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Autore: MaryFangirl    25/09/2017    0 recensioni
Al liceale Light Yagami viene dato il compito di fare da cicerone a Ryuzaki, nuovo ed eccentrico studente, e i due non vanno esattamente d'accordo...all'inizio. (AU ambientata al liceo).
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri personaggi, L, Light/Raito | Coppie: L/Light
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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L

 
Qualcosa dentro di lui si era rotto. Nella settimana che seguì quello che aveva cominciato a definire il Confronto, L si rifiutò di tornare a scuola, decidendo invece di raggomitolarsi sotto le coperte o sul divano. Fino al punto in cui Watari lo minacciò di tornare in Inghilterra se non avesse cominciato a parlare con lui, con i ragazzi, con chiunque. La persona con cui voleva parlare di più era Light. L'unico problema era che la persona con cui aveva meno voglia di parlare era sempre Light. Si biasimava per quello che era successo. Se qualcuno fosse morto per davvero, L non sapeva cos'avrebbe fatto. Era sicuro che anche Light lo biasimasse. Sembrava l'unica spiegazione visto che non gli aveva neanche scritto. Aveva troppa paura di chiamarlo. Troppa paura di sapere. L stava iniziando a pensare che tornare in Inghilterra sarebbe stata la cosa migliore, dopotutto. L'unica cosa che lo fermava era Light. Ogni secondo lo trascorreva a pensare che Light lo odiasse, che lo incolpasse ed era un'agonia. Secondo Watari, tutto stava succedendo perché aveva perso lo yin al suo yang. O una qualche insensatezza filosofica del genere. Ma, onestamente? Era esattamente quello il motivo per cui le cose non andavano. Aveva quasi perso Light, e non poteva sopportarlo. Il fatto che fosse colpa sua rendeva tutto peggiore. Iniziava lentamente a convincersi che stare alla larga sarebbe stata la scelta migliore per entrambi.

 
 
Light

 
Stava male. Incredibilmente male. La mattina dopo l'incidente al magazzino, Light si svegliò con la febbre a 39°. Dopo tre giorni trascorsi a rigirarsi e agitarsi, pieni di incubi dovuti alla febbre di assassini e morte, finalmente terminò. Quando si riprese abbastanza da formare frasi coerenti, e perfino a pensare lucidamente, Light non era comunque in condizione per tornare a scuola. Suo padre incolpava le ceneri e il fumo. Sua madre incolpava lo stress. Lui incolpava se stesso. Perché aveva fatto tutto quello? Perché aveva pensato di poter risolvere il caso da solo? Ryuzaki aveva fatto lo stesso, ma almeno non si era mosso da solo. Aveva avuto Misa e quelle...altre due persone, su cui Light era ancora davvero confuso. Lui, invece, aveva voluto fare tutto da solo; non come un lupo solitario, ma come uno stupido. Tutto avrebbe potuto andare in maniera diversa se avesse semplicemente parlato con Ryuzaki prima. Se gli avesse raccontato il suo piano, se non avesse tentato di fare l'eroe. Se avesse avuto più fiducia in lui, tutto avrebbe potuto essere diverso...
Misa e Kiyomi gli fecero visita dopo cinque giorni, e fu anche finalmente liberato dalla quarantena. Le due lo informarono che Ryuzaki non era andato a scuola. Non fu sorpreso per niente. Light pensò che avrebbe evitato chiunque per un po'. Immaginò che Ryuzaki fosse arrabbiato con lui, che lo incolpasse tanto quanto Light incolpasse se stesso. Perché non lo aveva chiamato o non gli aveva scritto, altrimenti?
Misa lo assicurò più volte che lei non incolpava né lui né Ryuzaki, e che era incredibilmente grata che fossero andati a salvarla. Perfino Kiyomi lo abbracciò, dicendogli che erano stati coraggiosi. Lo informò con riluttanza che lui e Ryuzaki facevano una bella coppia. Lui le disse di non sperare troppo. Se Ryuzaki gli avesse mai parlato di nuovo, sarebbe stato fortunato. Light non riusciva più a sopportare il silenzio tra loro, ogni secondo in cui non chiamava Ryuzaki era doloroso. Tentò di tenersi occupato, facendo quanti più compiti scolastici poteva. Senza lasciare alcuno spazio per l'autocommiserazione o per il dubbio. Continuando a studiare, tutto sarebbe andato bene. Disse ai suoi parenti che non poteva rimanere indietro solo perché era malato; disse a se stesso che tutto quel lavoro gli era d'aiuto.

