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Autore: Mordekai    30/09/2017    1 recensioni
-La Prima Fiamma ritornerà a bruciare. Splendente, magnifica e devastante. E il mondo ritornerà alla sua era originale-
Qualcosa di terribile sta per abbattersi su Huvendal, qualcosa che va oltre il potere della Regina di Ghiaccio. Solo Arilyn e Darrien potranno salvare il loro regno e quello della Città Desolata dall'imminente catastrofe.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ad Huvendal imperversava una nuova e sanguinosa battaglia tra i due eserciti alleati contro i Guardiani d’Ossidiana, diventati più forti e resistenti di prima; la pioggia di arpioni non ebbe effetto contro il loro corpo lavico, le fiamme erano così intense che sciolsero il metallo di cui erano fatti. Nonostante le ferite, Eileen era in campo a proteggere il suo plotone e colpiva con tutta la sua forza gli elmi dei Guardiani, spaccandoli e successivamente mandare in frantumi la loro brace. Il plotone dei Custodi era stato decimato senza possibilità di attaccare, mentre la guerriera riusciva con difficoltà a tenere testa a quelle creature inferocite. Uno dei Guardiani che brandiva un pezzo d’arpione fuso, iniziò a percuoterlo sul terreno alzando cumoli di terra e pietre e cadaveri.

La ragazza indietreggiò, con le sue armi distrutte e con il fiatone:

‘’E tu ti consideri una guerriera? Sei solo un coniglio.’’- disse il soldato, lanciando l’arma inutilizzabile e pronto a travolgere la ragazza con tutto il suo peso. Una coltre di polvere si alzò improvvisamente, offuscando la vista della giovane. La creatura di pietra grugniva, mentre qualcosa di pesante e metallico la colpiva senza sosta. La brace che era nel suo elmo rotolò ai piedi della guerriera, che si affrettò a distruggerla con il pomolo della sua arma. Dalla nube comparve una creatura alta il doppio di Eileen, snella, il corpo era di granito con una luce bianca che brillava al centro del petto e tra le mani reggeva due mazze ferrate con rifiniture dorate. Quel genere di armi si potevano brandire con una sola mano, ma bisognava avere molta resistenza e forza nelle braccia e il Titano che ne brandiva due faceva sembrare tutto un gioco.

‘’Grazie Titano.’’- disse la ragazza alzandosi, mascherando il dolore. Non era il dolore per le ferite inferte, per i lividi e i muscoli indolenziti, ma era il dolore della sconfitta.
‘’Hai dato il meglio di te, ma i Guardiani Arcani sono molto forti per dei mortali. Ad ogni modo, io sono Exnera, Titano della Battaglia.’’- rispose la creatura con tono dolce ma fermo.

‘’Un titano femmina?’’- domandò stupita la ragazza, mentre si ripuliva della terra che la ricopriva dalla testa ai piedi.

‘’Noi titani non abbiamo sesso, è in base alla luce celeste che ci alimenta a decretare che tono di voce avere, se femminile o maschile.’’

‘’E’ tutto strano.’’- ribadì Eileen, restando in all’erta. Il Titano cambiò colore della sua luce celeste dal bianco al grigio ardesia e con una rotazione eseguì un poderoso montante ad un Guardiano Arcano ancora vivo, fracassando l’elmo e la brace con un solo colpo.

‘’Ci farai l’abitudine. Sono qui con i miei fratelli e sorelle per aiutarvi contro l’esercito del Re della Prima Fiamma.’’

‘’Gallart è divenuto il Re della Prima Fiamma? Non starai scherzando vero?’’- domandò chiaramente stupita la guerriera dei Custodi. Quando il Titano annuì, la paura si insidiò nel cuore della ragazza. La bellezza dei campi di Huvendal, con i suoi alberi verdeggianti e i fiumi cristallini, era stata deturpata dal violento attacco nemico. Il sangue si era mescolato con il fango, il terreno era spaccato in due e molti soldati erano stati smembrati o morti schiacciati dal peso dei Guardiani. Il cielo, precedentemente oscurato, assunse lo stesso colore che aveva l’Eclissi nella fase della mutazione.

Le nuvole nere facevano da contrasto al rosso sangue che assunse il firmamento. Nel palazzo di Vraekhar, Arilyn continuava ad allenarsi imperterrita con la spada, accompagnando ogni fendente, montante o affondo con un flebile fulgore dorato. Il sudore le imperlava la fronte e il respiro si accorciava sempre di più ma lei continuava a ripetere gli stessi attacchi o sfruttava un fantoccio di fortuna per colpire con la spada o con i pugni, incurante dei rischi se sforzava troppo il suo corpo. Quando le forze iniziarono ad abbandonarla, strinse i denti e continuò, spinta da un’insolita rabbia che iniziava a crescere nel suo cuore. Davanti a lei si materializzava sempre il volto sorridente di Gallart, un sorriso di pura perfidia. Alzò la spada, pronta per l’ultimo fendente ma la presa debole fece cadere l’arma dalle mani e le ginocchia divennero molli.

