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Autore: Usagi    24/09/2017    4 recensioni
Raccolte di episodi legate alla mia storia principale: L'ultimo paradiso.
1. Di una fuga diurna: Hitomi è stanca dei continui cambiamenti di Millerna al suo vestito, e allora, decide letteralmente di fuggire dal castello. Cosa le succederà?
2. Di fronte alla prospettiva di un futuro ideale, cosa si è disposti a compiere per realizzare il proprio desiderio?
3. Quando i pensieri sono ammantati dall'oscurità della notte anche le proprie azioni sono protetti dagli occhi esterni.
4. Van si scontra contro Rakos inizia a comprendere l'entità di ciò che vuole realizzare.
5. Hitomi ritrova un suo pantalone di Jeans, Van come reagirà?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: van/hitomi
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Cieli di Gaea '
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The Vision of Escaflowne

«L’Ultimo Paradiso ~ Storie non raccontate »

 

Di una fuga diurna

 

Era una giornata piuttosto calda per essere ancora inizio primavera e Hitomi aveva raggiunto il suo limite di sopportazione già prima di pranzo: Millerna non faceva altro che imporle nuove modifiche al suo vestito, costringendola a restare in piedi e dritta come un manichino mentre lei e le sarte trafficavano senza considerare la sua opinione mentre, nel frattempo, come se quel supplizio non fosse già abbastanza, Merle continuava prenderla in giro, trovandola ridicola nel trovarla costretta a comportarsi come una principessa.
L’unica cosa che le era rimasta da fare, dunque, era stata quella di fuggire da quella stanza infernale.
La scusa più vecchia del mondo era stata la sua salvezza.
Doveva andare assolutamente al bagno. Eh sì, persino la famosissima Ragazza della Luna dell’Illusione, salvatrice di Gaea e personificazione dell’insofferenza, aveva delle normalissime necessità umane.
Aveva dato sfoggio dell’espressione più drammatica che conosceva per sottolineare l’urgenza dell’impellenza fisica che se non avesse soddisfatto in tempi brevi l’avrebbe costretta, infine, ad imbarazzare se stessa proprio in quel luogo. 
Mossa a pietà, la Reggente di Asturia si era portata una mano sulla fronte e aveva scosso quella chioma dorata con la stessa indolenza di un gatto infastidito dall’essere turbato durante un riposino, mentre le dava il permesso di scendere dal piedistallo – un patibolo – dando al contempo alle sarte e a tutte loro una pausa.
Povera, sciocca, Millerna! Aveva concesso minuti preziosi proprio a lei: una velocista!
Pochi sapevano che anche lì su Gaea non aveva smesso di allenarsi nella corsa nonostante non avesse più la possibilità di partecipare ai tornei scolastici. In fondo, aveva sempre amato correre e sentire il vento scompigliarle i capelli, anzi, l’aria fresca di Fanelia si era rivelata perfetta e corroborante per i suoi allenamenti, quindi era certa, a quel punto, che sarebbe stata in grado di battere tutti i suoi record.
Se per conquistare il suo primo bacio avrebbe infranto la barriera dei tredici secondi, per fuggire da quella tortura le sarebbe bastato anche metà del tempo, poteva scommetterci!
Così, aveva compiuto piccoli e veloci passi dando l’impressione di essere davvero al limite e aveva richiuso velocemente la porta scorrevole alle sue spalle. Adesso, sebbene fosse già lontana dalla vista del nemico, avrebbe dovuto muoversi con cautela, almeno fino a quando era a portata d’orecchio della ragazza-gatto più fastidiosa di Fanelia, ma no! Di tutta Gaea, poco ma sicuro. Merle aveva l’incredibile capacità di trovarla in qualunque luogo si trovasse, in barba al fatto che una volta era stata lei a trovarla, dando dimostrazione dei suoi poteri di preveggenza. No, la sua doveva essere di certo una capacità affinata nel tentativo di separarla da Van, quando cercavano entrambi, di ritagliarsi un momento di intimità, ad esempio, per questo il fattore tempo era fondamentale: doveva guadagnarne il più possibile se sperava di mettere un vantaggio ai suoi avversari. Dovevano accorgersi del suo ritardo quando era troppo tardi, tuttavia, questo si scontrava con l’inevitabile e oggettiva difficoltà di lasciare il castello che era tale non a caso, visto che era pure sorvegliato da guardie che la conoscevano bene. Il livello di difficoltà era notevole, ma l’impresa non l’avrebbe di certo spaventata o fatta desistere dal suo intento.
Al massimo della sua concentrazione, aveva svoltato l’angolo e aveva iniziato ad accelerare il passo, all’inizio cercando di non fare molto rumore, poi – quando era stata piuttosto sicura di non essere più a portata di orecchio felino – aveva iniziato a correre. Vedendo nessuno tra i corridoi e rassicurata dall’assenza di voci nelle immediate vicinanze, le era nato spontaneo un sorriso di trionfo: ce l’avrebbe fatta!
Non aveva alcuna idea, però, di come superare la parte più difficile.
L’ingresso principale.
Era impossibile che non vi fosse qualcuno di guardia, per quanto il castello potesse essere frequentato, il suo volto era fin troppo conosciuto per passare inosservato.
Non c’era alcuna speranza che riuscisse ad eludere la sicurezza delle guardie, soprattutto adesso che la minaccia dell’uomo-camaleonte era pressoché confermata.
Cercò di non pensare alla preoccupazione che avrebbe causato se fosse sparita per troppo tempo. In fondo, anche lei aveva il diritto di trovare un momento di pace per se stessa, anche se la Reggente di Asturia l’avrebbe di certo rimproverata, dopo.
Riuscì a raggiungere un lato del cortile principale. Poteva vedere l’ingresso maggiore chiaramente: le porte erano pure aperte e sembrava esserci un discreto afflusso di gente.
Fu facile comprendere il perché: stavano già iniziando ad allestire il palco reale e gli spalti. La cerimonia si sarebbe svolta proprio lì, quindi era inevitabile che iniziassero a preparare tutto settimane prima.
In poco tempo riuscì a valutare la situazione. Aveva una possibilità. Le guardie sembravano particolarmente indaffarate nel controllare sia le persone che le merci.
Hitomi ricordava benissimo che in prossimità dell’ingresso principale ve n’era un altro, poco usato e quasi sempre chiuso, sì, ma dall’esterno. Quella era la sua unica possibilità.
Sbatté le mani l’una contro l’altra, come se si fosse trovata d’innanzi l’altare di un tempio e pregò perché avesse un po’ di fortuna.