 
L

 
L entrò in cucina alla ricerca di gelato. Aveva letto da qualche parte su Internet che i sentimenti infranti potevano essere sistemati con il gelato. Quando aprì il congelatore, Watari si schiarì la gola dal salotto. L sospirò e arrancò verso il divano, portandosi le ginocchia al petto come al solito, "Cosa c'è, Watari?"
"Penso che dovresti parlare con qualcuno" ripeté il suo nuovo mantra preferito senza nemmeno alzare gli occhi dal giornale, che quel giorno era in russo.
"Penso che dovrei mangiare il gelato che c'è nel congelatore" replicò L, facendo per alzarsi. L'altro piegò il giornale e lo guardò negli occhi. L si risedette.
Watari tentò di porgergli il telefono, "Chiama Light"
L guardò il telefono e sentì l'improvvisa necessità di vomitare, "No"
"Chiama Light" ripeté.
"No" ribadì. Watari non si mosse. L sospirò, "Pensavo che avessi detto che lui ha offuscato il mio giudizio"
"Ho detto che ero deluso per il fatto che gli avessi permesso di offuscare il tuo giudizio" lo corresse Wammy, "La chiave per una relazione felice è riuscire a prendere le decisioni insieme, cosa che tu non hai fatto. Invece hai lasciato che lui e i suoi bisogni annebbiassero i tuoi pensieri. Se lo avessi ascoltato e ti fossi fatto ascoltare, tutto questo si sarebbe potuto evitare"
"Quindi è colpa mia" L si morse l'unghia del pollice.
"È colpa di entrambi allo stesso modo" replicò, "Chiamalo"
"Lo chiamerò più tardi. Lo prometto" L non sapeva se stesse mentendo o no, per il momento voleva solo stare solo con i propri pensieri. E mezzo chilo di gelato.
 

Light

 
Dopo una settimana lontano da scuola, la madre di Light entrò in camera sua, interrompendo il suo studio, "Penso che dovresti chiamare Ryuzaki"
"Te l'ha detto papà?" replicò Light aspramente.
"Non scherzare" lo riprese, "tuo padre odia vederti così tanto quanto me. Incolpa Ryuzaki perché non sopporta di incolpare nessun altro"
"Chi se ne importa" Light roteò gli occhi, non pronto a quella conversazione.
"Per favore, chiamalo. Sono sicuro che vuole sentirti quanto tu vuoi sentire lui"
Light sbuffò, "Sì, ecco perché non ha chiamato"
"Forse sta aspettando che lo chiami tu. Forse è nella sua stanza a fingere di studiare per gli esami per coprire il fatto che si biasimi per tutto quello che è successo"
Light la fissò. Lei alzò le spalle, "Le mamme sanno tutto"
Light fece un gesto vago e cercò di tornare a studiare. "Light. Chiamalo" insistette.
"Mamma, è colpa mia. Per tutto. Cosa dovrei dirgli, esattamente?" serrò i denti, lasciando stare la messinscena. 
"Non è colpa tua. Almeno non del tutto. Da quello che ho sentito, entrambi avete deciso di agire alle spalle dell'altro"
Light sussultò.
"Non riesco a immaginare che incolpi te"
Light sospirò, "Altro?" chiese, sperando che lei capisse di doverlo lasciare in balia della sua autocommiserazione. Lei si sfregò gli occhi con aria stanca. "Sayu sente la tua mancanza. Non lo direbbe mai" 
Era un colpo basso, perfino per lei. "Chiamalo" disse un'ultima volta prima di chiudere la porta, lasciandolo al suo 'studio'.
 

