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Autore: Uptrand    30/09/2017    4 recensioni
Un vecchio nemico si fa avanti minacciando nuovamente la galassia, intanto su Noveria, sotto il ghiacciaio di Barbin i lavori procedono. Olivia Williams Shepard sarà ancora chiamata in azione per cercare di risolvere la situazione.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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Armali, prima e dopo la guerra dei razziatori, era una delle città asari più famose essendo un importante centro culturale e industriale.
In essa aveva sede la famosa accademia Armali, una scuola destinata all’elite asari. Ogni anno solo cento asari venivano accettate al suo interno, perché questo succeda dovevano primeggiare nello studio. Diplomarsi in quella scuola significava avere un futuro sistemato alla sua uscita.
Le regole erano molto severe, in media ogni allievo era seguito da tre professori a livello personale.
In questo prestigioso istituto si sarebbe tenuta una delle feste più importanti della società asari, il Treavamea.
I migliori cadetti delle scuole militari avrebbero ballato con l’elite che frequentava l’accademia. Prima però vi sarebbe stata una dimostrazione di danza biotica.
Dasha Weaver scese la scalinata che gli invitati dovevano percorrere, dopo che il loro nome era stato chiamato, prendendo posizione vicino a un gruppo di persone.
Con lei vi erano le figlie Alexya e Trish. La prima aveva i capelli tagliati nel tipico modo dei militari, entrambe portavano eleganti vestiti degni di quella serata.
Myr, direttore della Noveria Corps, chiacchierava con Dasha spiegandole abilmente la storia di quell’evento. La Weaver ascoltava più interessata di quello che avrebbe fatto normalmente, visto che sua figlia Diana era coinvolta.
Attorno a loro, in modo discreto, delle asari presero posizione. Divisione N vegliava sul direttore e il presidente, comandata da Irixa Ledase che però partecipava a quelle cerimonie celando appena la sua noia. Il fatto che la sicurezza della Weaver, nonostante la presenza di Isabella, fosse affidata all’asari invece che a Naomi, come d’abitudine, era dovuto ai cambiamenti che avevano colpito Divsione N. Tetrius Bellitus si era dimesso, al suo posto era subentrata Naomi Takara


*****


Il vecchio ex-generale turian si era presentato da lei in alta uniforme, una rarità che lui la indossasse, dicendo semplicemente « Sono vecchio, è ora che mi ritiri. Avrei però una richiesta, anche se non faccio più parte della Noveria Corps, vorrei poter continuare a vivere su Noveria. In un mondo turian sarei solo un ex-criminale di guerra, qui si è formata una discreta comunità di miei simili dove credo sarei maggiormente accettato. Sono disponibile ad acquistare la casa che la compagnia mi ha assegnato, se il suo utilizzo fosse un problema. »
Dasha l’aveva ascoltato con la massima attenzione « Può rimanere su Noveria quanto vuole Generale, la casa è sua. La consideri un regalo per l’eccellente lavoro che ha sempre fatto. Però devo chiederle di rimanere in servizio per almeno altri sei mesi, Divisione N ha subito pesanti perdite e al momento ho bisogno di un valido comandante che la guidi. »
« Nessun problema, non ho una fretta particolare. Quando tutto sarà pronto, sarò lieto di ritirarmi. Riguardo al mio successore, immagino sarà Naomi? »
« È la soluzione più semplice. Ha dei dubbi sulla sua nomina? »
« Nessuno. »
« Ha già fatto piani per il futuro? »
« Qualcuno, terrò con me metà di quello che ho guadagnato e l’altra metà la investirò nelle azioni della Noveria Corps. dovrebbero darmi una discreta rendita. »
« Credo anch’io…» ammise la Weaver facendo un sorrisino, ma Tetrius si fece improvvisamente serio.
« Vi è altro, nell’idea mi tornassero utili per altri motivi, ho messo assieme numerosi informazioni compromettenti sulla compagnia. Conosco molti segreti, ho pensato fosse bene tutelarmi. »
Dasha gli sorrise « Generale, come sempre la sua professionalità mi piace. Ci sono troppi idioti fiduciosi in giro per la galassia. È stato bello lavorare con lei. » dicendo questo si alzò porgendogli la mano.
« Posso dire altrettanto. È stato un piacere incontrare una vera professionista. » detto questo le strinse la mano, per poi stupirla eseguendo un bacia mano. Si mise quindi sull'attenti per un attimo e uscì dall'ufficio.
Vedendolo di spalle, mentre andava via, Dasha non riuscì a evitare un senso di nostalgia.


