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Autore: Nene_92    24/09/2017    11 recensioni
[INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE]
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Londra, Giugno 2007.
Sono passati sette anni dalla gara organizzata da Antares che si è tenuta a Villa Black, che serviva per dare un nuovo erede maschio alla famiglia.
Cassiopea e Darius Levenvolde sono ormai sposati da tempo, hanno una figlia di quattro anni e un altro piccolino in arrivo.
Ma una sera, durante una festa organizzata da Cassiopea, un cadavere viene buttato dentro alla piscina, scatenando il panico tra gli ospiti.
E il cadavere, disgraziatamente per la famiglia Levenvolde, è quello di Samuel Larson, cameriere della famiglia da cinque anni.
Chi è stato davvero ad ucciderlo? E perchè? Chi lo sa, magari proprio il vostro OC!
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(La storia, per chi conoscesse la serie, è vagamente ispirata a Devious Maids - Panni sporchi a Beverly Hills. Per chi non avesse letto "Un erede per i Black" è leggibile anche singolarmente)
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La nuova dinastia dei Black'
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Come al solito occhio alle date.
Buona lettura ;) 



- Epilogo -



16 luglio 2007, Dipartimento Auror



"Aaron?"

Facendo finta di non aver sentito quella voce alle sue spalle, l'Auror continuò a percorrere il corridoio.

"Aaron!"

Probabilmente stava peccando di ottimismo nella speranza che prima o poi si sarebbe stufata, tuttavia l'uomo decise di proseguire dritto per la sua strada.

"AARON MORGAN SE NON TI FERMI SUBITO E NON MI STAI AD ASCOLTARE GIURO CHE TI INVESTO!"

Beh, avrebbe dovuto immaginarselo che sarebbe andata a finire così.

Sospirando rassegnato, mentre qualche suo collega allungava il collo per vedere chi stesse facendo quel trambusto - e lo ritirava subito dopo aver ricevuto un'occhiataccia dalla persona in questione - Aaron si girò verso Cassiopea Black, che stava avanzando verso di lui con una sedia a rotelle magica e il piccolo Antares tra le braccia.

"Cassy... non dovresti restare a casa a riposare?" Domandò l'uomo con il tono più paziente che aveva a disposizione "Hai partorito soltanto ieri!"
"Se qualcuno si fosse fermato alla prima chiamata, probabilmente a quest'ora sarei già di ritorno." Rispose lei piccata "Hai problemi di udito per caso?" Domandò ironica.
"Le mie orecchie sono a postissimo, ma grazie per l'interessamento... prego, accomodati." La invitò, aprendo la porta del suo ufficio e facendole cenno di entrare per prima all'interno. "So già cosa vuoi chiedermi Cassy, ma la risposta è no."
"Ma davvero?" Rispose lei indirizzandogli un ghigno "Hai scoperto di avere l'occhio interiore anche tu?" Domandò imitando la voce velata della Cooman.
"No, ma credo di conoscerti abbastanza bene ormai..." Replicò lui "So che hai appena partorito e vorresti Darius a casa qualche giorno per aiutarti, ma ci è stato per più di un mese e ha abbondantemente superato il numero di giorni di ferie che aveva a dispo..."
"Ferie che lui non avrebbe mai preso ma che tu gli hai imposto per qualcosa che non aveva commesso: l'errore quindi sarebbe tuo, non suo... ma ne riparleremo." Lo interruppe a quel punto Cassy "Tuttavia, non sono qui per questo - come ho detto, ne riparleremo. Sono venuta per Julia."



-*-*-*-


"Catalina Lopez, ti presento ufficialmente mio figlio: Antares Altair... Black."

(cap. 19 - Julia Carlisle / Victoria Julia Foster)




15 luglio 2007, San Mungo



Sentendo il cognome che era stato dato al bambino, Catalina sgranò gli occhi per qualche secondo, completamente spiazzata.
"Come?" Domandò incredula, arrestando il suo cammino a metà della stanza di ospedale "Come 'Black'? Porchè? El senior Levenvolde non l'ha riconosciuto per caso?"

Sorridendo divertita da quella reazione tutto sommato giustificata, Cassiopea scosse la testa "Cata... secondo te, se Darius non avesse riconosciuto suo figlio, l'avrei fatto uscire vivo da questa stanza?"

No, in effetti conoscendola una cosa del genere non sarebbe stata possibile.

"E allora porchè...?" Domandò la cameriera spaesata, alternando lo sguardo dal bambino che teneva tra le braccia alla madre, appoggiata alla testiera del letto con un braccio attorno alla vita di Lyra, seduta sul letto accanto a lei.

