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Autore: sissi149    26/09/2017    5 recensioni
Tsubasa scosse la testa:
“Tutto ciò è molto interessante, ma perché la polizia ha avvertito la Squadra Speciale per l'attacco ad un idolo delle ragazzine?”
Aoba rispose prontamente, digitando sul suo tablet:
“Hanno chiamato noi perché l'attuale coinquilino, nonché suo manager ed ex tastierista del gruppo, è Yuzo Morisaki.”
Misaki si passò una mano nei capelli, osservando la foto appena apparsa, che ritraeva un uomo all'incirca della stessa età del cantante:
“Intendi il figlio del Colonnello Morisaki?”
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Koshi Kanda, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Allora, abbiamo una pista decente?” Sbottò Kanda a metà strada tra l'irritato e lo speranzoso: sapeva che se Aoba li aveva richiesti tutti in sala operativa dovevano aver trovato informazioni significative, non li convocava per sciocchezze che poteva comunicare via telefono.

Yayoi non si fece cogliere impreparata:

“Giudica tu! Non so se avete sentito che sei mesi fa il Colonnello Morisaki ha rifiutato un grosso lotto di armi proveniente dalle industrie Furoya, provocando a queste ultime non pochi problemi economici.”

Tsubasa avanzò di qualche passo, distendendo le braccia lungo i fianchi.

“Avevo sentito e mi ha sorpreso molto: Takeshi Furoya di solito è una garanzia, sono anni che rifornisce l'esercito.”

“Tra l'altro – si inserì Taro – pare che lui e il Colonnello siano amici di vecchia data.”

Kumi fece apparire sullo schermo principale una foto diversa, che ritraeva un giovane uomo molto somigliante al magnate dell'industria bellica.

“La produzione di quel particolare lotto di armi non è stata seguita direttamente da Furoya, ma dal suo vice-presidente, nel nuovo stabilimento alla periferia di Tokyo: il figlio Toru.”

“Dove volete arrivare, signorine?” Il viso del direttore Gamo apparve al doppio della sua grandezza normale sullo schermo di destra, vicino a dove si trovava Sugimoto, facendola sobbalzare ed emettere un verso di paura.

Aoba, più lontana, non si scompose più di tanto e proseguì.

“Glielo spiego subito: a seguito della faccenda, Toru Furoya si è suicidato. L'hanno trovato cinque mesi fa impiccato nel salone del suo appartamento, qui in città.”

Lo schermo principale mostrava ora vari articoli di giornali che parlavano dell'accaduto: la notizia aveva avuto molta risonanza a livello nazionale e ancora maggiore nella prefettura di Shizuoka, vicino a Nankatsu, dove era la sede principale delle Industrie Furoya.

“Quindi, noi pensiamo – disse Hikaru – che il rapimento di Yuzo sia una vendetta di Furoya-san nei confronti del Colonnello? Prove a sostegno?”

Fu Kumi a rispondere:

“Beh, abbiamo identificato l'uomo dell'autonoleggio e dell'ospedale, al momento sembrava non ci fossero particolari rilevanti...”

“Ma poi - continuò Yayoi – quando abbiamo seguito la pista delle armi, abbiamo controllato la lista dei dipendenti delle Industrie e Nagano è risultato essere il braccio destro di Furoya senior.”

Il Direttore era molto soddisfatto:

“Ottimo lavoro!” Tuonò.

“Ora dobbiamo solo capire dove hanno portato Morisaki e in fretta!” Disse Kanda.

Matsuyama fu d'accordo col partner:

“Se è la vendetta che Furoya-san vuole, non tarderà ad uccidere Yuzo.”

Tsubasa infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, mentre ragionava ad alta voce:

“Portarlo allo stabilimento di Nankatsu sarebbe troppo pericoloso, la strada è lunga. Lo stabilimento a Tokyo?”

Kumi scosse la testa.

“Risulta attivo e funzionante. Le foto satellitari del parcheggio lo mostrano pieno, un po' difficile un'esecuzione in una fabbrica piena di operai.”

“Yayoi – chiese Misaki – puoi controllare se l'appartamento del figlio è stato venduto?”

La donna con pochi click sul tablet ottenne le informazioni.