*****



Alcuni dei partecipanti alla festa provarono ad avvicinarsi ma gentilmente vennero allontanati, anche se qualche volta Myr stessa dovette intervenire trattandosi di persone davvero importanti.
Tuttavia quella sera Dasha Weaver non vi era per nessuno, era lì solo per la figlia. Queste le istruzioni che il direttore aveva ricevuto.
Una donna attraversò senza problemi il cerchio della sicurezza.
« Dasha. »
« Olivia. »
Dissero salutandosi le due donne. « L’allegra banda è tutta qua? » chiese la Weaver in maniera ironica e irritante.
« Siamo tutti. Come mai non sei scesa con Isabella? »
« Per una questione di amor proprio e per non perdere lo spettacolo. »
Olivia non comprese quella risposta. Alexya e Trish arrivarono e la salutarono, si erano dirette al buffet. La prima teneva un piatto pieno di cibo, ne aveva altrettanto in bocca che cercava di masticare tutto assieme.
« Alexya! Cosa?» disse Dasha inorridita dal comportamento della figlia, non erano a casa loro.
La ragazza faticò a mandar giù, ma una volta fatto riuscì finalmente a parlare.
« Gli istruttori mi hanno detto di mangiare ogni volta che ve ne è l’occasione, perché su un campo non si sa mai quando il cibo potrebbe mancare. »
« Ok, visto che qui siamo a una festa facciamo che mangiare da persone civili? » obiettò Dasha.
Olivia chiese come si trovassero a frequentare i rispettivi istituti.
Risposero raccontando con piacere di questa nuova fase delle loro vite.
Finalmente venne annunciata Isabella Weaver, Dasha alzò una mano per segnalare agli altri di tacere. Non distoglieva gli occhi dalla scala, come nessuno dei presenti.
Isabella fece la sua apparizione. Come un sogno a occhi aperti, indossava un abito lungo con minuziosi ricami di perline bianche e argentate disposte in linee sinuose per ricreare le onde del mare, effetto reso ancor più vivido da delicate sfumature che andavano dal celeste all'avorio.
I capelli erano acconciati all’ultima moda, una lunga treccia che cadeva di lato sostituiva l’abituale coda di cavallo, il trucco appena accennato solo a dare maggior risalto ai suoi lineamenti.
Olivia comprese perché Dasha fosse scesa da sola. Qualunque donna, ancor più un’umana, sarebbe stata messa completamente in ombra da Isabella.
Lei stava scendendo mostrando tutto il fascino di cui era capace, sembrava essere fatta di cristallo tanto appariva delicata.
Sulla sala scese il silenzio tanto tutti erano intenti ad ammirarla, lei camminò con solennità fino a Dasha affiancandola.
Olivia si sentiva sconfitta come donna. Non era in competizione con Isabella per niente, era innamorata, tra un mese si sarebbe sposata ma non poteva evitare di avvertire un pizzico d’invidia per il fisico perfetto del phantom.
Isabella prese sottobraccio Dasha e rivolgendo uno sguardo di sfida ad Olivia, sorridendo in modo feroce. Quella donna era sempre troppo vicino a Dasha per i suoi gusti, anche se più volte le aveva sentito definire la sorella di Steve un autentico fastidio, sapeva che ogni incontro lasciava Dasha sempre più decisa, motivata a far meglio e felice.
Lei stessa non sembrava rendersene conto, ma solo l’idea di cercare di superare Olivia W. Shepard in qualsiasi occasione l’entusiasmava.
Questo faceva provare a Isabella un minimo d’invidia verso di lei, perché riceveva da Dasha un tipo d’attenzione che a lei non rivolgeva mai.
Olivia rifletté sullo sguardo di sfida che Isabella le rivolse, pensando di averne indovinato il motivo indicò con la mano un punto dietro di lei « Steve è da quella parte, è con Ilary. Lei è incinta, qualsiasi cosa tu faccia coinvolgi solo a lui. »
« Vai pure. » rispose Dasha all'espressione interrogativa di Isabella.
Il phantom si diresse verso la direzione indicata, succedeva sempre qualcosa di divertente quando lui era presente.
« Il carattere di Isabella è un incrocio tra una bambina viziata, un'omicida seriale e un cane. » commentò Olivia a Dasha, volendo provocarla.
« Un cane? »
« Le tiri “la palla” lei corre a prenderla, anche se la palla non l’hai veramente tirata. »
Il muto sguardo di rimprovero di Dasha la fece sentire felice, la signora di Noveria non sapeva come rispondere a quell’affermazione. Invece si fece seria e disse « Non parlare di cani davanti a Isabella, a volte la vedo ancora triste mentre pensa a Spadino. »
Quando aveva saputo della morte del proprio cane, non aveva detto niente o pianto. Aveva trovato la tomba improvvisata del cane dalle ragazze Weaver, ne prese il corpo tenendolo con se fino a quando non giunse su Noveria, dove lo seppellì.
« Perché non posso passare? »cChiese qualcuno di cui entrambe riconobbero la voce. Un cenno di Dasha e le guardie fecero passare Steve W. Shepard, lui reggeva in precario equilibrio con le due mani due piatti e due bicchieri.
Per paura di un disastro Olivia l’aiutò, ma piatti e bicchieri presero a librarsi in aria.
« Un aiuto? » domandò sarcastica Asiria, facendoli fluttuare con i propri poteri fino a un tavolo lì vicino. Arrivando in quel momento assieme alla famiglia e ad altre leggende viventi della SR2. Ad eccezione di Zaeed e della dottoressa Karin Chakwas vi era tutta la leggendaria squadra di John Shepard.
I coniugi Shepard aveva realizzato il loro sogno, appena un mese fa avevano rassegnato le dimissioni da qualsiasi incarico. Erano in pensione e pronti a godersela.
Vollero sapere dov’erano i loro nipoti e da Steve dove avesse lasciato Ilary.
« Ah! » quella domanda aveva ricordato a Olivia qualcosa « Ho detto a Isabella dove trovarti, lo mandata dove pensavo avrebbe trovato te e Ilary. »
Lui emise un grugnito e si diresse verso la sua neo mogliettina, non credeva fosse realmente in pericolo ma non si sapeva mai.
Gli Shepard vollero poi sapere dove fossero i loro nipoti adottivi, Decunia e Dante e come andassero le cose. Olivia sospirò.
« Dante è un bambino molto dolce, l’attività sportiva non gli piace molto e preferisce leggere ma cerco di fargliene fare. Ha passato anni senza mai vedere cosa ci fosse fuori dalla cella in cui lo tenevano, voglio che veda cosa c’è di bello nella galassia. Decunia…penso che mi odi… »
Ashley l’abbracciò « Non è vero, la ragazza è confusa…»
« Lo so ma mi sento impotente, litighiamo su qualsiasi cosa. Sapevo che non sarebbe stato facile, ma confidavo veramente che avremmo almeno avuto un comportamento civile. »
« Adesso dove sono? »
« Sono con Arturus, li ho lasciati un attimo per salutare  “senza un programma nemesis in testa sono un cecchino schifoso”. »
Dietro di lei, Dasha si sentì avvampare in viso. A causa dei danni neurali che aveva subito il programma nemesis che aveva in testa da una vita, era andato perso. Senza, le sue abilità di tiro erano calate drasticamente.
« Proverò a parlare io con Decunia. Non angustiarti, tutto andrà per il meglio. » rispose Ashley alla figlia, dirigendosi poi dove avrebbero dovuto trovarsi il futuro genero e i nipoti. Li trovò subito.

« Ashley, tutto bene? » domandò salutandola Arturus, « Signora Shepard. » disse educatamente Dante.
« Come siamo formali, puoi chiamarmi nonna. » commentò lei a Dante, il ragazzo aveva sempre un'aria spaesata come se non capisse dove di trovasse e il perché.
« Tutto bene con Decunia? » chiese non vedendola.
« È seduta laggiù, ha detto che si sentiva stanca. Io e Olivia stiamo cercando di coinvolgerla, non vogliamo però neanche forzarla. Sa essere dannatamente cocciuta. »
« Tutti i bambini lo sono. Ci vado a parlare. »
La giovane turian era seduta, guardava in basso, alzò il viso solo quando qualcuno le fu proprio davanti facendole ombra. In volto aveva dipinto una spessa linea rossa che le attraverso il viso di traverso. Fissò Ashley un istante senza dire niente, ritornò a osservare il pavimento.
La donna ci pensò un istante, spostò una sedia affiancandola.
Adesso non sapeva bene che fare, se Decunia avesse almeno urlato o fatto altro avrebbe potuto inventarsi qualcosa. L’indifferenza era decisamente più spiazzante, perché non c’era nessun tipo di comunicazione.
« Come va con la tua nuova mamma? » chiese diretta, contro di essa girare intorno alla questione non serve.
« Non è mia madre! È solo una senza creste e placche! » urlò la ragazza, facendo inarcare le sopracciglia ad Ashley. Non udiva quegli insulti turian da una vita, almeno Decunia aveva mostrato una certa vitalità. « La odio, li odio tutti e la cosa è reciproca! »
« Questa stupidaggine come l’hai pensata? »
« È vero! »
« Nessun adulto intelligente odia un bambino, si limita a sgridarlo finché non impara. Di Dante che mi dici? Credo che neanche sappia il significato di odio.»
« È strano. »
Lei poté solo annuire a quella risposta.
« Olivia e Arturus non sono cattivi e non ti odiano, non sono i tuoi genitori, ma hanno scelto di badare a te come se lo fossero. »
« Ma non lo sono, non possono prendere il posto dei miei genitori! Non ho intenzione di dimenticarli! Non permetterò che li sostituiscano! »
Ashley l’abbracciò d’impeto « Bambina nessuno ti chiede di farlo, loro non possono essere i tuoi genitori ma possono essere una mamma e un papà. Capisci cosa intendo? »
La giovane turian ci pensò un istante, prima di annuire « Non potrei mai chiamarli…mamma o pappa…in ogni caso adesso mi odiano. »
« Non ti odiano, vedi di capirlo. Che ne dici di zio e zia? » chiese speranzosa Ashley.
« Non capisco. »
« Il termine in lunga turian…adfinitate! » annunciò la donna, contenta di essersi ricordata la parola. « Potresti considerarli come i tuoi adfinitati. »
Quell’idea sorprese Decunia che ripeté la parola un paio di volte, infine diede un debole segno d’assenso.
« Perfetto! » esultò Ashley « Che ne dici di andare a parlare con i tuoi adfinitati? »
La turian fece segnò di no, semplicemente si sentiva troppo emozionata per palarci.
 
