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Autore: Floccinauci    02/10/2017    0 recensioni
L’ombra si dissolse nell’aria, permettendole di scorgere nelle tenebre la sagoma di colui che l’aveva salvata. Si sollevò a fatica da terra, facendo forza sulle sue deboli braccia ferite. La sua figura imponente, ricoperta dalla testa ai piedi da una pesante armatura di metallo, incombeva su di lei con aria minacciosa. Il bagliore dei suoi occhi cremisi invadeva l’oscurità circostante. La fissò per qualche attimo, senza proferire parola. Dopodiché ritirò le lame che portava al polso e si voltò, allontanandosi.
- Aspetta!
Si fermò a pochi passi da lei.
- Non mi hai detto chi sei…
Volse leggermente il capo nella sua direzione. La sua voce profonda e metallica pervase l’aria.
- E’ meglio che tu non lo sappia.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Zed
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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12. The shadow is within
 
Trascorsero settimane. Norin non aveva messo più piede a Jyom Pass dal giorno in cui era tornata al Tempio. Costantemente protetta dall’ombra di Zed, passava le sue giornate ad allenarsi e a leggere nella grande stanza del ninja, almeno fino all’orario di libera uscita degli allievi dell’Ordine. In quelle poche ore, Zed si dedicava solo ed unicamente a lei, facendole scoprire le zone circostanti il Tempio, allenandosi con lei, mostrandole le tecniche più pericolose e complesse e raccontandole le origini di quel potere proibito. Alla ragazza un po’ pesava esser costretta a rimanere in quella stanza per la maggior parte della giornata, ma era perfettamente consapevole del pericolo che entrambi avrebbero corso se si fosse fatta vedere. E in fondo la presenza costante di Zed, che faceva il possibile pur di riservarle qualche momento anche durante la giornata, la faceva stare bene. Quel forte affetto sincero che sempre più spesso faceva breccia nella sua indole gelida e seria le scaldava il cuore, mentre il suo acume e la sua intelligenza, nonché la sua insormontabile abilità nelle arti marziali, la intrigavano ogni giorno di più. Ma ciò che più l’aveva colpita era la sensibilità celata sotto quel manto d’ombra, che aveva probabilmente atteso per anni nell’oscurità della sua anima l’occasione giusta per tornare a galla.
Era una sera come tante. Fuori pioveva, gli allievi di Zed erano in parte via e in parte o nelle loro camere, e loro due si stavano allenando in un combattimento corpo a corpo nella stanza del ninja.
- Forza, colpisci! E non stare ferma.
- Sì Zed, ma non è molto equo così. – ribatté Norin, abbassando la guardia. In un battito di ciglia la lama dell’assassino fu ad un palmo dalla sua gola. La ragazza gli lanciò uno sguardo di disappunto.
- Mai perdere la concentrazione in questo modo.
- Ma io…
- Non c’è nessun “ma” in queste situazioni Norin, chi hai di fronte appena ne ha l’occasione ti uccide, e non sta di certo lì a chiederti spiegazioni. – sentenziò lui, con tono severo.
Stanca e affannata, abbassò lo sguardo in silenzio. Il rumore delle gocce di pioggia sulle grandi vetrate riempiva la stanza con il suo ritmo. Zed le stava insegnando a combattere e a difendersi contro un avversario che usa armi da taglio. Sfruttando le ombre e altre tecniche da ninja aveva alzato gradualmente il livello di difficoltà dell’allenamento, ma Norin non era particolarmente d’accordo con la sua metodologia, essendosi ritrovata a doverlo affrontare a mani nude. Fece scorrere gli occhi velocemente nella stanza finché non trovò ciò che stava cercando e ci si fiondò senza proferire parola, approfittando di un momento di distrazione di Zed. Lui stava guardando fuori dalla finestra, in attesa di un segnale di lei per riprendere l’allenamento. Nel mentre Norin indossò uno dei guanti dell’armatura del ninja, con tanto di lama sul polso, e raccolse un paio di shuriken. Gliene lanciò uno per gioco. Rimase sbalordita quando vide il ninja, ancora di spalle, afferrarlo al volo senza la minima esitazione. Si voltò di scatto. Non appena i suoi occhi la videro indossare un pezzo della sua armatura il suo cuore saltò un battito. Era furioso, ma tentò di trattenersi.