“Dunque, occupa l'attico di un grosso palazzo, non molto distante da qui, e risulta ancora intestato a Takeshi Furoya!”

“È quello! Se io volessi vendetta, la cercherei nello stesso posto dove mio figlio ha trovato la morte. - Dopo quell'affermazione Hikaru sentiva gli occhi di tutti addosso a sé – Intendo in via ipotetica, non che io farei mai una cosa simile.” Agitò le mani davanti a sé a scacciare i dubbi.

“Certo, tu sei troppo buono!” lo prese in girò Koshi.

“L'agente Matsuyama ha ragione: vale la pena di controllare quell'attico e se dovesse risultare vuoto, dirigetevi allo stabilimento di Tokyo.” Ordinò Gamo.

L'Agente Ozora tentennò un istante.

“Sarebbe possibile avere più informazioni sull'appartamento?”

Yayoi rispose:

“Posso provare a chiedere le mappe catastali, ma non so quanto ci vorrà.”

“Signorina Aoba – disse il Direttore – mandi il loro numero al mio cellulare: ci penserò io a mettergli la giusta fretta. Voi quattro filate, vi faremo avere tutto il materiale.”

Gamo chiuse la comunicazione e lo schermo tornò nero, mentre i quattro Agenti Speciali uscivano in direzione dell'armeria sotterranea.

Kumi tolse il cerchietto che quel giorno usava per tenere indietro i capelli.

“Quando il Direttore appare come ha fatto prima, sembra quasi Hetty Lange!”

“Hai ragione. Basta che noi due non diventiamo come Eric e Nell!”1 Sorrise Yayoi. Le piaceva l'intesa che stava sviluppando con la ragazza nuova, molto di più che con tutti i precedenti tirocinanti, se solo Gamo l'avesse fatta restare più a lungo.

 

 

 

 

L'appartamento che era stato di Toru Furoya occupava tutto l'attico del palazzo. L'ascensore portava direttamente all'interno del salone principale ed era necessario possedere il giusto codice per arrivare fin lassù. Per questo gli Agenti Speciali avevano deciso di salire solo fino al piano appena inferiore e tentare di utilizzare la scala di emergenza. Il portiere aveva detto loro che aveva notato l'ascensore salire fino all'attico in quei giorni, segno che qualcuno stava utilizzando i locali, del resto Furoya-san era sempre il legittimo proprietario e poteva farne ciò che voleva.

Dalle mappe catastali che Yayoi era riuscita ad inviare ai loro cellulari avevano appreso grosso modo la struttura dell'abitazione: il grande salone, vero e proprio cuore dell'appartamento, era circondato sui tre lati da un corridoio attorno a cui si collocavano tutte le altre stanze. Sul tetto erano situati due grossi lucernari che fornivano l'illuminazione naturale alla stanza centrale.

La scala di emergenza raggiungeva invece una camera sull'angolo dell'edificio e su questa erano appostati Tsubasa e Taro, con le pistole in pugno.

Misaki sbirciò dalla finestra:

“La stanza sembra essere libera. Credo fosse quella di Toru, è ancora piena di roba.”

“Koshi, tu che notizie hai?” Domandò Tsubasa tramite l'auricolare.

“Sono sul tetto, mi avvicino al primo lucernario. Direi che ci siamo: vedo Morisaki legato e imbavagliato. C'è anche il vecchio Furoya con altri due uomini, ma non vedo Nagano.”

“D'accordo – rispose Ozora - Cerca di sistemarti al meglio, noi cominciamo a entrare. Vai con l'attrezzatura Taro.”

Misaki non se lo fece ripetere due volte ed estrasse un piccolo laser con cui praticò un'apertura nel vetro, sufficiente a far passare una mano in modo da raggiungere la maniglia. La finestra si aprì e non successe nulla.

Taro sospirò di sollievo:

“Bene, l'allarme è disattivato, come ha detto il portiere.”

Uno dopo l'altro i due agenti entrarono nella camera, il più silenziosamente possibile.

Tsubasa diede un'altra occhiata alla planimetria:

“Se questo schema è corretto, la porta di fronte a te dovrebbe portarti nella stanza adiacente ed un'ulteriore porta alla successiva ancora. Da lì potrai accedere al corridoio quasi in corrispondenza della porta di destra del salone. Io uscirò da qui, invece – indicò la porta sull'altro lato della stanza – e farò il giro lungo di tutto il corridoio fino all'ingresso di sinistra nel salone.”