Trish e Alexya fissavano Dante che le fissava a sua volta. Era la prima volta che si incontravano, anche se a entrambi era stato raccontato che esistevano portatori maschili e femminili di eezo 19.
Le due ragazze avevano un'espressione confusa, Dante la solita poco interessata o furba.
« Non capiamo. » dichiararono le due sorelle rivolte ad Olivia.
« Riguardo a cosa? »
« Il suo linguaggio del corpo, non dice niente. » lo dissero come se il ragazzo avesse appena fatto un dispetto « Non capiamo se è sicuro, insicuro, se gli facciamo paura o no. È come osservare una parete bianca. » protestò Trish.
Olivia non sapeva francamente cosa rispondere. Dante era un potenziale portatore di eezo 19, questo perché anche se avrebbe potuto ospitarlo il suo corpo non ne possedeva. Non aveva nessuna nota particolare: intelligenza, doti fisiche e i sensi erano tutti nella norma.
Era un normale ragazzo di presunti dodici anni, erano Alexya, Trish e Diana ad essere potenziate rispetto a un normale essere umano. Si guardò però bene dal dirlo.
« Olivia » - la chiamò Dante - « Perché hanno la stessa faccia? »
« Maleducato! » sbottò Trish « Non abbiamo la stessa faccia, siamo piene di differenze. Solo che tu non sai ancora coglierle. »
Anche su quello Olivia avrebbe avuto da ridire, lei ci riusciva grazie ad alcuni indicazioni di Steve di quando le sorvegliava alla Grissom. Se le era anche scritte, giusto per non dimenticarle.
« Che impressione ti hanno fatto? » chiese lei.
Dante chiuse gli occhi e ci pensò seriamente. I presenti lo fissarono incuriositi.
« Sono molto carine, sembrano anche intelligenti e molto sicure di se. Credo siano delle belle persone, mi piacerebbe farci amicizia. Da quello che ho capito abbiamo anche qualcosa in comune. »
Olivia aveva intuito da tempo che Dante era onesto e gentile, non sapeva come aveva fatto a sviluppare una simile personalità in prigionia, forse anche leggermente ingenuo.
« Ok, non dovresti dirlo a me ma a loro. Se pensi che sia il caso. »
ovviamente Alexya e Trish avevano sentito tutto, lo abbracciarono accarezzandogli la testa. Lui sorrise di gusto.
« È come avere un fratello più piccolo. » commentò Trish, Alexya annuì.
« Giovanotto, sappi che in questo momento ti puoi ritenere fortunato. » Asserì Arturus.
« Perché mi accarezzano la testa? »
« Si e non solo, diciamo che quando torniamo dovremmo parlare da…ecco… da maschio a maschio. » affermò Arturus sperando di comportarsi come avrebbe fatto un padre umano, Dante sapeva la differenza tra maschio e femmina, ma il suo comportamento sembrava totalmente asessuato. Essere coccolato da due belle ragazze non era qualcosa che capitava a tutti, meglio correre subito ai ripari e spiegare certe cose.
Olivia si inclinò verso il fidanzato e gli mormorò « Non credi sia troppo presto? Ha solo dodici anni. »
« Io direi che “ha già dodici anni”. Direi che è ora che capisca certe cose e magari mostri dell’interesse. »
« Scusateci.» disse Ashley richiamando la loro attenzione, teneva avanti a se Decunia sospingendola leggermente.
Olivia si sentiva la gola serrata dall’ansia, Arturus vicino a lei non stava meglio.
« Adfinitati. » Si limitò a dire la giovane turian. Olivia non capendo non si mosse, Arturus invece si chinò alla sua altezza « Cosa può fare il tuo adfinitato preferito per te ? Ti va qualcosa da mangiare?» chiese sorridendo. Decunia fece no con la testa.
Olivia si sentì in panico, non sapeva cosa significasse quella parola. Come doveva comportarsi?
Ashely mosse le labbra mimando la parola: zia.
Zia, zia Olivia se la turian le concedeva quel minimo d’apertura e riusciva ad accettarla vedendola a quel modo a lei andava più che bene.
Solo allora si accorse che la stava fissando, cercando di sembrare sicura chiese « Posso fare qualcosa per te? »
« Posso toccarli? » chiese Decunia, mimando con due dita di stringere, toccare e tirare qualcosa vicino alla testa.
Olivia sorrise, si inginocchiò inclinando verso di lei la testa. Decunia, leggermente intimidita, allungò la mano fino a stringere e accarezzare quei capelli rossi.
Li aveva sempre trovati curiosi, non capiva perché gli esseri umani ne avessero bisogno. Però trovava fossero belli da vedere, anche se non li avrebbe mai voluti, ve ne erano di molti colori e il rosso accesso dei capelli di Olivia le piaceva veramente.
« Perché li hai colorati di rosso? »
« Guarda che sono naturali, tutte le donne di casa Shepard hanno magnifici capelli rossi. »
Ma Decunia l’aveva ascoltata solo in parte, stava fissando le sorelle Weaver. Comprendo il suo desiderio Trish le fece toccare i propri capelli, essendo quelli di Alexya ben corti secondo il regolamento militare. Tocco poi a Dante, ai coniugi Shepard e infine…
« Non ci penso proprio. » commentò Dasha, Olivia prese Decunia da sotto le ascelle e la sollevò in aria all'altezza del viso della Weaver. Sospirò rassegnata « Fai veloce. »
La turian trovò che i capelli di quella donna erano gli unici belli come quelli di Olivia. Di un nero intenso come quello della notte.
Con i piedi di nuovo a terra, Decunia aveva ancora una cosa da chiederle ma temeva di farlo per paura di offenderla « Potrei mettere in camera mia, una foto che ho portato con me? »
« Certo! Che foto è? »
Olivia la vide reticente a parlare, lei temette di aver chiesto troppo ma le rispose « I miei genitori. »
« Sicuro, se serve andiamo a comprare anche una cornice nuova. »
Decunia l’abbracciò, questo sorprese Olivia soprattutto che si sentì stringere con forza ma non disse niente accorgendosi che piangeva lievemente. Avrebbe aspettato tutto il tempo necessario.
Solo si chiese dove fosse finito suo fratello, si stava perdendo quel momento così toccante.
 