‘’Figlia dei Thandulircath, per quale ragione hai sforzato inutilmente il tuo corpo?’’- domandò la voce cavernosa di Minrad, osservando curioso la spada della ragazza e di come il suo corpo cercasse di recuperare le energie.

‘’Nessun sforzo è inutile…se serve per salvare qualcuno…’’- rispose adirata e con l’affanno. Il Titano d’Onice si avvicinò, incurante che la ragazza potesse colpirlo con il suo potere, posò la mano sulla fronte e pronunciando parole in una lingua sconosciuta, riuscì a farle recuperare le forze.

‘’Perché lo hai fatto?’’- domandò la ragazza, respirando a pieni polmoni e constatando che i suoi muscoli erano ben riposati, come se tutto lo sforzo fatto precedentemente fosse svanito.

‘’Voi umani avete la capacità di sentire solo quel che volete e tutto il resto è insulso. Sono un Titano d’Onice curatore anche, se ricordi. E nonostante il mio cinismo, tendo lo stesso a curare coloro che sono deboli dopo allenamenti o scontri.’’- rispose il Titano, con un verso simile ad un gorgoglio. La gamba della creatura venne afferrata da un raggio di luce nera e la tirò, cercando di farlo cadere inutilmente. Un colpo singolo di una lama che si materializzò nella mano di Minrad distrusse il fascio.

‘’Il mio potere non è ancora forte come dovrebbe.’’- constatò amaramente Darrien, rinfoderando anche una delle sue spade. Il Titano stava per replicare ma un bagliore nero e bianco attirò l’attenzione di tutti, pronti ad estrarre le loro armi e ad attaccare il prossimo invasore.

Quando le fiamme scomparvero, una donna sensuale ma dal sorriso crudele avanzò verso di loro. I suoi passi erano leggeri, come se non emettesse alcun suono. Lo sguardo di quella creatura così aggraziata e fatale si posò su Darrien e Arilyn:

‘’E così, voi sareste i prodi eroi di Huvendal? Sembrate dei miseri straccioni con quegli abiti.’’

‘’Tu saresti la Figlia della Luna, alleata del Re del Fuoco. Che cosa vuoi?’’- domandò il ragazzo, tenendo la mano salda sul manico della sua spada.

‘’Prima Fiamma,  ti correggo. Il mio Re vorrebbe parlarvi di cose importanti e, cortesemente, siate eleganti in Sua presenza.’’- rispose, con un sorriso di scherno prima di svanire e di essere colpita dalla spada di Orphen. Suo fratello volse lo sguardo su di lui, scuotendo la testa in segno di disapprovazione. Era stata una mossa sleale e vigliacca, un Titano fronteggia sempre il nemico faccia a faccia. Il trambusto provocato dalla spada fece accorrere Helartha che notò tutti i presenti nervosi, dall’umore nero e rabbia repressa:

‘’Cari guerrieri, sono al corrente della situazione ma non potete crucciarvi fino a consumarvi come una candela. Siete così presi da questa battaglia che avete smesso di dormire, di mangiare e di pulirvi. Come pretendete di affrontare qualcuno di così forte ridotti in questo stato? Soprattutto voi due ragazzi.’’

Quelle parole furono d’ammonimento per loro, facendoli piombare in un silenzio profondo mentre i loro occhi tradivano l’amarezza. Che cosa gli era successo? Anche la Regina di Ghiaccio dimostrava di essere un temibile nemico, ma per loro non era nulla in confronto a Gallart, un Re bramoso di potere e spinto dalla sete di conquista. I ragazzi si ritirarono nel loro alloggio, mentre i due Titani discutevano dell’arrivo dei loro fratelli e uno di loro era già giunto ad Huvendal:

‘’Exnera è giunta nel regno dei due ragazzi e mi ha informato che l’esercito dei Custodi è stato decimato, alcuni di loro sono divenuti ciechi a causa della polvere pirica, altri invece sono mutilati e quelli più esperti sono impazziti. Il loro capo medico, Nestor si fa chiamare, li ha dovuti legare e sedare con un medicinale ricavato da una pianta o simile. Non sono un medico o un botanico.’’- sentenziò Minrad, osservando il cielo scarlatto che veniva solcato da saette nere come gli abissi profondi. Orphen annuì solamente, pulendo la spada e riparando le scheggiature. I due ragazzi, invece, erano nel loro alloggio in silenzio. Arilyn si stava ripulendo dal sudore e dalla polvere con un bagno caldo mentre Darrien attendeva il suo turno quando qualcuno bussò alla porta:

‘’Helartha, sei tu. Cosa ti serve?’’- domandò il ragazzo stanco e infastidito dalla sua presenza. La donna si limitò a porgere una piccola chiave arrugginita e senza proferire parola si diresse nella stanza del Re. Darrien era confuso da quel gesto e, soprattutto, da quella chiave. Quando Arilyn uscì dal bagno, avvolta da asciugamani di seta e con i capelli raccolti in una coda alta, notò il suo compagno con una chiave:

‘’Quella chiave chi te l’ha data?’’

‘’Helartha me l’ha appena consegnata, senza dirmi cosa farcene o a cosa serva.’’

