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Autore: Giorgia_Farah    24/09/2017    0 recensioni
Una Terra divisa tra il Bene e il Male. Due Regni in balia all'odio li avevano portati a guerre sanguinose e stragi di morti innocenti.
Sigillare un patto era l'unico modo per riportare nel mondo la pace e la prosperità.
Ma ad un caro prezzo: ossia sacrificare la propria vita per amare una persona che meritava soltanto di essere odiata
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Threesome, Violenza
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Non sono cosciente del tempo passato a fissare il panorama, non ho emozioni nel viso, la scintilla negli occhi si è spenta nello stesso momento in cui ero salita sul mezzo di trasporto. Regna un silenzio assordante, diverse volte i miei compagni di viaggio mi chiedono se stessi bene e io mi limito ad annuire. Non ci tengo a parlare perché avrei rischiato la decapitazione: sono abbastanza pesante con le parole. Non mi rendo nemmeno conto che strada ha intrapreso la carrozza, sono assente mentalmente. «Secondo te è meglio addormentarla?», sussurra improvvisamente un demone al compagno accanto. Lui alza le spalle. «Opporrá resistenza» Un angolo delle labbra si solleva, sorrido divertita dalla stupidità di quelle creature. Come avrei potuto oppormi? Non sapevo dove andare e se avrei tentato di scappare sarebbe stata una passeggiata per loro raggiungermi. «Non vi scomodate a rifletterci su, preferisco il buio piuttosto che vedere le vostre schifose facce», sputo io. I due mi incendiano con lo sguardo, ma non fa alcun effetto su di me. «Che aspettate? La signorina desidera un lungo e tranquillo riposo. Accontentatela», spegne il silenzio accanto a me il capo. Uno dei demoni mi afferra per un braccio e mi trovo distesa a terra, un secondo dopo braccia e gambe vengono bloccate, un brivido mi sale lungo la schiena al solo pensare che possono violarmi fisicamente se solo decidevano di farlo, sarà facile per loro. Chi glie lo impediva? Invece vedo che l'unico demone libero porta una garza umida. Mi rilasso e aspiro il contenuto della garza quando me la porta davanti al viso. Un secondo prima di sprofondare nel sonno giurai sull'anima di Luca che avrei cambiato le cose, se non sarà per mezzo di un trono, allora accadrà per mezzo di una ribellione. L'ultima cose che ricordo prima di chiudere gli occhi è il sorriso sornione del capo dei demoni. *** Sogno il vuoto, sono circondata dal buio e l'unica cosa che sento è l'assenza del tutto che mi accappona la pelle, è come la notte solamente senza la Stella Oscura, ed è questo che rende tutto più spaventoso. Il nulla. Poi tra l'oscurità inizio a sentire un rumore distante, un fischio che pian piano si fa sempre più vicino e intenso. L'urlo acuto mi rompe i timpani e riesco finalmente ad aprire gli occhi. La luce del mattino è accecante, alzo le braccia dolenzite e mi strofino le palpebre pesanti. Cerco di mettermi diritta con la schiena e scopro un dolore luncinante al collo. Probabilmente non ho dormito in una posizione tanto comoda. Con calma mi ispeziono il corpo, scoprendo di essere intatta. Solo quando sollevo lo sguardo faccio una scioccante scoperta: mi aspettavo di trovarmi accanto tre demoni spaventosi invece ero circondata da tre uomini al quanto bellissimi. Il ragazzo accanto a me, probabilmente sulla trentina ha l'aria di voler prendere a pugni qualcuno, riesco ad intravedere i muscoli massicci oltre la camicia e i pantaloni. Porta i capelli castani legati ad un elastico dietro la nuca, la pelle leggermente abbronzata, i lineamenti perfetti del viso quadrato, la bocca sottile ma sensuale lo rendono un dio greco. Gli altri due di fronte a noi sembrano essere gemelli, poco più secchi dell'uomo accanto a me e molto giovani; sicuramente hanno due o tre anni più di me. Anche loro i capelli lunghi e biondo platino, leggermente mossi, pelle olivastra, e dei visi da fanciullo con occhi grandi che li rendono affascinanti. Solo una domanda mi frulla nella testa: dove cavolo sono capitata? Poi l'uomo trentenne si volta e mi sorride. «Ben svegliata, signorina Howard», gioisce. Dalla sorpresa negli occhi passo alla bocca spalancata. "Oh, allora sei tu", penso, frustrata. Povera illusa. "Sembrava troppo bello per essere vero", amareggiata, senza dire parola, giro lo sguardo verso la finestra. «Dormito bene, ragazza?», aggiunge uno dei due gemelli. «Avrei potuto stare meglio, ma ora come ora aggiungo che sì, stavo molto più rilassata prima di svegliarmi», rispondo malamente. Il capo ride. «Suvvia, Pearl, siate un po' più cordiale» «Sono cordiale con chi mi porta rispetto» «Le conviene fare uno strappo alla regola, per una volta. Inoltre insisto a suggerirle di non farmi perdere la pazienza perché ci state riuscendo, bambina» Lo guardo in cagnesco