- Cosa pensi di fare?! Posa tutto, immediatamente. – la rimproverò, alzando la voce.
- Perché? Tu la stai usando la lama, volevo che fosse una cosa alla pari. Non è giusto che tu combatta con delle armi e io a mani nude.
Zed le lanciò un’occhiataccia, e senza aggiungere altro le strappò shuriken e guanto dalle mani.
- Non ce la fai proprio ad essere gentile in queste situazioni, vero? – disse Norin amareggiata, allontanandosi da lui. Il ninja sbuffò e buttò indietro la testa, rendendosi conto di aver esagerato.
- Dai, scusami. – rispose, ma la ragazza non si voltò. Si materializzò davanti a lei sfruttando un’ombra, e le prese il viso tra le mani, accarezzandole le guance.
- Norin, scusami. Io non sono una persona gentile, lo sai, e non credo che lo sarò mai. Per te ci provo, mi impegno, ma io resto comunque così. Per ciò che faccio, in fondo, non posso permettermi la gentilezza. Mi serve, questo sangue freddo. Vorrei solo che tu cercassi di capirmi in queste circostanze. Non alzo la voce per cattiveria, per spaventarti o per farti del male. Questo è semplicemente il mio modo di fare quando mi ritrovo in una situazione potenzialmente pericolosa. Tutto qui.
- E dove sarebbe il pericolo? Avevo solo preso due shuriken e quell’altra arma, sono normalissime lame, le so usare… Non sono una bambina.
- Non sto dicendo questo.
Zed raccolse uno shuriken.
- Norin, queste non sono armi normali. – continuò, indicandole la sottile patina di ombra che le ricopriva, conferendo al metallo dei riflessi neri – Lo vedi?
La ragazza annuì, osservando attentamente la materia oscura che si avvolgeva attorno ad una delle punte dello shuriken. Zed le scostò i capelli dal volto, guardandola negli occhi.
- Io tengo davvero a te – sussurrò, avvicinandosi a lei – e ho paura che ti possa succedere qualcosa, qui dentro. Sei la prima persona al mondo per cui io abbia mai provato qualcosa che non fosse odio o indifferenza. L’Ombra entra nei corpi attraverso le ferite, e solo in pochi sono in grado di domarla, una volta entrata nelle membra. Io ci sono riuscito, ma come ben sai a caro prezzo. Dipende dalla forza mentale che si ha, e anche da quella fisica. Ma talvolta non basta. L’Ombra è viva, è in grado di scegliere chi la può ospitare dentro di sé e chi no. Puoi essere l’uomo o la donna più forte del mondo, sia psicologicamente che fisicamente, ma lei continuerà a darti del filo da torcere per il resto della tua vita se non ti ha scelto.
- Ma non mi sarei fatta del male, sono prudente.
- Una persona che tira un calcio in faccia al Maestro delle Ombre non è una persona molto prudente. – le rispose lui ridendo, ricordando l’episodio di qualche settimana prima. Ma ritornò immediatamente serio – Basta un taglio, comunque. Un graffio, una puntura. L’Ombra si infiltra ovunque.
Norin sorrise amaramente e abbassò lo sguardo, rassegnata. Nel vederla amareggiata Zed si sfilò l’elmo, e dopo averle sollevato delicatamente il viso si avvicinò a lei finché le loro labbra non si sfiorarono. Nonostante fossero passate settimane, sentire il suo respiro sulla pelle le faceva ancora venire i brividi. Il tenero bacio che seguì fu presto interrotto dal sordo vociare degli allievi, tornati dalla pausa serale. Il ninja sbuffò, scocciato.
- Vai – gli sussurrò Norin ridacchiando – ti aspettano.
Con un sorriso e un rapido bacio sulla fronte, Zed la salutò; si infilò rapidamente l’armatura e sgattaiolò fuori dalla porta, rimettendosi l’elmo. Non appena lo sentì allontanarsi, la ragazza si avvicinò di soppiatto al piccolo baule dove il ninja teneva gli shuriken.
“Cosa potrà mai succedere?”