‘’Credo di saperlo. Prima della seconda fase dell’eclissi, lei mi aveva detto di possedere un’altra chiave che poteva aprire la sala degli abiti e forse è proprio quella che stai stringendo tra le dita.’’- rispose lei, avvicinandosi a Darrien, che arrossì violentemente nel vederla così, facendola sorridere. Dopo essersi ripuliti e cambiato gli indumenti sporchi con alcuni di fortuna nell’armadio della loro stanza, si diressero alla sala degli abiti, dove Helartha li stava aspettando. Quando la donna invitò il ragazzo ad aprire la porta, questa scomparve insieme alle catene e al lucchetto stupefacendo i giovani:

‘’Non c’è mai stata una vera porta. E’ un incantesimo di difesa contro sciacalli e mercenari. Se la persona che ha formulato tale incantesimo usa una qualsiasi chiave, essa scompare. Una è mia e l’altra ce l’avete voi. Ora, basta dilungarsi ed entrate.’’

L’intera stanza era ampia e i passi echeggiavano ma l’oscurità ne era padrona da tempo immemore. La donna, simile ad un felino che vede nella notte, precedette si mosse alla loro destra di qualche passo prima di colpire tre volte il pavimento di pietra con la parte piatta del suo bastone. L’abisso nero venne infranto da un bagliore accecante variopinto che rivelò centinaia di abiti di entrambi i sessi perfettamente puliti e sistemati sui busti di manichini. Ognuno di loro aveva diverse forme e grandezza, variando da abiti normali, da cerimonia o militari. Tutti quegli abiti condividevano dei colori in comune: il nero e l’arancione. Arilyn ne restò affascinata, ma quando stava per sfiorare il tessuto di una lunga giacca avvertì una dolorosa fitta al petto che le fece tremare le gambe.

‘’Arilyn, cos’hai?’’- domandò il suo compagno allarmato dalla situazione.

‘’Vorshan…gli è successo qualcosa…’’- rispose lei, boccheggiando. Darrien ordinò ad Helartha di convocare il Titano curatore per alleviare la sofferenza della sua amata.
Ad Huvendal, i soldati erano nervosi e terrorizzati da un’altra possibile invasione mentre altri erano entrati in uno stato di profondo silenzio, con gli occhi fissi nel vuoto e sbarrati. Nestor e i suoi allievi cercavano in tutti i modi di far recuperare loro le forze, fallendo miseramente. Il generale Niveral si rese conto della frustrazione del suo compagno e lo incitò a non arrendersi così facilmente:

‘’Nestor, è vero che tempo fa avrei preferito morire piuttosto che farmi curare da te perché ero orgoglioso e testardo, ma ti sei arreso davanti a difficoltà di questo genere? No. Sei un eccellente capo medico e dai del tuo meglio fino allo stremo delle forze.’’- disse il generale, prendendogli la mano e stringendola. La porta alle loro spalle si aprì, interrompendo quel breve momento d’affetto; era Searlas, pensieroso che scrutava tutta la stanza:

‘’Sapete dov’è Vorshan?’’- domandò il Re.

‘’Ha detto che andava a riposarsi qualche ora, lo scontro lo aveva stancato e sentiva tutti i muscoli indolenziti per l’estrema fatica.’’- rispose con innocenza Nestor, cercando di mascherare anche l’imbarazzo per la comparsa del Re. Nestor e Searlas si scambiarono una rapida occhiata di stupore che si tramutò in altro. I tre uomini corsero verso l’alloggio dello stratega, al piano superiore del castello e sfondarono la porta; il letto era in perfette condizioni, così come la scrivania e il resto dell’arredamento, mentre la porta del balcone era aperta ed una figura maschile era seduta al centro di esso.

‘’Vorshan? Stai bene?’’- domandò preoccupato Niveral, avvicinandosi cauto. Posò la mano sulla spalla dello stratega, scuotendolo con delicatezza, pensando realmente che stesse dormendo. Quando il corpo dell’uomo cadde dalla sedia senza emettere gemiti di dolore, il panico li attanagliò. Il viso dell’uomo era rilassato, sorridente, come se la morte non gli avesse fatto alcun male. Sul fianco e sull’addome, nascosti dal grande cappotto, c’erano bende sporche di sangue ormai secco e una strana sostanza giallastra che impregnava il resto del tessuto. Il Re Searlas osservò la scrivania intatta e una lettera attirò la sua attenzione; c’erano piccole gocce di sangue che sporcavano i bordi ma era ben leggibile il contenuto:

‘’Da questa lettera potete ben capire che il mio tempo è ormai giunto. Vi chiederete del perché io sia coperto da bende sporche e unguenti maleodoranti. Ho combattuto al vostro fianco l’invasione dell’esercito del Fuoco, fingendomi un soldato qualunque. Nessuno, nel caotico scontro, avrebbe dato peso ad uno stile di combattimento diverso. Con le ultime forze che mi rimangono, sto scrivendo queste parole amare per alcuni, soprattutto per mia figlia Arilyn. Vi prego di proteggerla a costo della vostra stessa vita e di chiederle perdono se non sono stato al suo fianco fino ad adesso, ma tutti hanno una seconda opportunità. Vi ringrazio. Il tramonto mi attende.
Vorshan.’’