La libertà era una bella cosa.
Dovevano sentirsi così i prigionieri, dopo anni dietro le sbarre.
Forse stava un po’ esagerando con i pensieri, si disse, ma in quel momento la sensazione di libertà era stata inebriante come il vino che aveva bevuto ad Asturia, tanto tempo prima.
Era vestita semplicemente, quindi non dava troppo nell’occhio. Qualcuno indugiava con lo sguardo più a lungo sul suo volto, notando i capelli piuttosto corti per una fanciulla, ma Hitomi non aveva alcuna intenzione di preoccuparsene.
Girava per la strada principale dove il mercato cittadino rendeva brulicanti le vie di persone, chiacchiere e odori.
Finalmente, dopo settimane, sentiva alleggerirsi le spalle dalla tensione accumulata. In qualche modo, la tranquillità e la spensieratezza di Fanelia le trasmetteva un senso di leggerezza che allontanava la preoccupazione e la tristezza.
Non aveva avuto modo di incontrare molto Van e questo le dispiaceva. Anche lui aveva i suoi impegni come sovrano e, in più, si era imposto di controllare la sicurezza del castello in prima persona e trascorreva molto tempo a rivedere le strategie di difesa o, almeno, così gli aveva detto.
Quella fuga dal castello sarebbe stata molto più romantica se ci fosse stato anche lui come suo complice.
Rallentando il passo, iniziava a sentire i sensi di colpa per l’essere fuggita senza dire nulla.
A quel punto, sicuramente, avevano già iniziato a cercarla.
Certamente Millerna sarebbe stata discreta nel non far scoppiare un putiferio senza esserne sicura, però non poteva di certo dire lo stesso per le persone che l’avrebbero cercata. Le guardie sarebbero state allertate e avrebbero iniziato a cercarla praticamente ovunque.
Si fermò.
Van si sarebbe preoccupato da morire.
Stringendo i pugni, si diede della stupida.
Le persone le passarono accanto, superandola. Lei sarebbe stata responsabile per tutte quelle persone, tra non molto tempo.
Van avrebbe contato su di lei per dividere le responsabilità del regno e lei, cosa faceva? Scappava dall’ennesima prova abito?
Aveva ancora tanto da fare, per migliorare se stessa. Doveva iniziare ad assumersi le sue responsabilità, altrimenti non sarebbe stata di nessun’aiuto a Van, tutt’altro.
La sua fuga era conclusa, prima di quanto sperasse. Si guardò intorno, accorgendosi di essersi allontanata parecchio. Aveva intrapreso una via secondaria per non dare troppo nell’occhio, ma il mercato era praticamente a due passi.
Si voltò e iniziò a camminare verso il castello. Non avrebbe potuto trovare alcuna giustificazione a ciò che aveva fatto. Sarebbe stata sincera e non si sarebbe lamentata più.

