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Autore: Echocide    02/10/2017    3 recensioni
[Sequel di Miraculous Heroes e Miraculous Heroes 2]
La minaccia di Maus è stata sventata, ma non c'è pace per i nostri eroi: il mistero dell'uccisione degli uomini del loro nemico non è stato risolto e un nuovo nemico trama nell'ombra...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero, romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 4.647 (Fidipù)
Note: E' ufficiale, nonostante io abbia messo l'aggiornamento di un capitolo di questa saga durante il weekend (perchè presumo di essere più libera), ogni volta non riesco mai ad aggiornarla e stavolta il colpevole è stato il letto che, per ben due volte, mi ha richiamato come una sirena. Problemi miei a parte, eccomi qua a recuperare il capitolo maledetto, che doveva essere aggiornato durante il weekend e non vi sto ad annoiare più di tanto, lasciandovi subito alle parole della storia.
Come sempre vi ricordo la pagina facebook dove essere sempre aggiornati su capitoli, anteprime e coming soon, senza contare i miei disagi. E vi ricordo anche il gruppo facebook Two Miraculous Writers, gestito assieme a kiaretta_scrittrice92.
Detto ciò, voglio ringraziarvi tantissimo per il fatto che mi leggete, commentate (lo so, sono un mostro perché non rispondo mai!) e inserite le mie storie nelle vostre liste.
Grazie di tutto cuore!

 

«Sempre a casa mia» bofonchiò Fu, osservando il gruppo riunito nella sala e rimanendo seduto con le braccia incrociate. Vagliando uno per uno con lo sguardo: erano al gran completo quel giorno. Non solo i sette Portatori ed i rispettivi kwami, ma anche chi li aveva preceduti più le due aggiunte composte da Alex e Manon.
Erano tutti lì.
«Non avevate detto che casa di Felix era meglio?» riprese l’anziano, indicando l’ex-Portatore del Gatto Nero con un cenno del capo e osservando il gruppo, mentre uno sbuffo divertito si levò dalle labbra del biondo che concorreva alla carica di sindaco di Parigi.
«Invidioso, Fu?»
«Felix…» Bridgette mormorò il nome dell’uomo al suo fianco, portandosi due dita alla tempia e massaggiandosela: «Lascia in pace, Fu.»
«Beh, alla fine ho qui tutta la mia roba» dichiarò Alex, sorridendo appena e sistemandosi gli occhiali, alzando poi le spalle: «Perché andare a casa di Felix?»
«Per te sono monsieur Blanchet oppure tuo peggiore incubo.»
«Felix, seriamente, adesso basta.»
«Non sto facendo nulla di male, Bri. Semplicemente indico allo yankee qual è il suo posto nel mondo.»
Bridgette fece schioccare la lingua contro il palato, ballettando il piede per terra: «Felix, seriamente, inizio a essere stanca…»
«Beh, penso sia normale dopo stamattina.»
«Alex, vogliamo parlare di cose serie?» domandò Bridgette, sospirando e scoccando un’occhiata glaciale a Felix: «E tu, zitto!»
«Ma io voglio sapere» cantilenò Adrien, passando un braccio attorno alle spalle di Marinette e tirandola contro di sé: «Vero? Noi vogliamo sapere dei nostri predecessori.»
«No, non vogliamo sapere.»
«Ma…»
«Moccioso, vuoi veramente continuare un discorso di cui sai già il vincitore?» domandò Plagg, intromettendosi nel discorso e fissando il suo Portatore negli occhi: «Lo sappiamo tutti come andrà a finire, no?»
«Plagg, tu distruggi il divertimento» borbottò Adrien, piegando le labbra in un broncio e ignorò la risata della moglie.
«Plagg ha detto una cosa sensata» dichiarò Marinette, allungando una mano e scompigliando i capelli dorati del ragazzo, sorridendo al broncio e posando poi la testa contro l’incavo della spalla di Adrien, sentendolo sospirare e facendole capire che aveva abbandonato ogni idea di tenere il muso.
«Per una volta» bofonchiò Wayzz, sospirando: «Inizio a pensare che siamo alla fine del mondo…»
«Un quinto cataclisma?» pigolò Flaffy, abbassando la tavoletta di cioccolato e fissando gli altri a bocca aperta: «No. Non ho ancora finito di leggere i racconti di Tolkien.»
«Forse ricordi male, ma i cataclismi erano tre» borbottò Plagg, mentre Vooxi annuiva convinto al suo fianco.
«E quello che ha distrutto Daitya e Routo come lo chiamate?» domandò Flaffy, agitando il cioccolato davanti a sé: «Anche se siamo stati noi, si è comunque trattato di un cataclisma e quindi sono quattro quelli già avvenuti.»