"E tu Lyra?" Domandò ancora Cassiopea, girandosi verso la figlia, ignorando così l'ultima domanda di Cata "Tu cosa ne pensi? Ti piacerebbe cambiare il tuo cognome in Black? Ti piacerebbe avere lo stesso cognome della mamma anzichè 'Levenvolde'? Ti piacerebbe chiamarti Lyra Black?"
"Lyra Black come la nonna?" Chiese la bambina con tono incerto, voltandosi a sua volta verso la madre che restava immobile, in attesa di una sua risposta "Io... penso di sì... ma perchè?"


-*-*-*-


14 luglio 2007, Villa Abbott - Black


Sentendo qualcuno suonare alla porta, Altair mise da parte il giornale per gettare un'occhiata alla moglie.
"Aspettavi qualcuno cara?"
"Assolutamente no!" Rispose Elizabeth, mentre il campanello suonava nuovamente. "Oh beh, non scopriremo mai chi è se qualcuno non va ad aprire: quindi cosa stai aspettando Black?"

Roteando gli occhi e brontolando qualcosa sul fatto che lui non era il cameriere, l'uomo raggiunse la porta e la aprì, inarcando con aria perplessa un sopracciglio quando si ritrovò davanti ad Alexis Buldstrode.

"Credo che tu sia arrivata dai Black sbagliati." La informò ironico.
"Cassiopea sta partorendo." Fu la risposta sbrigativa di Alexis.
"Ok, allora sei nella Villa Black corretta." Si corresse l'uomo, spostandosi di lato per farla entrare.
"E mi ha detto di darle questo." Concluse l'avvocatessa, allungandogli un foglio di pergamena sigillato, che immediatamente Altair le strappò di mano.

Aveva già una vaga idea di cosa potesse essere. E le due righe frettolose scritte dalla nipote di suo pugno glielo confermarono.

"LIZZIE!" Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, credendo che sua moglie fosse ancora in salotto.
"I miei timpani! Sono alle tue spalle, cretino!" Fu la risposta della donna, comparsa magicamente dietro di lui e già con una borsa tra le mani.

Come cavolo avesse fatto a prepararla in due secondi, sarebbe rimasto un mistero.

"Bene, allora tu vai al San Mungo... io vado al Ministero, a vedere se la mia parlantina funziona ancora." 


-*-*-*-


20 luglio 2007, Casa Larson


A differenza di Sylvia, che era rimasta rintanata da giorni in casa sua e che si era presa qualche giorno di vacanza in attesa di decidere cosa fare, Theophile aveva continuato a recarsi al lavoro come se nulla fosse successo.
In fondo nessuno era a conoscenza della loro relazione. Perciò difficilmente qualcuno sarebbe venuto a chiedere conto a lui.
E sarebbe stato molto più sospetto, se di punto in bianco fossero spariti entrambi dal luogo di lavoro.

Infatti, quasi come a voler dimostrare la correttezza di quel ragionamento, nessun Frederick Selwyn si era presentato fumante di rabbia nel loro ufficio. E nessuno era giunto neanche nella casa durante i pomeriggi, quando il ragazzo tornava a casa dalla compagna.

Fu per quel motivo che entrambi scattarono come molle quando, quel pomeriggio, qualcuno suonò alla porta.

"Tu resta in cucina e fa finta di non esistere" Si raccomandò Theo "Vado io ad aprire: se te la vedi brutta, smaterializzati." Concluse impugnando la bacchetta e dirigendosi verso il salotto.
Se si fosse trattato di qualcuno della famiglia della ragazza, lui avrebbe semplicemente fatto finta di averla vista l'ultima volta in ufficio il venerdì precedente.

Tuttavia, una volta aperta la porta, non si ritrovò davanti a nessun membro della famiglia Selwyn o Burke. Ma semplicemente a Caroline Fisher.

"Signor Larson?" Domandò la donna, allungano il braccio per stringergli la mano "E' un brutto momento?" Domandò poi, notando la leggera agitazione presente sul volto del giovane.
"No, no, si figuri." Rispose lui, continuando però ad impedirle l'accesso alla casa con il suo corpo "Come mai è qui?" Domandò sospettoso.
"Non è stato lei a chiedermi notizie su un possibile divorzio tra due purosangue?" Domandò la donna, continuando a scrutarlo intensamente.
"Ehm... sì, certo." Si affrettò a precisare Theo, anche se con tono vagamente incerto "Perchè?"
"Perchè, se è ancora interessato, avrei delle importanti novità da fornirle."