“D'accordo, attento alle sorprese. Aspetterò che tu sia in posizione in modo da coglierli di sorpresa entrando nel salone allo stesso tempo.”

“Vi avviserò se qualcuno lascia la festa!” Annunciò Kanda dal suo punto di osservazione.

Misaki, guardingo, partì per la sua strada: sia il bagno che il successivo studio erano deserti.

Dopo qualche secondo si mosse anche l'Agente Ozora. Il corridoio sembrava sgombro, tuttavia il suo istinto gli diceva di non fidarsi: un uomo del gruppo mancava all'appello nel salone, quindi doveva essere in giro da qualche parte per l'attico.

La porta della cucina di aprì e ne uscì Hiroshi Nagano, con ancora indosso la divisa degli addetti alle pulizie dell'ospedale. Teneva una bottiglietta d'acqua nella mano destra, evidentemente si era allontanato per dissetarsi. Si voltò casualmente e vide l'Agente.

“Che diamine?”

“Squadra Speciale. In ginocchio e mani in alto!”

Nagano non era disposto ad arrendersi così facilmente: per aiutare il suo capo in quella faccenda si era spinto troppo oltre i limiti della legalità, allettato dalle promesse di Furoya-san in caso di successo. Lasciò cadere la bottiglia e cercò di impugnare la pistola che portava fissata alla cintura.

Tsubasa fu più veloce e con un solo colpo preciso alla spalla lo destabilizzò ed in seguito lo atterrò, ammanettandolo.

“Addio effetto sorpresa!” Pensò.

 

 

 

 

 

Nel salone, seduto su una sedia esattamente al centro, stava Yuzo Morisaki, legato ed imbavagliato. Il suo sguardo era combattivo: già da quando due uomini erano entrati nella stanza di Mamoru all'ospedale aveva capito che qualcosa non andava, poco importava se indossavano delle divise da addetti delle pulizie, c'era puzza di bruciato. Uno di loro l'aveva immobilizzato senza dire una parola e l'altro gli aveva fatto respirare un fazzoletto imbevuto di anestetico. Per quanto avesse tentato di ribellarsi, aveva dovuto soccombere alla forza del medicinale. Un secondo prima che i suoi occhi si chiudessero e tutte le percezioni lo abbandonassero, aveva visto un grosso sacco nero che veniva calato sopra di lui. In questo modo erano riusciti a portarlo fuori dall'ospedale, attraverso le scale di servizio, senza destare sospetti. Tuttavia non capiva come avessero fatto a passare incolumi davanti alle guardie che suo padre gli aveva messo alle calcagna. La sua unica consolazione era che probabilmente tutto l'esercito lo stava cercando e prima o poi l'avrebbero trovato. Sperava che il poi non arrivasse troppo tardi.

Ora, uno di quegli uomini stava stravaccato sul divano alle sue spalle, in compagnia di un terzo individuo, mentre dell'altro che era entrato al Central Hospital non c'era traccia.

Davanti a lui, invece, un altro uomo, più anziano, lo squadrava con un altrettanto combattivo sguardo. Tra le mani giocherellava con una calibro nove.

“Ti starai chiedendo come mai sei qui, Yuzo.” Esordì.

Negli occhi di Morisaki passò un lampo di sorpresa per il fatto che l'uomo conoscesse il suo nome.

“Oh sì, io ti conosco – proseguì, interpretando correttamente le sensazioni del suo prigioniero – soprattutto conosco tuo padre: è per colpa sua se ho dovuto farti catturare. Vedi: osserva la trave che passa sopra la tua testa.”

Yuzo sollevò il capo quanto bastava per vedere la struttura in legno che attraversava tutto il salone.

L'uomo proseguì:

“Lì hanno trovato mio figlio Toru impiccato. Hanno detto tutti che è stato un suicidio, ma hanno sbagliato.”

Lentamente raggiunse Yuzo e si chinò su di lui, in modo da sussurrargli all'orecchio:

“È stato un omicidio! Tuo padre ha ucciso mio figlio!”

Yuzo si dibatté sulla sedia, non poteva credere il Colonnello fosse un assassino.