« Vattene! » La parola venne pronunciata da Ilary Monreau, adesso moglie del comandante della I° reggimento I.D.G,. con quanto più odio possibile.
Radeboh Solwep, l’uomo che l’aveva molestata in passato era lì davanti a lei. Aveva pensato che non l’avrebbe più rivisto, dopo che Steve anni or sono lo prese a pugni.
Il tempo era passato ma la meschinità di quell'individuo era immutata, le sue prime parole quando rivide Ilary furono « Così Alexandra “Corvo” Redgrave è morta, è quello che capita agli incapaci. »
Lei portava la spilla a forma di corvo che era all'origine del soprannome della defunta nemica. L’unica pilota che lei avesse mai ritenuto una sua rivale, era morta in guerra per dare ad altri il tempo di salvarsi, impedendo che la corazzata Jotnar esplodesse al suolo.
Tutto quello che avevano potuto fare le autorità era stata conferirle una medaglia postuma, a portarle la spilla era stato James Vega.
Capitanava la Jotnar, ed era stata l’ultima persona a vedere Alexandra viva e quella a cui aveva consegnato la spilla pregando di farla avere ad Ilary.
Da tempo aveva deciso insieme a Steve che se avessero avuto una femmina l’avrebbero chiamata Alexandra. Lui si era detto d’accordo, il nome gli piaceva: Alexandra W. Shepard.
Adesso quell'individuo osava infangarne la memoria, se non fosse stata incinta di sette mesi l’avrebbe picchiato lì sul posto.
Data la situazione poteva solo insultarlo e sperare che Steve tornasse presto o che arrivasse qualcuno di sua conoscenza.
« Vedo che qualcuno ti ha farcita per bene, è stato il tuo soldatino? Se quella volta non mi avesse colto di sorpresa, gli avrei dato la lezione che merita. »
« Tu? Steve è sempre stato sul fronte a combattere. Tu dov’eri? Nelle retrovie, aiutato dall’avere un padre politico. »
« Pensala come vuoi, ma le persone di valore come me sono troppo importanti per rischiarle. Lo sanno tutti che il I° reggimento, con cui hanno assaltato la Cittadella, era formata solo da scarti e a comandarli era il tuo soldatino. Lo scarto peggiore di tutti. »
Quella era un pettegolezzo che si era diffuso da tempo, senza che ci fosse mai qualche prova a sostegno di questa teoria. L’opinione pubblica non avrebbe gradito che i propri parenti e amici nelle forze armate fossero visti come sacrificabili.
Ilary stava per urlare, quando una figura si mise in mezzo a loro.
« Steve? » disse Isabella.
Per la sorpresa le ci volle un attimo per rispondere « Non è qui. Potresti cercalo tu per me.»sSi osò a dire. Non era sicura di essere felice che il phantom si fosse messo in mezzo, generalmente non le interessava quello che volevano gli altri che non fossero Weaver e le ragazze. Con Steve invece aveva instaurato una strana amicizia, comunque faceva come voleva lei.
« Il cielo deve aver perso una stella. » commentò Radeboh rivolto a Isabella, cercando di mostrare tutto il proprio fascino.
Lei si limitò a posare gli occhi su di lui per un attimo, solo per riguardare Ilary. Tutto chiaro, erano nemici. Lei lo odiava, il linguaggio del corpo di Ilary era evidente, lui però in questo momento non la stava considerando, concentrato solo su Isabella.
Quell’uomo era per lei alla stregua di un cane, era chiaramente in cerca di un rapporto sessuale facile, talmente pieno del proprio ego da osare rivolgere la parola a lei.
Solo per quello Isabella aveva finito tutta la pazienza che avrebbe potuto avere con lui. Desiderò ucciderlo, si ricordò che non poteva. Adesso era famosa, l’avrebbero riconosciuta e Dasha l’avrebbe sgridata. Questo era il vero problema per lei.
Sorrise, lo colpì al torace con le nocche di due dita.
Lui ebbe un fremito, la sua espressione si fece dolorante. Se ne andò con una certa celerità passando tra la folla.
« Non so cosa hai fatto e non voglio saperlo. Se qualcuno me lo chiede, dirò che andato via sulle sue gambe. Comunque, grazie. » commentò Ilary che si vide osservata, come al solito non capiva cosa il phantom potesse stare pensando.
« Tutto bene? » quelle parole la fecero gioire, Steve si avvicinò per vedere come stava.
« Si, io e Isabella stavamo chiacchierando. »
Quella frase lo lasciò un perplesso, ma non chiese altro. Ilary da parte sua non credeva fosse il caso di allarmarlo dicendogli di Radeboh Solwep.
« Ti diverti? »cChiese Steve a Isabella, una domanda stupida ma non poteva ignorarla più a lungo senza risultare maleducato.
Lei lo fissò silenziosa ed enigmatica. « Che ne dici di parlare? Adesso puoi farlo, non ho tutta questa voglia di dover indovinare ogni volta cosa pensi. » protestò lui.
Sul bel viso di isabella comparve una smorfia « Grigliata! » Si limitò a dire, assumendo un comportamento altezzoso subito dopo e andando via.
Vedendola allontanarsi Ilary domandò a suo ambito « Che significa? »
« Non lo so. »
« Tesoro, quella è una donna offesa. Quindi, qualsiasi sia il motivo, la colpa è tua. »
Lui non rispose limitandosi a dire « Vieni, raggiungiamo gli altri. »
 