per intimorirlo ma sembra non fargli effetto. Anzi, sorride sempre più divertito. Certo! Cosa posso pretendere? Sto squadrando un Demone, per la miseria, non un bambino di cinque anni. Ora gli sono spuntate le fossette sulle guance. «Siamo molto peggio di quanto sembra. Non si dimentichi che posso fare dietrofront e accendere un grazioso falò nel centro di Aaron» Ha ragione, non posso sfidarlo poiché non avrebbe esitato ad uccidere. Devo agire con la testa. Sospiro rassegnata e cambio argomento. «Per quanto tempo ho dormito?» «Due notti» «E dove siamo?» Il fischio familiare che mi ha destata dal sonno riscuote le mie orecchie, scosto la tenda che copre la finestra della carrozza e guardo fuori. La carrozza si sta fermando all'entrata di una stazione, e tra un oceano di persone vedevo vari treni pronto a partire. «Come, non lo sapete? Eppure in questo Regno ci siete vissuta», risponde il demone sorpreso. «Provengo da una famiglia attualmente povera, quindi durante la mia infanzia non ho avuto tempo di viaggiare» Studio il luogo ancora incapace di capire che stazione di tratta. «La stazione di Onalim», spiega un demone biondo. «La più famosa, è la stazione che collega il tuo regno dal nostro», conclude l'altro. Ne avevo sentito parlare poche volte ma non immaginavo fosse così grande. «Perché mi hai portato qui?» Lui aggrotta la fronte. «Bé, davvero pensavate che vi avrei portata al castello con la carrozza? Il viaggio da casa vostra alla dimora del Re Titanium è abbastanza lungo e non credo che i cavalli sarebbe sopravvissuti a tanti giorni di cammino» Scendiamo dalla carrozza e entriamo in stazione. Il luogo è grande e immenso, in stile gotico, vi lavorano tutte le più bizzarre creature della luce. Andiamo al centralino e ci facciamo consegnare un biglietto per me. Io sono spaesata, tengo stretta la valigia a me e guardo in torno, senza distrarmi troppo altrimenti mi sarei persa. «Un biglietto di solo andata o ritorno?», chiedere la ragazza con voce cristallina. Mi guarda e mi sorride. È graziosa, porta un vestito blu sfarzosissimo, il volto è dipinto da un tocco di azzurro nelle palpebre e un po' di brillanti negli zigomi. I capelli mossi scuri raccolti in uno chignon. Non mi lascio sfuggire un ultimo particolare: dietro la schiena erano attaccate un paio d'ali bianche con dei ricami azzurri. La fata consegna al demone il biglietto salutandolo con lo stesso caldo sorriso che poco fa aveva rivolto a me. «Ecco a lei. Arrivederci e fate un buon viaggio» L'uomo gli sorride, ringraziandola e avanziamo verso i treni. Guarda caso il mio è il primo, un treno a vagoni, tra gli spintoni della gente e il chiasso delle loro voci, sto attenta a non perdere di vista le tre figure ormai a me familiari. Mi trovo in una di quelle circostanze in cui l'occasione di fuggire non si presenta una seconda volta, di sicuro in mezzo a tutta quella gente sarebbe stato difficile trovarmi. Eppure cammino tenendo il loro passo: voglio fuggire senza dare sospetti. Voglio usare la testa. Un uomo mi apre un vagone e scopro con sorpresa che è vuoto. Gli unici oggetti presenti sono un letto, un piccolo comodino e un tavolo. Sicuramente è un treno abbastanza insolito. Mi volto verso il capo. «Non mi dire che questa è la mia stanza?», chiedo, sbigottita. Lui non dice niente, sorride per far intendere la risposta. «Ve lo potete scordare! Io non ci salgo li sopra!», grido furiosa, sovrastando persino le urla della massa umana. Lui si avvicinò a me e mi solleva il mento con le dita. Sono costretta a guardare i suoi occhi, gli stessi occhi che dal verde chiaro ora erano un buco nero infinito. Rabbrividisco. «Ricordatevi di quel falò di cui vi ho parlato», ringhia tra i denti, improvvisamente minaccioso. Annuisco e lui si allontana. «Lasciami dire almeno un'ultima cosa...», ora sono io che mi avvicino a lui. «Se diventerò Regina, sarai il primo che manderò a farsi benedire». Giro i tacchi e salgo sul vagone. Lo guardo per l'ultima volta, furiosa ma allo stesso tempo malinconica: mi stavo abbituando alla sua presenza e agli altri due insoliti demoni, nonostante so che non era sicuro viaggiare con loro. Dopotutto l'impossibilità di sapere cosa sarebbe accaduto dopo mi fa chiedere la bocca dello stomaco. «Il mio nome è Jude, e ci rivedremo presto», promette, schioccando uno dei suoi sorrisi di chi l'aveva vinta, prima che le porte del furgone si chiusero. **** Buona sera miei cari lettori! Concludiamo questa bellissima domenica con l'ottavo capitolo. Io vi invito nuovamente a farmi sapere cosa ne pensate! Ci tengo tanto al vostro parere. E mi raccomando, allargate questa famiglia di lettori!!! ❤ Vi voglio in tanti! Vi aspetto sabato prossimo con nono capitolo. Preparatevi, la vera storia inizia da qui. Bacioni, Giorgia. ❤
   
 
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