Era una pigra giornata estiva alla Tana; o, almeno, lo era per Ron. Per sfuggire ai preparativi del matrimonio di Bill e Fleur si era rintanato in giardino, nei pressi del capannone in cui suo padre custodiva i suoi preziosi oggetti babbani. Steso sul prato, osservava il cielo, senza pensare né al grande evento, né alla guerra imminente: aveva un gran bisogno di svuotare la testa da tutti i pensieri che lo assillavano.

"Posso?" La voce di Hermione lo raggiunse mentre dormicchiava, così la sua risposta fu un mugugno di assenso, neppure troppo cosciente. Però, il rosso la udì sorridere debolmente e sedersi sul prato.

La ragazza era arrivata qualche giorno prima alla Tana, quasi senza preavviso, e secondo Ron si comportava in modo strano: era silenziosa, e a volte c'era, ma in realtà non c'era. Ginny gli aveva detto di non preoccuparsi, che si trattava solo dei pensieri che assillavano tutti loro; lei stessa, però, sembrava poco convinta. Così la sera prima, mentre erano seduti sui gradini della veranda, il viso e le orecchie di Ron erano diventate tutt'uno con i capelli, mentre la sua bocca aveva pronunciato otto parole:

"Lo sai che con me puoi parlare, vero?"

Lei non aveva risposto, si era limitata ad annuire lentamente.

Il giovane voltò la testa verso destra e aprì gli occhi: Hermione stava leggendo, una mano dietro ad un orecchio, il libro aperto quasi a metà sulle gambe incrociate. Non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, ma amava quel suo sguardo concentrato. In realtà, amava tutto di lei. Solo che era difficile ammetterlo, anche a se stesso; e poi, diciamocelo, perché lei avrebbe dovuto essere interessata a lui? Era così... Ron. Aveva senso rischiare di perderla?

In quel momento, lei alzò gli occhi e incrociò quelli di lui, e accennò un timido sorriso, poi si morse il labbro inferiore e si immerse nuovamente nella lettura. Almeno apparentemente.

"Ho obliviato i miei genitori" disse d'un fiato, e lui, che stava per ritornare a dormicchiare, si tirò a sedere di scatto, gli occhi sbarrati. Non riuscì a dire nulla e, mentre mille domande gli affolavano il cervello, Hermione deglutì a vuoto, si passò i polpastrelli sugli occhi, e si alzò in piedi senza neppure guardarlo.

Eh no, non poteva starsene lì a non far nulla! Ron si torturò per un momento l'orlo della maglietta, poi prese un respiro profondo, la raggiunse e le si parò davanti spalancando le braccia.

La ragazza puntò per un momento gli occhi nei suoi, e la tristezza incrociò l'imbarazzo, ma pochi secondi dopo la testa di Hermione si era rifugiata sul petto di Ron, l'orecchio vicino al suo cuore, il corpo scosso da tremiti e singhiozzi.

Ron, dopo un attimo di titubanza, la strinse forte.

Avvolti dal venticello estivo e dal profumo dell'erba, i due ragazzi restarono abbracciati a lungo.

Lo sai che con me puoi parlare, vero? Otto parole che si trasformarono lentamente in qualcosa di più.

Per qualsiasi cosa, conta su di me.

Farsi primavera significa accettare il rischio dell’inverno.
Farsi Presenza, significa accettare il rischio dell’Assenza.
— Antoine de Saint-Exupéry