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Autore: Uptrand    29/09/2017    4 recensioni
Un vecchio nemico si fa avanti minacciando nuovamente la galassia, intanto su Noveria, sotto il ghiacciaio di Barbin i lavori procedono. Olivia Williams Shepard sarà ancora chiamata in azione per cercare di risolvere la situazione.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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I cieli sui pianeti d’origine delle specie del Consiglio, con in più Noveria, si oscurarono. Non erano nuvole a coprirne i cieli, ma qualcosa di simile a una membrana bluastra.
Gli abitanti di quei mondi guardavano ansiosi quell’evento sconosciuto. Dal cielo cominciò a cadere qualcosa, quando gli oggetti furono più vicini a tutti parvero delle gigantesche gocce dello stesso colore del resto del cielo.
Il primo a toccare il suolo causò una violenta esplosione, a cui segui una seconda e una terza in rapida successione. La gente cominciò a scappare terrorizzata.
Qualsiasi fossero quelle cose stavano cadendo fitte come pioggia, causando centinaia di esplosioni ovunque. Tutti correvano in cerca di un riparo, molti guardavano in alto per cercare di scorgere ed evitare quelle bombe che cadevano in cielo, altri cercavano uno squarcio di cielo limpido dove dirigersi che avrebbe significato scampare a quel pericolo sconosciuto. Non ne videro. Ovunque rivolgessero lo sguardo vi era solo quel cielo oscuro, sotto di esso la terra continuava ad essere bombardata.
Pochi e solo quelli nei centri di comando, avevano compreso che il fenomeno era di scala planetaria. Non esisteva un luogo, sulla superficie di quei mondi, che fosse sicuro. Governi e capi si rifugiarono nel sottosuolo, in strutture sotterranee. Impotenti assistevano al bombardamento di tutte le loro città.
Gli xalielt che si erano teletrasportati su altri mondi dalla Cittadella, erano soddisfatti dei poteri che avevano acquisito. Erano stati in grado di causare un bombardamento di energia biotica sull’intero pianeta sui cui si trovavano.
Il costo energetico era stato elevato, avevano usato energia destinata a caricare i portali e a farli esplodere generando radiazioni capaci di eliminare ogni civiltà, ma lasciando intatti i vari pianeti.
Questo avrebbe comportato un ritardo nell’operazione, ma nella loro intelligenza lo ritennero superfluo. Erano immortali e onnipotenti, certe cose erano dettagli superflui.
Provarono piacere a distruggere direttamente i mondi di coloro che si opponevano al loro legittimo dominio. Tolti i Leviatani erano la razza più antica e sviluppata di tutti, che i mondi con tutto quello che contenevano appartenessero a loro era logico e naturale.
Con particolare piacere il gruppo degli xalielt che si era trasportato sulla Terra, infierì sulle città degli umani.
Terra, così veniva chiamato il pianeta che millenni prima aveva dato origine alle loro civiltà. La patria che erano stati costretti ad abbandonare, salendo sull’Arca che li aveva condotti e protetti nello spazio oscuro per tutto quel tempo. Solo una minuscola frazione del loro popolo aveva trovato la salvezza su di essa. I migliori esemplari della loro specie.
Da lì avevano osservato la distruzione di ogni ciclo operato dai Razziatori. La loro prima preoccupazione fu la preservazione e l’accrescimento delle conoscenze ottenute.
Come prima cosa rallentarono l’invecchiamento, poi riuscirono a trasmettere la coscienza di un individuo da un corpo a uno clonato, determinarono come mantenere la mente di un individuo in una forma solo energetica. Quella scoperta fu la svolta.
Gli xalielt accettarono in massa di convertirsi in quella nuova forma del proprio essere. Vivendo su quel piano energetico la condivisione delle idee e i processi di ragionamento si fecero più acuti, riuscirono a stabilire una connessione diretta con l’Arca.
Costituirono una rete neurale informatica, non un'unica mente condivisa fra tutti ma milioni di menti capaci di dialogare fra loro a una velocità mai concepita prima.
Le loro conoscenze scientifiche crebbero.
Tennero i cloni come bassa manovalanza, essi divennero i loro operai e soldati. Così rimasero nello spazio oscuro, in attesa che una nuova razza portasse a termine il loro piano per eliminare i Razziatori tramite il Crucibolo. Infine era successo, i Razziatori erano stati distrutti e potevano tornare a reclamare quello che per diritto ritenevano loro.
Oltre alla Terra, solo un altro pianeta era importante Noveria. Nelle sotterranei di Caninea si trovava il server centrale della Noveria Corps con il suo neurone di Razziatore, unico collegamento per la trasmissione dei dati che il Catalizzatore stava inviando ai vari governi di quel ciclo. Una mossa per privare gli xalielt dei comandi dei portali.


*****


La gente correva in massa sottoterra, dentro ai canali di collegamento ideati per facilitare gli spostamenti dei dipendenti tra Caninea e le cupole abitative. La gigantesca struttura industriale voluta dalla Weaver e distrutta tra le prime azioni di guerra del nemico, aveva una vasta area inferiore ancora operativa che l’attacco nemico non aveva coinvolto.
Da lì Dasha Weaver aveva diretto la compagnia quando i mercenari erano stati sconfitti, lì la gente si dirigeva confidando ogni speranza in quelle spesse pareti di acciaio e nella nuda roccia che le ricopriva.
Su tutta la superficie, gli stabilimenti industriali della compagnia erano bombardanti da quella pioggia di energia biotica.
Mores e Sunt erano stati lasciati da Dasha sul pianeta, tra i suoi collaboratori iniziali, responsabili rispettivamente dello “Sviluppo Armamenti” e “ Sicurezza informatica”.
Uno scienziato ed ingegnere krogan e un hacker volus che si erano sempre odiati. Nella sala operativa della Sezione informatica, più comoda e fornita di schermi più grandi, osservavano l’attacco nemico in silenzio senza fare altro.
Divisione N era stata tutta spostata per l’attacco alla Cittadella, come ogni altra unità da combattimento. Associando questo ai danni già subiti, il pianeta era privo di difese.
Non potevano reagire, solo attendere gli sviluppi della situazione.
Caninea era la loro creazione. Dasha l’aveva resa possibile, l’idea iniziale era stata sua, aveva fornito soldi e mezzi ma la sua progettazione e costruzione era stata loro.
Presto avrebbero scoperto se le solide pareti che li proteggevano, in cui così tanto impegno era stato messo, erano all’altezza delle aspettative dei loro creatori.
Morire non era un problema, scoprire di aver progettato qualcosa di insoddisfacente era intollerabile per entrambi.
Per questo bevevano, brindando a ogni attacco a cui Caninea resisteva come a un test superato e prova del genio di chi l’aveva ideata.
Intanto nella “Stanza”, il server centrale della compagnia, il neurone di Razziatore continuava il suo lavoro.