« Fermi! Che nessuno intervenga, voglio vedere per quanto vanno avanti. » dichiaro Olivia alzando una mano. Era in corso un incontro fatidico.
Suo fratello aveva incontrato i suoi nipoti adottivi. Li aveva visti ben altre volte, ma non è che ci avesse mai veramente parlato. Li aveva incontrati sempre e solo quando era di fretta e faceva visita ad Olivia per motivi di lavoro, non erano mai andati oltre a pochi saluti.
Anche adesso, terminati i convenevoli, Decunia e Dante da una parte fissavano Steve. Tutti e tre erano in silenzio, nessuno sapeva cosa dire.
Suo fratello aveva lanciato un paio di occhiate imploranti, per questo Olivia aveva detto che nessuno doveva intervenire. Quei ragazzi facevano parte della famiglia, lui era il loro zio e doveva assumersi le proprie responsabilità.
Steve si stava scervellando per cercare qualcosa da dire, era un uomo adulto, non poteva non riuscire ad avviare una discussione con dei bambini « Vi…ecco…vi piacciono i giochi da tavolo? »
Dante chiese cosa fossero, Decunia rimase in silenzio fissandolo.
« Se volete, potrei insegnarvi come si gioca? »
Il ragazzo annuì una risposta affermativa, la giovane turian « Ci sarà anche Olivia? Tu mi fai paura. »
« Mi odia? » chiese Decunia qualche attimo dopo ad Olivia che cercava di rassicurarla che non era successo niente di male. « Ma no, tuo zio Steve ama fare scenate più del necessario. È sempre rimasto leggermente immaturo. »
« Non sei d’aiuto! » gli gridò lui da dietro, un po’ ci era rimasto male per le parole di Decunia. Come lei adesso stava venendo consolato, nel suo caso da mamma Ashley e papà John.
Olivia sospirò, non era la prima volta che desiderava che suo fratello si comportasse in modo più adulto.
« Comandante capo Shepard! » Disse a un tratto qualcuno. Steve si voltò, salutando a sua volta al saluto da militare « Tenente comandante Yorks. Lei è il resto degli ufficiali vi state divertendo? »
« Si, grazie signore. Preferirei mi chiamasse Sioux come al solito. » asserì il secondo in comando del I° reggimento I.D.G., ormai era assunta a quel ruolo.
Lei era assieme a una ventina di militari, tutti gli I.D.G. sopravvissuti alla guerra contro i grigi e ora inseriti nello stato maggiore di Steve. Tutti salutarono il proprio comandante e le altre persone presenti. Tra John Shepard, Ashley Williams, Garrus Vakarian e tutti gli altri vi erano alcuni dei militari più decorati, famosi ed icone del loro tempo. Erano onorati di poter conversare con loro.
Derica Yorks, alias Sioux, ancora faceva fatica a credere di essere salita di grado e di avere un incarico così importante. Tutti i suoi precedenti comandati si erano lamentati di lei per la sua svogliatezza.
Steve Shepard sapeva darle lo spazio che necessitava, lui dava un ordine e lei poteva soddisfarlo come meglio credeva. Il suo comandante non si soffermava mai sul “come”, non era nemmeno fissato eccessivamente con il regolamento.
Voleva che venisse rispettato, non perdeva però tempo su ogni dettagli. Un uniforme sgualcita, un bottone staccato o un aspetto trasandato non erano per lui di nessuna importanza.
« Come andiamo soldato? » si sentì chiedere da Ashley, si erano conosciute sul campo di battaglia e la considerava come una maestra. Se era sopravvissuta lo doveva a quello che aveva imparato da lei. La conversazione crebbe e coinvolse tutti. Anche Isabella, che pur non partecipando attivamente trovava quel chiacchiericcio allegro divertente.
Alzò di scatto la testa, qualcosa non andava. La festa procedeva in attesa di arrivare al suo culmine, quindi perché aveva sentito un istinto omicida?
Si era sentita osservata, aveva avvertito ostilità ma adesso più niente. Da quando era diventata famosa, tutti la guardavano, si chiese se non si fosse sbagliata.
« Comandante capo Shepard! » Steve si voltò trovandosi davanti una donna che non conosceva, pensò che doveva avere all'incirca la sua età. Mora con gli occhi scuri, niente di particolare.
« Sono Henni Privett, una giornalista. »
Lui non riuscì a non fare una smorfia quando lo seppe, giornalisti e Steve W. Shepard non andavano d’accordo. Quello era un dato di fatto.
« Cosa vuole sapere? » chiese cercando di nascondere il fastidio che provava.
« Vorrei farle delle domande personali, ci possiamo allontanare? »
Lui annuì, se non fosse stato per le raccomandazioni ricevute da tutti di essere diplomatico con la stampa avrebbe rifiutato con un no secco. Così decise che l’avrebbe ascoltata, per darle poi una diplomatica risposta negativa a qualsiasi fossero le domande.
Andarono all’esterno, su un balcone. « Bene comandante Shepard, perché sta proteggendo Isabella Weaver prendendosi lei le colpe per qualcosa che non ha fatto? »
« Mi scusi? » Domandò lui genuinamente sorpreso.
« Il massacro del casinò Putin non fu un operazione andata male. È impossibile che lei ne fosse al comando, perché non si trovava sulla Terra. Non può aver diretto un operazione da un altro pianeta. »
« La versione ufficiale è vera. » disse lui, sapendo di mentire.
« Sono stata io a divulgare le prove che dimostravano che quel massacro fu un crimine di Isabella Noveria. »
Questo lo sorprese « Ah! » Fu il suo solo commento, lo stupore era autentico ma non aveva altro da dire.
« Dall’attacco alla Cittadella ad opera dei grigi ho dato tutta me stessa nel trovare prove che dimostrino i crimini del vicepresidente della Noveria Corps.  Non è un segreto che la fortuna che la Weaver ha accumulato sia quanto mai sospetta, di fatto ne lei ne Isabella hanno un vero passato. Solo poche informazioni, lo stretto indispensabile per crearne uno. Un velo che nessuno ha mai violato, adesso sappiamo che quella famiglia è composta da cloni e da un nuovo tipo di biotici. Per quanto abbia cercato non ho trovato altre informazioni, credo che lei ne sappia molto. »
« So quello che sa la stampa. »
« La smetta! Dov’è il suo senso del dovere? Sta proteggendo delle assassine e credo che lei lo sappia benissimo! Il suo compito è quello di proteggere le persone oneste di questa galassia. Dov’è il suo senso di giustizia? » urlò nevrotica la donna.
Lui l’osservò senza fare una piega « Se dovessi definire Olivia con una parola sarebbe altruismo, per Dasha Weaver egoismo, Isabella è rabbia…»
« Che significa? » chiese lei non capendo. Lui continuò «… Io sono l’indifferenza. Non mi interessa niente oltre le persone che conosco, la galassia e suoi mondi non hanno una reale importanza per me. Se le persone che compongono il mio universo personale stanno tutte bene, il resto non ha particolare valore. Quale che sia la natura di Isabella e della Weaver non m’importa finché non è un problema che tocca le persone a me care o il mio lavoro. Non mi interessa la giustizia se vuole dire rendere alcune di quelle persone infelici. Sono il comandante del I° reggimento I.D.G., siamo l’ultima soluzione, entriamo in azione quando il Consiglio vuole chiudere la questioni. Non salviamo, non proteggiamo, non agiamo segretamente, noi distruggiamo. Se ha lamentele di qualsiasi tipo le consiglio di rivolgersi agli enti preposti. » detto questo s’incamminò per rientrare in sala a godersi la festa, aveva il dubbio di aver detto più del dovuto, fecce spallucce. Non gli importava.
La giornalista gli fu nuovamente davanti, lo minacciava con un coltello « Isabella ha ucciso la persona che amavo, eravamo sulla Cittadella durante l’attacco, andammo sul tetto dell’edificio nella speranza di essere raccolti da una navetta. Lei era lì, ci ignorava, credevamo fosse un militare. Lui si avvicinò, le parlò, le chiese di fare qualcosa per far arrivare aiuti. Lei lo prese con una mano alla vita e lo buttò di sotto. Isabella non fece o disse niente, ma ricordo che sorrideva. »
Lui ci rifletté un attimo, nessun dubbio sul fatto che il phantom l’avesse fatto veramente. Il tizio se la sarebbe cavata, se solo non l’avesse infastidita. Di certo non era una scusa, ma di sciuro lui non voleva complicarsi la vita per un estraneo.
Osservando meglio il coltello che gli veniva puntato contro « È uno dei coltelli del buffet della festa? »
« Voglio sapere la verità! » urlò Henni.
« Mi sta minacciando usando un coltello da cucina? Capisco improvvisare ma questo è assurdo. »
Lui s’incamminò tranquillo, ignorò le sue minacce ad avvisi, quando lo colpì gli sfuggì un lamento per il dolore e passò oltre. Rimettendo con una mano apposto la divisa che si era stropicciata nel punto dell’impatto. Quei coltelli erano senza lama, non avrebbero potuto bucare la sua uniforme di gala figurarsi ferirlo. Si riunì alla festa come se niente fosse accaduto.
