Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Susanna_Scrive    26/09/2017    0 recensioni
Stati Uniti d'America, anno 2000.
Da quando l'ho conosciuto non mi sono mai sentita giudicata, la sua spontaneità, la sua dolcezza e il suo altruismo mi hanno fatto cambiare completamente la visione delle cose. Però ho l'impressione che ci sia un tassello mancante nella sua vita, c'è qualcosa che solo attraverso i suoi occhi si può vedere ma che è difficile da interpretare. Possibile che ha capito il mio bisogno di aiuto?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

 

Tutto è buio intono a me, il sole ha deciso di calare e ora regna l'oscurità. Ho parlato tutto il tempo con il poliziotto e non mi sono accorta il tempo scorreva inesorabilmente. Annota le ultime cose per poi riposare la penna e il taccuino nella tasca interna della sua giacca.
 

- Questa testimonianza sarà sufficiente per sbatterlo in galera per un bel po' di tempo - commenta.


Io mi mordo il labbro cercando di nascondere un sorriso mentre mi limito ad annuire.


- Non si preoccupi, non sentirà più parlare di Alexander White - mi rassicura per poi rientrare nella sua auto.


Mi allontano dalla strada e il mio sguardo fissa la macchina sfrecciare via sparendo dalla mia visuale, quando mi volto verso il giardino noto che sono ancora tutti lì ad una certa distanza da me. Con passo spedito mi dirigo verso di loro che, erano intenti a parlare di qualcosa a me sconosciuta. Come mi notano tutti si apprestano a guardarmi, chi con dolcezza, chi con paura e chi con compassione. Rivolgo ai presenti un sorriso cercando di mostrarmi il più naturale possibile.


- Vorreste fermarvi per la cena? - domando gentilmente indicando con il pollice la porta di ingresso rimasta spalancata tutto il tempo.


Li vedo scambiarsi degli sguardi perplessi per poi osservarmi con dispiacere.


- No tesoro non mi sembra il caso - spiega la signora Enderson mostrando un leggero sorriso.

- Ma davvero mi farebbe molto piacere - inizio a parlare ma in un secondo sono con gli occhi sgranati.


La donna si trova praticamente di fronte a me e mi fa una dolce carezza sulla guancia che è stata colpita rivolgendomi un sorriso talmente dolce da farmi quasi commuovere.


- Cara, ora come ora, hai bisogno solamente di riposo -

- Io sto bene gliel'assicuro - la contraddico mostrandomi il più convincente possibile.


La vedo negare con la testa e io rilasso le spalle non avendo notato di essermi irrigidita di colpo.


- Quando ce ne saremo andati capirai - dice lasciandomi un ultima carezza per poi sparire alle mie spalle.


Io rimango colpita dalle sue parole e non riesco a muovere un muscolo, il mio sguardo si posa sui tre uomini davanti a me. Il primo ad avvicinarsi è il signor Whitfield che da un'espressione seria passa a un sorriso rassicurante.


- La signora ha ragione, domani io e Javon verremo a prenderti per portarti alla casa del capo - mi istruisce gentilmente.

- Non vi disturbate vi prego, state già facendo tanto per me. Posso venire con il motorino basti solamente che mi lasci l'indirizzo - spiego mostrando con un cenno del capo il mio mezzo di trasporto parcheggiato in un angolo del mio giardino.


Il signor Beard si avvicina a noi mostrando una preoccupazione che fatica a nascondere.


- Non è pericoloso nelle sue condizioni? - domanda.

- E' veramente gentile a preoccuparsi per me, lo apprezzo molto davvero signor Beard ma non si preoccupi. Mi sono sempre spostata in motorino e non è mai successo niente, non si deve preoccupare - lo rassicuro mostrando un sorriso.


Lo vedo scrollare le spalle arrendendosi per poi rivolgersi con il volto verso il suo collega, quest'ultimo annuisce per poi prendere un biglietto da visita da dentro la sua giacca.


- Ecco a te, qui c'è l'indirizzo e il numero di telefono, per qualsiasi cosa non esiti a chiamarmi. Se non riesce a trovare la strada verrò a prenderla. Appena si troverà di fronte al cancello basta telefonarmi e verrò ad aprirla - mi istruisce.


