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Autore: heliodor    25/09/2017    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il Codice

Perché l'aveva portata proprio lì? Che c'era da scoprire nello studio di suo padre? E chi - o cosa - era Ambalar?
Robern aveva pronunciato quel nome un attimo prima di sparire. Non poteva essere un caso. Voleva che scoprisse qualcosa collegato a quel nome?
Joyce scavò nella sua memoria e non trovò niente. Era la prima volta in assoluto che sentiva quel nome.
Andò alla porta dello studio, ma era chiusa. Infilò la chiave dorata nella toppa, sicura di riuscire ad aprirla, ma la serratura non scattò.
Bene, era chiusa dentro.
Poteva scassinare la serratura? Un dardo magico lanciato da distanza ravvicinata avrebbe ottenuto l'effetto desiderato, ma in cambio avrebbe fatto accorrere le guardie allarmate dal rumore.
Lei avrebbe dovuto spiegare cosa ci faceva lì nel cuore della notte, vestita come una ladra, chiusa dentro una stanza di cui non aveva la chiave e in possesso di arti magiche proibite.
"Grazie tante, Robern" disse ad alta voce.
Appoggiò l'orecchio alla porta. Dall'esterno non giungevano rumori o voci, segno che le guardie erano lontane. Tuttavia un dardo magico che esplodeva produceva abbastanza rumore da sentirsi in tutta l'ala del castello.
Doveva trovare un altro modo per uscire, ma ci avrebbe pensato dopo.
Per ora le interessava capire perché era lì.
Di tutti i posti in cui avrebbe potuto mandarla, Robern aveva scelto quello.
Per ottenere un pezzo di verità, se sarai capace di seguire tutte le tracce. Quella era la ricompensa, pensò Joyce, quindi doveva meritarsela.
Se la verità era in quella stanza aveva poche ore per trovarla. All'alba un valletto sarebbe venuto ad aprire la stanza e prepararla per le udienze del giorno dopo, quindi doveva sbrigarsi.
Per prima cosa esaminò i carteggi custoditi sugli scaffali della biblioteca. Joyce sapeva che ce n'erano molti altri negli archivi sotto il palazzo, ma quello che le serviva era di sicuro lì, altrimenti Robern non avrebbe scelto quel posto.
Cercò un messaggio che provenisse da Ambalar o fosse stato spedito da qualcuno con quel nome, ma non trovò niente.
Controllò la posta più recente, quella chiusa in un cassetto della scrivania, ma non trovò il nome che stava cercando. In compenso si imbatté in qualcosa di interessante lo stesso.
Alcune lettere erano piene di numeri al posto delle lettere. Coppie o terne di numeri che si ripetevano sempre diverse, su ogni foglio. C'erano due lettere piuttosto vecchie e una molto recente, arrivata un paio di giorni prima al massimo visto che era stata messa tra i cartigli arrivati in quel periodo.
Era l'unica anomalia in una serie di lettere normalissime che non avevano niente di strano. Ma che significavano quei numeri?
Le venne in mente un gioco che faceva con Bryce quando erano molto piccole. Associavano ciascuna lettera a un numero e si divertivano a scambiarsi messaggi con quel particolare codice che solo loro sapevano decifrare.
Il ricordo di quando era felice con Bryce le provocò una sensazione spiacevole allo stomaco. Era stato un bel periodo quello. Sua sorella non era ancora una strega e le veniva concesso di passare molto tempo con la sorellina. Solo pochi anni dopo, col crescere dei suoi poteri, Bryce venne affidata a diversi maestri per iniziare il suo addestramento.
Si erano stancate presto di quel gioco, ma il ricordo c'era ancora.
Forse quelle lettere seguivano lo stesso schema, ma molto più complesso.
Quanto ci sarebbe voluto per decifrare un singolo messaggio?
Se l'alleanza usava quel sistema per mantenere il segreto su informazioni vi vitale importanza, era probabile che il codice fosse molto complesso.
Se era quello lo scopo della sua presenza lì.
