.midnight was lost.
La mezzanotte si avvicina con un
felpato passo
di danza magistralmente elegante
e tu sei un corvo sul ramo fuori
dalla finestra
mi guardi, di sbieco
il becco non può sorridere ma so
cosa pensi
lo vedo nel modo in cui un
inesistente vento t'arruffa le penne
sei divertita
chiedendomi se credo nelle
streghe, nei fantasmi, nelle stregonerie
e so che non darti così tanta
soddisfazione di risposta
ti farà emettere il verso cupo e
sottilmente inquietante
lo sgraziato gracchiare che un
tempo si credeva auspicio di morte
Oh, sorella, ma non saremo che
morti quando cesseremo di vivere
o meglio, non saremo più, e allora
perché preoccuparsene in anticipo?
Spicchi il volo e te ne vai, con
un ché di irritatamente annoiato
e riconosco il trucco, pretendi di
sparire così
ma credimi, so il gioco quanto te
oramai
La mezzanotte scivola via mentre
si è distratti
si dimentica la questione di
controllare che non succeda niente di insolito
giacché l'insolito è dietro
l'angolo ad ogni ora di notte e giorno, forse
dacché l'insolito è una regola,
forse, per chi non ha bisogno di lineari illusioni
e qualche incrollabile certezza
confezionata a puntino e venduta con fanfare di saldi
O forse è solo l'età, perché anche
quella scorre via
e se va bene si è ugualmente distratti,
tante cose... così tante cose e persone...
Ma i pensieri accellerano e il
cuore batte più forte
il sangue assume una limpidità
greve, una rapidità fluida e densa
si aggrovigliano, ricordi di un
passato che si teme qui e là di non ricordare così bene
annotazioni sommarie di un
presente sfuggente coagulato in una scintilla di istante
la preziosità è relativa, come
ogni cosa, ma sarebbe sciocco usare bilance
Infinite variabili, prometti,
raspando con le unghie alla porta socchiusa
il manto pelame di qualsiasi forma
tu abbia assunto sussurra
volutamente troppo piano per
distinguere le parole dischiuse
ma non hai bisogno che ti sia
aperta la porta, eppur vorresti strappare un invito
Ed è solo all'una che inizia il
vero viaggio perduto
a dimostrazione che ogni regola è
viva solo quando infranta
ma il tempo ormai smette di aver
senso, semplicemente continua a scorrere
e non si fa più caso, non si può
più, alle consuete leggi spaziali o di senso alcuno
poiché il significante diventa
sottile e a mille facce
e il significato ambiguo come una
madreperlacea chimera inafferrabile e sinuosa
Tu sei entrata, alfine, accolta o
meno, sai di essere bene accetta
che ti sia concessa udienza
formale o pazienza affettuosa, perché dovrebbe far differenza?
che ti sia recata benedizione o
maledizione, perché dovrebbe importare?
che ti si dia corda oppure si
cerchi vanamente di ignoranti, perché dovrebbe ostacolarti?
Hai preso sembianze qualsiasi o
nessuna affatto, sei rapace di natura
ma sai pingerti benevolmente
gentile o misteriosamente enigmatica
multiforme quanto l'ingegno più
drasticamente complesso e la più fulgida delle candide fantasie
ogni definizione, alfine, ti
scivolerebbe addosso come seta sull'olio
affondando in un infinito
incalcolabile che rifiuta indifferentemente ogni guida
poiché solo l'artifizio importa,
di sapersi abbandonare, perdendosi senza andare perduti
Verso le due insorge un tagliente
sospetto
a proposito dell'essere matti
troppo santificati o troppo dannati lucidi condannati
perpetuamente in balia di una
danza apparentemente senza inizio né fine
si inizia a dare udienza a
chiunque, porti doni o torture, spesso entrambi dopotutto
indistinguibilmente avvinghiati in
un vorticoso artelato senza superficie né fondo
aggrapparsi da qualche parte
ridurrebbe in raggiati strappi
farsi prendere dalla paura farebbe
precipitare tutto quanto nell'oblio
e cercar salvezza quando si sa di
esser pur sempre scampati sarebbe pretenziosamente ridicolo
Hai perso ogni forma, dimensione e
contorno, sei tutto e niente insieme
potenzialmente, un'ispirazione
così elevata da dare le vertigini e pensare
eccoci, alfine abbiamo bucato il
soffitto e stiamo fuoriuscendo dall'atmosfera a scoppiare
troppo ossigeno, o forse troppo
poco, e possiamo solo ridere di noi stessi per tenerci legati a terra
potenzialmente, una caduta così
rapida da traforare strati fino al centro bruciante planetare
potremmo ridurci in una
poltigliosa lava infuocata e tanta profondità ci darebbe alla testa
troppo denso, o forse troppo poco,
e dobbiamo per forza riconoscere come siamo nel bene e nel male
poiché solo con una riserva di