Searlas strinse la lettera tra le mani, così forte da far diventare le nocche bianche e cercava in tutti i modi di mascherare l’affranto. Vorshan era un amico di lunga data e adesso, con la sua morte, sentiva un vuoto. Interminabile e opprimente vuoto che aveva iniziato a divorargli l’anima. Le lacrime caddero su quella lettera d’addio come pioggia. Il generale dei Merfolk e il Capo Medico erano ancora increduli per quell’improvvisa dipartita e un turbinio di pensieri strazianti affliggeva le loro menti.
Un gemito straziante, forte e assordante, echeggiò ovunque nel regno.

A Gaelia, Arilyn si era ripresa dall’improvvisa fitta al petto ma sapeva che qualcosa di orribile era appena accaduto a suo padre; il Titano Minrad stava comunicando con una delle sue sorelle ad Huvendal e il prolungato silenzio della creatura non presagiva nulla di buono:

‘’Beghev. Valas Moyrse, te’rhef.’’- disse Minrad, facendo svanire il portale comunicativo con la sorella. Rimase immobile per un paio di secondi prima di avvicinarsi alla ragazza; la luce oscura del titano sembrava diminuire d’intensità:

‘’Figlia dei Thandulircath…Mi dispiace…’’- riuscì solamente a dire, tenendo la testa bassa ed evitando di incrociare il suo sguardo. Come vetro che si infrange durante una tempesta, anche il cuore di Arilyn fece lo stesso. La persona che le era rimasta vicino per molto tempo, cresciuta, educata, addestrata e amata non c’era più. Vorshan non c’era più. Suo padre non c’era più. Pianse così tanto da consumare le lacrime, urlò così forte da far tremare le mura e rimbombare nelle orecchie dei presenti. Darrien la strinse sé, cercando di confortarla ma inutilmente, non riusciva a lenire il dolore della sua amata.

Nella Baita, il pellegrino Morghull era seduto sulla sua poltrona a sorseggiare del liquore dal sapore pungente, mentre gli occhi erano fissi sui ceppi di legno che ardevano nel camino. Ai suoi piedi Siffer dormiente, fino a quando non rizzò le orecchie e sentì avvicinarsi qualcuno:

‘’Che cosa vuoi Arneb?’’- domandò istantaneo l’uomo, riconoscendo il rumore di passi rapidi che faceva il messaggero quando aveva notizie o aiuto.

‘’Maestro, tramite altri messaggeri sparsi nelle terre del Nord e al confine, ci è giunta la notizia della grande perdita avvenuta ad Huvendal.’’

‘’Di chi si tratta?’’- domandò l’uomo, corrugando la fronte mentre sporgeva la testa dallo schienale. Il messaggero riprese il paragrafo della pergamena che aveva ricevuto e rispose:

‘’ Vorshan Kohde, eccellente stratega militare al servizio del Re Searlas.’’

Il bicchiere nella mano del pellegrino cadde rovinosamente dalla poltrona, infrangendosi in mille pezzi e macchiando il tappeto. Restò fermò, in silenzio ad osservare come il fuoco danzasse senza sosta e divorasse il legno. La mano strinse la pelle della poltrona in preda ad uno spasmo nervoso:

‘’Come è morto?’’

‘’Io non so se sia il caso di…’’

’Come è morto ti ho chiesto, non divagare e rispondi!’’- replicò furioso Morghull, sbattendo il pugno sul bracciolo infastidito dal tentennamento del giovane.

‘’Dopo la seconda invasione delle truppe di Gallart. Si è finto un soldato Merfolk e si è unito al plotone di difesa, riuscendo con difficoltà a respingere il nemico. Senza l’intervento del Titano della Battaglia, sarebbero tutti morti atrocemente. Mi scuso per l’insolenza, era un suo amico questo stratega?’’- domandò rischiando una severa punizione. L’uomo sospirò e alzandosi faticosamente dalla poltrona avanzò verso il messaggero; con il fuoco alle sue spalle, Morghull sembrava più robusto del solito e allo stesso tempo inquietante tanto fare impallidire Arneb.

‘’Lui era più di un amico. Abbiamo combattuto innumerevoli lotte per Huvendal quando eravamo dei semplici ragazzi prossimi all’età adulta. A quel tempo Searlas era un ragazzino poco loquace ma nei suoi occhi brillava una luce di speranza per quel regno prossimo a soccombere alla negligenza, al menefreghismo e alla corruzione del padre. Una volta raggiunta la mezz’età decidemmo di cambiare approccio verso la vita militare. Io divenni comandante di un plotone ormai estinto e lui stratega militare. Ora ricordo che in quella ragazza, Arilyn, c’era qualcosa di molto familiare.’’- replicò nuovamente.

‘’Qualcosa di familiare? Sarebbe a dire, Maestro?’’