Henni rimase fuori cercando di riacquistare un aspetto presentabile, ancora non credeva a quello che aveva cercato di fare. Aveva veramente cercato di pugnalare una persona, lei non aveva pensato che quel coltello fosse inadatto, aveva davvero attaccato con l’intenzione di uccidere.
« Mi scusi. » lei sobbalzò a sentire quelle parole, votandosi vide una giovane con indosso una divisa militare, riconobbe Alexya Weaver.
« Torni a casa e dimentichi tutto, può ancora uscire da questa storia. »
« Ragazzina io…» non riuscì a proseguire, una paura improvvisa la invase. Perché? Quella ragazza la terrorizzava, al punto da paralizzarla. Com’era possibile? Non si era mossa, solo stava lì in piedi e la fissava immobile. Allora perché il suo corpo la tradiva e le faceva provare quelle sensazioni?
Alexya fece un balzo improvviso in avanti, Henni sentì la propria paura crescere. La ragazza le batté le mani con forza proprio davanti alla faccia, lei urlò di terrore e svenne.
Alexya sbuffò, non capiva come la gente comune cadesse così facilmente vittima della paura e del panico. Isabella non aveva tutti i torti a vederli solo come qualcosa da uccidere per divertimento.
La lettura del corpo permetteva non solo di capire i segni emessi da chi si aveva davanti ma anche di mandarli, i più delle volte le persone non li capivano almeno a livello cosciente.
Il subconscio invece li capiva perfettamente e la mente li elaborava, era come un vecchio programma rimasto nel cervello di tutte le razze senzienti nel corso della loro millenaria evoluzione. Se si conoscevano i segnali da inviare, si poteva far impazzire una persona con estrema facilità.
« Trish. » mormorò, la sorella comparve come dal nulla.
« Informa qualcuno degli addetti che una persona si è sentita male. »
« Ucciderla sarebbe una soluzione più sicura, un cadavere si può far sparire in molti modi. D’altronde il suo istinto omicida verso Steve era autentico. »
« È una bella festa. Certe cose vanno fatte nel posto e al momento giusto, per adesso mandiamola a casa. »
« È questa la conclusione a cui sei arrivata frequentando quella scuola militare? Non so se Isabella ne sarebbe convinta. »
« Lei no, Dasha si. Isabella si è definita un predatore e io… devo ancora scoprire la più adatta a me. Cosa diventa un predatore quando si evolve? Un professionista? Un soldato? Un guerriero? So solo che quando combatto, mi sento completa. È qualcosa di diverso da quando uccidevamo per divertimento.»
« Sorella, non posso dire di averci capito molto. Io e Diana non cerchiamo spiegazioni profonde quando uccidiamo, il divertimento dell’azione ci basta. So solo che se avessimo con noi le nostre spade, adesso penso proprio che ti attaccherei. Che magnifico incontro che sarebbe. » bisse Trish emanando un bagliore biotico.
« Vero. Rientriamo? Non ho ancora fatto il giro di tutti dei vassoi di tutte le portate. »
« Ti seguo! » rispose allegra Trish. C’era tempo per affrontarsi, entrambe lo sapevano e poi non volevano escludere Diana.
La festa continuava, Decunia e Dante parlavano con i loro nonni paterni adottivi. Dante era l’unico umano ad avere per nonni un turian e una quarian, senza dimenticare che erano le leggende viventi Garrus Vakarian e Tali vas Normandy.
I maschi avevano formato un loro cerchio e stavano chiacchierando. Stavano ascoltando una storia di Jeff “Joker” Monreau, al termine della quale risero tutti di gusto. Anche il vecchio John Shepard, che aveva ascoltato quella storia un infinità di volte, ma ogni volta il pilota cambiava qualche particolare.
Le donne avevano fatto qualcosa di simile, le chiacchiere vertevano tutte su Ilary. Volevano sapere che progetti avessero fatto lei e Steve.
Fu allora che Trish, provando a inserirsi nella discussione, disse « Anche Isabella e Dasha stanno provando ad avere un bambino. » scese un silenzio di tomba.
Isabella prese a braccetto Dasha e dichiarò « Vero! »
« Non so come classificare la notizia. » affermò IDA e non era la sola, ma solo il phantom sorrideva. Dasha aveva un’espressione contrita in volto. Olivia le diede di gomito « Che significa? Isabella, sa come funzionano certe cose? »
Per tutta risposta la Weaver puntò un dito contro Miranda Lawson « È tutta colpa sua e del Catalizzatore. »
« Potrei sapere che significa? » domandò l’accusata.
« Se non mi credete potete anche chiederlo ad Olivia visto che era presente. Quando abbiamo fatto riacquistare al Catalizzatore le sue capacità, ha analizzato Isabella e ha detto qualcosa sul modo in cui la Lawson è nata. Isabella ha sentito tutto, ha avuto l’idea di manipolare assieme i nostri DNA per farla rimanere incinta. »
Ancora silenzio, nessuna delle presenti sapeva cosa dire. Olivia, ricordava l’episodio, le mormorò in un orecchio « Non sarai d’accordo, voglio sperare? »
« Ovviamente no, ma non so come farglielo capire. »
Era un'idea folle, l’avevano capito tutti tranne Isabella. Ilary, nel tentativo di riuscirci, domandò ad Alexya e Trish « Voi ragazze che ne pensate? »
« Mi piacerebbe avere un fratellino o sorellina. » « Si anche a me. »
Isabella annuì convinta a quelle parole, mentre Ilary abbassava il capo mortificata sapendo di aver appena peggiorato le cose.
Forti e chiare giunsero dal gruppo dei maschi le parole di Steve « Facciamo una grigliata?! È passato più di un anno dall’ultima. »
Il volto di Isabella divenne furioso, un'aurea biotica la avvolse. Era offesa, nessun dubbio al riguardo ma nessuno sapeva il perché ma era certo chi fosse l’oggetto delle sue intenzioni.
Steve si sentì strattonare, voltandosi vide che era Olivia e solo allora si accorse di Isabella « Che ha? » chiese.
« Dovresti dircelo tu, cosa le hai fatto? »
« Niente, stavo chiacchierando con gli altri. »
« Steve, devi per forza averle fatto qualcosa. È successo quando hai parlato di grigliata. »
A lui tornò in mente che anche prima Isabella aveva detto qualcosa al riguardo. « Basta! » disse ad alta voce « Sarò onesto, non ricordo proprio cosa centriamo io, tu e una grigliata. Però sei invitata, se vuoi venire a quella che faremo. »
« Si. » Disse il phantom, calmandosi subito.
« Ok, ti faccio sapere dove e quando. »
« Magnifico, adesso però ci spieghi questa storia! » dichiarò Asiria al phantom, provocandola più di quanto si fosse mai concessa. Si sentiva abbastanza sicura per la presenza di Dasha e Olivia.
Senza problemi e per la prima volta in assoluto, lei lo fece « Steve una volta disse che avrebbe voluto fare una grigliata e chiamare tutti gli amici, visto che aveva dichiarato tale dovevo essere invitata. Non ho mai fatto una grigliata, ne ho ricevuto un invito per qualcosa. Ero curiosa. »
A Steve scappò una mezza imprecazione, ora ricordava e anche gli altri l’avevano capito. Era stata un idea del momento, niente di più, allora non aveva di certo pensato d’invitare Isabella o che a lei sarebbe importato. Per amici lui intendeva bel altre persone, però si parlava più di un anno fa.
Guardò il phantom, si ricordò che poteva capire qualcosa dei suoi pensieri solo guardandolo. Lei uccideva per piacere, quando non era per aiutare Dasha. Isabella si era aggregata al I° reggimento da oltre sei mesi e in qualche modo collaboravano senza troppi problemi.
Ripensò alla giornalista e alle sue parole. Mandò al diavolo lei, le sue parole e la giustizia. Conosceva Isabella e non quella donna, decise solo per questo che il phantom contava di più. Che la giornalista andasse a cercare la sua giustizia da qualche altra parte.
« Squadra, almeno finché non dobbiamo ucciderci. » disse lui porgendo il pugno, lei fece altrettanto e i loro pugni si toccarono. Su quella frase era nato il loro rapporto. Un giorno, forse, avrebbero cercato di uccidersi, fino ad allora tanto valeva andare d’accordo.
« Magnifico! » dichiarò Dasha e spinse via Isabella dicendole « Perché non andate a discutere su dove fare la vostra grigliata. Via! Via! »
Allontanata così Isabella si voltò verso gli altri « Adesso aiutatemi a trovare una soluzione perché Isabella rinunci alla sua idea di rimanere incinta. »
« Chiediamo a Steve di provvedere. » annunciò divertita Asiria. Dasha e Ilary però non la trovarono divertente, la guardarono proprio malissimo.
Mentre cercavano una soluzione, altri erano arrivati anche se in ritardo a causa della lentezza dei trasporti militari.
« Possiamo fare compagnia alle ragazze più belle della festa? » Chiesero due giovani militari, alle Weaver. Furono accolti da vera gioia dalle due sorelle che rividero con piacere Henry e William Coats. Ad accompagnarli anche Taiga, con i suoi genitori: James e Jack.
Taiga Vega indossava un'uniforme identica a quella di Alexya e non a caso. Anche se più giovane era riuscita ad iscriversi alla stessa scuola militare dell’amica.