*****


Il bossolo espulso dall'arma cade a terra insieme a centinaia di suoi simili, sparsi al suolo.
Steve W. Shepard stava scaricando colpi a una velocità impressionante sul nemico.
Nascosto dal casco dell'armatura da distruttore, il suo sguardo era di puro odio.
Come tutti aveva visto la flotta venire distrutta, per lui significava che sua nonna era morta. Avevano perso.
Furioso oltre ogni misura, si era fermato quando il resto dei soldati si ritirava.
Piazzandosi bellamente in piedi, aveva aperto il fuoco mettendoci tutto l'impegno di cui era capace.
Se il nemico avesse potuto morire, nel primo minuto lui avrebbe fatto una strage.
Sapeva che non poteva accadere.
Sioux gli arrivò da dietro, gridandogli di ritirarsi.
« Per dove? A cosa servirebbe? » rispose in tono secco e deciso, fermandosi solo per un secondo dallo sparare.
« Gli ordini... »
« Qui sono! Qui rimango! Tu vai! »
Lei lo guardò sgomenta, l'ufficiale che conosceva non era assolutamente il tipo da mettersi a fare l'eroe. Faceva il suo dovere, ma se c'era l'occasione di passare una responsabilità a un altro era ben contento di farlo.
« Non la lascio signore! » dichiarò Sioux più decisa che mai, era sempre stata un soldato di seconda classe ma non avrebbe abbandonato il suo comandante. Pensò scocciata dall'avere quel minimo senso dell'onore.
Steve non diede l'impressione di averla sentita o di essersi accorto della presenza di lei.
Era totalmente concentrato al suo scopo: tentare di ammazzare i nemici.
Sioux comunicò agli IDG superstiti che lei e il comandante avrebbero cercato di rallentare il nemico, mentre loro si ritiravano.
Non ubbidirono, stupendo Sioux, si disposero a cuneo e al suo apice c'era Steve W. Shepard. Lui però non disse niente ai suoi uomini, non si voltò neanche.
In piedi continuava a far fuoco, impassibile a tutto quello che gli stava attorno.
Uno dei grigi, nel suo corpo di cristallo, notò infine quell'umano e lo giudicò adatto per test.
Arrivò frontalmente, calando velocemente dall'alto in una parabola discendente. Tre colpi lo sfiorarono, ma non lo fermarono.
Il pugno corazzato dell’essere umano gli frantumo la testa decapitandolo. Ruzzolò a terra per qualche metro alle sue spalle e lì rimase, mentre il capo si ricostruiva da solo.
Steve si comportò come se niente fosse successo, estrasse il caricatore vuoto per sostituirlo e andare avanti a sparare.
 
Il grigio si protesse con uno scudo biotico, si stava rigenerando velocemente. Era furioso per il trattamento subito. Gli umani erano davvero bestie, che non capivano quale fosse il loro posto.
Proprio quell’essere umano, ne era un esempio perfetto. Continuava a sparargli, nonostante lo scudo rendesse quell’azione futile.
Non che il risultato sarebbe cambiato, era immortale. Solo non  voleva attendere neanche un secondo in più del necessario.
Dolore, una sofferenza improvvisa e intensa sorprese lo xalielt. Sentì il suo corpo andare in pezzi e smembrarsi. Lanciò un urlo finale prima di sparire.
Alexya ritrasse la mano, con lei le sorelle, e si rimise il guanto. « Steve?! »
« Potete ucciderli? » domandò sorpreso.
« Si. » rispose la ragazza.
« Voi avanzate, io vi supporto. » ordinò alle ragazze.
« Ma...»
« Niente, ubbidite! » disse in tono secco e deciso.
Lui non poteva vederle in viso per via del casco integrale, ma la loro espressione era un misto di incredulità e ammirazione. Che fine aveva fatto lo Steve un po' pigro che conoscevano?
Avevano sentito un brivido lungo la schiena, di piacere.
Si guardarono per un istante fra loro e scattarono in avanti, ad attaccare. Diana era in testa.
Nei comunicatori le voci di Henry e William Coats, i gemelli fornivano supporto tattico analizzando tutti i dati che le armature delle ragazze ricevevano.
Su loro indicazione, intercettando una comunicazione, avevano trovato Steve. Alexya era stata chiara, non potevano fermarsi ad affrontare ogni nemico. Dovevano trovare e recuperare Isabella: anche se sconfitta, rimaneva il più potente biotico.
Dovevano dirle della loro scoperta, lei avrebbe saputo cosa fare.
Il vero problema era come riuscirci, per questo erano state contente di trovare Steve mentre percorrevano il campo di battaglia. Lui avrebbe saputo aiutarle o così speravano.
Non le aveva neanche lasciate parlare, ma quali che fossero i suoi piani essi puntavano dritti contro il nemico.
Inoltre questo lato di lui che non avevano mai visto, a loro piaceva.
Un intenso fuoco di fanteria investì il nemico in aria. Gli IDG  avanzavano al comando di Sioux, a supportare il proprio comandante. Con sorprende vigore ed entusiasmo.
Non erano in grado di uccidere il nemico ma potevano rallentarlo e distrarlo , il tempo necessario perché le ragazze Weaver gli fossero addosso.
Ormai avevano capito come fare, smembravano fra loro la sua energia consumandola e disordendola allo stesso tempo.
Lo stato di condivisione di energia in cui si trovavano dava alcuni vantaggi, sacrificando alcune caratteriste personali. Se già col 19 era difficile rimanere a corto di energia biotica, adesso essa era inesauribile.
Ma per quanto fossero veloci il nemico era una moltitudine, da nessuna parte si vedevano segnali che stesse cedendo.


*****


Il motivo della tenacia con cui gli I.D.G. lottavano era dovuto ad una disattenzione di Steve. Non si era accorto di aver il comunicatore aperto, questo permise a chiunque di ascoltare la conversazione che avevano avuto con Alexya. A tutti sembrò che il comandante degli I.D.G. avesse trovato una soluzione all'immortalità del nemico.
I suoi uomini non avevano mai pensato che egli avesse l’animo dell’eroe e del condottiero. Motivati da tale esempio, decisero di combattere fino all'ultimo.
Lui non diede nessun ordine, non gli interessava più e non capiva da dove gli I.D.G. tirassero fuori tutto quell’entusiasmo.
Steve W. Shepard era semplicemente furioso, dalla distruzione della flotta non credeva più nella vittoria. Non era mai stato bravo ad accettare una sconfitta, in nessun contesto. Quante volte, da piccolo, si era arrabbiato perché perdeva a un gioco.
Dal messaggio di sua sorella riteneva che presto sarebbero morti tutti, in ogni caso.
Era arrabbiato con tutti e con tutto, in particolare con il suo maledettissimo destino e Isabella. Col primo, perché non gli aveva permesso di ritagliarsi una vita tranquilla e pigra da qualche parte.
Invece si trovava in una situazione disperata. L’unica cosa che gli venne in mente di fare fu fermarsi e sparare fino a quando non sarebbe morto. Perché quella era l’unica cosa che poteva fare. Non aveva nessun piano.
Con la seconda perché doveva essersi fatta fregare in qualche modo, anche se non sapeva come. Tutto a quel tempo a comportarsi come fosse la più forte e infine il risultato era quello? Ne avesse avuto modo le avrebbe rifilato un calcio, intanto sarebbe morto in qualunque caso.
Il suo solo desiderio era vendicarsi, se ci fosse riuscito, di tutto quello che i grigi gli avevano già portato via, come sua nonna Hannah che doveva essere certamente morta a bordo della sua nave, e di quello che presto gli avrebbero tolto come la sua vita.
 