‘’Coraggio. Senso del dovere. Rispetto. Onore. Adesso basta con le domande, andate ad allenarvi. Presto andremo a Gaelia per aiutare quei due ragazzi.’’- terminò di dire l’uomo, carezzando la testa del suo fedele lupo prima di ritirarsi nella sua camera. Arneb restò ad osservarlo perplesso; come poteva incutere terrore e allo stesso tempo provare malinconia? Una domanda che non ebbe risposta.

Nel palazzo del Re Malinconico i giovani eroi erano nella loro camera che condividevano una grande perdita. Arilyn era silenziosa, con gli occhi arrossati dal pianto che fissavano il soffitto e la mano stretta al ciondolo, mentre il suo compagno affilava le armi ed entrambi  attendevano che la consigliera li chiamasse per mostrare loro le nuove uniformi. Dopo aver affilato le spade, il giovane comandante andò a sedersi vicino la sua amata in lutto:

‘’Come ti senti?’’- domandò lui posando una mano sulla sua, che venne immediatamente stretta.

‘’Non sento più nulla se non un incolmabile vuoto.’’- furono le uniche parole della ragazza, rotte dal pianto. Il suo potere si manifestò senza preavviso, non violento e distruttivo come in guerra ma quasi a voler confortare ulteriormente l’eroina. Il suo compagno posò le labbra sulla sua fronte e quasi sussurrando:

‘’Ti ricordi cosa ci dicemmo al Grande Ballo dopo aver vinto contro la megera di Ghiaccio?’’

‘’Siamo qui, più uniti e innamorati che mai. E’ questo ciò che conta? Sì, lo ricordo perfettamente ed sempre un mio promemoria.’’- replicò la ragazza, incrociando quegli occhi zaffiro che riuscivano sempre a disarmarla.

‘’E ciò che conta è anche quello di vederti sorridere e reagire. Se c’è una cosa che ho capito nei miei venticinque anni di vita, colui o colei che hai sempre amato non è mai scomparso del tutto. E’ sempre lì con te, a guidarti e a donarti forza.’’

 Arilyn si strinse a lui, chiudendo gli occhi e lasciandosi abbracciare nuovamente. Si sentiva debole dopo aver pianto a lungo, nonostante la sua luce dorata brillasse ancora. Bussarono alla porta e il ragazzo comprese che era il turno di provare la nuova divisa:

‘’Cercherò anche la più bella e adatta a te. Adesso riposati. Torno subito.’’- disse lui, carezzandole il viso. L’Araldo della Luce si addormentò stanca per aver consumato le lacrime, stringendo ancora il ciondolo che portava al collo. Il suo potere restò lì, come se avesse vita propria, a proteggerla da nemici invisibili. Ma gli unici nemici che nessun potere poteva battere erano gli incubi che ogni essere umano provava. Così lugubri e contorti da far gelare il sangue;  Arilyn sognava di essere di nuovo nella sua casa, al di fuori delle mura di Huvendal. Il sole splendeva alto nel cielo, odori intensi di fiori appena sbocciati e il cinguettio degli uccelli che procuravano il buon umore. Uscì dalla sua casa e trovò un uomo robusto ed alto, coperto da un giaccone e un pellicciotto sulle spalle, fermo ad osservare l’orizzonte:

‘’Papà? Sei vivo!’’- urlò dalla gioia la ragazza, ma quando si avvicinò il suo istinto le ripeteva ‘’Scappa. Scappa. Adesso!’’ Cercò di comprendere meglio e si avvicinò ancora. Fu allora che comprese che quell’uomo era solo una statua. Il cielo perse quell’azzurro allegro, diventando un misto di colori raccapriccianti e confusionari. Una grande, famelica e distruttiva bestia infuocata attendeva alle spalle della giovane pronta a sbranarla. Il suo ringhio era così forte da far tremare la terra e le sue fiamme emanavano un calore intenso da far stare male anche a distanza. Quella vorace bestia erano i suoi sensi di colpa, la sua rabbia e la sua tristezza fuse in un abominio deforme. Quando ruggì, dalle sue fauci si sprigionarono vampate di fuoco che abbracciarono la ragazza, bruciando la sua pelle senza dolore. Una voce provenne da quella creatura simile ad un rantolo d’agonia:

‘’Il vero dolore non è la tua carne che brucia, ma è quello che ti logora e ti consuma dall’interno prima di fuori uscire e avvolgerti nel suo abbraccio mortale.’’

Arilyn si svegliò con un gemito, la fronte imperlata dal sudore e il respiro corto. Nella stanza vigeva un angosciante silenzio, interrotto a tratti dal breve fruscio delle tende sospinte da un venticello anomalo. La ragazza prese la sua spada e si diresse da Darrien, ancora nella sala delle uniformi intento a provare una possibile divisa militare che soddisfacesse il requisito da comandante. Alcuni erano troppo lunghi e pieni di accessori inutili ed ingombranti per poter lottare e altri avevano più l’aspetto da cerimonie e feste. Dietro una tunica ocra, qualcosa attirò l’attenzione del ragazzo; una divisa perfettamente ordinata che terminava in coda di rondine, il colletto aveva cuciture di varie sfumature arancioni, i polsini erano piegati verso l’esterno mostrando vari disegni astratti che sembravano raffigurare migliaia di piccole fiammelle:

‘’E’ la vecchia divisa di Vraekhar nella sua prima campagna militare. Hai occhio per queste cose.’’- disse Helartha, avviandosi verso la parte interna della stanza intenda a trovare altro.

