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Autore: Martocchia    25/09/2017    0 recensioni
Ojos de Cielo è il racconto di un amore, di due ragazzi, ma anche la storia di una canzone e di quante sue simili essa possa contenere. Questo è il racconto di come la musica possa radicarsi così in profondità da diventare linguaggio e linfa vitale, legame di un amore fresco come le rose bagnate dalla rugiada.
I primi capitoli potrebbero lasciarvi un po' interdetti, ma vi invito a proseguire, ad andare oltre ciò che appare e ad immedesimarvi nei personaggi che ho creato, i quali non sono poi tanto lontani dalla realtà...
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Sì, alla fine l’ho ammesso. Ormai era chiaro come il sole e fare finta di nulla sarebbe stato totalmente inutile. Eppure ora che ho accettato i miei sentimenti vedo e provo tutto in modo diverso, come se fosse amplificato. Forse sono impazzita, non ho dormito molto, ho qualcosa sullo stomaco… Oppure è vero che quando si è innamorati cambia tutto.
Non so assolutamente cosa fare, come comportarmi… In questi giorni a scuola ho cercato di essere normale e di non fare nulla di strano, ma non è servito a molto: le cose fra me e Luca sono evidentemente cambiate. Nei nostri discorsi ci sono più silenzi imbarazzati, quando siamo nella stessa stanza non faccio altro che cercarlo con lo sguardo per poi scoprire che lui sta facendo esattamente la stessa cosa. Lui mi tratta con una delicatezza ancora più disarmante e mi accompagna sempre più spesso in ospedale da mia nonna. Vorrei e forse dovrei fare qualcosa per smuovere questa condizione di stallo, ma non so come e questa questione sta cominciando ad angosciarmi: Luca ha fatto la sua mossa, a rigore di logica ora toccherebbe a me… Se non faccio qualcosa lui potrebbe stufarsi e si tornerebbe al punto di partenza, se non peggio: potrei perderlo anche come amico.
Sto rimuginando su queste cose, guardando fuori dalla finestra della camera d’ospedale di mia nonna quando sento qualcuno schiarirsi la voce. Mi volto verso la porta e ancora una volta vi trovo davanti il don.
Sorrido contenta e corro ad abbracciarlo.

-Sei passato di qua di nuovo? Come mai? -.

-Un uccellino mi ha detto che sei sempre qui e sono passato a vedere come stavi. – risponde scompigliandomi i capelli.

-Di sicuro sto molto meglio dell’ultima volta che sei venuto a trovarmi, ma le condizioni di mia nonna non sono cambiate. Mia mamma e le zie stanno pensando di staccare le macchine… - gli confido, dopo essermi seduta stancamente su una sedia.

-E tu cosa ne pensi? -.

-Penso che sia inutile tenerla legata così al mondo, senza la possibilità di vedere il sole, il cielo. Voglio che trovi la pace. – dicendo ciò prendo una mano di mia nonna fra le mie.

-Però, correggimi pure se sbaglio, non erano questi pensieri a tormentarti poco fa… -.

-Esattamente, hai ragione, come al solito. – sospiro.

-Hai voglia di parlarne? – mi chiede, senza alcuna pretesa.
Annuisco e lui si accomoda accanto a me, pronto ad ascoltarmi ancora una volta.
Penso a tutte le volte che lo ha già fatto, sempre disponibile, sempre con un consiglio e con le parole giuste per smuovere l’animo delle persone. Non è perfetto ovviamente, sa essere molto disordinato e smemorato, ma non si può biasimarlo, visto tutto il lavoro che ha da fare. Me lo immagino a fare il padre: sono convinta che sarebbe uno di quelli buoni, anche se in realtà lo fa già con tutti i bambini e i ragazzi che passano per l’oratorio. Io lo considero come una sorta di secondo papà… Con tutto ciò che ha fatto per me è il minimo…

-Don, ti ricordi quando mi hai detto che sembravo innamorata? Beh, lo sono davvero. Mi ci è voluto un po’ per capirlo e ammetterlo, ma, ecco, sì, sono innamorata. -.
Il don si illumina immediatamente alle mie parole, ma non parla ancora: vuole che continui.
-Io sono abbastanza sicura di essere ricambiata, però non so come comportarmi… Non vorrei essere troppo avventata e rovinare tutto. In fondo non me l’ha detto esplicitamente… E se avessi interpretato male, perderei anche un amico oltre che rimanere con il cuore spezzato… -.

-Pera! – mi interrompe lui, guardandomi severamente. -Cosa ti avevo detto a proposito del pensare troppo? -.

-Che la devo piantare di farmi tanti problemi… - borbotto imbarazzata.

-Allora finiscila di fare la pera colossale e fai semplicemente ciò che ti dice il cuore. Stai tranquilla che non si sbaglia. Se è vero che anche lui prova qualcosa per te, allora non devi preoccuparti: andrà tutto per il meglio. -.

-Hai ragione. Mi sono lasciata prendere dal panico. – rido sollevata, ma improvvisamente mi rendo conto dell’anomala temperatura della mano di mia nonna. – La sua mano è gelida, non è mai stata così fredda… - esclamo. Il don si avvicina, tocca anche lui la mano, sente il polso e poi avvicina l’orecchio al viso di mia nonna: impallidisce.

-Don? Cosa succede? – chiedo con voce tremante.

-Non è possibile… Perché i macchinari non hanno suonato? – dice invece lui, premendo poi il campanello d’emergenza. In pochi secondi la stanza è gremita di medici, indaffarati intorno al letto. Hanno le facce scure e scuotono la testa… Mi metto a piangere: ho capito, ma non voglio crederci.

-Che cosa è successo? Non è morta, vero? – chiedo al don fra i singhiozzi. Non mi risponde, abbassa lo sguardo triste e cerca di abbracciarmi. – No. Ti prego dimmelo! – esclamo, alzando la voce.

-Mi dispiace Clara… Tua nonna è morta, ha trovato la pace che speravi per lei. – e finalmente mi lascio abbracciare, mentre, paralizzata dal dolore, perdo lentamente conoscenza.

   
 
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