Doveva esistere una chiave che le consentisse di tradurre quei numeri in parole.
In uno dei romanzi della Stennig la protagonista deve tradurre una filastrocca simile. Per farlo viene aiutata da un libro magico.
Forse anche lei aveva bisogno di un libro magico per decifrare il codice.
Ma dove trovare un simile libro? I tomi magici esistevano solo nella fantasia degli scrittori, anche se attualmente lei possedeva un libro di magia, per cui ciò non era del tutto vero.
Concentrati, la chiave deve essere qui in giro si disse. Se tu fossi al posto di tuo padre, dove avresti messo quella chiave?
Joyce si guardò attorno e andò per esclusione. Un cassetto della scrivania? Troppo scontato. Un foglio messo tra i messaggi? Tropo pericoloso. Doveva essere qualcosa che passasse inosservato ai più.
Lo sguardo le cadde sulla libreria. Tra i libri allineati sugli scaffali ce n'erano molti che nel corso degli anni aveva visto suo padre leggere.
Conosceva bene i suoi gusti, che andavano dalle antiche leggende ai poemi d'avventura fino a importanti tomi di storia dell'arte di Valonde.
Scorse uno a uno i libri cercando un indizio qualsiasi.
"Compendio di Storia Antica, Demoni dell'Oceano, Le Sette Torri di Grysson - Uno studio critico" lesse mentre faceva scorrere l'indice sui dorsi dei libri. "Imperatori del vecchio Continente, Breve Storia delle Cattedrali Perdute, Come Addestrare il Falco d'Acqua, La vera Storia dei Nani..." si fermò e tornò indietro. "Come Addestrare il Falco D'Acqua" disse ad alta voce. "E tu che ci fai qui?" Non sembrava une lettura adatta a suo padre.
Prese il libro e l'aprì.
Sotto il titolo lesse il nome dell'autore e sgranò gli occhi. "Di Grimus Ambalar."
Aveva trovato il codice?
Aprì il libro e sfogliò le pagine. Erano scritte con una calligrafia regolare e leggibile. Non c'erano illustrazioni, ma notò che ogni capitolo e ogni verso avevano un numero.
Prese la lettera e lesse i primi due numeri: dodici e ventisei. Aprì il libro al capitolo dodici, verso ventisei. "Incontro."
La seconda coppia di numeri erano il quindici e il settantotto. "Prossima."
Proseguì assegnando a ogni coppia di numeri una parola trovata sul libro. "Incontro prossima luna importante riferire novità nuotare orizzontale rispetto indossato nuovo espandersi." Il messaggio era chiuso da un cerchio con un punto al centro, ma non aveva idea di che significato avesse quel simbolo.
Joyce fissò perplessa la pagina.
Metà del messaggio era comprensibile, ma la seconda parte le sfuggiva. Nuotare, orizzontale, rispetto, indossato, nuovo, espandersi. Qual era il significato di quella filastrocca?
Guardò fuori dalla finestra. Si intravedeva una luce dietro le montagne. Era quasi l'alba e il suo tempo stava per finire.
Doveva ancora trovare un modo per uscire da lì senza destare allarme nel castello.
Mise a posto il libro e il messaggio, quindi attese che il valletto aprisse la porta.
Non appena udì il rumore della chiave infilata nella toppa, divenne invisibile.
Il valletto, un ragazzo che poteva avere al massimo venti anni, entrò con l'aria assonnata e iniziò a pulire la stanza.
Joyce scivolò alle sue spalle e uscì. Nel corridoio non c'erano ancora le guardie e fu libera di muoversi per il castello.
Raggiunse la sua stanza e usò la chiave che si era portata dietro per aprirla.
Una volta dentro divenne visibile e si tolse gli abiti che aveva indossato per tutta la notte. Era così stanca che si dimenticò del resto e si gettò sul letto, addormentandosi subito.
 
"Nuotare, orizzontale, rispetto, indossato, nuovo, espandersi" mormorò mentre si vestiva.