‘’Dal costante rumore che stai facendo, stai cercando anche il resto della divisa vero?’’

‘’Perspicace.’’- rispose la donna, schioccando le dita non appena trovò un pantalone dello stesso colore e stivali scuri in pelle con il tacco in ferro.  Dopo essersi cambiato ed aver constatato che quella divisa era comoda e perfetta sul suo corpo, provò qualche scatto in avanti e varie finte per confermare la resistenza del tessuto.

‘’I miei complimenti, ben cucita, resistente e comoda. L’unico problema è che gli stivali sono stretti sulla punta.’’

‘’In combattimento comprenderai il motivo. Tieni, questi guanti serviranno ad aver più presa con le tue spade e…Arilyn ben sveglia. Per il Sole, qualcosa ha turbato il tuo sonno ristoratore?’’- si interruppe per salutare la ragazza, visibilmente stanca e allo stesso tempo imbarazzata da quella visione del suo compagno.

‘’Non preoccuparti, è tutto passato. Perdonami se ti ho fatto attendere troppo. Che divisa mi aspetta?’’- chiese la ragazza, avvicinandosi a Darrien e poggiando la testa sul suo petto cercando un contatto reale. Il giovane comandante l’abbracciò forte:

‘’La divisa che ho scelto per te è molto speciale. Il Re mi ucciderà quando te la vedrà indosso.’’- replicò la donna, prendendo un baule dall’armadio; era particolare dato che era privo di incisioni o placche di metallo. Una volta aperto, Arilyn trovò al suo interno una camicia a mezze maniche di seta giallo ocra, un corsetto marrone scuro, una divisa che terminava in coda di rondine anch’essa e le maniche terminavano all’altezza dei gomiti permettendo maggior movimento delle braccia, un pantalone color terra d’ombra e stivali di cuoio. Una volta indossato tutti gli indumenti, i due ragazzi erano pronti ad affrontare Gallart ma mancava ancora qualcosa per poter dirigersi al Castello Nero: una strategia.

‘’Se è solo un pretesto per trarci in una imboscata? Gallart è astuto e la sua richiesta mi è sembrata sospetta fin da subito.’’- constatò Darrien, prendendo un paio di guanti che gli sarebbero serviti in battaglia. Arilyn pensava ad un possibile piano, ma tutto quello che turbinava nella sua mente erano solo le immagini della fiera famelica e di lei che bruciava tra le fiamme.

‘’Se vuole tenderci in una imboscata, noi saremo pronti.’’- rispose Mindrad comparendo dal corridoio. Dietro di lui c’era Orphen, con il bagliore nel suo volto più flebile del solito e privato dalla voglia di dialogare. Era evidente che il Titano provasse delusione per non aver mantenuto la promessa fatta alla Madre del Globo e a nulla furono utili i tentativi del fratello di rincuorarlo. Aveva fallito come Protettore. Come Titano.

‘’Orphen, caro fratello, smettila di crucciarti. Sei stato uno dei migliori tra i Titani protettori e…’’- si interruppe Minrad osservando la luce del fratello cambiare colore, simile al fuoco di un falò. Helartha, notando la tensione degli ospiti, li invitò ad uscire dalla stanza e a recarsi nella sala del trono, dove l’aria era più fresca. Dei cupi suoni provenivano da essa, che si alternavano da un disgustoso gorgogliare ad un gracchiare più acuto; erano i Bambini Scarlatti, orripilanti e più ossuti rispetto al primo incontro.

‘’Il Re della Prima Fiamma vuole a tutti i costi la vostra presenza al castello. Credo che questo sia un perfetto allenamento per testare le nuove divise.’’- proferì la consigliera, invitando i due giovani eroi ad attaccare. Fu Arilyn a sferrare il primo colpo, lanciando la bomba fumogena al centro del gruppo, impendendo loro la vista e Darrien con maestria li mutilò usando il suo potere oscuro: uno per uno caddero sotto i suoi colpi, diventando pietra e poi cenere. L’istinto del giovane comandante lo portò ad arretrare verso una colonna e, non appena volse lo sguardo sul soffitto, decine di altri Bambini erano lì ad osservare con i loro occhi luminosi la preda da sventrare. Scagliò alcuni pugnali contro di loro, che finirono in diversi punti del corpo ferendoli o uccidendoli sul colpo; uno di loro gli saltò addosso cercando di morderlo al collo e il ragazzo si sforzò il più possibile per non farsi azzannare fin quando Arilyn non afferrò il Bambino per la spalla e lo trafisse alla gola con la spada, facendo zampillare sangue e cenere. Alla carneficina del nemico si unirono anche i due Titani che li schiacciarono, mutilarono e fracassarono i loro corpi come fuscelli secchi. Lo scontro, seppur breve, terminò con lo spargimento di cadaveri in tutta la sala; un lamento sofferente provenne dal trono.