Le ragazze Weaver sembravano tre gatti scatenati, erano ovunque sul campo di battaglia a mai più di cinque metri l’una dall’altra. Erano riuscite a sincronizzare la propria energia, su una stessa lunghezza d’onda. L’energia di ciascuna fluiva alle altre, in un cerchio perpetuo.
Mai si erano sentite più potenti, anche se non potevano stare a più di cinque metri di distanza. Se tale distanza veniva superata, dovevano ricominciare da capo, come avevano appreso quando era successo.
Nel contempo avevano mantenuto ognuna le proprie caratteristiche di combattimento. Con Diana in testa alla loro formazione d’attacco, Alexya e Trish attaccavano su uno stile ad imitazione del suo, tutto impostato su velocità e agilità.
A un certo punto dovettero cambiare quando, su segnalazione dei gemelli, fu evidente che Alexya e Trish erano stanche.
Quello che loro definivano stile phantom era una combinazioni di quattordici stili, ognuno caratterizzato dalla combinazioni di tre tecniche di scherma.
Queste erano: stoccata, parta, affondo, raddoppio, controtempo, ritirata,  finta, risposta e battuta.
Dal modo in cui queste tecniche venivano usate e combinate tra loro si sviluppavano i diversi stili.
Ad esempio lo stile Cobra e Equilibrato usavano le medesime tecniche, ma cambiava il concetto su cui erano stati ideati.
Cobra era uno stile basato sul doppio colpo, permetteva di eseguire due attacchi di seguito per destabilizzare l’equilibrio dell’avversario. Senza trascurare la difesa, mantenuta grazie alla tecnica di battuta. In questo genere di stili Alexya primeggiava, per la sua grande bravura nell’arte della scherma.
Equilibrato invece univa attacchi in profondità con azioni difensive. Privilegiando la battuta al posto del raddoppio, l’inverso rispetto allo stile Cobra, mantendo una difesa nettamente migliore. Trish era la migliore in questo e stili simili. La grande forza che metteva quando attaccava sfondava ogni difesa.
Oppure lo stile Porcospino o Puntaspilli, basato su azioni difensive potenti e su tattiche “aspetta e vedi”. In cui si rimaneva in attesa dell’attacco nemico, per reagire con una combinazione di risposta e ritirata. L’idea era di far subire al nemico più attacchi quando si reagiva, senza dargli il tempo di rispondere. In questi stili basati sulla velocità era Diana a superare le sorelle. Una mossa falsa con lei, ed era un attimo a farsi sorprendere.
Queste erano le normali tecniche di sola scherma a cui loro combinavano, come faceva qualsiasi biotico addestrato e potenzialmente potevano farlo tutti, i loro poteri biotici.
Questo faceva si che potessero rivaleggiare con soldati armati di armi da fuoco.
Ma proprio queste caratteristiche diverse facevano si che mantenere uno stile diverso dal proprio fosse più fatico, non solo per una questi di attitudine o di allenamento ma per il modo diverso di sfruttare i poteri biotici.
Trish mise una mano sulla spalla di Alexya, a richiamarne l’attenzione verso l’alto « Bene, penso che ci siamo fatte notare. »
Il nemico si era radunato sulla loro posizione.
« Mi sembrano un tantino incazzati. » commentò Diana, la sua voce non conteneva paura.
Alexya chiamò Steve e chiese istruzioni. Attaccarli non le sembrò la soluzione giusta, anche se la più divertente. La sua risposta fu « Sdraiatevi a terra! Ora! »


*****


Oltraggio, i xalielt nei loro nuovi corpi erano furiosi. Il piano per rendersi immortali veniva messo in dubbio da tre umane. Avevano osato far provare a loro un sentimento di paura, questo li aveva spinti a interrompere l'attacco e a radunarsi. Si sentivano umiliati. Dopo un'attesa di millenni, nessuno voleva morire.
Riconobbero i cloni del soggetto portatore del 19, valutarono le varie possibilità. Milioni di idee furono valutate in secondi.
Avevano l'originale, le copie non servivano. Non potevano usare ancora la totalità della loro energia ma quella che avevano sarebbe bastata.


*****


I nove giganteschi pezzi d'artiglieria semovente Titani, orientano le tre bocche di fuoco di ciascuno secondo le coordinate fornite da Steve W. Shepard
Il nemico aveva sospeso l’attacco per motivi sconosciuti ma per merito sicuro degli I.D.G., radunandosi in un unico punto. Un bersaglio perfetto.
Per tutti, il comandante degli I.D.G. aveva saputo trarre il nemico in trappola.
Nel frattempo, il resto dei soldati cercava di formare una nuova difesa. Sempre più soldati scendevano nei sottolivelli, se il nemico poteva volare sulle loro teste il minimo che potevano fare era cercare di togliergli questo vantaggio.

*****


Per gli xalielt le azioni nemiche non era degno di considerazione, solo l’eliminazione dei cloni era importante.
Il rumore, ricordava una cascata, arrivò solo una frazione di secondo prima del proiettile. Ventisette proiettili da ottocento mm dei Titani esplosero simultaneamente in aria, all'altezza di cento metri.
Esattamente in mezzo ai grigi.
L'esplosione cancellò dal cielo ogni nemico, i cui corpi di cristallo erano troppo fragili per resistere a tale violenza.
Sdraiate a terra, le ragazze Weaver guardavano con occhi colmi di stupore.
« È questo che succede, quando Steve è arrabbiato? » chiese Trish.
« Pare di si. » commentò Alexya.
« Saremo al sicuro? Erano proiettili giganti ad eezo e nium. Non voglio di nuovo svenire. » borbottò Diana.
« Non corriamo rischi, con la visiera del casco abbassata. Credo. » spiegò Alexya.
« Credo, mi piaccia Steve. » Dichiarò Trish.
La voce di lui risuonò decisa nei comunicatori « Alzarsi ed attaccare, eliminate le loro forme energetiche prima che ricostruiscano i corpi! »
Prontamente ubbidirono, tutto attorno i nemici nelle loro forme energetiche fluttuavano come tanti fantasmi.
« Dicevi Trish? » chiese Diana.
« Niente. » le rispose la sorella, la comunicazione era arrivata proprio mentre parlava e non l'avevano sentita.
Si fermarono a fissare il cielo. Un enorme accumulo di energia biotica si stava addensando sopra di loro. I nuclei di eezo nei loro corpi stavano reagendo a quella gigantesca concentrazione energetica.
Scrutarono in alto, come in cerca di una tempesta imminente.
« Se questa cosa cade, non si salverà nessuno. » dichiarò Diana.
« Dobbiamo informare tutti del rischio che corrono! » affermò Alexya.
« Ma... »
« È la cosa giusta da fare, non sempre si deve attaccare. Per prima cosa avvertiamo Steve. »
Diana si arrese all’opinione di sua sorella, anche se avrebbe voluto attaccare. Lei lo contattò, ma con sua sorpresa gli ordini non cambiarono. Dovevano attaccare.
Tornarono indietro più velocemente che poterono, pensavano che non avesse compreso quello che stava per accadere.
« Andatevene, chi non fa il suo dovere è inutile! » rispose rabbioso Steve, sorprendendole. Voleva continuare ad attaccare, indipendentemente dai rischi. Ormai erano morti, era superfluo preoccuparsi di qualsiasi cosa.