Il sole era già alto nel cielo e lei non era scesa per la colazione. Un valletto gliela portò in camera e lei mangiò mentre cercava di dare un senso a quelle parole.
"Nuotare in orizzontale" si disse. "Indossando qualcosa di nuovo... ma rispetto ed espandersi?" Scosse la testa. Più ci pensava e meno le appariva chiaro il senso di quel messaggio.
Forse aveva sbagliato ad assegnare una parola alla coppia di numeri? Eppure aveva controllato tre volte per essere sicura.
Doveva esserci qualcosa che le sfuggiva.
Le serviva del tempo per decifrare quel codice, ma era il tempo che le mancava. La prossima luna poteva solo riferirsi alla luna nuova. Mancavano solo tre giorni e doveva sfruttarli per prepararsi all'incontro, qualunque esso fosse.
Suo padre sarebbe andato? Era probabile se gli avevano inviato quel messaggio.
Forse poteva provare a seguirlo, ma c'era il rischio che se ne accorgesse. Re Andew era uno degli stregoni più forti del mondo conosciuto e lei solo una ragazzina che aveva appena scoperto la magia.
Come poteva pensare di misurarsi con lui?
Se si fosse accorto di lei l'avrebbe scoperta e allora sì che sarebbero stati guai.
Doveva scoprire il luogo dell'incontro ed era sicura che chi aveva spedito la lettera lo avesse indicato nella seconda parte del messaggio.
Le stava scoppiando la testa.
Decise di prendersi una pausa. Cosa c'era di meglio che leggere un libro?
Andò in biblioteca per prenderne uno e si diresse verso la sezione dei libri d'avventura.
Oren era lì e aveva tra le mani un volume. "Vostra altezza" disse vedendola arrivare.
Joyce fu tentata di chiedergli scusa per il suo modo di fare dei giorni precedenti, ma si trattenne temendo di sembrare ancora più infantile e stupida.
"Leggi un altro libro?"
Oren le mostrò il volume. Era un'edizione del Principe Stregone della Stennig, uno dei suoi preferiti.
"Ottima scelta" disse. Le venne in mente che il libro era famoso non solo per la bellezza della storia, ma anche per lo scandalo che aveva sollevato. Adenora a quel tempo aveva una relazione clandestina con un uomo sposato. Tutti lo sapevano, ma nessuno osava sollevare un'accusa formale. Per nascondere l'identità dell'uomo, la scrittrice gli aveva dedicato il volume mettendo solo le iniziali del suo nome: AGO. Altew Goram di Othrin. "Ma certo" esclamò.
Oren la guardò perplesso.
"Sei un genio" gli disse. "Un genio." Corse alla sezione dedicata alla geografia.
Come posso essere stata così stupida?, pensò. La Stennig aveva nascosto il vero nome dell'uomo usando le sue iniziali, mentre l'autrice del messaggio in codice aveva usato lo stesso metodo, ma invertendolo, per nascondere il nome del luogo in cui sarebbe avvenuto l'incontro.
"Nuotare, orizzontale, rispetto, indossato, nuovo, espandersi" mormorò. "Norine."
Esisteva un luogo con quel nome?
Dallo scaffale più alto prese la Guida a Valonde di Vigero Gamwort. Era un volume imponente che conteneva mappe e brevi descrizioni di ogni luogo importante del regno.
Aveva anche un indice analitico che consultò subito.
"Norine, Norine, Norine" disse cercando il nome. "Eccolo." Era un villaggio a una ventina di miglia dalla capitale.
Joyce trovò la mappa e passò l'ora successiva a impararla a memoria.
Rimise al suo posto il libro e tornò alla sezione dei libri d'avventura. Oren era ancora lì che cercava qualcosa tra i volumi.
"Stai cercando qualcosa in particolare?" gli chiese di buonumore dopo tanti giorni.
"Non vorrei disturbarvi. Ho notato che siete molto impegnata."
"No, no" si affrettò a dire. "Posso rimandare i miei impegni." Era falso, ma voleva fare qualcosa per rimediare ai guai che aveva combinato in quei giorni. In fondo glielo doveva.