Una mano le si posò sul volto, tappandole la bocca.
Spalancò gli occhi e si ritrovò stretta su un polso.
Lo stomaco fece una capriola per lo spavento e non riuscì ad urlare.
« Non è un buon posto per gironzolare, da sola. »
Riconobbe la voce immediatamente.
Incredula, sentì la mano allentarsi sulle sua labbra con delicatezza.
« Van! Che cosa ci fai qui?! »
Sentiva ancora il cuore batterle forte per lo spavento.
Il Re di Fanelia indossava abiti semplici e prive di effigi. Solo l’emblema della spada che portava allacciata alla cintura avrebbe rivelato il suo retaggio.
« Dovrei essere io a chiedertelo, Hitomi. »
A quel punto, comprese, non aveva molto senso nascondere la verità.
« Vuoi davvero saperlo? » fece il sospiro più profondo che conosceva. « Sono scappata! »
Van sembrò perplesso, Hitomi vide un punto interrogativo: logico, come poteva anche solo immaginare il supplizio a cui era stata costretta?
Alla fine della sua spiegazione, Van aveva iniziato a ridere in una maniera così allegra che si era sentita ancora più imbarazzo.
« Tu non capisci! Scapperesti anche tu se avessi passato ciò che ho passato io! »
Il Re di Fanelia, tenendosi i fianchi con le mani, annuì.
La sua reazione la innervosì: credeva di meritare dei rimproveri per il suo comportamento sciocco, ma non un’ulteriore presa in giro!
Era incredibile! « Ah, e così? Allora me ne torno benissimo indietro! »
Si era già voltata e aveva mosso un paio di passi, ma sentì questa volta la mano di lui trovare la sua.
Cercò di opporsi, offesa, ma lui l’attirò a sé.
« Non volevo prenderti in giro, scusami. »
La sua voce però tradiva ancora una nota di divertimento. Così non faceva altro che peggiorare le cose!
Abbassò, lo sguardo, infastidita, ma non si oppose quando lui l’avvicinò ulteriormente a sé.
« Quando ti ho visto, in mezzo alla gente, mi sono preoccupato. Poi ho visto la tua espressione e ho iniziato ad immaginare come fossero andate le cose. Avrei continuato a seguirti da lontano, ma poi ho visto che hai lasciato la via principale… »
Hitomi sollevò lo sguardo, il tono di Van si era fatto più serio.
« Per quanto Fanelia possa essere una città relativamente sicura, potrebbe essere pericoloso persino per te, avventurarsi in luoghi meno frequentati. »
Ecco, forse era meglio la facesse sentire in colpa.
« Stavo per tornare indietro, infatti. » borbottò, arrossendo lievemente.
Van scosse il capo.
« Oramai il danno è fatto. »
E poggiò le labbra sulle sue, senza darle possibilità di replica.
Hitomi s’irrigidì un attimo solo, stupita, prima di rispondere al bacio chiudendo gli occhi.
Probabilmente fu il suo rilassarsi che spinse Van ad approfondire il contatto.
D’un tratto il Re di Fanelia la spinse per le spalle, adagiandola contro il muro, si mise davanti a lei.
Rossa in volto, Hitomi vide con la coda dell’occhio il mantello di un’uniforme attraversare lo spazio aperto poco lontano da loro.
« Non ci hanno visti. Avranno iniziato a cercare anche me. » disse, con un mezzo sorriso.
Hitomi stava per sollevargli una protesta quando lui appoggiò una mano sul muro.
« Dovremmo… ritornare? » chiese, abbassando lo sguardo.
Per quanto si fosse abituata alla sua presenza, le faceva ancora uno strano effetto, trovarsi in quelle situazioni.
« Restiamo qui, ancora un po’. »
Hitomi annuì e questa volta accolse il bacio di lui con delicatezza. Schiudendo le labbra poco a poco, come se non avessero fretta.
Forse fu proprio quel contatto lieve che spinse Van a diminuire ulteriormente le distanze e ad appoggiarsi a lei, attirandola a sé.
Forse perché adesso erano più vicini che mai, ma Hitomi aveva l’impressione che Van fosse cresciuto ancora di più, poiché le spalle le sembravano più grandi e il suo torace più robusto. In qualche modo, il suo corpo sembrava molto più piccolo di quello del giovane Re di Fanelia e questo le provocava una sensazione al basso ventre a cui non osava ancora dare un nome.