L

 
"L!" esclamarono i tre all'unisono. L era appollaiato di fronte allo schermo del computer e guardava i tre visi preoccupati dei migliori cervelli della Wammy's. Watari lo aveva costretto a chattare con loro. Tutti e tre gli avevano praticamente scritto e lo avevano chiamato senza sosta da quando L aveva smesso di rispondere. 
"Che c'è che non va?!"
"Wammy dice che sei agitato"
"Non hai nemmeno risposto a quell'immagine divertente del gatto che ti ho mandato!"
I vari livelli e le ragioni di preoccupazione lo fecero quasi sorridere. Quasi. "Sono solo un po' agitato, il caso a cui ho lavorato è andato storto all'ultimo secondo, e ho dovuto improvvisare. Alcune persone sono quasi morte.
"Cosa? Cos'è andato storto?" chiese Mello, probabilmente confuso per come il grande L avesse avuto problemi in un caso così piccolo.
"Io..." tentò di trovare le giuste parole, "mi sono fatto un'idea sbagliata di una persona"
"Parli del tuo amico?" Near era sempre molto intuitivo.
"Impossibile! L non si fermerebbe a fare amicizia durante un caso!" sbuffò Mello.
"Sì! È troppo tosto...come Batman, lavora da solo" era ovvio che Mello lo paragonasse a Batman.
"No, Near ha ragione" li informò L, godendosi le espressione attonite di Matt e Mello.
"Ma-"
"Tu lavori da solo..."
"Sì..." sospirò L, "Lavoravo da solo...e poi è arrivato Light Yagami"
"Light Yagami?"
"Ecco come si chiama! Lo picchierò"
"Ma poi che razza di nome è Light?"
"Perché vorresti picchiarlo, Mello?" chiese L, perplesso.
"Perché chiunque ti riduca e ti faccia comportare così non vale un cazzo" replicò cocciuto, L riuscì a sentire Roger in sottofondo che lo sgridava per il suo linguaggio.
L si limitò a ridacchiare, "A volte, Mello, le persone a cui tieni davvero sono quelle che ti fanno più male"
L'altro fece una smorfia, "Ugh, sembri Wammy"
"Tieni a lui così profondamente?" volle sapere Near.
L annuì, "Sì. Light è speciale"
"Più speciale di noi?" Matt sembrava sul punto di arrabbiarsi o di piangere, non era sicuro di ciò che sarebbe stato peggio.
"Certo che no!" replicò velocemente, "Tengo a Light tanto quanto tengo a voi tre"
"State insieme?" chiese Near, facendo centro di nuovo.
"Sì" replicò L.
"Cosa, sul serio! Sì! Cinque sterline, Mello! Paga!" sembrava che Matt e Mello avessero scommesso sulla sua sessualità. Nessuna sorpresa.
"Beh, più o meno" si corresse, "non lo so più" finì con aria stanca.
"Ti ha fatto del male? Se ti ha fatto del male, lo picchierò!" minacciò Mello, agitando un pugno davanti alla videocamera.
"Ah, l'ira di Mello, il temuto ragazzino di dieci anni" scherzò L, roteando gli occhi.
"Sarà meglio che dorma con un occhio aperto!"
"Non sarà necessario" replicò L, il suo breve umorismo svanì rapidamente, "È colpa mia se non parliamo da un po'"
"Colpa tua?" chiese Mello incredulo.
L annuì, "Non mi sono fidato abbastanza di lui, e mi sono sopravvalutato. Siamo quasi morti entrambi"
"Cosa?!"
"Morti?!"
"Tu?!"
"Sì" L annuì tristemente.
"Da allora gli hai parlato?" chiese Near.
"No" replicò.
"Forse non incolpa te. Non si sa mai"
"Watari ti ha detto di dirlo?" chiese L, stringendo gli occhi. L'altro scosse il capo. "No, penso solo che tu debba comunicare, come fai con noi. Non sei la persona più facile da decifrare, e a meno che tu non gli dica come ti senti, potrebbe non saperlo" un consiglio sorprendentemente buono da un bambino di cinque anni.
"Suppongo tu abbia ragione" L si sfregò gli occhi stancamente, "Andrò da lui domani"
"Sarà meglio che tu sia felice la prossima volta che ti chiameremo!"
"Batman chiamerà Light!"
"Assicurati di essere chiaro, non di limitarti a dire cosa provi"
L sorrise, "Salutatemi B e A"
Watari aveva ragione, come al solito. Quei tre avevano fatto l'impossibile. Si voltò verso la scrivania e incontrò gli occhi del suo tutore, "Andrò a dirglielo"
Non ebbe bisogno di specificare cosa.
 

