Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Susanna_Scrive    24/09/2017    0 recensioni
Stati Uniti d'America, anno 2000.
Da quando l'ho conosciuto non mi sono mai sentita giudicata, la sua spontaneità, la sua dolcezza e il suo altruismo mi hanno fatto cambiare completamente la visione delle cose. Però ho l'impressione che ci sia un tassello mancante nella sua vita, c'è qualcosa che solo attraverso i suoi occhi si può vedere ma che è difficile da interpretare. Possibile che ha capito il mio bisogno di aiuto?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
 
Come spalanco la porta faccio quasi un balzo all'indietro trovandomi davanti a due montagne. Due uomini completamente vestiti di nero e occhiali da sole si trovano di fronte a me. Mi intimoriscono con i loro sguardi che non fanno trasparire alcun tipo di emozione e io indietreggio leggermente spaventata. Uno dei due si toglie gli occhiali per poi metterli nel taschino della sua giacca nera e automaticamente anche l'uomo accanto a lui fa lo stesso. Solo in quel momento mi accorgo di un viso conosciuto tra i due omoni, quello di Josh che mi rivolge un sorriso al quale ricambio. Visto che mi sono praticamente incantata mi affretto a porgere la mano a uno dei due uomini in giacca e cravatta un po' titubante.
 
- Piacere sono Madeleine Cruz - dico leggermente intimorita.

L'uomo leggermente più robusto rivolge un fugace sguardo al mio ventre gonfio e ciò mi mette in imbarazzo ma quando lo vedo sorridermi leggermente mi rilasso.

- Piacere mio, sono Bill Whitfield - ricambia con la sua voce particolarmente profonda.

Me la stringe parecchio ma riesco a rimanere impassibile, porgo la mano anche all'altro uomo al suo fianco.

- E io sono Javon Beard piacere-
- Il piacere è tutto mio - ricambio la sua stretta che meno decisa di quella del signor Whitfield.
- Ma prego accomodatevi - dico facendoli entrare.

Mi ringraziano entrambi con un gesto del capo per poi varcare la soia di casa mia, li seguo con lo sguardo ma vengo distratta da una voce ben conosciuta.

- E a me non mi saluti? - domanda l'uomo che non si è mosso dal mio ingresso.

Io sorrido e lo abbraccio con trasporto, lui ridacchia mentre appoggia una mano sulla mia schiena e l'altra tra i miei capelli stringendomi leggermente a se.

- Josh, sono tanto felice di vederti - dico sinceramente.
- Anche io sono contendo - ammette per poi staccarsi dall'abbraccio.
- Vieni accomodati -

Lui non ci pensa due volte, stavo per chiudere la porta ma il mio sguardo si posa sulla macchina parcheggiata davanti al mio giardino. Una macchina nera e decisamente di lussa si trova davanti ai miei occhi e non posso fare a meno di osservare quanto sia bella e lucida. Non ne avevo mai visto una dal vivo e la tentazione di avvicinarmi per guardare gli interni è tanta, ma ho degli ospiti quindi decido di lasciar perdere. Chiudo la porta e noto che tutti e tre gli uomini sono in piedi mentre si guardano attorno.

- Prego accomodatevi - li invito con un sorriso.

Li vedo guardarsi tra loro per poi sedersi intorno al piccolo tavolo della cucina lasciando l'ultima sedia per me, prendo la teiera portandola a tavola.

- Ne gradisce? - chiedo al signor Whitfield.
- Si grazie - sorride facendomi spazio.

Verso il tea per tutti a quattro e taglio anche delle fette della mia crostata ormai tiepida. Vedo i due uomini vestiti in nero assaggiare un piccolo pezzo del mio dolce e io sono con il fiato sospeso pregando che gli piaccia. Il signor Beard fa una faccia sconvolta che mi fa rabbrividire, o no, penso dandomi della stupida mentalmente.

- Mi dispiace signor Beard, di solito le faccio più buone di così, mi dispiace tanto - inizio a straparlare cercando di trovare una scusa.

L'uomo si precipita a negare velocemente con la testa per poi rivolgermi un sorriso smagliante che mi lascia del tutto confusa.

- E' la crostata più buona che abbia mai mangiato in vita mia - esclama per poi prenderne un altro pezzo, decisamente più grande del precedente, portandoselo alla bocca.

Io mi lascio andare a un sospiro di sollievo per poi sorridere dolcemente.

- La marmellata è deliziosa - commenta Josh.
- Anche quella l'ho fatta io - spiego.
- Mi ricorda tanto la crostata che faceva mia madre - racconta il signor Whitfield mostrando un sorriso dolce.
- Sono contenta che le piaccia - dico sinceramente ricambiando il suo sorriso.

Finiscono la fetta in brevissimo tempo e quando vedo Josh togliere da una valigetta, che non avevo notato prima, dei fogli capisco che ora si deve parlare di cose serie.

- Signorina Cruz, a quanto ho capito lei fino ad oggi lavorava in un bar nella periferia di Los Angeles, dico bene? - domanda il signor Whitfield mostrandosi particolarmente serio.