Non avevano avuto molto tempo per stare un po’ da soli, in quel periodo, e non aveva tenuto in considerazione il fatto che anche Van potesse aver voglia di trascorrere un po’ di tempo.
Sorrise: anche il Re di Fanelia si era dato alla fuga, scappando dai suoi doveri, per stare un po’ con la sua amata. Erano piuttosto simili, in questo.
« Perché sorridi? » le chiese, a voce udibile. I suoni provenienti dal mercato li raggiungevano persino lì e se avesse sussurrato certamente le sarebbe sfuggito qualcosa.
Scosse appena il capo. « Stavo per tornare indietro, temendo che ti saresti preoccupato se ti fosse giunta la notizia che ero sparita. Ma adesso penso che sia stato un bene averlo fatto. »
Lui si fece più serio. « Se per te è troppo difficile- »
Hitomi lo interruppe prima che potesse concludere la frase.
« No, non lo è. Non più, almeno. Ho capito cos’è giusto fare e voglio farlo. In futuro ci saranno molte più responsabilità e questa… in fin dei conti è una cosa sciocca. »
Van non disse nulla. Aveva la sua completa attenzione.
« Non voglio scappare dalle responsabilità future, perché ho scelto di restare qui di mia volontà. Sento che per quanto possa trovarlo noioso o seccante non posso esimermi, perché è un ruolo che ho scelto io stessa. Voglio farlo perché sento che è la cosa giusta da fare. »
Van si fece più serio. « Ne sei sicura? »
« Sì, soprattutto se ho la possibilità di trovarmi in situazioni come questa, con te. »
Fu lei ad iniziare il bacio, questa volta, facendo scorrere le mani fino a toccargli il tessuto leggero della maglia che indossava. Lui le accarezzò le braccia, scivolando con delicatezza fino a sfiorarle i polsi. Sentì un brivido quando le labbra di Van lasciarono le sue per spostarsi in un ansito sul suo collo. Il contatto la stordì di piacere e istintivamente girò il capo per assecondare e facilitare ulteriormente il movimento. Tenne gli occhi chiusi, sentendo che il cuore e il respiro acceleravano di pari passo. Avvampando, comprese di essere arrossita profondamente.
Cercò le mani di Van e un lieve tocco delle sue dita lo convinse a stringerle le mani con forza e desiderio.
Sentì dei passi passare poco vicino a loro e notò che qualcuno era passato molto vicino a loro, oltrepassandoli. Quello era… un sorriso?
Anche Van se n’era accorto e si era fermato all’improvviso. Anche lui sembrava in qualche modo in difficoltà. Lei aveva abbassato lo sguardo, sentendosi preda dell’imbarazzo. Sentiva ancora il cuore batterle all’impazzata. Si morse le labbra: doveva assolutamente smettere di pensare alle sensazioni che aveva provato prima. Eppure, era consapevole che non sarebbe stato così semplice.
« Sarà meglio andare, Hitomi. »
Lei annuì lievemente. Sì, assolutamente. L’ultima cosa che voleva era quella di essere scoperta in quelle circostanze proprio in città.
La mano di Van trovò la sua guancia. « Non dobbiamo fuggire in città per stare un po’ così, sai? »
La baciò in maniera fugace, lieve come una carezza.
« Dici davvero? »
Oh, benissimo. Così sembrava che quella situazione fosse piaciuta solo a lei. Che pervertita.
Van sorrise, divertito. Lei cercò di trovare le parole giuste ma lui la prese per mano e iniziò ad incamminarsi in direzione della via principale.
« Coraggio, andiamo da qualche parte, solo noi due. »
Lei respirò a pieni polmoni la felicità.

Avrebbe pensato dopo a come giustificarsi.

__________________

Questa è stata scritta in un momento in cui avevo assolutamente bisogno di narrare delle vicende più leggere e divertenti per Van e Hitomi. Spero che questa piccola one-shot possa rendervi più piacevole l’attesa per il nuovo capitolo che probabilmente subirà un po’ di ritardo.
Spero che mi farete sapere cosa ne pensate di questo piccolo esperimento attraverso una recensione.
Fatemi sapere, inoltre, se trovate più piacevole alla lettura questo tipo di formattazione.
A presto!

Usagi.





 

  
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