«Forse proprio perché eravamo noi è stato un cataclisma» commentò Nooroo, mentre Mikko si portò le zampette al volto, ridacchiando: «In fondo il potere della distruzione di Plagg non si chiama cataclisma?»
«Nooroo, sei fortunato che non esistono più vergini sacre alla Farfalla, altrimenti…»
«Altrimenti cosa, Plagg?»
«E gira che ti rigira, il gatto viene sempre zittito dalla coccinella» commentò Alex, ghignando e indicando con un cenno del capo Tikki e Plagg: «Avete notato questo parallelismo?»
«Sai, Alex, è sempre stato così» dichiarò Mikko, ridacchiando: «O almeno con i Portatori di Tikki e Plagg che ho conosciuto…»
«Bene, dopo il documentario su gatti e coccinelle, possiamo parlare delle cose serie?» domandò Lila, scostandosi una ciocca di capelli dalla spalla e tamburellando le dita sul tavolo: «Tu» si voltò verso Rafael: «Hai incontrato di nuovo Kang, no?»
Rafael annuì, lasciando andare un sospiro e poggiandosi contro lo schienale della sedia: «Sì» bofonchiò, portandosi le mani alle tempie e tirando indietro i capelli: «E ha parlato di tracce di Quantum che sono addosso a noi, del fatto che il nostro amico finanziava Maus e che ha incontrato tutti i suoi sottoposti, poi…»
«Poi ha spoilerato il finale a Rafael, dicendogli che si sarebbe sposato con Sarah e avrebbero avuto tanti bambini» ghignò Alex, dondolando la testa con un sorriso allegro pieno di allegria in volto, mentre gli occhi rilucevano di una luce furba dietro le lenti degli occhiali.
«Dovevi dirgli anche questo?» domandò Sarah, voltandosi verso Rafael e indicando l’amico: «Sai com’è fatto!»
«Mi è sfuggito…»
«Kang ha detto veramente tanto» mormorò Sophie, intrecciando le dita e stringendo con forza, socchiudendo poi gli occhi: «Maus…»
«Fermi, fermi, fermi» Lila mise le mani avanti, aprendo la bocca e rimanendo immobile per alcuni secondi: «Kang ha detto che la nostra Sarah e piumino si sposeranno? E figlieranno?» domandò, scuotendo il capo e sorridendo divertita: «Seriamente?»
«Sai, Lila, non credo che ‘figliare’ sia il termine corretto» Vooxi si voltò verso la sua Portatrice, incrociando le zampette e annuendo con la testa: «E neanche il punto su cui soffermarsi.»
«Maus era finanziato da Kwon. Ottimo, sapevamo che il tedesco aveva un finanziatore, no? Alex l’aveva scoperto dai documenti» borbottò Lila, indicando l’amico: «Tracce di Quantum» si fermò, leccandosi le labbra e inspirando: «Ok, questa non l’ho capita.»
«Da quanto ho capito io» iniziò Alex, sistemandosi gli occhiali e storcendo le labbra: «Beh, in pratica il Quantum lascia tracce su ogni cosa e Kwon ha seguito questa traccia per cercare di arrivare a voi.»
«Ma i Portatori non dovremmo essere intrisi di Quantum?» domandò Sophie, scuotendo il capo: «In fondo indossiamo i gioielli e siamo…»
«Kang ha fatto l’esempio del geyser» dichiarò Rafael, tirandosi su e poggiando i gomiti sul tavolo: «In pratica ha detto che il Quantum è sopito, almeno fino a quando non ci trasformiamo e in quel momento esplode, un po’ come un geyser…»
«In pratica, finché non ci trasformiamo siamo persone comuni con una traccia comune di Quantum» bofonchiò Adrien, incrociando le braccia e annuendo: «Ma quando usiamo i Miraculous ecco che a Kwon appare il Quantum-segnale.»
«La citazione a Batman mi piace» dichiarò Alex, annuendo con la testa: «Comunque per dirla in maniera semplice è così» si fermò, sospirando e alzando lo sguardo verso il soffitto: «Se contatto il signor Raincomprix pensate che me lo mette il Quantum-segnale?»
«Alex, rimani concentrato» bofonchiò Sarah, schioccando le dita: «Ok. Abbiamo capito questa cosa delle tracce di Quantum, che sono addosso a tutti ma…»
«Perché Nathaniel?» domandò Marinette, inspirando profondamente e poggiandosi contro lo schienale della sedia, sentendo la presa di Adrien farsi più forte sulle sue spalle: «Perché lui? E perché tuo padre, Rafael? O qualsiasi altro che ha preso…»
«Kang ha detto che sono stati i primi che ha incontrato qui a Parigi» Rafael si fermò, scuotendo il capo: «Noi abbiamo dei sospetti, alcuni confermati e altri no, il problema è trovare un punto in comune fra Nathaniel, mio padre, gli assistenti di Gabriel e Bridgette, la madre di Lila…che cosa hanno in comune?»