Senza stare a ragionare ulteriormente, Theo spalancò la porta. "Si accomodi e mi dica tutto."


-*-*-*-

"Dove abitate adesso?" Lo interruppe Cassiopea, riprendendosi quasi di colpo.
Alphard la guardò confuso per un attimo, prima di rispondere titubante "In Irlanda del Sud, a Tralee. E' una piccola cittadina sulla costa... perchè?"
"Voglio parlare con... lei." Rispose la ragazza, portandosi al contempo una mano sul pancione.
"CHE COSA?" Domandò Nihal incredulo, strabuzzando gli occhi e girandosi di scatto.
"Voglio parlare con Selene." Ripetè Cassiopea, con un tono di voce più convinto "E voglio farlo prima del parto. Almeno questo me lo deve."

(cap. Speciale)



Selene_Black Selene Black in Carter    Alya_Carter Alya Carter




11 luglio 2007, Irlanda del Sud, Tralee



"Stai bene?" Domandarono in coro sia Nihal che Alphard, vedendo Cassiopea fermarsi qualche passo più indietro rispetto a loro per appoggiarsi ad un muretto.
"Sono all'ottavo mese e sto per incontrare una donna che non mi ha mai voluto. E' ovvio che sto benissimo." Rispose lei ironica.

Roteando leggermente gli occhi, Nihal tornò indietro per prenderla sottobraccio. "Coraggio Cassy... ormai sei qui. Non avrebbe senso tornare indietro proprio adesso, no?"
"No, infatti. Sono voluta venire io qui. Perciò me ne assumerò le conseguenze... qualsiasi esse siano. Andiamo."






"Mamma? Papà? Alya? Sono a casa!" Urlò Alphard dopo essere entrato in casa, seguito a breve distanza da Cassiopea.

Nihal invece aveva preferito rimanere fuori, nel cortile.
Nonostante Selene Black fosse, di fatto, sua zia di sangue, aveva capito che in quel caso si trattava di una vicenda di famiglia nella quale lui non era coinvolto.

Non appena il ragazzo terminò la frase, una ragazzina bionda fece la sua comparsa in salotto con un enorme sorriso.
"Alph!" Urlò lanciandosi tra le sue braccia e facendosi acchiappare al volo "Sei tornato finalmente! Senza di te qua a casa era un mortorio! Lo sai che la ma..."
La sua parlantina, che sembrava inarrestabile, si spense però all'improvviso, quando notò accanto ad Alphard la presenza di una ragazza bruna a lei sconosciuta.
Per qualche secondo la scrutò intensamente. Poi il suo sguardo si focalizzò in basso, verso il ventre gonfio di Cassiopea.

"Oh oh! Non mi dire che hai una fidanzata e che l'hai messa incinta! La mamma ti farà di sicuro a pezzi! Cavolo, quel bambino diventerà orfano ancora prima di nascere! ... Ma quindi questo significa che diventerò zia?" Continuò mentre il volto le si illuminava, davanti a quella prospettiva "Ok, ti darò una mano per cercare di rabbonire la mamma. Chi lo sa, magari potrebbe anche ammorbidirsi all'idea di un nipotino in giro pe..."
"Dov'è la mamma, Alya?" La interruppe a quel punto Alphard, sapendo perfettamente che se non l'avesse fermata lui la ragazzina avrebbe continuato a parlare all'infinito. "Dobbiamo parlarle." Continuò indicando se stesso e Cassiopea "Prometto che dopo ti racconterò tutto."

Nonostante la situazione paradossale - il ragazzo non l'aveva avvisata dell'esistenza di un'altra sorella - a Cassiopea scappò un mezzo sorriso. Bionda e con la parlantina: la copia al femminile di Altair.

"Sono qui... cos'è che devi dirmi Al?"

L'apparizione di Selene mozzò per qualche secondo il fiato alla Corvonero, che rimase a fissarla, senza riuscire a dire nulla.
E il fatto che la donna la scrutasse a sua volta attentamente, come se potesse trapassarla da parte a parte, non aiutava di certo a distendere la tensione.

"L'hai messa davvero incinta? Mi sembra un po' grande per te..." Fu il commento finale della donna.
Fu quella frase a risvegliare Cassiopea "L'unico che mi ha messo incinta, qui, è mio marito... e comunque tu sei l'ultima che potrebbe giudicare... mamma." Sull'ultima parola non potè che riversare tutto il suo sarcasmo.