‘’Helartha, no!’’- esclamò Darrien, correndo da lei. La donna era ferita gravemente, con un grosso squarcio sul fianco che continuava a grondare sangue e diversi morsi sul braccio e sulla spalla. La sua anima stava lasciando il suo corpo, tingendo i suoi occhi di grigio pallido:

‘’Sapevo che un giorno l’Oscura Signora sarebbe venuta a prendermi…ma non in questo modo. Non soffrendo…’’- disse lei, accasciandosi sul bracciolo del trono ed esalando l’ultimo respiro. Dei passi pesanti giunsero dal lato opposto del trono, rivelando Vraekhar ferito anche lui ad una gamba e al fianco: trasalì nel vedere il cadavere della donna.

‘’Perché non l’avete salvata?’’- domandò senza distogliere lo sguardo. L’uomo gettò via la spada e, claudicante, prese tra le sue braccia la donna anziana. I ragazzi osservarono quel gesto di premura che assunse il Re nei confronti della donna e il comandante domandò:

‘’Lei…non è una semplice consigliera, vero?’’
Vraekhar sospirò, bloccandosi sotto l’arcata del corridoio con il corpo esanime della donna tra le braccia. Senza voltarsi, illuminato a malapena dalla luce emessa da alcune candele, rispose con malcelata tristezza:

‘’Consigliera, balia e madre. Mia madre. Come ogni membro di stirpe reale, merita di essere seppellita vicino la mia consorte. Gallart la pagherà per tutto il male che mi ha causato.’’

Ad Huvendal, nel frattempo, l’affranto Re salutava per l’ultima volta un suo fedele soldato e amico nel cimitero dei guerrieri, che sembrava comunicare il suo dispiacere: nessun fiore si muoveva con il vento, gli alberi sembravano essiccarsi come le lacrime versate dall’uomo. Alcuni soldati che lo conoscevano e combatterono al suo fianco, conficcarono le loro spade davanti la tomba inginocchiandosi. Dopo qualche secondo, ogni Guardia Merfolk, Navra e l’Élite dei Custodi delle Stelle salutarono il loro compagno caduto e ritornarono in città, lasciando Searlas da solo, distrutto dal dolore.

‘’Perché ti sei sacrificato Vorshan? Perché hai voluto fare questa follia?’’- chiese l’uomo al suo defunto amico, come se potesse ancora parlargli e ricevere una risposta. Nulla, se non quel silenzio così assordante che lo feriva ulteriormente. Strinse forte i pugni, tanto da far diventare le sue nocche pallide. Una mano leggera gli si posò sulla spalla, simile ad una piuma: Sindar.

‘’Uomini valorosi si sacrificano per il bene del loro regno e per gli altri. Lui non cercava gloria o riconoscimenti, ma solo che il regno prosperasse in tranquillità. Si è sacrificato anche per sua figlia e non tutti lo farebbero, mio amato.’’- disse lei, cercando di placare quella tristezza che continuava ad opprimerlo. Come uno spettro, il Titano della Battaglia si inchinò con riverenza a Searlas:

‘’Sono dispiaciuta per la sua perdita, nonostante io sia un titano privo di emozioni. Si sarà domandato il perché della mia presenza in questo regno. Protezione, ecco il perché del mio arrivo. Minrad, mio fratello mi ha ordinato di giungere qui. Conosciamo molte cose su di voi, Re Searlas e sui suoi protettori.’’

‘’Protezione? Quale protezione se uno dei miei migliori amici è morto in una guerra che non doveva accadere?’’- domandò con freddezza l’uomo.

‘’Comprendo la sua rabbia, ma siamo stati traditi dalle fasi dell’Eclissi. Troppo rapide nel manifestarsi e noi non potevamo giungere così rapidi dal Regno Celeste.’’
Le vene sul collo di Searlas stavano per esplodere, tanta la rabbia repressa per una simile baggianata. La sua amata gli strinse la mano e quasi istantaneamente la calma ritornò in lui, sorprendendosi con quanta facilità il suo cuore riuscisse a frenare il suo batter frenetico e la sua ragione funzionare nuovamente. Il Re si scusò, assumendo un tono di voce più pacato e invitò il Titano a seguirlo e a parlare di tutti gli eventi riguardante la Madre del Globo:

‘’I due eroi di questo regno devono presentarsi al cospetto di Gallart. Credo voglia affrontarli faccia a faccia…E non è da solo. Non percependo più l’energia celeste della bambina, il Rituale dell’Eclissi ha avuto luogo. Se la ragazza che si fa chiamare Arilyn è così forte come dite, speriamo che riesca a liberare il Sole dalla sua prigionia e quel che ne resta di Gaelia.’’- spiegò Exnera, pulendo la mazza ferrata dai residui incandescenti dei soldati.

‘’Se non dovessero liberare i regni sotto l’influenza di questa eclissi?’’- domandò l’uomo, stanco di un’altra guerra sanguinosa.