Ne prese uno. La tentazione per quel piccolo rischio era troppo forte, non aveva resistito. E quella materia oscura, così misteriosa, che serpeggiava intorno al gelido metallo come intorno al corpo di Zed, l’aveva affascinata sin dal primo giorno. Voleva guardarla da vicino, toccarla con mano. Si rigirò l’arma tra le mani, persa in quei riflessi neri come i suoi occhi. Contemplazione di cui si sarebbe presto pentita.
Un tonfo assordante invase la stanza, al punto da far tremare le finestre, seguito da qualche grido impaurito degli allievi del ninja. Norin sobbalzò dallo spavento. Lo shuriken con cui stava giocherellando le scappò dalle mani, rimbalzando a terra. Il cuore le batteva a mille, era paralizzata dalla paura. Ci fu un breve momento di silenzio totale. Solo quando sentì nuovamente il solito vociare degli allievi tipico degli allenamenti, prese lentamente a tranquillizzarsi. Uno degli allievi aveva tentato di sfruttare in allenamento una tecnica molto complessa e pericolosa, ma si era rivelato un totale fallimento. La giovane si guardò intorno, respirando profondamente per calmarsi, alla ricerca dello shuriken. Ma non servì a molto.
Il suo cuore saltò un battito.
Vide l’arma a terra, a pochi metri da lei, seguita da una sottile scia di sangue. Fu in quel momento che si rese conto del dolore lancinante alla mano sinistra. La ruotò lentamente, e vide la profonda ferita che quella lama affilatissima aveva lasciato sul suo palmo. Non se ne era accorta per lo spavento. Si alzò rapidamente per prendere delle bende, ma qualcosa la fece fermare. Sentiva un formicolio sempre più forte in corrispondenza del taglio. Si guardò la mano e la vide. L’Ombra si era avvinghiata come un serpente al suo braccio, e si stava lentamente infiltrando nella ferita aperta. Il sangue cominciò pian piano ad imbrunirsi, sino a diventare nero.
- No no no no no no, merda no! – imprecò Norin, nel panico più totale. Corse a prendere il necessario per medicare la ferita, ma ormai era troppo tardi. L’Ombra aveva iniziato a scorrere nei suoi capillari, facendo comparire delle piccole venature nere intorno al taglio. Tremava dalla paura. Doveva nasconderlo a Zed in ogni modo possibile. Prese quante più bende poteva, e si fasciò entrambi i palmi fino a metà dell’avambraccio, cercando di farla sembrare una fasciatura di protezione dei pugni.
Quando il ninja tornò nella stanza in tarda serata, Norin tentò di dissimulare il più possibile il suo palese nervosismo. Era pessima nel mentire. Ma Zed sembrò non fare minimamente caso alle bende. Entrò nella stanza e posò disordinatamente l’armatura sul pavimento, lasciando infine cadere l’elmo per terra. Raccolse giusto il mantello, appoggiandoselo intorno al collo.  
- Vieni. – sussurrò, prendendola per mano.
La ragazza, totalmente da un’altra parte con la testa, si lasciò trascinare dal ninja senza proferire parola. Aprì una delle grandi finestre, ed invitò Norin ad aggrapparsi alla sua schiena. Non le ci volle molto a dimenticare la ferita, quando si ritrovò sospesa nel vuoto mentre Zed si arrampicava agilmente verso il tetto del Tempio. Per fortuna erano solo pochi metri, e in pochi secondi furono entrambi in cima all’edificio. Lo spettacolo che si trovò di fronte la lasciò a bocca aperta. Davanti a lei si apriva la vista di tutta la regione di Zhyun. Le nuvole si erano diradate, e la fitta foresta che circondava il Tempio dell’Ordine era debolmente illuminata dal chiarore della luna, che tingeva le foglie degli alberi con la sua luce azzurra. In lontananza, le luci delle abitazioni mettevano in risalto le città più grandi della provincia, Tuula e Jyom Pass, facendole sembrare piccole isole in un oceano di oscurità. Tutt’intorno, le alte montagne della regione circondavano il paesaggio come una cornice. Un brivido risalì la sua schiena nel vedere la sua città, la sua vecchia vita, la sua routine, tutte così lontane. Pensò a Callon, e una piccola lacrima le attraversò rapidamente la guancia. Fu in quel momento che si sentì cingere intorno alle spalle e alle gambe, e si ritrovò di colpo sollevata da terra tra le braccia di Zed, avvolta nel suo mantello.