Io mi limito semplicemente ad annuire confermando quanto dice.

- Sei stata licenziata perché il proprietario si è rifiutato di tenerti a lavoro nelle tue condizioni, giusto? - continua.
- Esattamente, nonostante abbia dato la mia completa disponibilità fino al termine della gravidanza e anche oltre - spiego cercando mi rimanere il più calma possibile.

L'uomo sorride comprensivo lasciandomi leggermente stupita.

- E' ammirevole da parte sua - commenta.

Lo vedo sistemarsi meglio sulla sedia per poi appoggiare i gomiti sul tavolo iniziando a fissarmi.

- Quello che siamo venuti a proporti è un lavoro decisamente meno faticoso di quello che facevi prima e sicuramente guadagnerai molto di più - inizia a spiegare.

Ascolto molto più interessata di prima appoggiando la schiena alla sedia mentre sorseggio lentamente il tea ancora caldo.

- Dovrai semplicemente preparare una colazione, un pranzo, un pasto a metà giornata e una cena - continua.

Annuisco avendo capito tutto.

- Poi potrà tornare a casa ma dovrà comunque essere sempre reperibile per qualsiasi evenienza - si raccomanda.
- Il nostro capo vuole che ci sia la massima riservatezza quindi non potrà dire a nessuno per chi lavorerà e dove - continua.

Il mio sguardo si posa inevitabilmente su Josh che ha improvvisamente smesso di scrivermi rivolgendomi anche lui uno sguardo confuso.

- Scusi, ma non devo lavorare per lei? - domando confusa.

L'uomo scuote la testa ridacchiando divertito.

- Signorina, siamo sulla stessa barca, anche noi abbiamo bisogno di soldi per le nostre famiglia. Sicuramente io non posso permettermi qualcuno che cucini per me - dice divertito.
- Il nostro capo ci ha incaricato di trovare una cuoca e tu sei capitata proprio nel momento giusto - parla il signor Beard che, fino a quel momento, è stato in silenzio limitandosi ad ascoltare.

Mi lascio andare ad un sorriso contenta di aver trovato finalmente un lavoro che, forse, mi permetterà di condurre una vita migliore sia per me sia per mio figlio. In quel preciso mi acciglio pensando proprio al mio bambino.

- Scusi vorrei farle una domanda se possibile -

Il signor Whitfield inarca un sopracciglio incuriosito.

- Mi dica pure -
- Volevo chiedere se la gravidanza influenzerà in qualche modo il mio lavoro in futuro - chiedo tenendo gli occhi puntati sul suo sguardo.

Anche Josh si volta verso quella che ho capito essere una guardia del corpo. L'uomo si passa una mano sul viso quasi frustrato, io mi lascio andare ad un sospiro rassegnato ma quando quest'ultimo mi rivolge un sorriso rimango sorpresa.

- Per il mio capo non credo che sia un problema, adora i bambini e comunque se ci dovessero essere dei problemi lui sarà sicuramente ben disposto ad aiutarla - spiega gentilmente.

Io automaticamente sorrido ringraziando il dio per questa opportunità.

- Ovviamente per il periodo di maternità resterà a casa e siccome le faremo firmare un contratto il lavoro è assicurato, a meno che lui non la licenzi - si lascia sfuggire una risata.

Deglutisco in preda all'ansia ma la voce del signor Beard mi fa voltare nella sua direzione.

- Non si preoccupi, se cucina il resto come ha cucinato questa crostata non credo che avrà problemi - mi rassicura l'altra guardia del corpo.

Io sorrido ringraziandolo con lo sguardo.

- Allora cosa ne pensa? - mi domanda il signor Whitfield attendendo una risposta.

Il mio sguardo si posa su quello di Josh che sembra essere al settimo cielo, mi lascio andare a un sorriso smagliante e, dopo essermi rivoltata verso l'omone di fronte a me, decido di rispondere.

- Sono molto felice di accettare - dichiaro.

Le due guardie del corpo si rivolgono uno sguardo indecifrabile per poi mostrarmi un sorriso.

- Perfetto! Benvenuta in famiglia - esclama il signor Beard.

Quella frase mi lascia particolarmente colpita e non posso fare a meno di sorridere felice di questo nuovo lavoro. Stringo la mano alle due guardie del corpo per poi abbracciare Josh lasciandomi scappare qualche lacrima commossa.

- Ehi! Non piangere, dovresti essere felice -
- Scusa e che mi sono commossa - affermo allontanandomi per poi asciugarmi il viso.

Il signor Whitfield e il signor Beard sembrano inteneriti da quella scena a giudicare dai loro sguardi. Ciò mi imbarazza molto così abbasso lo sguardo non volendo farmi vedere con le guance rosse. Improvvisamente sento il campanello suonare e inarco un sopracciglio confusa, non aspettavo nessuno.

- Scusatemi - dico per poi dirigermi verso la porta d'ingresso.

Nemmeno il tempo di aprire la porta che vengo afferrata violentemente per un braccio lasciandomi sfuggire un urlo.
 

​Bill Whitfield e Javon Beard

 
   
 
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