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Autore: Tulekahju    24/09/2017    1 recensioni
Nel buio del bosco, del cielo nero e del suo vento, un' ombra si stava alzando nell'oscurità. Camminava sull'erba con fare spedito, con un passo talmente felpato da risultare inudibile. Più che camminare sembrava quasi che saltellasse, in bilico tra l'oscurità e la foresta, e stava raggiungendo una casetta persa tra gli alberi.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel buio del bosco, del cielo nero e del suo vento, un' ombra si stava alzando nell'oscurità. Camminava sull'erba con fare spedito, con un passo talmente felpato da risultare inudibile. Più che camminare sembrava quasi che saltellasse, in bilico tra l'oscurità e la foresta, e stava raggiungendo una casetta persa tra gli alberi. Era camuffata molto bene, e solo lei sapeva dove fosse, e infatti la raggiunse velocemente. Ad un certo punto si fermò di fronte ad una lastra di legno e pietra, che non era altro che una porta, e la aprì. Dopo aver chiuso la porta dietro di se, fu buio per un paio di secondi, finché lei non accese le torce all'interno della casa, che oltre a rivelare l’ambiente, pavimentato in pietra e corredato da oggetti e mobili dal sapore esoterico, rivelarono anche il volto dell'ombra: era una volpe, rossa, alta, ritta, con due occhi rossi profondi, e stava tenendo con se una bisaccia di cuoio. La volpe posò la bisaccia vicino ad un altare posto ad un' estremità della stanza, e raggiunse una serie di cerchi in ferro attaccati dall’altra parte. All’interno di quei cerchi c'erano quattro simboli arcani, incisi su dei pezzi di legno decorati da rami secchi, forse presi da qualche vecchio albero, e in mezzo a essi c'era appeso un piatto di ferro. La volpe si avvicinò ai cerchi, posò entrambe le zampe negli spazi in mezzo ad essi, e cominciò a sussurrare dei versi lenti, sommessi e incomprensibili, facendo degli ampi respiri e guardando attentamente i simboli nei cerchi. Tutt'ad un tratto i simboli si illuminarono, e la volpe si allontanò lentamente, spostandosi verso l'altare, e mise una zampa all'interno della bisaccia, tirando fuori del fango rosso. Se ne mise un po’ in bocca e cominciò a masticarlo, con le zampe poste su ambo i lati dell'altarino. Dopo un po’ di tempo la bocca della volpe cominciò a fumare, e a quel punto lei sputò il fango in mezzo all'altare, dopodiché guardò sotto di esso, e trovò un vecchio kantele. Dopo aver preso il kantele, e averlo poggiato su di un ceppo di legno posto al centro della stanza, la volpe mise di nuovo una zampa dentro la bisaccia, e prese della resina luminescente, che si cosparse abbondantemente sulle estremità del proprio corpo, sulle orecchie, sulle zampe e sulla coda. Poi si sedette sul ceppo, e cominciò a suonare il kantele. L'ambiente, sia dentro che fuori dalla casa, venne popolato da un susseguirsi di note assuefacenti, dolci, bizzarre, scaturite dal docile picchiettio delle unghie della volpe sulle corde del kantele, che lentamente cominciò ad echeggiare, sempre di più, in continuazione, sia fuori che dentro alla casa. Nel bosco i rami degli alberi parevano danzare, dondolandosi al ritmo di quella musica, che proseguì per quasi una mezz'ora buona. La volpe poi levò le zampe dal kantele, che stranamente continuò a suonare da solo, sotto gli effetti della resina speciale di cui era ormai quasi imbevuto, e andò nuovamente verso la bisaccia, muovendosi a ritmo, ed estrasse un coltello. Camminando ritmicamente verso i cerchi luminosi la volpe cominciò a cantare, con una voce chiara, acuta e limpida, generando ancor più fervore nel bosco. Mentre cantava ai cerchi luminosi, la volpe avvicinò il coltello alla sua coda, sempre di più, sempre di più, andando avanti e indietro, in un' assurda danza al ritmo del kantele resinato. Poi partì uno scatto, un acuto, e il kantele cominciò a formare degli arpeggi lenti e malinconici. La volpe si era tagliata la coda. Cominciò a zoppicare e a traballare, mentre, sorridente, vedeva la propria coda mozzata muoversi ancora, sempre più a ritmo, danzando alta come una fiaccola nella sua mano. Lentamente posò la coda accanto ai cerchi e raggiunse l'altare dove tirò fuori due  ultime cose dalla bisaccia: un'ampolla riempita con dell'acqua (presa probabilmente dal fiume vicino) e uno scacciapensieri. La volpe riprese il fango rosso e se lo cosparse su tutta la testa, poi bevve l'acqua dall'ampolla, e infine barcollò verso i cerchi. Sussurrando degli strani versi a se stessa, riflessa nel piatto di ferro, la volpe mise le zampe intorno alla propria testa, e cominciò a tirare verso l'alto. Con un sorriso benevolo e gli occhi chiusi, lei continuò a tirare con tutta la forza che aveva, mentre roteava e barcollava al lento ritmo del kantele, del suo eco e della natura esterna, finché poi non partì un altro scatto, e infine il kantele suonò un ultimo malinconico arpeggio, prima di fermarsi definitivamente. Rimase il silenzio, accompagnato dall’ardere delle torce e dai suoni della natura. La volpe teneva la propria testa in aria, sospesa sopra il collo mozzato, che non perse nemmeno una goccia di sangue. I suoi lunghi capelli strusciavano sulla carne viva del collo come le foglie dei ciliegi sui prati in autunno. La volpe poi si inginocchiò, posò la testa sull'altare, mise le zampe su di essa, intrecciandole tra i suoi capelli, e pronunciò una nenia, una sequela di versi cantilenati, monotonali, sotto al solo ritmo della coda mozzata, che dondolava e si muoveva al tempo del vento. Alla fine della nenia si mise in bocca lo scacciapensieri, e cominciò a suonarlo. L’eco di quei lunghi rintocchi si fece strada per tutta la foresta, e tutti gli alberi e gli animali della notte si fermarono, e rimasero in silenzio. Rimasero in silenzio a sentire quei suoni tetri, eppure sereni, che volteggiavano e sventolavano nell’aria come una banderuola sostenuta da un vento sereno. Nella casa i rintocchi dello scacciapensieri facevano sobbalzare le fiamme nelle torce, in un’atmosfera che pareva funerea e dolce allo stesso tempo, tra il sospirare delle ombre nella casa. Allo schiocco dell’ultimo rintocco ritornò il puro silenzio, le torce si spensero, così come i simboli, e la porta si aprì da sola. La volpe prese la testa con la zampa destra, la coda con la sinistra, e infine uscì. Il rituale era appena terminato, e lei voleva respirare.
   
 
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