Crini dorati su dorsi color lilla
Cado al tappeto,
rialzo il volto arrugginito.
Sento l’alba cantare, sotto il peso del mortaio,
la danza nascere e risorgere, stretta tra le funi del melo
storto e cadente.
Un bagliore illumina quel prato, quel sogno.
Bianco
Il candore dell’amore,
il dolce puledro sull’asfalto,
cadi, ti rialzi, nasci di mattina
stoffa dei miei sogni,
quel cappuccino intinto nei pensieri,
nuvole viola degli sguardi congiunti,
occhio rosso, drogato d’amore,
mi soffi la pelle come un’arpa,
mi tieni le dita in un bacio di piume, di spille
di spilli, mi accarezzi e corri, ti nascondi,
mi culli tra le morbide nuvole che tieni
palloncini sfusi dalla nostra infanzia
colorata, mi guardi
come mai mi vuoi?
Mi guardi
Perché me lo chiedi?
Aranciato il tuo volto,
la pelle sopraffina, l’alito
di fragola di bosco
l’intreccio mai visto,
la lingua impastata negli anni
che feroci
ci allontanano tanti,
baci sulle guance.
Nota dell’autore: Niente, non ce la faccio, non ce la faccio ad aspettare troppo tempo tra una poesia e l’altra! Questa la avevo composta il primo giorno di vacanza durante un lungo viaggio in treno con la pioggia che non voleva saperne di smettere… un intero viaggio con la pioggia, pioggia che devo dire amo particolarmente e mi è sempre d’ispirazione; e ho partorito così questa poesia, che sapevo già da quel momento avrebbe trovato posto in questa raccolta e la avrebbe sicuramente impreziosita, aggiungendosi a questo nuovo filone della poesia di Diademi di Quetzal. Un abbraccio forte!