Furoya rimise della distanza tra sé e Morisaki, lo sguardo glaciale.

“Non ti agitare. Paparino non te l'ha raccontato? Una sua maledettissima firma su un modulo e la vita di Toru è finita! Ma ora tu riparerai al torto.”

Sollevò l'arma e si preparò a fare fuoco.

“Occhio per occhio!”

Yuzo capì di non avere possibilità di scampo: per quanto provasse a divincolarsi, non sarebbe mai riuscito a spostarsi dalla linea di tiro.

Chiuse gli occhi e sentì il rumore dello sparo.

Non provò altre sensazioni: non era stato colpito.

Il colpo di pistola proveniva dal corridoio e gettò gli occupanti del salone in un momentaneo stato di panico.

“Dannazione! Ci hanno trovati! Non possono rovinare tutto ora! Iwami, fai venire l'ascensore.”

Il dipendente di Furoya si alzò dal divano e raggiunse la parete, riuscendo a premere il pulsante un istante prima che Taro, messo in allarme anch'egli dallo sparo, facesse irruzione dalla porta di destra.

“Squadra Speciale! Fermi tutti!”

L'ultimo uomo, di nome Nakazato, diede prova di notevoli riflessi e gli sparò a bruciapelo, costringendolo a cercare un riparo temporaneo da cui sparare a sua volta. Tra i due partì un conflitto a fuoco.

Furoya afferrò Yuzo e lo fece alzare, trascinandolo verso l'ascensore, ma quando questo si aprì non fu la provvidenziale via di fuga desiderata: l'Agente Matsuyama era di fronte a loro, con l'arma in pugno.

“Buonasera! È qui la festa?” Chiese ironico.

Quando Tsubasa gli aveva ordinato di restarsene nell'ascensore al piano appena inferiore rispetto all'attico non l'aveva presa molto bene, non gli andava di fare sempre la parte dell'ultima difesa che tagliava la via di fuga al nemico. Invece si era rivelata un'ottima entrata ad effetto, Koshi ne sarebbe stato geloso per settimane!

Riuscì a mettere rapidamente fuori combattimento Iwami, che aveva subito tentato di infilarsi nell'ascensore prima ancora di rendersi conto che non fosse vuoto.

Nel frattempo l'Agente Ozora era entrato dalla porta di sinistra e teneva sotto tiro Nakazato, ancora impegnato con Misaki, ma non osava colpirlo alle spalle.

“Mettete giù le armi o gli faccio saltare il cervello!”

Furoya teneva la sua pistola premuta contro una delle tempie di Yuzo. La determinazione sul suo volto fece comprendere agli Agenti che il magnate non si era lanciato in una minaccia a vuoto.

I tre Agenti furono costretti a sollevare le mani in maniera non offensiva e lasciare cadere le loro armi.

Tadashi Furoya si lasciò sfuggire una risata con una sfumatura di diabolico.

“Come siete prevedibili, in fondo dovete riportare il cucciolo salvo al caro Colonnello! Ma chi vi dice che io a questo punto non lo uccida lo stesso?”

Un vetro si infranse e sia l'industriale che Yuzo vennero travolti da qualcosa: l'Agente Kanda, dopo essersi assicurato al tetto con una fune, aveva sfondato il lucernario e si era gettato nell'appartamento non appena aveva avuto l'occasione.

In questo modo Morisaki riuscì a sfuggire alla minaccia diretta della pistola.

Con prontezza felina Koshi si alzò subito in piedi, sganciò il moschettone della fune ad affrontò Furoya, disarmandolo ed ammanettandolo con poche mosse: Furoya-san era soltanto un uomo d'affari. Diversamente, Misaki ed Ozora ebbero parecchio da fare per fermare Nakazato, che era ancora armato. Tsubasa dovette mettere a tacere i suoi scrupoli e colpirlo con un calcio a sorpresa da dietro, mentre Taro lo distraeva.

Una volta messo fuori combattimento tutto il gruppo, Matsuyama aiutò Yuzo a liberarsi dal bavaglio e dalle funi.

“State bene?” Gli chiese.

Il manager annuì:

“Io non so come ringraziarvi!”

“Abbiamo semplicemente fatto il nostro dovere.”