Il linguaggio del suo corpo era chiaro, era sul punto di spezzarsi per tutto quello che stava accadendo.
« Inutili!? » esclamò furiosa Diana « Se devi fare lo stronzo, ti preferisco come sei di solito. » disse puntandogli un dito sul petto.
Senza pensarci, lui la spinse via facendola quasi cadere «Avete cominciato così la vostra esistenza. Siete nate come armi, terminate come tali. »
Diana sbiancò in viso a quelle parole. La spada le fu in mano in un istante.
Steve le puntò l'arma contro e fece fuoco.
Trish tratteneva saldamente Diana da sotto le spalle, ma aveva smesso di agitarsi appena lui aveva sparato.
Tra loro due Alexya perdeva sangue da una ferita alla spalla sinistra. Si era messa in mezzo, facendo da scudo alla sorella.
La sua barriera biotica era stata inutile, contro proiettili ed eezo 19 e nium. Sola la fortuna, aveva fatto si che non fosse colpita in zone vitali.
Steve fu su di lei, Diana urlava di starle lontano, si calmò solo quando vide che la sorella non era in pericolo. Lui non la stava aggredendo, ma somministrando un primo pronto soccorso con l'ultima rimasuglio di medigel.
« Non ho parole. » disse lui ad Alexya, che a viso scoperto gli sorrise dicendo « Non servono, siamo tra amici. » lei aveva ferito Kelly quando era sconvolta, la donna aveva trovato la forza per perdonarla.
Capiva Steve e doveva fare altrettanto, soddisfare i propri istinti e agire in base ad essi non era la risposta ad ogni soluzione. Questo ormai Alexya l'aveva imparato. Non era una bambina.
« Qui capo tenente degli I.D.G., Steve Shepard. Il nemico sta per sferrare un potente attacco biotico, trovatevi un riparo immediatamente! » - Avvertì al comunicatore, Sioux e il resto degli I.D.G. cominciarono subito a guardarsi attorno in cerca di un luogo adatto, di un'entrata ai sottolivelli della Cittadella - « Esattamente cosa dobbiamo aspettarci? Che il cielo ci caschi in testa? » domandò Lui.
« Qualcosa di simile. » rispose Trish.
« Possiamo proteggerci? »
Diana si intromise e furiosa gli disse « Sei uno stronzo. Meriti di morire di male, per quello che hai fatto! »
Steve sospirò « Hai ragione, se hai pazienza è facile che vieni accontentata. »
La ragazza lo guardò incredula « Stronzo! Non provare a morire prima che io dica tutto a Dasha. » - e si zittì fissandolo - « Stronzo! Stronzo! Stronzo! » ribadì ferocemente e gli diede le spalle. Trovandosi davanti Trish che le disse « Devi imparare a essere più onesta con te stessa. »
Le tre ragazze sentirono un formicolio, guardarono verso un cielo vuoto. Steve le imitò « Problemi in arrivo? » chiese non vedendo niente.
« Sono qui. » dichiarò Alexya veramente preoccupata, la concentrazione di energia biotica era altissima ma ancora invisibile. Presto si sarebbe concentrata, nel farlo sarebbe diventata visibile e allora sarebbe stata la fine.
« Radunatevi! Tutti attorno a me! » urlò a squarcia gola Trish.
L’attacco fu devastante, una singola onda d’urto che colpì l’intero braccio della Cittadella.
Trish Weaver, inginocchiata a terra, aveva risposto all’attacco con un attacco. Ricordando le spiegazioni avute dai gemelli, se lei era davvero più forte di Isabella quello era il momento di mostrarlo.
Guardare verso l’alto dava la sensazione di farlo attraverso un enorme specchio rotto. Crepe nell'aria si erano diffuse per oltre cinquanta metri. Avrebbe difeso tutti, fermato quell'attacco anche se per farlo stava “divorando” le sue sorelle. Questo non la fece esitare. Sentiva le loro urla, le scese una lacrima.
Sulla loro verticale, i due attacchi si scontrarono. Quello di Trish contro una sola parte di quell’immensa energia raccolta dal nemico.
Diana e Alexya erano cadute a terra, colpite da quelli che sembravano violentissimi crampi. Scalciavano e urlavano.
Nello stato di condivisone dei poteri in cui si trovavano, la sorella stava rischiando di cancellare la traccia energetica delle altre due. Era come se qualcuno avesse infilato una mano nelle loro viscere e le rimescolasse a proprio piacimento.
L’attacco nemico era semplicemente troppo grande per resistergli, in un attimo raggiunse quell’orizzonte di crepe originato da Trish, queste nel frattempo avevano continuato a a propagarsi nell’aria. Ad accrescersi sempre di più.
La ragazza era ben salda in piedi, nessuna intenzione di cedere.
A Steve, Trish ricordò la leggenda di Atlante. Il gigante che sorreggeva il cielo, perché non cadesse sulla Terra.
Lo scontro fu quanto mai apocalittico, a chi era sotto l’orizzonte di Trish sentì un rimbombo incredibile. Nonostante il casco di protezione, il suono fu atroce. Come se avessero appoggiato l’orecchio su un cannone e questo avesse fatto fuoco.
Trish cadde in ginocchio ma l’orizzonte crepato resistette, l’attaccò svanì rapidamente. Lo stesso accade alla barriera innalzata dalla ragazza che era distesa al suolo mentre Diana e Alexya sembravano riprendersi.
Steve non aveva idea di cosa fosse successo a Diana e Alexya, ma la sua preoccupazione adesso era Trish. Quando la raggiunse capì che non poteva fare niente
Le mani erano distrutte. Le dita erano frantumate, le ossa fuoriuscivano dalla carne in più punti. Le braccia non erano in condizioni migliori. Il ginocchio destro, quello su cui era caduta, era rotto da come la gamba era messa. L’unica consolazione era che lei era svenuta.
Cercò di metterla in una posizione comoda. Le mise una mano sugli occhi, perché non vedesse le ferite. L’unica cosa che poteva fare, non aveva più niente per medicarla, era cercare di tenerla calma.
« Cosa vi è preso? » domandò alle sorelle di lei. Si erano tolte il casco per respirare meglio, il viso era pallido e stravolto. Stavano ancora sudando freddo.
« Trish…ha rischiato di divorarci. » rispose Diana, ma lui non capì. 
Come la ragazza si riprese lanciò un urlo di dolore, dicendo tra un grido e l’altro « Mi dispiace! » le sorelle provavano a confortarla, dicendo che andava tutto bene. Che lei sola aveva salvato tutti.
Steve, intanto, cercava di tenerla ferma perché non si ferisse ulteriormente. Le parlava in tono calmo in un orecchio, per cercare di tranquillizzarla almeno un po’. Non poteva fare altro, le scorte di medicine erano finite.
Sarebbe servito un ospedale da campo, impossibile sapere se ne esisteva ancora uno.
Le sue urla suonavano distinte su un campo di battaglia privo di ogni suono. Da Divisione N ai criminali di Omega, fino agli eserciti dei governi del Consiglio i soldati giacevano morti o feriti al suolo.
Le armi ormai distrutte, tacevano su tutto il fronte. In cielo gli ultimi bombardieri Pellicano precipitarono in fiamme. I Titani erano solo un ammasso di lamiere contorte.
Avevano affrontato i grigi e avevano perso.