Mi rigiro il foglietto tra le dita e, sotto il nome del signor Whitfield e il suo numero, leggo l'indirizzo scritto con una calligrafia fine ed elegante. "100 N Carolwood Dr (Whittier)", rimango quasi incantata, persino il nome dell'indirizzo è bello.


- Va bene, penso di aver capito in che zona si trovi, se mi dovessi perdere non esiterò a chiamarla -


Vedo l'uomo sorridere per poi scompigliarmi gentilmente i capelli lasciandomi sfuggire una risata divertita. Tento di risistemarmeli ma in vano visto che si sono formati dei nodi, arrossisco pensando che in questo momento sembrerò uno spaventa passeri. Gli uomini di fronte a me sembrano non curarsene perché mi rivolgono dei sorrisi inteneriti.


- Allora a domani signorina Cruz - mi saluta il signor Beard mentre il signor Whitfield si limita a farmi un cenno del capo sempre con il sorriso stampato sulle labbra.

- A domani buonanotte - ricambio il saluto mentre si dirigono verso la loro auto.

- Vado anche io - dice Josh.


Mi giro verso di lui abbracciandolo, la stretta viene ricambiata.


- Vai a dormire, ne hai bisogno e auguri per il nuovo lavoro -

- Grazie mille di tutto -

- Figurati, te lo meriti - mi stringe leggermente di più.


Ci stacchiamo e con un gesto della mano si allontana da me, aspetto che anche lui salga sulla sua auto mentre continuo a salutarlo con la mano per poi entrare in casa. Mi lascio andare a un sospiro sovrastando il silenzio che persiste sempre in questa casa. Metto a posto tutto quello che ho lasciato in giro e, dopo aver mangiato una fetta della mia crostata, mi metto il pigiama per poi aprire il divano letto. Spengo tutte le luci e mi metto sotto le coperte, stavo per chiudere gli occhi per riuscire a prendere sonno ma, come una doccia gelida, i fatti accaduti qualche ora fa mi tornano in mente con violenza. Spalanco gli occhi e una lacrima scende lungo la mia guancia, in quel momento le parole della signora Enderson mi tornano in mente. Aveva ragione, penso lasciandomi andare a un pianto isterico ma la stanchezza prende il sopravvento su di me. La mia sveglia suona, sono le 6.30 del mattino e la fame comincia a farsi sentire. Mi alzo lasciando il letto così com'è, non avendo voglia di rimetterlo apposto. Vado in bagno per potermi fare una doccia ma mi incanto scrutando la mia figura nel piccolo specchio. I miei occhi sono contornati dai residui del trucco colato del giorno prima e senza pensarci sue volte entro in doccia insaponandomi più vigorosamente del solito. Una volta finito noto felice che i segni neri sono completamente spariti, decido di indossare un jeans elasticizzato e una camicetta azzurrina. Mi asciugo i capelli e mi limito a mettere un po' di mascara nelle ciglia, infondo non devo impressionare nessuno e sul posto di lavoro tendo a rimanere il più semplice possibile. Faccio colazione con un po' di latte con i biscotti e, dopo essermi lavata i denti e aver preso l'ultima pastiglia di vitamine della confezione, recupero da un cassetto il mio grembiule preferito e la bandana azzurra. Nella mia borsetta non riesco a farci stare tutto così prendo una scatola da scarpe per poi riporre tutto ordinatamente lì dentro. Prendo il casco ed esco di casa tenendo sia la scatola da scarpe sia il foglietto del signor Whitfield con il suo recapito telefonico e l'indirizzo. Indosso il casco e, senza accendere ancora il motorino, esco dal giardino per poi chiudere il cancello con la chiave. Ripongo tutto in borsa e stavo per accendere il motore ma vengo richiamata da qualcuno, una volta alzato lo sguardo noto la signora Enderson venire nella mia direzione.


- Madeleine, potevo lasciarti andare senza farti gli auguri per il tuo nuovo lavoro? - domanda sarcastica.


Mi lascio sfuggire una risata abbracciandola.


- La ringrazio -


Ci stacchiamo e la donna poggia una mano sul mio ventre accarezzandolo leggermente per poi rivolgermi uno sguardo preoccupato.


-Mi raccomando stai attenta - si raccomanda.


Io mi limito ad annuire sorridendo per poi partire lasciando una piccola nube di fumo alle mie spalle.




Madeleine Cruz e la signora Enderson
   
 
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