Per qualche secondo il silenzio totale calò nella stanza, prima che Selene sgranasse gli occhi sorpresa. "... Cassy."
 
"Te la faccio breve Selene: l'unico motivo per cui sono qui è che voglio sapere chi è davvero mio padre: il mio matrimonio dipende da questo. Poi toglierò il disturbo."

"Allora sei venuta fin qua per niente... Mi dispiace, ma non posso dirtelo."


-*-*-*-


15 luglio 2007, San Mungo


Era da un po' che sia Aster che Cassiopea l'avevano mandata a cercarla: sembrava infatti che la rossa fosse improvvisamente sparita nel nulla.

Tuttavia, quando sentì quei singhiozzi provenire dal bagno delle signore, Lysbeth non ebbe più alcun dubbio: Cecilia si trovava sicuramente all'interno.
Dopo aver bussato - giusto per segnalare la propria presenza e il suo imminente arrivo - la cameriera aprì la maniglia della porta con un pigro colpo di bacchetta.
"Tutto bene Signora Evans?" Domandò titubante, già immaginando quale potesse essere il problema della donna. E sentendosi di conseguenza una stupida a porle quella domanda.
"Sì certo." Si affrettò a rassicurarla Cecilia, asciugandosi frettolosamente le lacrime con la mano. "E ti ho detto un milione di volte di darmi del tu."
"Certe abitudini sono dure a morire." Replicò Lysbeth "Quindi temo che l'appellativo le rimarrà per... cioè, volevo dire ti rimarrà per un bel po'."
"Come mai sei venuta in bagno?" Domandò a quel punto la Weiss, dirigendosi verso lo specchio per sistemarsi il trucco "Merlino! La mia faccia è un disastro!"
"Sia suo marito che la Signora Black la sta... volevo dire... sia Aster che Cassiopea ti stanno cercando." Fu la risposta della cameriera, mentre si portava una mano alla bocca per cercare di non ridacchiare "E credo che Cassiopea voglia chiederti qualcosa di importante..." Aggiunse con tono incoraggiante.
"Probabilmente di fare la madrina al bambino." Realizzò in quel momento Cecilia, sgranando gli occhi per la sorpresa "Ma io non credo di volerlo fare..." Continuò tirando su col naso.
"Solo perchè fino ad ora non sei riuscita a diventare madre?" Replicò Lysbeth "So che il mio consiglio non è richiesto... e probabilmente, visti i trascorsi con la vostra famiglia non è neanche la situazione ideale, ma tu sei sempre stata brutalmente sincera con me, perciò voglio fare altrettanto. Magari nel tuo futuro non è previsto essere madre, anche se nessuno può saperlo davvero. Ma cosa ti impedisce di viverti a pieno l'essere zia? E poi, non è mai detto. Perchè adesso non vieni a conoscere tuo nipote, intanto?"


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17 luglio 2007, Dipartimento Auror


"Insomma Aaoron fermati!" Urlò Melisandre, iniziando a rincorrere l'Auror per i corridoi del Ministero.

Sbuffando, l'uomo rallentò appena il passo per permetterle di raggiungerlo, domandasi cosa potesse aver fatto di male per meritare un simile trattamento.
Insomma, nella sua vita non era presente una donna da un bel po' di tempo, eppure erano due giorni di seguito che diverse appartenenti alla categoria gli correvano dietro per i corridoi del Dipartimento, urlandogli addirittura degli ordini.

Quando la detective riuscì finalmente a raggiungerlo, l'uomo le indirizzò un sorrisetto ironico. "Qualcosa nella lettera che ti ho scritto non ti è chiaro Lissa?"
"No che non mi è chiaro!" Sbraitò la donna "Cosa significa che il Dipartimento non muoverà ulteriori accuse contro Julia / Victoria e che verrà liberata entro poche ore? E tutto il lavoro che abbiamo fatto in questo mese?" Continuò a domandare incredula.
Davanti a quella esternazione, completamente prevedibile, Aaron le rivolse un ghigno divertito "Buffo che me lo chieda proprio tu Mel. Non sei tu che sei stata ingaggiata dai Levenvolde?"
"Sì ma..." Provò ad obiettare la donna, prima di venire interrotta.
"Cassiopea si sente in colpa per quello che è successo." Spiegò Aaron. "E quindi ha cercato una scappatoia... che, ovviamente, ha trovato. Ancora non capisco perchè quella donna non sia diventata avvocato, ma alla fine ringrazio di non dovermela trovare contro in tribunale... " Concluse borbottando a mezzavoce.
"E perchè si dovrebbe sentire in colpa?" Domandò Melisandre incredula "Voglio dire... si è scoperto che aveva ragione no? Suo marito era innocente e se lei non si fosse intestardita a dimostrarlo, adesso ci sarebbe Darius al posto di Julia... quindi di cosa si dovrebbe sentire in colpa?"