acuta e pungente ironia, alfine, ci traiamo dagli estremi assoluti e accecanti
Intorno alle tre è ormai divenuto
chiaro come il sole
poiché sebbene l'astro sia
dall'altra parte del pianeta
e l'altr'astro affondato oltre
l'orizzonte od ormai vers'esso avviato con placida calma
che siamo dalla testa ai piedi in
un mondo molto diverso, ampliato e amplificato
non si contano le fascinazioni per
questo o quel menù di bizzarrie
le possibilità appaiono davvero
infinite nell'intersecarsi e separarsi selvaggiamente
E come avevi promesso, sei qui in
tutto il tuo splendore, sei ovunque e da nessuna parte
inconsistente, meno di un filo di
rugiada sulla pelle dura delle ali di una libellula,
ninnananna di una fortuna che non
si preoccupa di tenere il conto delle sorti
inconcepibile come il sogno che si
è tralasciato di dormire per queste notti e diventa comunque fiaba
tauromachia di una pericolosa
sfida alla ferocia della belva che si ciba di illusioni e ne fa racconti ad
occhi aperti
innegabile come uno spirito che
non si riesce a seppellire e abbandonare finché si ha respiro
Dunque, ho cercato di ricordare se
eri già lì quando nacqui, o se fummo separati più avanti
se torni a cercarmi quando l'ora è
proficua e il senso comune benpensante è placato nel suo sano riposo
magari fermando gli orologi che
credono di continuare a scorrere, per sciogliere il sangue dalle corde
Quando tra le cinque e le sei
l'appressarsi dell'alba inizia a rischiare il mondo
e la luce ancora non disturba ma
fa sbattere le palpebre, sorpresi di essere ancora tutti interi
di essere lì dove ci si era
lasciati e allo stesso tempo dopo aver percorso incalcolabili miglia
in chissà-un-dove che si inizia a
intravedere sempre più confusamente ora
mentre il burlesco modo
dell'indaco fumo da finale imminente inizia a spirare in una gioconda nebbia
si sa con certezza che non si
saprebbe mai raccontare esattamente, nemmeno a noi stessi
Inizi a sembrare piuttosto stanca,
ora, felinamente soddisfatta ma anche annoiata
l'equilibrio inesistente si sta
lentamente e inesorabilmente iniziando a scheggiare di troppo nitidi graffi
lo stato di indecente grazia
mistica si sta irriguardabilmente spiegazzando ai margini
ricominci ad assumere forme svarianti,
mentre la danza diviene un po' troppo rigida e quasi meccanica
il tempo sta tornando, i
meccanismi fremono per scaldarsi, saranno presto pronti a ripartire
cerco di trattenerli, ma sorridi
divertita, apprezzando comunque l'omaggio del tentativo
onestamente cavalleresco, per la
verità totalmente donchisciottesco, di rimandare la tua dipartita
E mentre le mie forze iniziano a
frammentarsi in un'irritante discontinuità, ballando ancora ma incespicanti
e zoppicanti, poiché qualcuno
sembra sostenere che dovremmo rimetterci le scarpe per poter essere in piedi
indiscretissime domande
artificiali iniziano a turbare l'incantesimo senza magia, come un esercito di
gelido raziocinio
E da qualche punto in poi non
meglio individuato, il sole sta sbucando dalle sue vie sotterranee
non si può resistere al carro che
arriva a conquistare ogni cosa non voglia rifugiarsi in ombra
e l'effluvio di diversi
ragionamenti si scontra micidiale con ciò che lo aveva preceduto, spazzandolo
via
Se la natura ci è data quanto ce
la diamo, se il coraggio si conquista quando non ti si sfugge vanamente
rinchiuderti non ti lasceresti,
negarti ne rideresti, distruggerti si rivolterebbe contro
farti assecondare regole ti
rovinerebbe e lasciarti far come vuoi sdoppierebbe tutto in alternanza
la sovrapposizione è
consigliabile, ma ancor meglio è la commistione perpetua
fragile come il cristallo di un
vetro assottigliato con perizia da pellegrino incallito
farti prevalere e inchinarsi ti
renderebbe così grandiosa che divoreresti ogni cosa, finanche me, completamente
per cui un’incredula sorta di
risveglio da una veglia presso ad un lumicino buio quanto l'oscurità e
sfavillante come stella
mi riscopre come un vecchio gufo
rattrappito che cerca di capire cosa l'abbia investito, forse un'auto pirata
perché è parso come di essere
rotolati su se stessi per ogni angolo di cervellotica
e favolesca galassia
prima di essere lasciati di nuovo
lì da dove si era partiti, e rivedendo i propri pensieri non ci si crede
Inizia una preoccupante
processione di improbabili teorie e trucchi da acrobati di ben cesellate se va
bene mezze verità
qualcuno chiama alla sbarra
divinità, demoni, scherzi della mente, allucinazioni, stati alterati, sostanze,
geometrie stellari...