E poi voleva stare con lui. Gli piaceva la sua compagnia, la rilassava. Era un peccato che...
"In verità cercavo i Paladini della Notte."
"Il libro proibito" esclamò Joyce sorpresa. "Come hai fatto a sapere che..."
Oren si strinse nelle spalle. "Ho trovato una lista delle opere scritte dalla Stennig. Perché è proibito?"
"È una storia lunga" disse Joyce. "Al tempo della pubblicazione Adenora era ospite di un sovrano del vecchio continente. Lui le chiese di scrivere un'opera che lo elogiasse e lei per tutta risposta ne scrisse una che lo metteva in ridicolo. Nel libro lui era un paladino pasticcione e imbranato che ne combinava di tutti i colori."
Oren rise. Era la prima volta che lo sentiva ridere di qualcosa che aveva detto quando era Joyce. "Sul serio? E cosa successe ad Adenora?"
"Lei era già lontana quando il libro uscì, ma il sovrano diede l'ordine di trovare e distruggere tutte le copie del libro, ovunque fossero. Perciò non se ne trovano in giro."
"Nemmeno una?"
"Si dice che Adenora ne abbia conservata qualcuna per sé. Bisognerebbe chiederlo a lei se è vero."
"E dove si trova?"
"Da qualche parte nel vecchio continente, credo."
"Peccato" disse Oren. "Mi sarebbe piaciuto leggerlo."
"Anche a me" disse lei. "Bene." Non sapeva cos'altro dire, anche se aveva voglia di dire altro, perciò disse la prima cosa che le venne in mente. "Ora torni nelle tue stanze?"
Ma certo, dove vuoi che vada?, pensò.
"Se non avete bisogno dei miei servigi."
"No, certo, sei libero." Vai da Deliza? Adesso è lei che baci quando hai tempo?
Ti prego, si disse. Non ora.
"Col vostro permesso" disse con un leggero inchino. Se ne andò con un paio di volumi sotto il braccio.
Joyce lo seguì finché non uscì dalla biblioteca, poi andò via anche lei.
Ma che le stava prendendo? Non avrebbe dovuto pensare a certe cose. Tra meno di un mese si sarebbe sposata con il ragazzo dei suoi sogni. Non aveva bisogno di confondersi le idee a quel modo. Aveva già fatto chiarezza a sufficienza sulla questione e non voleva tornarci sopra.
Tornò nella sua stanza e si preparò per quella notte. Dormì per tutto il pomeriggio o almeno ci provò. Quando scese la sera cenò e dopo qualche ora, con la maggior parte degli abitanti del castello immersi nel sonno, decise di agire.
 
Ventidue miglia erano troppe per coprirle con la levitazione. Poteva arrivare a cinque o sei prima di essere costretta a procedere a piedi.
Le serviva un mezzo di trasporto.
Raggiunse la strada che da Valonde portava al villaggio, scelse una radura appartata e vi lasciò un marchio, quindi tornò al castello e andò alle stalle.
Scelse con cura uno dei cavalli, uno dei più docili e fedeli. L'aveva cavalcato più di una volta da quando era stato portato a palazzo ed era abituato e lei. Sellò l'animale e prese le briglie.
"Vediamo se funziona" disse mentre abbracciava il collo del cavallo.
Mormorò la formula del richiamo.
Il castello scomparve e al suo posto si materializzò la radura dov'era stata meno di un'ora prima.
Il cavallo era lì con lei e non sembrava spaventato. Vi saltò in groppa e afferrò le redini con entrambe le mani.
Prima di lanciarsi al galoppo evocò un globo luminoso.

Nota: per cause indipendenti dal mio volere (mio padre si è fratturato il femore e devo andare e venire dall'ospedale più volte al giorno), potrei tardare nelle risposte alle recensioni (ma cercherò di recuperare gli arretrati a cominciare da subito) e il prossimo capitolo potrebbe non uscire in tempo, quindi ho deciso di anticiparlo a oggi. Spero nella vostra comprensione :)

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