Battendole una mano sulla spalla, l'Auror le rivolse un'occhiata strana "Lissa... Samuel Larson è stato un loro dipendente non per un giorno, ma per ben cinque anni. E in questi cinque anni ne ha fatte di tutti i colori, come stiamo scoprendo man mano dalle indagini. Cassiopea si sente in colpa per il fatto di non essersi accorta di nulla: Samuel ha ricattato Julia mentre lavorava per lei... e per una come la Black, che sa cosa succede al Ministero ancora prima che lo sappia il Ministro stesso, non sapere cosa succede in casa propria è completamente inaccettabile." 


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"Come puoi vedere è indirizzata ad 'A. Black'." Gli fece notare Cassiopea, indicando ad Altair il punto dove si trovava il destinatario con l'indice. "E non essendo presenti dei segni di riconoscimento ulteriori - come ad esempio la data di nascita - potresti essere benissimo anche tu."

(da cap. 17 - Darius Levenvolde)



Quando aveva proposto l'idea dell'associazione a Kingsley, Cassiopea non si era aspettata di certo di ricevere immediatamente il suo appoggio. Si trattava pur sempre di un appartenente alle Sacre 28. E per di più uomo.
Invece, proprio quell'uomo, l'aveva totalmente spiazzata. 
"Ha il mio totale appoggio, signora Black."

(da cap. "Speciale")


15 luglio 2007, Ambasciata Magica Russa


"E' l'ultimo?" Domandò Darius a suo padre, apponendo per l'ennesima volta la propria firma sui fogli che avrebbero sancito definitivamente l'annullamento del matrimonio tra lui e Cassiopea.
"Sì, con questo abbiamo finito." Confermò Alexej, ancora vagamente incredulo per la situazione.

Era stato Darius stesso a presentarsi da lui quella mattina, dichiarando esplicitamente di 'volerla finire una volta per tutte con quella storia'.

"Hai fatto la scelta giusta Darius, quella donna non è mai stata adatta a te." Gli disse l'uomo, dando al figlio una leggera pacca sulla spalla. "Adesso che finalmente il vostro matrimonio è nullo potrò trovarti la moglie perfetta. Peccato solo che tu ci abbia messo sette anni per capirlo."

Giocherellando con la piuma di pavone ancora sporca di inchiostro, Darius gli indirizzò un piccolo sorriso.
"Oh, sono sicuro che la donna che scegliereste per me sarebbe di sicuro un'ottima scelta, padre." Iniziò lentamente "Peccato per l'esistenza di un piccolo problemino: io sono già sposato."
Davanti a quella frase apparentemente senza senso, Alexej inarcò un sopracciglio. "Hai appena firmato i fogli per l'annullamento... come fai ad essere ancora sposato?" 
"Quello che voi dite è vero." Replicò l'Auror "Ma io ho firmato i documenti per l'annullamento come Darius Levenvolde. Peccato che quel cognome non mi appartenga più da anni."
"Non capisco..." Fu l'unica risposta del Ministro.
"Vede, signor Levenvolde... subito dopo il mio matrimonio con Cassiopea Black, io... sono stato adottato. Da Altair ed Elizabeth Black. Anche se non abbiamo mai reso la cosa pubblica." Fu la semplice spiegazione di Darius. "Quindi è ormai da cinque anni che io non sono più Darius Levenvolde. Pertanto, la nullità del matrimonio... è nulla. Interessante gioco di parole, vero?"

Per qualche secondo il silenzio totale calò nella stanza, mentre l'Auror, per paura di qualche ritorsione da parte del suo padre biologico, stringeva la mano sulla bacchetta che aveva sotto al mantello.