*****


Dopo la vittoria ,vi era una necessità impellente di militari. L’Alleanza aveva abbassato l’età minima per arruolarsi, le scuole militari quella per iscriversi. Così anche Taiga vi era riuscita.
Con la distruzione dell’Accademia Grissom la ragazza aveva deciso che doveva dare una svolta alla sua vita, non aveva idee e infine aveva deciso per quello. Che fosse buona o cattiva quell’idea le avrebbe dato quello che cercava e si sentiva pronta a qualsiasi conseguenza.
Al suo primo giorno di frequentazione, scoprì che Alexya dominava gli altri studenti della scuola. Sicura e determinata aveva affrontato gli altri iscritti anche degli anni superiori, non li aveva battuti ma umiliati. Singoli o in gruppo, armati o no, li aveva  sconfitti senza neanche usare i suoi poteri. In tutta la scuola si respirava un evidente ostilità contro di lei di cui la ragazza si rendeva conto, trovandola divertente.
Lei la rimproverò, quelle persone erano loro compagni. Le rispose che potevano anche esserlo ma quello non cambiava che per lei erano privi di valore.
Taiga la sfidò il giorno stesso, non aveva un motivo preciso, semplicemente non voleva che Alexya la vedesse sempre e solo come l’amica degli anni alla Grissom.
Sapeva di non poter vincere per questo decisero che avrebbe vinto se fosse riuscita a mettere a segno un solo colpo. Non c’erano limiti di tempo.
I loro combattimenti divennero giornalieri, nel giro di tre mesi Taiga imparò ad incassare sfruttando i suoi radi poteri biotici per ridurre i danni. Si era anche guadagnata il rispetto degli altri studenti che tifavano per lei, ma non per questo era contro Alexya.
Alcuni non colsero questa sottigliezza, quando parlarono male dell’amica davanti a lei scoppiò una rissa e tutti si guadagnarono diversi giorni di punizione.
Due mesi dopo Taiga riuscì a immobilizzare Alexya, dandole una testata che le spaccò il labbro superiore.
Aveva vinto, come pattuito Alexya cambiò il suo modo di fare seguendo i consigli dell’amica e la sua vita scolastica mutò in meglio, cominciando ad avere un significato.
Sebbene non mancassero i contrasti, ma avere qualcuno che tenesse testa ad Alexya almeno come carattere era ciò di cui la ragazza aveva bisogno.
Successe anche una cosa che Taiga proprio non aveva previsto, l’amica prese gusto ad abbracciarla ovunque fossero. Ogni volta le chiedeva sempre la stessa cosa, di rilasciare i suoi poteri biotici perché lei li trovava adorabili. Non era la prima volta che glielo sentiva dire, era un po’ fissata nel dire che i suoi poteri erano “ adorabili”. Anche perché lei non sapeva cosa significasse, non era qualcosa che normalmente una persona diceva a un'altra.
Alexya si era anche spinta ad accarezzarla mentre erano sotto la doccia in comune, con anche altre compagne presenti, come ogni Weaver anche lei non aveva problemi di pudore.
Da quel momento si era chiesta più volte quali fossero le inclinazioni sessuali dell’amica, visto la relazione tra Dasha e Isabella forse non sarebbero stato così strano che anche lei avesse i medesimi gusti. Però non capiva se lei si comportasse in quel modo solo per divertimento o se vi era dell’altro, poi non sapeva quali fossero i propri sentimenti


*****


Subito presero a chiacchierare fra loro, mancava solo Diana a completare il gruppo ma l’avrebbero vista tra poco.
Henry e William spiegarono che erano più che soddisfatti della loro vita da militari, lamentandosi però di non aver fatto ancora niente di “figo”.
Alleanza li avrebbe voluti in un lavoro di intelligence ma avevano rifiutato per un posto da comune soldato, volevano la prima linea.
Trish raccontò delle sue esperienze nella nuova scuola e di aver fatto amicizia con un asari.
« Che tipo è? » chiese William.
« Piuttosto scontrosa, penso sia dovuta al fatto che è cieca per via dell’eezo. »
« Sul serio? » domandò Taiga perplessa perché le asari erano biotiche naturali, nelle altre specie capitavano mutazioni ma non aveva mai sentito che potesse succedere anche alle asari.
« È una malformazione piuttosto rara, è dovuta a eezo che si cristallizza sui nervi ottici. Però è un artista fantastica, realizza statue di cera con i suoi poteri che usa con una sensibilità e una precisione incredibili. È per lei che ho cominciato a frequentare lezioni d’arte facoltative. Sto imparando diverse cose nuove. »
« Questo è sorprendente, considerando quali siano già le tue doti non credevo avessi qualcosa da imparare sui poteri biotici. » - Spiegò Henry. - « Isabella che ne pensa? »
« So usare i poteri in battaglia, non significa che sia brava a usarli in situazioni diverse. A Isabella non ho detto ancora niente, è una sorpresa per il futuro quindi tenete il segreto. »
« Su Henry, andiamo a salutare mamma e papa. » Gli disse il fratello.
« Siete arrivati, fatto buon viaggio? Vostro padre è di la a discutere di grigliate o roba simile. Qui abbiamo una piccola emergenza. » spiegò Miranda.
« Che tipo di emergenza? » domandò Jack.
« Isabella vuole avere un figlio da Dasha, stimo cercando un motivo per dissuaderla. »
« Aggiornatemi! » disse Jack infilandosi in mezzo, Vega preferì andare a parlare di grigliate « Ehi! Campione, che fate? » chiese a Dante.
« Stanno scommettendo su chi sia il più forte? »
Isabella si stava cimentando in una prova di forza con Mordin, lei stava naturalmente usando i suoi poteri. Si stringevano le mani cercando di stritolare quella dell’avversario fino a quando non cedeva. Entrambi sorridevano mentre gocce di sudore solcavano la fronte di entrambi, Isabella però appariva molto più affaticata, non essendo avvezza a uno sforzo di quel genere.
« Ciao suocera, la mia ragazza sta bene? » domandò disinvolto Henry a Dasha, ormai lui e Diana stavano insieme da qualche tempo.
La risposta che ricevette fu un silenzioso e gelido sguardo, lui batté in ritirata. C’erano cose che la signora di Noveria non era ancora pronta ad accettare.
« Buonasera. » disse un asari che nessuno conosceva, ma tutti sapevano chi fosse l’altra asari che l’accompagnava: Aria T’Loak.
Le asari di Divisione N fecero una linea, Irixa era in testa. La linea della sicurezza si aprì facendo passare Dasha Weaver « Niran Jado, spero che mia figlia stia bene? » chiese ignorando del tutto Aria, una provocazione calcolata. Fare affari assieme era una cosa, sopportarsi altro.
« Certo. Le sono arrivate notizie contrarie al riguardo? » domandò Niran, era un asari con più di ottocento anni sulle spalle. La sua epidermide era di color verde acqua, in volto non portava nessun tipo di disegno. Era anziana, quelle cose andavano bene per i giovani. Lei non sarebbe sembrata più bella usandoli. Queste erano le sue ragioni.
Attualmente Diana viveva come sua ospite su Thessia.