*****


Il nemico arrivò dall'alto, sopra di loro, in una discesa che sembrava lenta e maestosa circondandoli ma rimanendo a distanza.
Ormai avevano vinto, l’intenzione degli xalielt, visto che vi era la possibilità, era di prendere possesso dei tre cloni del soggetto portatore del 19.
Sarebbero stati ottimi soggetti su cui condurre esperimenti, con l'aggiunta di essere sacrificabili.
Non rimaneva che completare l'opera, liberare l'energia oscura accumulata nei portali ed estinguere ogni civiltà attuale.
Sarebbe dovuto accadere molto prima secondo il piano, ma la forte tenacia che le civiltà di questo ciclo avevano mostrato li aveva sempre costretti a rimandare.


*****


Alexya e Diana si alzarono guardinghe, come cani da guardia. Non potevano accettare cosa stava accadendo. Non poteva essere vero.
« È finita, abbiamo perso. » dichiarò Steve, avrebbe voluto affidare a loro Trish e dire di scappare. Ma erano su una stazione spaziale, senza più navi.
« Rimanere in vita, questa è l'unica vittoria in cui possiamo sperare. »
Diana incrociò per un istante lo sguardo di Alexya, sua sorella stava valutando quella possibilità.
Non poteva accettarlo. Lei non si sarebbe arresa, nessuno l'avrebbe piegata.
Non avrebbe mai scambiato il suo ruolo da predatore con uno da preda.
Scariche di energia bioetica si alzarono da lei, la presenza dei grigi aveva in qualche modo fatto salire la quantità di energia biotica presente nelle spazio, questa le facilitava l’uso dei poteri.
Non sapeva come, ma aveva una chiara visione delle correnti di energia biotica dello spazio circostante. Tutto ciò che era biotico era collegato e attraversato da quelle correnti.
Come le aveva insegnato Isabella non perse tempo a pensare, fece quello che l’istinto le suggeriva.
Da Diana i fulmini si mossero percorrendo quelle correnti invisibili, arrivando al nemico. Un centinaio esplosero colpiti da quell’attacco. Diana esultò, dimenticando dove si trovasse.
Steve l'afferrò per la nuca, facendola abbassare quasi a baciare il suolo.
Lei sentì un botto, la presa allentarsi e finalmente poté rialzarsi. « Steve! » disse atona.
Lui giaceva a terra, l'armatura da distruttore presentava danni enormi ovunque. La corazza sul davanti era sfondata, il casco aveva un enorme ammaccatura che faceva pensare il peggio.
Perdeva sangue da più punti, in particolare da un profondo taglio sulla gola dove la protezione del collo era saltata via.
In cielo i nemici colpiti stavano riformando il proprio corpo.
Strisciando sul suolo, sfidando il proprio dolore Trish gli fu affianco. Lui l'aveva lasciata per spingere Diana al riparo. Lei lo guardò sconvolta, le sue mani erano inservibili. Non poteva fare niente in quelle condizioni. Un colpo di tosse provenne da lui.
« Diana, qui! » urlò disperata, lei accorse mentre la sorella le diceva « Sulla ferita, premi, premi più forte che puoi! »
Lei ubbidì, disperata. Le mani le tremavano. Gli aveva detto che meritava di morire male, perché aveva ferito Alexya. Quando era stata lei a provocarlo, mentre era pericolosamente sotto stress. Lui le aveva sempre aiutate e loro erano state solo capaci di creargli continui problemi.
Si guardò intorno in cerca di un aiuto qualsiasi, ma tutti gli I.D.G. erano impegnati nella difesa.
Percepì un attacco biotico in arrivo alle sue spalle, doveva spostarsi immediatamente. Rimase, non avrebbe schivato, farlo avrebbe voluto lasciare Steve e Trish senza protezione.
Il colpo s'infranse senza provocare il minimo danno, Diana si guardò di spalle. Un’asta di cristallo rosso l'aveva protetta. « Alexya. » mormorò.
Sua sorella aveva evocato una decina di quelle aste, che faceva muovere in una formazione circolare sopra alle loro teste. Usando tutto il suo impegno, evocarle e lanciare era facile. Usarle in un'unica formazione, per difendere, era molto più complicato.
Un'altra serie di attacchi, riuscì a bloccarli ma era chiaro che la stavano mettendo alla prova. Quasi fossero incuriositi dalle sue doti. La sequenza degli attacchi si faceva sempre più veloce e complessa, portò il numero delle aste a dodici.
Questo coincise a un calo significativo della precisione con cui le muoveva. Non avrebbe potuto continuare ancora per molto, presto le sarebbero mancate le forze e lo sapeva.