Light

 
Light stava ancora studiando quando Sayu irruppe in camera. "Cosa vuoi?" le chiese, irritato che non avesse nemmeno bussato. "Rivoglio mio fratello, ecco cosa voglio" rimase di fronte a lui con le braccia incrociate, più severa di quanto avrebbe mai potuto esserlo il padre, "Non so chi diamine sia il tipo depresso che ho di fronte o da dove venga, ma deve andarsene"
"Senti, Sayu..." sospirò Light sfregandosi gli occhi esausti.
"No, niente 'senti Sayu'. Non m'importa un accidente di cos'hai fatto. Ryuzaki non ti incolpa, non è quel tipo di persona. Come lo so? Perché sta con te" il suo sproloquio in realtà gli fece venire voglia di ridere, "E un'altra cosa. La mamma dice che non gli parli da quando papà ti è venuto a prendere alla scena del crimine. Che significa? Come potete conoscere i pensieri dell'altro se non vi parlate neanche?" quello che diceva aveva sorprendentemente senso, e nonostante tutto, Light iniziò a sentirsi un po' meglio.
"Pensi davvero che non m'incolpi?" chiese, consentendo alla speranza di sbocciare per la prima volta durante quella settimana.
"Mi ci giocherei la vita" affermò con fiducia, "Ora riprenditi"
"Però non ha chiamato..." la speranza si sgonfiò di nuovo.
"Allora? Non è che tu l'abbia chiamato" ribatté, "Per quanto ne sai, lui si sta incolpando ed è troppo impegnato a frustarsi da non aver considerato la possibilità che tu stia facendo la stessa cosa. Chi ti ricorda?"
"Mi stai facendo girare la testa" le disse Light.
"Piantala, maniaco del cervello, dovresti essere tu quello intelligente, quindi dimostralo", poi lo abbracciò inaspettatamente, "Se vedi mio fratello, ti prego di dirgli che manca a tutti e che a nessuno importa se è colpa sua o meno, okay?"
Light annuì, "Non mi aspettavo che saresti stata su a farmela superare"
"Di che stai parlando? Io non sono mai stata qui, e tu non puoi dimostrare nulla" e se ne andò, fermandosi sulla soglia per gridare, "Chiamalo, cazzo!" lasciando Light sorpreso del suo consiglio, ma allo stesso tempo si vergognò per come stava gestendo tutto. Guardò l'orologio accanto al letto: le nove e mezza, non era troppo tardi. In ogni caso, Ryuzaki era insonne. Praticamente volò giù dalle scale, correndo allo studio di sua madre, "Ehi" la salutò, "vado a casa di Ryuzaki, non dirlo a papà, per favore"
Lei sembrò basita di vederlo fuori dalla sua stanza, e onestamente anche lui era sorpreso, "D-d'accordo, divertiti...ti serve un passaggio?"
Light ci pensò, "No" decise, "camminare mi farà bene. Mi aiuterà a schiarirmi le idee. Grazie comunque"
Lei annuì, con un sorriso che le cresceva in volto, "Buona fortuna, Light"
Lui corse verso la porta e fuori, nella notte, impaziente di vedere Ryuzaki.
 

L

 
L si alzò il successivo mattino sentendosi rinfrescato...poi ricordò la videochiamata con i ragazzi della sera precedente, così come la sua risolutezza di andare da Light. Era sia apprensivo che sollevato. Apprensivo perché c'era ancora la possibilità che Light non volesse vederlo, e sollevato perché finalmente l'avrebbe rivisto. Quei sette giorni avevano probabilmente composto la più lunga settimana della sua vita, inclusa la volta in cui Mello era stato operato alle tonsille, e L era l'unico da cui accettava la medicina. Watari gli offrì un passaggio a casa di Light, ma lo rifiutò, volendosi godere il calore dell'aria e forse per schiarirsi le idee un altro po'. La passeggiata non fu lunga come si aspettava, e prima di rendersene conto L si ritrovò ansiosamente davanti alla casa di Light. Una piccola parte di sé voleva semplicemente voltarsi e tornare da dove era venuto. Sapeva che se Light lo avesse respinto, quella parte non si sarebbe mai completamente ripresa. Una parte più grossa voleva disperatamente bussare alla porta e vedere Light, qualunque cosa sarebbe successa. Prima di avere l'opportunità di scegliere l'una o l'altra opzione, la porta si spalancò e Soichiro Yagami fu di fronte a lui con aria più che furibonda. "Dove diavolo è mio figlio?!"
L fu colto di sorpresa, "Cosa intende?"
Soichiro sembrava sul punto di esplodere, ma la madre di Light si fece strada e posò le mani sulle sue spalle. "Ryuzaki! Light è uscito ieri alle nove e mezza per venire da te, non l'hai sentito?"
Un freddo senso di paura gli si piazzò nello stomaco, "No, non l'ho sentito. Non è mai arrivato a casa mia..." lasciò la frase in sospeso mentre la madre di Light sembrava sul punto di piangere. Il telefono di Soichiro squillò all'improvviso, sorprendendo tutti e tre. Silenziosamente, lo sollevò all'orecchio, "Sì?" il suo viso cambiò da irritato a confuso a totalmente furioso nel giro di tre secondi, "È per te" disse, sinistramente calmo; come fosse l'occhio di un ciclone. Tese il telefono verso L.
  
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