‘’Allora tutto quello che è stato generato verrà spazzato via e consumato da un potere instabile, corrotto e oscuro. Questo Regno, quello dei Custodi e i regni dei tre Estremi verranno spazzati via. Sopravvivranno solo quelli della Terra, dei Re Esiliati e quello delle Costellazioni.’’

‘’Perché loro no?’’- chiese Sindar, stupita che i regni nominati per ultimi non verranno coinvolti nella devastazione del Fuoco.

‘’Regina, questi regni dispongono di una magia diversa dalla nostra e l’effetto della Prima Fiamma non può giungere fin lì. Noi Titani sappiamo solo questo e null’altra, per volere della Dea.’’- rispose la creatura che, sfruttando i materiali nello studio di Searlas riprodusse i regni superstiti e con la luce della candela la magia di cui eran impregnati. Era a dir poco assurdo che solo questi pochi regni potessero cadere vittima di un Re avido di potere, ma erano le Stelle a decidere le sorti di ogni popolo:

‘’Mi auguro che quei ragazzi riescano a sconfiggerlo. La calma e la pace iniziano a mancarmi…’’- replicò Searlas, togliendosi la corona dal capo. La porta del suo studio si aprì di scatto, rivelando una figura femminile visibilmente agitata: Thessalia era tornata ad Huvendal.

‘’Quando è successo?’’- chiese la donna, cercando di riprendere fiato. La notizia della morte di Vorshan si era sparsa a macchia d’olio ovunque nei regni confinanti e alleati.

‘’Ti riferisci alla morte del buon vecchio Vorshan? Quasi due giorni fa. Giorni per modo di dire, dato che l’eclissi non cessa e il buio e il giorno si confondono spesso.’’- rispose Searlas, sprofondando nella poltrona, affranto. Thessalia era sconvolta, conosceva lo stratega e le sue abilità invidiabile a volte.

‘’Ha saputo sfruttare le doti di mimetismo tra i plotoni e nessuno ha badato al suo stile di combattimento basato su un vecchio codice militare.’’- esordì qualcuno fermo sull’uscio. Un piccolo scudo argentato brillava di un cupo colore rosso, evidenziando a malapena gli stivali di pelle nera dove era poggiato. Il Re riconobbe la forma dello scudo e la corporatura dell’uomo misterioso e sorpreso disse:

‘’Eloy? E tu cosa ci fai qui?’’

‘’Per volere del destino ero nei dintorni e ho sentito della triste perdita. Non verrà dimenticato, era un uomo d’onore. Inoltre, c’è altro per cui son qui. Arilyn e Darrien hanno conosciuto un vecchio comandante delle truppe che ora addestra messaggeri. Morghull ti suona familiare?’’

‘’Sì, è andato in pensione subito dopo la sconfitta della Guerra d’Inverno, ma perché me lo chiedi?’’

‘’I tuoi ragazzi hanno fatto una breve sosta nella sua baita accompagnati da una creatura simile a quella che hai difronte e da una bambina. Erano in salute fin quando ho avuto modo di seguirli di nascosto.’’- replicò Eloy, lisciandosi la folta barba grigia. Represse un colpo di tosse, ma Searlas notò il suo malessere:

‘’Vai da Nestor e fatti dare del muschio essiccato curativo. Lenirà quella tosse e ti sentirai un po’ meglio.’’

Il Cacciatore Notturno restò sbalordito, era infallibile nel nascondere dolori fisici o ferite e il Re di Huvendal se ne rese conto solo con un semplice sguardo. Scosse la testa incredulo e andò via, posando sul fianco lo scudo argentato. Thessalia, nel mentre che aveva recuperato fiato e lucidità, si avvicinò alla finestra osservando la tempesta di fulmini che imperversava nel firmamento. Uno di questi fulmini, grosso quanto un tronco d’albero, si abbatté a pochi passi dalle mura del castello e il rombo che lo seguì risuonò come il ruggito di una belva famelica. Nello studio giunse anche Shenyra, sporca di fuliggine da capo a piedi:

‘’La causa del disturbo è stata eliminata. La piccola Aithwen mi ha aiutato a trovare il portale che consentiva al traditore di spostarsi da un regno all’altro e alle creature di Gallart di giungere qui indisturbate.’’

‘’E questo portale dove era?’’- domandò la creatura d’onice, sorpresa anche lei da non aver avuto problemi durante la discesa sul mondo terrestre.

‘’Il ripostiglio, dietro la sala dei banchetti. È stato molto astuto Ryre a costruirlo lì. Nessuno sarebbe mai entrato in quel luogo e tutti lo avrebbero considerato solo un piedistallo di pietra lasciato lì a prendere polvere.’’- rispose la ragazza, togliendosi il mantello e poggiandolo su una sedia. Nessuno prima d’ora, eccetto sua madre, aveva visto il corpo snello e tonico. Era simile alla sorella, ma fin da bambina prediligeva la magia delle stelle e il potere celeste.

‘’Dobbiamo solo attendere la decisione delle Stelle…’’- disse Thessalia, stringendosi in preghiera alla Dea.

   
 
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