*****


Informate della cattura di Isabella, Olivia e Dasha aveva pensato e ripensato a un modo per liberarla ma a trovarlo era stato il Catalizzatore. La cosa più difficile soprattutto per Dasha fu attendere, ma l’intelligenza artificiale rimase impassibile sostenendo la necessità di ultimare i preparativi.
Per liberare il phantom, anche l’ultimo segreto della Weaver venne scoperto da Olivia. Lei aveva il programma di una sfera di Woods installato in testa.
« In pratica, sei una sfera di Woods vivente! » Sentenziò Olivia « Non ci riesci proprio a evitare questo genere di trucchetti? »
« Considerala una deformazione professione. »
« La criminale o il presidente della Noveria? »
Spazientito da quel continuo confronto il Catalizzatore intervenne « Ora questo ci può salvare. È in grado di collegarsi alla mente di qualsiasi individuo indottrinato. Non sono stati gli xalielt a imprigionare Isabella, le hanno fatto perdere il controllo. È la sua mente che la imprigiona. Se riusciamo a calmarla, dovrebbe liberarsi. C’è anche la possibilità di usarla per indebolire il nemico, infliggendogli un grave danno.» E spiegò la possibilità di avvelenare con il potere di Isabella tutto quello che veniva rifornito di energia biotica dalla base nemica.
Voltandosi verso Dasha disse « Devo però avvertirti, la possibilità che la tua mente ne esca distrutta sono oltre il 95%. »
« Sarà il più forte mal di testa della storia. » fu il solo commento della Weaver.
« C’è modo di ridurre il rischio per lei? » domandò Olivia.
« Si. » Rispose reticente il Catalizzatore.
« Quindi? » Insistette lei.
« Dovresti correre il suo stesso rischio e farti carico di una parte non indifferente dello stress a cui sarà sottoposta la sua mente. È qualcosa da cui neanche i potenziamenti della biotecnologia ti possono proteggere. Di fatto avrete solo bisogno di un contatto fisico tra di voi, userò il fatto di avere una connessione con te per stabilirne una con Dasha e aumentare il segnale. »
« Va bene. » fu la risposta di Olivia.
« Perché lo fai? Questo comportamento non ha senso. Potresti farle correre da sola questo rischio. Lei ti ha minacciato con una pistola appena qualche ora addietro. Hai già compiuto una scelta per combattere, hai sacrificato il tuo feto per la vittoria. E' stata una scelta logica, ma questa non lo è. » domandò il Catalizzatore ad Olivia.
Lei si passò un mano su quel ventre dove sapeva non esserci più vita, stava per crollare e lo sapeva. Mentalmente aveva cercato di pensare solo al suo dovere, miliardi di vite erano in gioco. In un angola della mente, sentiva la proprio sanità mentale venire erosa dal senso di colpa. Il Catalizzatore aveva ragione su tutto ma...« Vero, non le devo niente. Anzi, sono certa che sia lei in debito con me per vicende passate. Il suo posto ideale sarebbe in prigione. Ma sai, credo che il modo giusto di andare avanti sia di fare quello che si può quando si può. È facile lasciare che un compito ricada su un'unica persona, voltare le spalle e andare via. Se facciamo tutti così, le cose non cambieranno mai. Sarà la classica goccia nell’oceano, ma mi piace cercare di rendere le cose migliori anche se si tratta di aiutare la persona più stronza di questa galassia. » Disse l’ultimo insulto con evidente gusto.
« Non temi che un giorno, possa davvero fare qualcosa contro di te? » volle sapere l’intelligenza artificiale.
« No perché so di essere più in gamba di lei, inoltre ho degli amici e una famiglia su cui contare. »
« Olivia Williams Shepard un giorno ti vedrò in ginocchio e singhiozzante davanti alla mia porta. Solo per questo, non mi sono ancora presa la tua testa. » le disse Dasha.
Olivia le rispose a tono « Sono sicuro che accadrà, sarò piegata in due mentre piango dalla commozione. Così colma di soddisfazione di averti messa in galera al punto di dovermi inginocchiare. » Non disse niente, ma la solita arroganza di Dasha le diede sollievo. Eppure le era sembrato che in essa ci fosse qualcosa di strano in essa. Un traccia di lieve preoccupazione...per lei? Olivia non ci diede peso, sicuramente si sbagliava.
Si afferrarono per le spalle « Comincia! » gridarono assieme.
Il processo fu velocissimo, tutto avvenne alla velocità del pensiero. Fu come una scarica elettrica che si trasmise da Olivia a Dasha, non durò più di un secondo


*****


Inaspettatamente il cristallo che conteneva Isabella precipitò, come se i fili di energia che lo tenevano sospeso in aria fossero stati recisi. I xalielt lo guardarono cadere increduli.
Ma quelle domande, persero subito ogni importanza. Quanto toccò il suolo, il cristallo divenne una fiamma, questa un incendio che si propagò in un istante in una sola direzione.
Consumando sempre più energia oscura, questo avrebbe dovuto essere un altro evento impossibile.
Gli xalielt avevano analizzato il fenomeno e trovato il modo di bloccarlo, in tal modo mantenevano un’area ad alta concentrazione di energia oscura ideale per loro quanto per i portatori dell'eezo 19, privando nel contempo di forze ogni altro biotico normale la cui energia veniva inconsapevolmente risucchiata insieme a quella dell'universo. Quelle fiamme potevano forse indicare che quelle due umane che si erano introdotte, avevano manomesso alcuni dei sistemi?
Questo avrebbe dovuto essere impossibile, la loro tecnologia era troppo avanzata e differente perché la potessero comprendere. Molto di più di quella impiegata per la creazione di umanoidi e navi.
Gli xalielt si allontanarono da quelle fiamme.


*****


La biotecnologia che Olivia aveva in corpo fu spurgata all’esterno, dalla pelle e da ogni orifizio. La corazza ottenuta inglobando i mutaforma si disciolse in una pozza di metallo liquido argentato e lei vi ricade dentro.
L’occhio sinistro di Dasha s’illuminò, per meno di un secondo, mentre apriva un collegamento con la mente di Isabella. L’occhio esplose, facendola cadere semisvenuta a terra.
Avrebbe urlato, ne fosse stato in grado. Quello su chi Galba l’aveva sempre messa in guardia era successo, il suo cervello ne aveva risentito.