*****


Dasha Weaver e Aria T’Loak avevano stretto un accordo di cui nessuno conosceva il contenuto. Ma la Regina di Omega aveva chiesto alla Signora di Noveria una dimostrazione di fiducia.
L’incontro avvenne di persona, su Omega, all’Afterlife, in casa di Aria. Pochi i presenti, Isabella per Dasha e nessuno per Aria.
Dasha aveva dimostrato coraggio venendo con solo Isabella, che da sola era già una minaccia enorme. Aria non avrebbe dimostrato di averne di meno, rimasero così in tre a discutere in una stanza da cui si vedeva la gente ballare nel locale.
La richiesta dell’asari rese la Weaver furiosa, era inaccettabile. Sua figlia non era un oggetto da barattare. La situazione stava prendendo una brutta piega, ma improvvisamente Isabella disse « Diana, che ne pensi? »
La diretta interessata apparve, disocultandosi. Indossava la classica armatura da phantom, di cui si tolse il casco per mostrarsi.
Aria e Dasha la fissarono entrambe stupite.
« A me sta bene la proposta di Aria. Alexya e Trish hanno trovato una loro strada per il futuro, io non ho idea in particolare. In mancanza d’altro voglio provare questa alternativa. Sarà figo vivere su Omega! »
La ragazza si era imbucata di nascosto, arrivando anche lei assieme a Dasha e Isabella. Perdersi un viaggio a Omega? L’incontro tra Dasha e Aria? C’erano troppe possibilità eccitanti perché Diana Weaver rimasse seduta in attesa.
Riuscì a salire sulla nave, avendo ottenuto prima la collaborazione di Isabella. Non aveva la possibilità di rimanere nascosta sulla nave se c’era lei. La donna si trovò costretta a cedere alle insistenti richiesta della ragazza.
Con un certo disappunto di Diana, ma con sollievo di Dasha, lei non avrebbe vissuto su Omega ma su Thessia, in un elegante e tranquillo quartiere in una capitale di una repubblica asari.
Quando entrò in quella casa incontrò Niran. Negli ultimi cinquecento anni aveva svolto sempre lo stesso lavoro, quello di tutrice. Era stata lei a educare una giovane Aria T’Loak.
Per poi rimanere in quella casa di proprietà della famiglia della sua allieva, di cui ne divenne la custode.
Indipendentemente da chi fosse Diana Weaver, Niran sentiva su di sé il compito di educarla.
Prima problema era un’umana, vivevano circa un secolo. Il suo programma di studio era pensato per un asari, con una vita media di mille anni il tempo non mancava. Ridusse il suo programma di studio all’osso. Pensando però che ai giovani di tutte le razze piacevano le stesse cose, iniziò con qualcosa che Diana potesse apprezzare.
La prima lezione durò due ore, aveva come argomento l’uso delle armi da fuoco. Tutte le asari da giovani si lanciavano in avventure pericolose, saper usare le armi in maniera adeguata era fondamentale. Anche Niran ci era passata, come mostravano le ventidue medaglie per atti di valore in diverse imprese militari.
A queste lezioni se ne affiancavano altre più classiche come storia, geografia, danza ecc… il tutto accompagnato da numerose uscite. Se si trattava di un luogo storico lo andavano a visitare, optando eventualmente per qualche museo.
Niran si accorse fin da subito che Diana era un’allieva straordinaria, finché rimaneva interessata a qualcosa non c’era cosa che non riuscisse ad apprendere. Decisione e carattere non le mancavano, era un po’ carente di pazienza ma presto avrebbe dovuto insegnarle anche quella.
Quando la ritenne pronta, fu lei a spingerla a tentare l’iscrizione all’accademia di Armali. Non tanto perché la frequentasse, ma perché si ponesse un obiettivo. Diana non aveva ancora una visione chiara del suo futuro, quello, in mancanza di meglio, quello era qualcosa su cui poteva concentrare le sue energie. Quando avesse trovato un suo obiettivo, avrebbe potuto decidere come meglio preferiva se continuare o smettere.


*****


« No, anzi mi risulta che si stia divertendo. So che lei le tiene lezioni aggiuntive su ogni materia, fate molte gite. » rispose Dasha.
« Diana è una studente ammirevole, solo non sopporta i muri di una stanza scolastica. Se non si sente libera non riesce a brillare. Se incanalate le sue energie in modo corretto, quella ragazza non ha limiti.»
« È una caratteristica di famiglia. »
« Non dubito visto le forti personalità da cui è circondata. Sono certa che darà una prova esemplare questa sera. »
« So che le ha promesso un premio, se avesse eseguito un balletto perfetto. »
« Una gita a un tempio Justicar dove si praticano le più antiche arti biotiche asari, purtroppo dovremmo rimandarla. Non è qualcosa di aperto proprio a tutti i turisti, quando hanno saputo che avrei portato un’umana hanno rifiutato. »
Dasha spostò lo sguardo su Myr per un secondo, fu sufficiente. Il direttore di Thessia, abbastanza vicino da poter ascoltare senza essere invadente, fece un inchino e si mise al lavoro.
« Non disperi, magari sarete fortunate e cambieranno idea. » commentò Dasha, facendo cenno di unirsi al loro gruppo.
Aria non aveva di certo aspettato i comodi della Weaver, senza dire niente si era avvicinata  ad Olivia, quando la vide avvicinarsi dopo aver parlato con Niran « Dasha, quasi temevo che non saresti venuta a questa festa o che non ti facessero entrare, i bottegai di solito rimangono alla porta. »
Un sopracciglio della Weaver ebbe un fremito. Stava per rispondere ma Aria non aveva finito « Un figlio tuo e di Isabella? Sul serio? » chiese divertita.
Dasha diresse su Olivia uno sguardo truce che lei fece finta di non vedere, mettendosi a parlare con Asiria.
Passi pesanti di chi aveva fretta ed era arrabbiato risuonarono sul pavimento.
   
 
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