Ma Alexej si riprese parecchio in fretta, mentre un sorrisino compariva nuovamente sul suo volto. "Per una adozione del genere serviva la liberatoria del capo famiglia, ovvero la mia. E io non te la darò mai. Pertanto... non è valida."
Fu il turno di Darius di sorridere "Ma tu me l'hai già data: ricordi quando ho partecipato alla gara di Antares? Tutti i partecipanti dovevano presentare quella liberatoria firmata dal proprio capo famiglia, che autorizzasse il passaggio da una famiglia all'altra in caso di adozione. E tu l'hai firmata."
"Ad Antares, non ad Altair Black!" Replicò l'uomo "Un uomo che è già nella tomba da 7 anni! O vuoi forse dirmi che ti ha adottato il suo fantasma?" Domandò con scherno.
"No, voglio solo dirti che dovresti stare più attento a ciò che firmi: la liberatoria era indirizzata semplicemente ad 'A. Black'. P
ertanto, anche ad Altair." Lo informò Darius "L'adozione è perfettamente valida. E di conseguenza lo è anche la seconda cerimonia di nozze, che io e Cassiopea abbiamo celebrato il giorno dopo quelle pubbliche, alla presenza del Ministro Inglese in persona. E' per questi motivi che sono già sposato."


-*-*-*-


Nicole non tornò subito.
Dopo un arco di tempo giudicato idoneo, e con una bruttissima sensazione nel petto, Candice andò a cercarla.
Trovandola schiacciata contro a un muro, mentre si dimenava cercando di sfuggire alla presa di un ragazzo palesemente ubriaco che la stava palpeggiando senza vergogna e che cercava contemporaneamente di sfilarle la gonna. 

Un ragazzo che Candice conosceva benissimo.
Elliot Florence.

Circa un'ora dopo la tuonoalato, in un tetro ufficio del Ministero della Magia Americano, stringeva Nicole a sè, tra un abbraccio e una coperta, cercando di rassicurarla con parole che però suonavano vuote pure a lei.
"La pagherà Nicole. Non so come, ma ti prometto che la pagherà."

(cap. 16 - Candice Sutherland)



16 luglio 2007, Azkaban


"Florence? C'è una visita per te nella saletta apposita! E devo dire che è anche una bruna piuttosto carina!" Lo informò un Auror con voce palesemente divertita "Stai per caso diventando una star? Hai più visite tu da solo che metà dei tuoi compagni di cella!"
"Che vuole farci Mars? Sarà colpa del mio irresistibile fascino!" Replicò lui cercando di pavoneggiarsi.

Era da giorni, dopo che aveva ricevuto quel pacco contenente fogli vuoti, che Elliot aspettava un segno qualsiasi.
E nel frattempo stava cercando di auto convincersi che in realtà quella di Cassiopea Black fosse stato soltanto un modo per cercare di intimorirlo.
In fondo era passato parecchio tempo dalla sua visita. E ancora di più da quella di Alexis.
Eppure nulla era ancora successo. Suo fratello lo avrebbe informato di sicuro, in caso contrario.

"Oh! A proposito!" Lo informò la guardia acchiappandolo per un braccio e impedendogli così di recarsi immediatamente verso la saletta "Da oggi pomeriggio non sarai più solo in cella: sono sicuro che apprezzerai la compagnia. Puoi andare."

Stranito da quella frase sibilina, ad Elliot non rimase altro da fare che recarsi dalla sua misteriosa visita.

"Io ti ho già visto." Commentò poi, una volta trovatosi davanti alla ragazza bruna. "Non eri venuta a trovarmi anche pochi giorni fa?" Domandò inclinando la testa, mentre un sorrisetto impertinente si affacciava sulle labbra della ragazza in risposta.
"Chi lo sa... può essere." Replicò Candice, senza però specificare il suo nome.
"E come mai sei tornata così presto? Sentivi per caso la mia mancanza?"
Continuando a sorridere, la cameriera scosse con vigore il capo "In realtà è difficile sentire la mancanza di persone come te al mondo Florence. Sono venuta qua soltanto per fare un favore ad una amica... hai ricevuto per caso un pacco pieno di fogli di pergamena vuoti, di recente?"

Elliot, a quella domanda, non rispose. Ma il suo silenzio parlò per lui.

"Dalla tua espressione direi di sì." Commentò Candice "Bene, ti dirò la formula per far comparire ciò che serve. E' Black's revelio: non serve la bacchetta magica per attivarlo. Sono sicura che la troverai molto utile." Lo informò senza mai smettere di sorridere. "E, ovviamente, buona permanenza in prigione." Concluse prima di alzarsi in piedi ed andarsene, ignorando i richiami dell'uomo.

Cinque minuti dopo, proprio mentre le prime parole comparivano su fogli di pergamena, la porta della cella di Elliot venne aperta dagli Auror che trascinarono dentro suo fratello Isaiah, a sua volta ammanettato, che si dimenava con tutte le sue forze.
"Te l'avevamo detto che avresti avuto compagnia. Non siete felici della reunion familiare?"
"Ma che cosa...?"



