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Autore: Blue Fruit    24/09/2017    2 recensioni
Il cielo è pieno di fredde stelle, la casa è come in stasi, pare che si sia persa tra i boschi delle colline.
Il tutto potrebbe apparire dormiente, ma non a me. Lo avverto che qualcosa non va, i miei muscoli sono tesi e pronti a scattare. Non ho che tredici anni, sono agile e veloce. Muovo le gambe per constatarlo e quasi mi viene da ridere.
Non sono veramente qui, non sono veramente io. Tutti i miei incubi vengono ambientati in questa casa.
Ora vorrei svegliarmi, ma non ci riesco.
Genere: Angst, Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogno n. 9



Il cielo è pieno di fredde stelle, la casa è come in stasi, pare che si sia persa tra i boschi delle colline.
Il tutto potrebbe apparire dormiente, ma non a me. Lo avverto che qualcosa non va, i miei muscoli sono tesi e pronti a scattare. Non ho che tredici anni, sono agile e veloce. Muovo le gambe per constatarlo e quasi mi viene da ridere.
Non sono veramente qui, non sono veramente io. Tutti i miei incubi vengono ambientati in questa casa.
Ora vorrei svegliarmi, ma non ci riesco.
Cerco di estraniarmi dalla situazione, di ritrovare la mia coscienza.
Un rumore squarcia il silenzio e mi fa trasalire. Ho veramente paura adesso.
Qualcosa mi sfiora la caviglia e mi metto ad urlare. Mi appoggio al muro e mi sento come in trappola, quasi non respiro.
Scorgo nel buio l’oggetto che mi ha spaventato: è una palla, precipitata dalla soffitta.
Respiro ed inspiro per calmarmi.
Afferro la palla e salgo le scale, molto lentamente. Respiro dalla bocca, facendo un rumore che mi sembra assordante.
La soffitta è buia, non riesco a scorgere niente. Faccio qualche passo e sistemo una scatola che pare essersi rovesciata senza alcun motivo, ci appoggio dentro la palla e mi sento stranamente tranquillo.
Sto per scendere le scale quando noto un piccolo angolo, il più buio, dove ci sono due grossi buchi nel muro, come se qualcuno lo avesse scorticato per poter staccare qualcosa. Cerco di aguzzare la vista, ma proprio non riesco a vedere nulla. Giro la testa verso le scale e mi preparo a scendere, ma la paura mi impedisce qualsiasi movimento, non riesco neanche ad urlare.
Lui è lì, che scende dal muro e si mette a girare in tondo tenendosi le mani strette al petto, urtando i vecchi scatoloni con le catene che è riuscito a staccare dal muro, ma non dai suoi polsi.
La sua figura somiglia a quella di un uomo, ma non ha capelli, non ha occhi e non ha bocca. La sua pelle ha un colore grigiastro.
Sembra non essersi accorto di me, fa qualche salto e si arrampica di nuovo sulle pareti, come in cerca di qualcosa.
Decido di scendere le scale lentamente, senza guardarmi indietro.
Non ho fatto che tre passi quando il suo urlo stridulo esplode per tutta la casa e mi fa correre in maniera disumana.
È esattamente sopra di me, una delle sue catene mi sfiora la testa e un brivido paralizzante quasi arresta la mia corsa.
Mi accorgo solo ora che sto urlando a pieni polmoni, ma non riesco a sentire la mia voce perché quella del mostro copre ogni cosa. È rimasto in soffitta, ma sta seguendo il mio percorso, lo sento, è sopra la mia testa.
Entro in quella che un tempo è stata camera mia e mi chiudo la porta alle spalle. Cado a terra, stremato. Forse sono finalmente al sicuro, non sento più nessun rumore di inseguimento dalla soffitta, nessun urlo.
È solo un sogno, ora devo svegliarmi!
Davanti a me c’è il letto che tanto amavo quando venivo a passare le estati in questa casa.
Mi avvicino, lo sfioro ed è esattamente come me lo ricordavo. E se questa fosse la fine dell’incubo? Magari mi basterà stendermi e tutto questo finirà.
Smuovo per sicurezza le coperte, ma nulla accade. Guardo sotto il letto, ma non scorgo nulla, solo pacifico buio.
Racimolo del coraggio e mi stendo, il letto è fresco e morbido, esattamente come nei miei ricordi.
Forse questa è davvero la fine.
Mi sto per addormentare, non oppongo resistenza.
La consapevolezza di esistere sta tornando. Apro un occhio, è ancora buio. Finalmente quel maledetto sogno è finito. Al solo ricordo la mia mano si muove veloce verso l’interruttore della luce.
Ma non succede niente, la luce non va.
Mi blocco dalla paura: sono ancora lì, nel sogno.
Non faccio in tempo a realizzarlo che noto la porta della mia camera aperta. Chiudo gli occhi e mi mordo il labbro, sussurrando parole di supplica.
Li apro lentamente e quasi mi sento morire dalla paura.
Una figura alta e su due zampe si sta affacciando alla mia camera. Sembra un uomo, ma è ricoperto di pelo e ha il muso di un lupo. I suoi occhi sono inespressivi, non comunicano niente.
È in silenzio, non si muove: osserva e basta. Privo di emozione.
Urlo, urlo con ogni singola fibra del mio corpo e del mio essere, urlo e piango dalla paura, con il cuore che sembra sul punto di abbandonarmi per troppa fatica.
Urlo così tanto che per lo sforzo porto il busto in avanti ed è qui che succede: tutto è fermo, tutto tace. La porta è chiusa, non c’è nessuno. La finestra è aperta, ho di nuovo ottantacinque anni.
Sono sveglio e nella mia camera, mi sembra di sentire il vento sul viso. Mi sembra.
Ma è solo una falsa sensazione.
Cerco di sentire, cerco disperatamente di sentire, di avvertirmi, ma non mi sento. Non ci sono.
Sono morto.

 
Grazie a chiunque abbia letto. Se sarete così gentili da dirmi la vostra su questa storia vi sarò ancora più grata.



Blue.
   
 
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