*****


Le fiamme formarono un cerchio attorno alla formazione degli I.D.G. che le guardavano dubbiosi e piani di ansia. Alexya raggiunse le fiamme, fino a lambirle.
Una figura umana emerse dal fuoco, camminando con calma e passando attraverso di esso.
Le si fermò davanti carezzandole dolcemente la testa, mentre infilzava il suolo con una spada per liberarsi la mano. I soldati attorno, erano passati dal dubbio allo stupore.
« Mi dispiace. » - disse singhiozzando Alexya - « Io...noi...ci abbiamo provato. Isabella aiutaci. »
La donna le sorrise rivolgendole uno di quei gesti gentili che riservava per pochi « Va tutto bene. »
« Non è vero! Trish è ferita gravemente! Steve rischia di morire! Pensavamo di essere forti, di poterti imitare. »
« Alexya, va tutto bene. È tutta colpa mia, ho ceduto quando non avrei dovuto. Non si ripeterà. »
Lei si volse verso i xalielt « Mi avete battuto. Lo riconosco. Bravi. Detto questo, vi ammazzo! » Il suo sguardo non poteva essere più minaccioso.
Davanti a tale affermazione si mossero per attaccare, Alexya si strinse forte a lei sia per ricercare protezione che per proteggere. Isabella rimase arrogantemente immobile.
La ragazza alzò il viso a guardarla, non stava bleffando ma non capiva come fosse possibile.
Passarono istanti interminabili, senza che succedesse niente.
Alexya si guardava attorno, non capiva per quale motivo non fosse successo niente.
Isabella rise, una risata di gusto. Di quelle sincere.
Riprese la spada che aveva conficcato al suolo, nell’estrarla mandò in aria un piccolo frammento di maceria. Con la punta della lama lo fece rimbalzare un paio di volte.
Quindi lo colpì violentemente di lato con l’arma, potenziando l’attacco coi poteri biotici. Un attacco semplice, di quelli che chiunque biotico sapeva eseguire.
Il proiettile improvvisato frantumò la testa di uno xalielt, il resto del corpo cadde al suolo sbriciolandosi in una infinità di microscopici frammenti.
La cosa passò inosservata tra gli xalielt impegnati a comprendere perché i loro poteri non avessero funzionato. Solo dopo un attimo si accorsero che il compagno colpito non si rigenerava. Era morto.
Il panico corse veloce l’uno all’altro, i xalielt non comprendevano e questo li spaventava. Avevano sempre previsto tutto, svelato ogni quesito della scienza in cui si erano imbattuti.
Arrogante e sicura, Isabella diede loro le spalle. Tenne le due spade con una mano, stringendo con quella libera il palmo di Alexya. Passò in mezzo al cerchio formato dagli I.D.G. che si chiedevano chi fosse quell’umana nuda.
La ragazza non capiva cosa stava accadendo al nemico o perché Isabella si permettesse di ignorarlo. Era un gesto sconsiderato anche per lei. Solo allora notò che sembrava esausta.
Si fermarono davanti a Diana che inginocchiata teneva le mani premute sulla ferita del collo di Steve, ormai imbrattate di sangue. Trish con le mani ferite e raccolte al petto poteva solo osservare, distesa a fianco di lui.
« Siete state brave.» dedicando una carezza ad ognuna, guardò e valutò le ferite di Trish. Dolorose, ma non era in pericolo di vita.
« Riesci ad attendere, ancora un poco? »
La ragazza annuì con la testa.
« Diana, togli la mano. » affermò Isabella.
« Ma…»
Isabella si rivolse al ferito « Steve! »
« Che vuoi? Credo di essermi sporcato anche le mutande…fammi morire. » mormorò lui, con un filo di voce roca.
Lei gli tirò un calcio, lo Steve arrendevole non era piacevole « Finito di lamentarti? La biotecnologia dovrebbe tenerti in vita. » La sua ferita al collo aveva quasi finito di sanguinare.
« Biotecnologia o meno, non sono in condizione di fare niente. » quello era vero, soprattutto vedeva male e appannato, in più i sensori ottici del casco erano quasi andati e al suo interno vedeva solo poche immagini non collegate fra loro. Se lo sarebbe tolto, se fosse stato in grado di compiere quel gesto. Aveva picchiato duramente la schiena, dal dolore che sentiva qualcosa doveva essersi rotto, muoveva braccia e gambe ma con grande dolore. In faccia sentiva la sensazione appiccicosa del sangue che si seccava. Nulla di strano vista la botta che aveva preso.
« Sei in grado di mandare un messaggio? »
« Solo a corto raggio, non oltre i cinquanta metri. »
« Di a tutti di attaccare, il nemico ha perso la sua immortalità e buona parte dei poteri.»
Lui ebbe una risatina « Non c’è più nessuno, abbiamo perso. Anche ci fossero superstiti, non hanno motivo per ascoltarmi. »
« Non desideri vendicarti? »
Si fissarono in silenzio, Isabella accennava un sorriso divertito. Le piaceva lo Steve bastardo che amava la vedetta.
« Qui è il tenente capo Shepard a chiunque sia in ascolto. Il nemico è indifeso e può essere ucciso. Adesso è il momento di attaccare. » - fissò un istante Isabella - « La "morte" si è schierata dalla nostra parte, possiamo farcela. »
« Contenta? Non verrà però nessuno. » Ribadì lui, ma chiese « Diana sta bene? » Non la vedeva dalla sua posizione, ricordava solo aveva cercato di proteggerla.
« Si. Ecco… » Disse Diana intromettendosi « William e Henry hanno accesso ai sistemi della mia armatura, ti hanno sentito e stanno cercando di farlo giungere a tutti. »
I gemelli Coats erano stati rifugiati, insieme ai feriti, in alcuni sotto livelli della Cittadella quando xalielt avevano attaccato in prima persona.
« Steve » - Mormorò Diana  - « Tu… »
« Che sta succedendo? » chiese stupita Alexya.
I grigi, nei loro nuovi corpi di cristallo, non erano più sospesi in cielo a diversi metri d’altezza ma calavano fino a non stare a non più di un metro dal suolo.
Isabella crollò a quattro zampe, respirava affannosamente al punto da sembrare che fosse a corto d’aria.
Diana e Alexya si chinarono su di lei, volevano aiutarla ma non sapevano come. Solo allora si accorsero di un dettaglio che avevano trascurato, con tutto quello che stava succedendo. Il livello di energia biotica che percepivano da Isabella era incredibilmente basso.
« Isabella, cos’hai fatto? » domandò Alexya allarmata, meglio di tutte si rendeva conto di quanto fosse debole.
« Quando mi sono ripresa era imprigionata in quel cristallo, ho capito che stavano saccheggiando la mia energia. Potevo liberarmi subito, ma era un’occasione troppo ghiotta per non approfittarmene. Ho lasciato che mi continuassero a saccheggiare, mentre lo facevano io convertivo tutta l’energia biotica con cui venivo a contatto. Li ho avvelenati col 19 senza che se ne rendessero conto, sto continuando a farlo. Non possono impedirlo, ne hanno perso il controllo. In queste condizioni sono deboli. Sono prede. » disse l’ultima parola con un cenno di divertimento, sorridendo.
Le ragazze erano allibite, Alexya più di tutte. Nulla di strano che Isabella stesse male, stava trasferendo, suddividendolo, il suo potere fra milioni di esseri. Uno sforzo sovraumano per chiunque.
« Adesso però smettila! » disse allarmata la ragazza.
« Non posso! Dasha mi ha spiegato tutto, quando mi ha svegliata. Se smetto ritorneranno ad essere immortali. Solo la mia energia li ostacola. »
Nessuno dei presenti aveva capito cosa c'entrasse Dasha, ma non importava. La situazione era comunque chiara, Isabella stava reggendo da sola l’esito della guerra.
Steve aveva ascoltato tutto, da militare aveva colto gli aspetti essenziali. La donna era diventata un obiettivo primario.
« Ehi! » gridò Diana richiamando l’attenzione. I grigi sembravano essersi ripresi dalla sorpresa, avevano formato un fronte compatto.
Lui li fissò e intuì subito che anche per loro Isabella doveva essere un obiettivo primario, ma per un motivo diverso. Nessun dubbio che dovessero aver compreso la situazione.
Attaccarono in massa, sottoponendo gli I.D.G. a un bombardamento di artiglieria biotica. L’attacco precedente non si era verificato, perché avevano cercato di usare l’energia in comune. Adesso stavano agendo singolarmente, ognuno attaccava con solo la propria energia. Questo permetteva che attaccassero ma li rendeva più deboli, con poteri che rientravano nella norma.
Gli I.D.G. si difendevano con ferocia. Sioux gridava ordini e sembrava essere ovunque. Cercava di fare meglio che poteva adesso che il suo comandante era ferito a terra.
Steve afferrò con forza Isabella, lanciando un urlo di dolore per quel semplice movimento, quando un attacco passò molto vicino alla loro posizione, buttandola di schiena a terra con una certa violenza che la fece protestare. Lui si mise sopra di lei, cercando di coprire anche Trish.
Sperando nel contempo di non vomitare su di loro, a causa delle vertigini che quel brusco movimento gli aveva causato.
L’attacco aveva fatto schizzare delle macerie, lui le sentì rimbalzare sulla sua corazza. Parando un grosso pezzo di cemento che avrebbe rischiato di colpire Isabella in testa.
« Che stai facendo? » chiese infastidita lei per quella posizione.
« Cerco di proteggerti! Tu, lei, tutte. » rispose arrabbiato. I sistemi dell’armatura da distruttore erano andati. Dal lanciagranate, agli scudi alla difesa missilistica non c’era più niente che funzionasse. Solo i micromotori delle giunture erano ancora parzialmente attivi, se si fossero bloccati avrebbe perso quel minimo di movimento di cui ancora era capace.
La difesa I.D.G. stava per essere sopraffatta. Diana e Alexya erano stremate da ciò che Trish aveva fatto.
Il nemico poteva anche essere indebolito, ma aveva un vantaggio numerico immenso.
Il colpo d’artiglieria esplose proprio in mezzo ai grigi, immediatamente seguito dal crepitio di centinaia arma da fuoco dei soldati.
Steve non ci credeva, vi erano davvero dei sopravissuti ma quello che era più sorprendente era chi stava guidando l’attacco.
John Shepard, Ashley Williams, Garrus Vakarian, Urdnot Wrex, Liara T’soni, Javik, Miranda Lawson, Samara stavano guidando l’assalto, assieme ad altre due sue care conoscenze: Asiria e Okasa.
Alle loro spalle, soldati di tutti i contingenti. Erano sporchi, mal ridotti e davano l’idea di poter cadere per semplice stanchezza da un momento all’altro ma combattevano.
Intercalato qua e la s’intravedeva qualche mezzo: un carro armato a cinquanta metri sulla sinistra, un Dwerger privo di un braccio che faceva parecchie scintille più in la, sulla destra un mech, da qualche parte un’artiglieria Ullr, salvatasi in qualche modo, bombardava il nemico.
Le asari erano scatenate, la debolezza che aveva investito i biotici era sparita. Adesso potevano nuovamente combattere nel pieno dei loro poteri. Tra schianto, salto biotico e onde d’urto eliminavano i nemici a gruppi di decine.
Non da meno erano quelli delle altre razze ed eserciti. Sembrava essersi aperta un'autentica gara su chi per primo fosse riuscito a raggiungere Steve e le ragazze Weaver.
Ma anche lui aveva un problema, Isabella emetteva strani gemiti che non si capiva se di dolore o piacere.
« Che cavolo ti prende adesso? » chiese senza la minima delicatezza.
Lei aveva il viso arrossato e gli occhi languidi, lui sentì una stretta al cuore e qualcosa di suo alzarsi « Quando muoiono sento un piccolo sollievo, poi hai la gamba proprio in mezzo che tocca. » spiegò Isabella, tra continui sospiri.
A un tratto Steve si rese conto della situazione in cui si trovava. Era a quattro zampe sopra a una gran bella donna, nuda, che emetteva gemiti e il suo ginocchio ne sfiorava il sesso. Affianco di lei Trish, col viso arrossato e rigato dalle lacrime, cercava di resistere al dolore.
« Oh no! » esclamò quando cercò di cambiare posizione.