Al mio giornalista ficcanaso preferito.

Lo sai che è stato eletto da poco il nuovo Ministro Magico Americano?
Naturalmente è stato immediatamente informato di tutti i casi che tuo fratello ha insabbiato per proteggerti (e che ti ho prontamente allegato nella scatola)... e non vede l'ora di poterli rianalizzare.
Immagino che, nel tempo che trascorrerete nelle celle inglesi, tu e tuo fratello avrete modo di prepararvi una strategia difensiva convincente.
Ma, nel frattempo, buona permanenza in prigione.

C.B. (in B.)




-*-*-*-


"Allora signor Larson, ha deciso cosa fare?" Domandò Alexis.
"Accetto il risarcimento, ma voglio che nella somma sia presente uno 0 in più." Rispose lui deciso. 
"Molto bene. Ma lei deve firmare un accordo dove, qualsiasi cosa succeda o si scopra in futuro tramite le indagini, si impegnerà a non chiedere più nulla ai miei assistiti e a ritirare ogni denuncia nei confronti di Darius Levenvolde o di chiunque altro dovesse risultare colpevole. Niente denuncia, niente risarcimento, niente carcere. Accetta?" 
"Dove devo firmare?"

(da cap. 15 - Theophile Larson)



17 luglio 2007, Dipartimento Auror


"Complimenti signorina Foster: lei è una donna libera."

Sentendo e vedendo la figura di Alexis dietro alle sbarre pronunciare quella frase e fare un cenno ad un Auror di aprire la gabbia - ordine che l'uomo eseguì prontamente - Julia ebbe per qualche secondo il dubbio di essere stata lei, ad ingerire la droga che aveva creato apposta per Samuel.

Invece era la realtà: Alexis Buldstrode era davvero lì, con un ordine di rilascio in mano e pronta a parlare a nome della famiglia Levenvolde.

"Come... come è possibile che io sia libera?" Domandò la medimaga incredula, una volta che lei e l'avvocatessa uscirono dal Dipartimento Auror.

L'unica cosa che Julia voleva era ritornare a casa per riabbracciare le sue figlie, ma non poteva farlo prima di avere capito cosa fosse esattamente successo.
Ed essere sicura che quella bruttissima storia fosse davvero alle sue spalle.

"Lo sa che ormai da alcuni anni lo stato di servitù degli elfi domestici è stato abolito?" Le domandò, senza un apparente senso, Alexis.
"Sì, certo... subito dopo la Seconda Guerra Magica per opera di Hermione Granger." Rispose Victoria perplessa "Ma questo cosa c'entra con me?"
"La servitù è stata abolita, ma molte leggi non sono ancora state abrogate." Spiegò la purosangue.
"Continuo a non capire."
"Samuel Larson era un domestico. E in mancanza di norme che regolano la materia, vengono applicate per analogia quelle più simili. Tempo fa, la famiglia di mio cugino ha risarcito sia la vedova che la famiglia di Samuel Larson, con la clausola che, chiunque si fosse rivelato essere colpevole della sua morte, non sarebbe più stato affar loro. In questo modo, la 'proprietà' del domestico è passata ai Levenvolde. Perciò, allo stato attuale delle cose, è come se lei avesse ucciso il loro elfo domestico. E, di conseguenza, sono loro a decidere l'eventuale risarcimento che lei dovrebbe dare alla loro famiglia. Venuti a conoscenza di tutta la sua storia, hanno deciso di ritirare ogni denuncia. Se non c'è denuncia, non c'è processo. E se non c'è processo, non c'è neanche pena. Perciò glielo ripeto, signorina Foster - o preferisce Carlisle? - Lei è una donna libera."


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qualche mese dopo, Winzengamont - Dipartimento Legislativo


Vedendo gli occhi di suo marito scrutarla con astio qualche fila più in basso, Sylvia venne colta dalla volontà di fuggire a gambe levate.
E stava davvero per farlo, ma una mano calda si posò sulla sua, iniziando a massaggiarle il palmo col pollice.
Girandosi, la donna si ritrovò così accanto al volto familiare e confortante di Theo.

"Andrà tutto bene, ne sono sicuro." Dichiarò il ragazzo, indirizzandole un sorriso e sporgendosi appena per baciarla.

Bacio al quale Sylvia rispose immediatamente, anche se leggermente titubante, mentre sentiva lo sguardo di Frederick perforarle la nuca.