- Non ti ho mica portata qui per piangere. – mormorò, portandola da un’altra parte del tetto.
Si sdraiò, adagiandola al suo fianco e stringendola a sé. Con un cenno la invitò a guardare in alto. Sopra di loro si apriva un cielo spettacolare, illuminato da centinaia di migliaia di stelle di ogni dimensione che Norin non aveva mai visto. Riusciva a vedere ogni singola costellazione di cui Callon le aveva parlato negli anni, comprese quelle che lei non era mai riuscita a scovare negli angoli della notte. Si strinse a lui, emozionata, accoccolandosi sul suo petto.
- Non ho mai portato nessuno qui. Solo io so come arrivarci. – sussurrò, accarezzandole lentamente i capelli – Ci vengo a pensare. Qua sopra è tutto lontano: vita, quotidianità, problemi. Riesci a vedere ogni cosa per ciò che realmente è: tutto è una sciocchezza di fronte a tanta immensità.
Esitò.
- Solo in due situazioni riesco davvero a percepire me stesso e ad estraniarmi dalla mia esistenza buia. Una è qui su questo tetto, sotto il cielo notturno. L’altra è con te. Per questo ho voluto che venissi qui. Ci tenevo che le due cose più belle della mia vita si incontrassero.
Norin arrossì, emozionata da quelle parole, mentre lui si accostò per darle un bacio sulla fronte. Si fermarono a guardarsi. Gli occhi neri della ragazza riflettevano la luce della luna e delle stelle, tanto da sembrare due universi paralleli. Zed si perse nell’abisso di emozioni di quello sguardo. Norin si tuffò a sua volta nei suoi occhi profondi, a cui anche il labile chiarore della luna aveva conferito degli strani riflessi rossi. Il ninja le prese la mano, senza fare particolare caso alla fasciatura. Era convinto fosse di protezione per i pugni, come lei voleva farlo sembrare. Ma all’improvviso qualcosa lo bloccò. Voltò la testa di scatto e le sollevò la mano sinistra, scrutandone il palmo. Il cuore di Norin cominciò a correre.
- Norin. Dimmi immediatamente che cosa ti è successo alla mano. – le intimò lui, con tono preoccupato.
- N-non ho niente alla mano, me le sono fasciate entrambe per… - tentò invano di recuperare lei, ma Zed la interruppe subito.
- Non prendermi per stupido. La fasciatura è umida, c’è una ferita sotto.
- Ma s-sì, non è niente di che… - rispose lei, imbarazzata, cercando di sminuire il problema – E’ un graffio…
Zed non rispose. Era paralizzato a fissare la sua mano. Sembrava quasi non respirasse nemmeno. Si voltò poco dopo verso Norin, con uno sguardo pieno d’angoscia. Lei guardò a sua volta la mano per capire il problema, e in quel momento la vide. Un’enorme chiazza di sangue scuro si stava espandendo sulle bende, mentre delle piccole venature nere erano arrivate alla base delle sue dita, scoperte dalle fasce. Tutt’intorno serpeggiava una spirale di materia oscura. 

 
~
Con il mio solito ritardo sono tornata ragazzi! E' stato un periodo abbastanza impegnativo per svariati motivi, purtroppo non ho avuto proprio il tempo materiale per scrivere fino a pochi giorni fa. Adesso che si sono calmate le acque e non ho più una marea di cose da fare dalla mattina alla sera posso finalmente tornare a pubblicare con un minimo più di costanza. Ho lasciato passare davvero troppo tempo tra questi ultimi capitoli. Questo qui infatti mi è uscito un po' più lungo del solito, ma dovevo recuperare questo mese di assenza in qualche modo. Spero di non aver deluso le vostre aspettative dopo tutto il tempo che vi ho fatto aspettare. Come al solito ringrazio chi, nonostante la mia lentezza da bradipa, sta continuando imperterrito a leggere il racconto! Vi mando un mega abbraccio virtuale, il vostro supporto pur se silenzioso è uno stimolo continuo per me ad andare avanti. 
Scuole e università sono - credo - ormai cominciate per tutti, quindi vi auguro un buon inizio (in ritardo)! Alla prossima, ASAP promesso!
  
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