde a pochi metri di distanza, che cercava di disarmare Dean Thomas.

Tutto ciò che riuscii a sentire fu la voce acuta e fastidiosa di Bellatrix Lestrange gridare.

Poi un lampo di luce verde, una figura rossa che si gettava a terra per evitarlo e il corpo di Theo che cadeva a terra, senza vita.

Un fischio acuto sostituì le voci che mi circondavano. Gli occhi non riuscivano a spostarsi, rimanendo fissi su quel corpo riverso contro il pavimento dell'ingresso.

Gli occhi di Theo fissavano il soffitto senza vederlo, le labbra socchiuse e i capelli scuri che rendevano la sua pelle ancora più pallida.

Vidi indistintamente Dean Thomas accorrere verso la Weasley, aiutarla ad alzarsi e affrontare insieme a lei Bellatrix Lestrange.

Senza pensare al pericolo o al senso di nausea che continuava ad attanagliarmi lo stomaco, corsi verso il ragazzo che mi era stato vicino nel momento più buio della mia vita, lasciandomi cadere in ginocchio al suo fianco.

Lasciai che la bacchetta mi scivolasse di mano, mentre afferravo le spalle di Theo e le scuotevo, sollevandolo quel tanto che bastava per appoggiare il suo capo contro il mio grembo.

Gli sfiorai la pelle, ancora tiepida, del volto, cercando di pulirla dal sudore e dalla polvere.

Abbassai il capo e premetti le mie labbra contro le sue.

Non dissi niente, gli rubai solo un bacio, bagnandogli il volto di lacrime.

Il fischio alle orecchie venne sostituito nuovamente da voci e suoni.

La Weasley, Thomas e Lestrange non c'erano più.

Un urlo sovrastò tutti gli altri, creando un innaturale silenzio.

Accarezzai ancora il volto di Theo; un ultimo addio.

Un forte dolore alla nuca mi fece gridare.

Una mano aveva afferrato i miei capelli scuri e li stava tirando, trascinandomi lontano dal corpo privo di vita che avevo amato.

Cercai di liberarmi, allungai una mano per recuperare la bacchetta a terra, mentre l'altra cercava di allentare la presa sulla mia chioma.

«Taci, puttana», disse la voce roca di Greyback, mentre mi strattonava con maggiore forza, aumentando il dolore alla radice dei miei capelli.

La bacchetta mi scivolò dalle mani sudate, un grido strozzato mi sfuggì dalle labbra mentre cercavo di oppormi alla sua presa, per recuperare il mio legno, l'unica arma di difesa a mia disposizione.

Venni scaraventata contro le scale, la schiena e la nuca entrarono dolorosamente in contatto con la pietra e la mia vista si fece sfocata.

Potevo intuire i bordi della figura di Greyback, mentre si accovacciava accanto a me, dicendo cose che non riuscivo a comprendere.

Provai ad allontanarmi, ma i miei arti non rispondevano.

Sentii il rumore di qualcosa che veniva strappato, poi un dolore acuto mi bruciò il petto.

Calde lacrime mi rigavano il volto.

Vidi un lampo di luce, e la figura di Greyback scomparve.

L'ultima cosa che vidi furono un paio di occhi verdi.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LazySoul