Non era più tornata a casa dal marito.
Quando sia lui che la sua famiglia avevano scoperto cosa aveva fatto, le cose si erano fatte difficili. Sia i suoi genitori che Frederick, infatti, avevano provato in tutti i modi ad avvicinarla - con visite poco gradite anche in ufficio - per cercare di convincerla a tornare a casa, da suo marito.
Ma, nonostante tutto, non aveva mai ceduto alle loro pressioni.
E, nonostante fosse ancora legata formalmente con un matrimonio ad un uomo che non aveva mai voluto, Sylvia aveva iniziato a vivere la sua vita  come aveva sempre desiderato, accanto all'uomo che amava e alla luce del sole.
E aveva tutte le intenzioni di difendere ciò che aveva costruito.
Soprattutto in quel momento.

Aveva infatti scoperto da poco di essere incinta.

Perciò, nonostante tutto sembrasse essere contro di loro e la loro storia e ogni fibra del suo corpo le urlasse di scappare lontanissimo per preservare se stessa e la vita che le si era formata nel grembo, aveva deciso di rimanere lì, in Inghilterra.

Soprattutto dopo la visita di Caroline Fisher. Che era lo stesso motivo per cui quel giorno, anzichè restare a casa a riposare come avrebbe voluto Theo, si trovava lì, al Dipartimento Legislativo del Winzengamont.
In attesa di una sentenza che, se fosse passata, avrebbe potuto cambiare finalmente le carte in tavola sulle regole del matrimonio nel mondo magico purosangue.

Distogliendo lo sguardo sia dal suo compagno che da suo marito, Sylvia allungò il collo verso il basso dove, al centro della stanza circolare, si trovavano in quel momento Cassiopea e Darius Black, insieme ad Alexis Buldstrode e a Caroline Fisher.

"Per quanto voi possiate scervellarvi sulle questioni di nullità e simili" Stava argomentando Caroline "Non capirete mai se il matrimonio tra Darius e Cassiopea Black sia nullo oppure no, semplicemente perchè la questione è troppo fumosa per essere definita. Si sono sposati due volte, cosa che non sarebbe consentita, eppure l'hanno fatto. Con due cognomi diversi e alla presenza dello stesso Primo Ministro, che ha officiato personalmente la seconda cerimonia. Pertanto il matrimonio è valido. Eppure, queste carte, firmate da Darius Levenvolde, ne provano la nullità. Peccato che la persona fisica, Darius Levenvolde, non esista più da sette anni, essendo stato sostituito da Darius Black. Certo, se esistesse un metodo alternativo - come ad esempio il divorzio - entrambi potrebbero porre fine a questa situazione di incertezza chiudendo la cosa e risposandosi, ricominciando così da capo. Peccato che questo strumento non esista."

"Allora, signori, come intendete agire per sanare questa situazione di totale incertezza?"



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Ebbene sì, ci siamo: ho concluso anche questa interattiva.
Non è la prima e non sarà neanche l'ultima, tuttavia l'emozione è sempre più o meno la stessa.

Desidero ringraziare le 11 autrici che inviandomi i loro personaggi hanno reso questa storia possibile, seguendomi dall'inizio alla fine - Skystorm, Blackwhite, Cody, Grimilde, Shiory, Carme, Ladra, Leda, Secrety, Signorina e Clove.

Ringrazio Hailey per aver sempre recensito anche se non iscritta.

Ma soprattutto (senza nulla togliere agli altri personaggi) ci tenevo a ringraziare lei, Justsay: nel momento in cui ho letto la scheda di Julia mi sono detta "ecco l'assassina perfetta". Quindi grazie davvero per avermi spedito la "vittima sacrificale" (poveretta, non l'ha saputo neanche lei fino all'ultimo, scoprendolo insieme a tutte voi) ma, soprattutto, per non essere mai sparita.
Avevo stabilito altri 2 possibili assassini "per riserva" ma la storia avrebbe perso molto del suo spirito.

Inoltre ringrazio anche i 45 che, tra seguite, preferite e ricordate hanno seguito la mia storia e anche tutti gli altri lettori silenziosi
(non mi dispiacerebbe avere anche un vostro parere, se mai vorreste dedicarmi 2 minuti del vostro tempo).

Lo so, alcune situazioni sono rimaste in sospeso, ma non temete, le concluderò con le OS! (d'altra parte la storia era sull'omicidio, tutto il resto era solo di contorno).

Detto ciò ci vediamo presto con i nuovi capitoli di Grimm, con la selezione della nuova storia e, per chi ancora aspetta, con le recensioni che devo lasciare (scusate Mary e Signorina, prometto che arrivo!) ;)


Ciaooo!


  
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