Kanda si stava ripulendo dai vetri che aveva trascinato con sé durante la sua repentina discesa.

“Hey, Hikaru! Secondo te, da uno a dieci, quanto è stato figo questo ingresso?”

 

 

 

 

 

 

Nell'ufficio della Squadra Speciale, l'Agente Ozora, in qualità di responsabile, stava terminando il rapporto sull'operazione da poco felicemente conclusa.

“Ragazzi, solo io avrei voluto vedere la faccia del Colonnello Morisaki quando gli è stato comunicato che il responsabile della faccenda era il suo vecchio amico?” Domandò Kanda, mentre tentava di fare canestro nel cestino dello sporco con un pezzo di carta appallottolato.

Hikaru sbuffò.

“Koshi, quello andrebbe nella raccolta differenziata!”

“Sapete – disse Taro – in fin dei conti il Colonnello aveva ragione a sostenere che suo figlio fosse un mezzo per colpire lui.”

“Ciao, ragazzi! Dal Central Hospital fanno sapere che Momoru Izawa si è risvegliato. Finito con le scartoffie?”

Yayoi e Kumi erano entrate per fare un ultimo saluto agli Agenti, prima di rincasare.

“Manca la firma e poi è pronto da consegnare a Gamo.” Rispose Tsubasa.

Come evocato, il Direttore arrivò a sua volta nella stanza.

“Ottimo lavoro su questo caso, Agenti! La prossima volta però, Agente Kanda, veda di fare meno spettacolo. Signorina Sugimoto, domani le farò avere una copia del suo nuovo contratto: Aoba mi ha detto che il suo contributo è stato fondamentale per individuare la pista giusta, perciò ho deciso di assumerla stabilmente, sempre che le vada.”

Kumi era sbalordita.

“Certo che mi va!”

“Qui dobbiamo festeggiare la nostra nuova collega! - annunciò Koshi, ottenendo l'approvazione di quasi tutto il gruppo. - Non fare storie Tusbasa, questa sera vieni anche tu!”

“D'accordo! Ma non mi fermerò molto a lungo!”

“Sempre il solito.”

La luce dell'ufficio venne spenta e la conversazione proseguì nel corridoio.

“Direttore, viene anche lei?” Domandò Misaki.

“Ho ancora del lavoro da fare e devo sentire il segretario dell'Imperatore.”

Gamo sparì in direzione del piano superiore.

“Yayoi?”

“Jun ha il turno di notte in ospedale, quindi sono dei vostri. Forse dovremmo chiedere prima a Kumi se ha voglia di sopportarci anche fuori da qui!” L'analista si sistemò la borsa sulla spalla.

“Certo che vi sopporto! Potrei anche offrire io!”

Hikaru ridacchiò:

“Attenta a fare queste proposte con Koshi nei paraggi, se non deve pagare lui, diventa un pozzo senza fondo!”

Questa volta fu l'Agente Matsuyama a ricevere uno scappellotto dal collega.

“Pensa per te!”

“Ahi! Io passo a casa a prendere Yoshiko e poi vi raggiungiamo. Siamo sempre al solito posto?”

“Ovviamente!” Rispose Tsubasa, aprendo per tutti la porta d'uscita del palazzo.

Il gruppo si avviò chiacchierando del più e del meno, mentre raggiungeva il locale preferito, dove quasi ogni caso chiuso veniva festeggiato con una birra o del saké e dove le ferite per i casi irrisolti venivano lenite in compagnia, cementando sempre più l'unione e l'affiatamento di quella famiglia lavorativa.


 

1Sono personaggi della serie NCIS: Los Angeles, alla quale mi sono un po' ispirata per questa storia.





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Ed eccoci arrivati alla fine di questo non troppo lungo viaggio. I nodi sono venuti al pettine!
Devo dire che per me è stato interessante sperimentare con personaggi diversi da quelli che utilizzo solitamente (non ho scritto una riga su Jun!), spero per chi è giunto fino a qui sia stato altrettanto interessante seguire.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, inserito in uno degli elenchi e/o speso un momento del loro tempo per lasciare una recensione.

Al momento sono già al lavoro su un'altra storia (che sarà una raccolta spin-off di un altro lavoro), vediamo se riuscirò ad essere a buon punto in non troppo tempo.
A presto!

  
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