Ed è allora che so per certo,
senza nemmeno gettar sguardo, che te ne sei andata
o forse ben camuffata, assisti
allo show di chi tenta anche solo di descriverti, sorridendo estremamente
divertita
un poco orgogliosa di aver
generato tanto scompiglio, e vagamente smorfiosita da tante attenzioni
Note
(no, non sta diventando un vizio, ma questo è un altro dei pochissimi casi in
cui ne necessitavo) – in ogni caso consiglio di leggerle solo dopo aver letto
quanto sopra
- Alcune
parole non esistono proprio in italiano. Sono miei “giochetti” scaturiti
dall’”ispirazione”, ma soprattutto sono una sorta di necessità laddove le ho
usate, ovvero mi era impossibile trovare dei corrispettivi che mi dessero
altrettanta soddisfazione dal punto di vista di suono e significato etc. etc.
Dovrebbe essere in ogni caso per ognuna di esse intuibile il significato per
quanto inventate, specialmente perché spesso sono “deformazioni” di parole
realmente esistenti.
- Questa
scribacchiatura l’ho buttata giù (diverso tempo fa) come una sorta di ‘omaggio’
all’ispirazione. Il motivo per cui è incentrata nelle ore notturne non è
casuale. Come forse saprete bene se siete scribacchiatori/trici anche voi, è
proprio in queste ore notturne che si vive più facilmente una sorta di sabba di
ispirazione come mai in altri momenti della giornata. Non per niente diverse
culture mistiche insistono proprio su questi orari (ore delle streghe, dei
fantasmi, dei morti che camminano sulla terra, di predizioni da oracolo,
allucinazioni mistiche, deliri più o meno ispirati o creativi, quello che
volete). Personalmente tendo a credere al fatto che semplicemente il nostro
biologico interno è sincronizzato su robe tipo l’andamento di ore di luce e ore
di buio e luna e via dicendo (come le maree insomma he he), e quindi in questi
orari (e a queste latitudini, altrove non so, forse le regole cambiano) il
cervello si accende come un albero di natale (n.b.: i neuroni sono le lucine,
in pieno cortocircuito peraltro). Aggiungere a questo il dato molto pragmatico
(ma non per questo meno importante, sia detto) che probabilmente molti di noi
scribacchiatori/trici della domenica (appunto) non troviamo facilmente tempo
tra gli altri impegni della nostra vita per scribacchiare e finiamo per farlo
di notte (hem, già, quando sarebbe molto più sano dormire, tipo). Ma il mio
omaggio piuttosto che per i fenomeni puramente fisiologici o pragmatici opta,
per puro sollazzo (esercizio) scribacchiatorio, per una sorta di
“impersonificazione” (naturalmente in versione mistico-aulica e decisamente
poco tangibile, eventualmente con sfumature da divinità) dell’ispirazione. Come
avrete intuito, naturalmente ho giocato anche su altre possibili
interpretazioni e parallelismi… e quindi, per quanto scaturito originariamente
come omaggio all’ispirazione, può essere letto anche come un incontro con una
lei decisamente realmente esistente che però viene narrata e descritta
poeticamente sotto diverse sembianze. Per questo, aldilà di questa mia nota o
di qualsiasi altra cosa, lascio del tutto alla vostra libera interpretazione
come prendere questa scribacchiatura. La natura di omaggio resta. Omaggio
disincantato ma non per questo meno dedito (anzi).
- Confessione:
non l’ho riletta interamente prima della pubblicazione, mi sono arreso
all’altezza dell’inizio dell’ultima parte per via di tempo etc. Tuttavia non
dovrebbe esserci niente di orribilmente erroneo, considerato che l’avevo
riletta altre volte nel frattempo da quando la buttai giù.