*****


« Steve! Steve dove sei? » esclamarono i coniugi Shepard che aggrottarono un poco la fronte quando trovarono il figlio.
« Non riesco a muovermi! Si sono bloccate le giunture! » - Gridò lui.- « Isabella ha inibito i loro poteri, non è al momento in grado di difendersi. Il nemico sta cercando di raggiungerla, se muore riavranno i loro poteri. Impossibile dire per quanto riuscirà a mantenere questa condizione! »
Suo padre annuì e trasmise subito ordini « A tutte le unità, alle mie coordinate, dobbiamo mantenere questa posizione. Continuate a pressare il nemico. »
« Visto che qualcuno è venuto. » gli disse Trish.
Ashley si avvicinò al figlio, inginocchiandosi per mettersi al suo stesso livello « Stai bene? »
« Respiro. » disse rispondendo nel modo tipico dei soldati. Voleva dire che era vivo, quindi stava bene. « Ma posso dire di essere come la mia armatura, a pezzi. Biotecnologia o meno. »
« Ti aiuto. » provò a spostare il figlio per metterlo sdraiato, ma cadde rovesciato in un tonfo che gli fece lanciare qualche imprecazione. Da li riuscì almeno a mettersi disteso.
Inaspettatamente Isabella si rannicchiò contro di lui, stringendosi al suo braccio. Stava male. Era rossa in viso molto più di un attimo prima, la respirazione faticosa. Sembrava avere la febbre. Ogni tanto emetteva qualche gridolino, man mano che i grigi morivano ma chiaramente non bastava.
Era evidente che le sue condizioni peggioravano più velocemente, di quanto uccidere i grigi dava benefici.
« A lei ci pensiamo noi! » disse una voce femminile autoritaria. Naomi Takara era arrivata con un nutrito gruppo di Divisione N. Tetrius si era frantumato una gamba, era vivo ma non in grado di comandare. Lei in virtù di secondo aveva assunto il comando.
« Galba! » urlò a gran voce, il medico venne avanti, sembravo un pollo che fosse stato buttato dentro a delle fiamme e ne fosse uscito vivo. Puzzava di fumo ed era coperto di fuliggine.
« Trish! Prima Trish! » dichiaro Isabella, quando il medico si avvicinò. Lui fece no con la testa, lei l’afferrò per la gola e Galba annuì un si. Ma non protestò quando la coprirono con una coperta.
« Va bene, “principessa”. Vediamo come stai. » disse il medico collegandosi all’armatura della ragazza, dopo averle iniettato qualcosa per il dolore, che fornì subito una chiara panoramica. Nessun danno interno. Gambe e braccia avevano bisogno di cure, le mani necessitavano di seri interventi chirurgici. Livelli vitali leggermente bassi, lo stesso per quelli biotici.
« Hai assorbito energia esterna? » chiese notando una certa instabilità energetica.
« Si. »
Prese una siringa ipodermica dal suo kit dicendo « Questo darà un piccolo stimolo ai tuoi poteri. »
Un'iniezione veloce e indolore, l’effetto fu immediato. La ragazza avvertì un generale senso di benessere, mentre la sua energia biotica si stabilizzava.
« È sabbia rossa? » domandò stupita Trish.
« Certo che no! È un suo derivato studiato per voi. Dasha mi ucciderebbe se vi iniettassi quella roba. Senza contare che questa è decisamente più buona. Parlo per esperienza, le ho dato il nome di Luna Blu. » raccontò con un sorriso ironico. Nella continua ricerca di soddisfare i suoi vizi e trovarne di nuovi, aveva sperimentato in prima persona il nuovo ritrovato.
« Mi sento inutile. » Bbrbottò Steve. Galba intanto aveva cominciato a visitare Isabella, che si strinse ancora di più al braccio di lui che borbottò « Mi sono ridotto a questo. Gli altri combattono e io sono sdraiato…»
« Stai aiutando anche tu, direi che hai il secondo ruolo più importante. » affermò sua madre.
« Non sto facendo niente. A dieci metri da noi combattono, mentre noi stiamo facendo cosa? »
« Stai aiutando una persona che hai definito “amica”, in un momento di difficoltà, grazie alla quale abbiamo ancora delle minime speranze di vittoria. »
Lui non capì subito le parole di sua madre « Isabella!? Diciamo che la nostra è una pace armata. Per lei e le ragazze sono un qualcosa con cui divertirsi. Un giocattolo, mi sostituirebbero senza problemi. Giusto Alexya? »
Aveva capito da tempo come stavano le cose tra lui e loro. La ragazza per essere comoda si mise in ginocchio davanti a lui. Rifletté un istante.
« Noi ci divertiamo con te, sei il nostro migliore amico. Tu non ti divertivi a giocare con noi? A pensarci adesso forse abbiamo un tantino esagerato negli anni passati. Per noi combattere è naturale e ci piace, l’indottrinamento inoltre sviluppava ulteriormente quel lato nostro carattere. Se siamo state un peso, ti porgo le mie scuse e ripensando a tutto quello che hai fatto “ Grazie per esserti preso cura di noi negli ultimi cinque anni, quando eravamo alla Grissom”.  » Disse chinando infine il capo.
La risposta lo spiazzò totalmente. Sentiva gli occhi divenire umidi.
Ashley sospirò pazientemente rivolgendosi a lui « Figliolo, tu non hai mai imparato a capire le persone. Non concentrarti sempre su te stesso e i tuoi difetti. Qualcuno che sta male sul serio, Isabella in questo momento lo è, non si attaccherebbe così al tuo braccio, come un naufrago a un salvagente. Mai pensato che forse era l’unico modo che avevano per esprimersi? Il solo che conoscevano? Ragazze create in laboratorio, sottoposte a indottrinamento, la cui unica conoscenza era combattere e uccidere. »
« Ecco…Io…no.» e si zittì, fu lieto del casco. Si sentiva incredibilmente stupido, avere sua madre seduta affianco che lo fissava con uno sguardo di chi aveva capito tutto da tempo non aiutava.
« Anch’io. Grazie» mormorò Trish dolorante, stava appena un po’ meglio grazie alle cure del medico.
Alexya si voltò vero Diana che raccolse le gambe stringendole alle ginocchia « Non ho niente da dire. »
A quel frase Alexya sbuffò rumorosamente dal naso e disse « Steve, signora Shepard, scusate la maleducazione di mia sorella. » Poté sentire Diana che le ringhiava contro, Alexya brillò di un aurea blu. Erano pronte a litigare, di nuovo.
Ashley si intromise dicendo « Sono sorpresa, siete magnificamente educate. Purtroppo nessuno dei miei figli mi ha dato soddisfazioni al riguardo, causa probabilmente del mio lavoro da soldato. » Sapeva bene come evitare una lite fra sorelle, sviando un discorso su altro.
Alexya fu contenta di quel complimento « La ringrazio signora Shepard, nostra madre ha cercato d’insegnarci per molto tempo una buona educazione. Finivamo sempre per ignorare quello che ci diceva, ma da quando siamo senza indottrinamento ci è tornato utile. »
« Cosa vi ha insegnato Dasha? » volle sapere Ashley.
« Essere arroganti con chi si crede pari a noi, umiliare chi pensa di esserci superiore, non vanni puniti gli sbagli di chi lavora per noi, ma la sua incapacità. Distinguere tra sbagli e incapacità. Come affrontare una conversazione civile, in modo adeguato. Che minacce fare, ed essere preparate, quando la conversazione civile fallisce. »
Ashley commentò con un generico « Complimenti. » Alcuni dei principi educativi insegnati da Dasha Weaver la lasciavano un tantino perplessa.
« Voi parlate più di prima e meglio. Che vi è successo? » chiese a un tratto Steve, aveva voglia di inserirsi nella discussione. Ok, erano su un campo di battaglia ma non potendo combattere tanto valere fare due parole.
.« Anche tu, se ti raccontiamo la nostra storia ci dici la tua? » chiese Alexya.
« Vorrei saperla anch’io, mio figlio non ha mai detto in famiglia come abbia smesso di balbettare. » commentò Ashley. Lui si rabbuiò in volto, non voleva raccontare quella cosa.
« Storia. » mormorò Isabella, abbastanza forte da farsi sentire.
Lei teneva gli occhi chiusi in un espressione di dolore. Sembrava tremendamente concentrata.
Nella speranza di parlare d’altro Steve chiese a Galba « Avete provato a dargli dell’eezo? »
Il medico sbuffò a quell’idea« Credi che non ci abbia pensato? Non ne abbiamo. Le ho iniettato farmaci ad alta concentrazione di eezo, sul modello di quelli che usano le asari. Ma non bastano. Possono andar bene con le ragazze, ma non con un biotico a 19 adulto che si sta sforzando al punto di mettere in pericolo la sua vita. »
« Noi abbiamo saccheggiato uno dei reattori portati da Steve. » annunciò Diana.
« Non vanno bene. Sarà eezo19 ma contiene alte percentuali di impurità, voi ne avete solo assorbito l’energia non l’elemento vero e proprio. Le pastiglie fatte per Alexya sono eezo 19 con un fattore di purezza elevatissimo. Anche il costo se è per quello. Isabella avrebbe bisogno di assumere eezo, o ancora meglio eezo 19, nella sua forma più pura. Se volete posso prendere il cadavere di qualche asari qui attorno e asportare qualche nucleo di eezo? » Spiegò il medico e rise di quella possibilità, ma smise quando vide di essere il solo a farlo.
Non aveva nessuna intenzione di mettersi ad operare un cadavere in mezzo a una battaglia.
« Se Isabella usasse il mio di eezo? » Domandò Alexya.
Il medico sbiancò in volto a quella domanda. Sarebbe stato perfetto, la ragazza era un clone di Isabella, il suo era eezo 19 di prima qualità che si era sviluppato nel suo percorso naturale in più di una quindicina di anni.
Ma la donna non avrebbe mai accettato di prendere l’eezo della ragazza, in ogni caso Dasha l’avrebbe ucciso se lui avesse acconsentito a quell’idea.
« Medico, rimuovi la placca della spalla destra » Dichiarò Steve con una certa impazienza, Galba ubbidì e lui andò avanti a spiegare « Troverai un piccolo tubo metallico, se lo tiri esce per un metro buono, serve a ricaricare i micromotori delle giunture di eezo. Mettiglielo in bocca a Isabella. »
« Ti ho detto…»
« Fidati, è eezo 19 della miglior qualità. » sostenne lui. Non molti sapevano che la sua armatura da distruttore era l’unica ad andare con eezo 19 prelevato direttamente dal cadavere del nucleo dell’Araldo, tenuto in una base segreta del Consiglio per essere studiato.
Galba infilò il tubicino tra le labbra di Isabella senza problemi, su istruzioni di Steve azionò la pompa che avrebbe svuotato i micromotori di tutto l’eezo che contenevano. Questo fluì in bocca a Isabella. Il suo viso sembrò meno sofferente.
« Dai figliolo, io e il medico adesso ti togliamo la corazza da dosso. Ormai è diventata veramente inutile. » disse Ashley, lui si rassegnò alla triste verità. Aveva quella corazza da una vita, ma adesso che era anche senza eezo era proprio da buttare.
« Mi spiace signora, sono medico non un meccanico. » commentò Galba.
« Va beh…dia un'occhiata a Steve, dopo che gli ho tolto l’armatura. »
« Non lavoro per lei, ho già di chi occuparmi. »
Ashley stava per far capire al medico cosa gli sarebbe successo se non accettava, quando Trish sbraitò « Cura Steve! Subito! ».
Galba si rese conto di aver fatto un errore. Aiutò Ashley col figlio.
« Storia. » ripete Isabella ma aggiunse « Primo combattimento. » Lui la scrutò un istante « Dici la prima volta che ci siamo affrontati? Fortuna che non usavi il “rosso” a quei tempi. »
Le tre ragazze l’osservavano trepidanti dalla curiosità. Lui sapeva che, ne fosse stato in grado, avrebbe dovuto prendere un’arma e combattere, ma se tutto quello che poteva fare era parlare a quelle tre adolescenti cercando di farle distrarre, in particolare Trish, mentre attorno a loro la gente combatteva e moriva l’avrebbe fatto.
   
 
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