«Magari chi hanno in comune» buttò lì Manon, intromettendosi nel discorso e calamitando su di sé l’attenzione di tutti: «Scusate, avete detto che questo Kwon li ha incontrati tutti, no? Quindi ci sarà un nome in comune per tutti, qualcuno che tutti hanno incontrato e…» si fermò, storcendo il naso e scuotendo il capo: «O forse ha usato più di un’identità.»
«No, il tuo ragionamento ha un senso» Rafael tamburellò l’indice sul tavolo, portandosi il pugno chiuso al volto: «Kang ha parlato di un nome solo, ha detto che non riesce a vedere il nome che usa. Non i nomi, il nome. Uno solo.»
«Quindi ci sta che sia come ha detto, Manon» mormorò Thomas, incrociando le braccia e voltandosi verso la ragazzina al suo fianco: «Sei intelligente.»
«No. Sei tu che sei stupido, Lapierre.»
«Che cosa?»
«Se così fosse…» Bridgette tamburellò il piede per terra, annuendo con la testa e voltandosi verso Gabriel: «Potremmo controllare le agende di Nathalie e Maxime, Gabriel. Magari qualcosa salta fuori…»
«Nathalie e Maxime potrebbero avere molti nomi in comune, vorrei ricordarti che lavoriamo nello stesso settore.»
«Ma se ne trovassimo uno che coincide con quello del padre di Rafael, della mamma di Lila e del tipo con i capelli rossi, allora potremmo…» Bridgette si fermò, sorridendo: «Maxime è sparito poco dopo Natale, magari possiamo concentrare…»
«Per Nathalie dovete andare un po’ più indietro» dichiarò Adrien, intromettendosi nel discorso: «La prima volta che si è comportata stranamente fu poco prima della settimana della moda, quando tu eri ancora sotto il controllo di Chiyou, Bridgette.»
«Vero» Gabriel annuì con la testa, piegando le labbra in un sorriso: «Se troviamo un nome comune in quel periodo che coincide con uno di quelli di Maxime il gioco è fatto…»
«Noi pensiamo a Nathaniel, my lady?»
«Possiamo andare a scuola. Non saprei dove altro cercare altrimenti.»
«Sarah ed io ci occupiamo di mio padre» dichiarò Rafael, voltandosi verso la ragazza al suo fianco e vedendola annuire, spostando poi l’attenzione su Alex: «La roba di mio padre è qui, vero? Dovrebbe esserci anche la sua agenda, magari da lì troverò qualcosa.»
«Io mi occupo di mia madre, invece» decretò Lila, allungando una mano e stringendo quella di Wei: «Posso chiamarlo e sentire se può mandarmi la sua agenda.»
«Ti do il mio indirizzo, così l’analizziamo subito qui» dichiarò Alex, sorridendo e battendo le mani: «Direi che abbiamo un piano, signori.»
«Ed io cosa faccio?» domandò Thomas, osservando uno a uno gli altri e sorridendo impacciato: «Anzi, precisiamo: noi due che facciamo?»
«Tu potresti studiare l’arte della guerra, Thomas» dichiarò Xiang, rimasta ad ascoltare fino a quel momento e sorridendo al giovane Portatore: «Devo ammettere che, ultimamente, hai abbandonato un po’ i tuoi allenamenti…»
«Ecco» bofonchiò Thomas, abbassando le spalle: «Yuuh. Nessuno le dice niente? Vuole farmi studiare l’arte della guerra!»
«Ti farà solo bene, Lapierre.»
«Silenziati, Chamack.»
Manon sorrise angelica, sbattendo le sopracciglia e voltandosi verso Xiang: «Posso assistere? Sarà un piacere vederlo mentre viene menato» borbottò, incrociando le braccia e voltandosi nella direzione di Thomas, un broncio a piegarle le labbra.
«Come vuoi, Manon.»
«Grazie, Xiang.»
«Bene, adesso che abbiamo deciso anche cosa faranno i bambini» Alex si fermò, allargando le braccia e sorridendo divertito: «Signori, abbiamo un piano.»

 

Gabriel entrò a passo spedito nella Fondazione Vuitton, seguito a ruota da Bridgitte e dal suono dei sui tacchi sulle mattonelle di marmo, continuò per la sua strada non curandosi di nessuno e niente: «Gabriel, potresti salutare qualcuno» lo riprese gentilmente Sophie, arrancando al suo fianco e fissandolo con un sorriso pieno di divertimento: «Inizio a capire perché Adrien dice sempre che sei temuto in questo posto…»
«Io non sono temuto in questo posto.»
«Come no?» sbuffò Bridgette, scuotendo il capo e facendo ondeggiare la chioma scura: «Infatti non ho sentito parlare di stagiste, in lacrime nei bagni, per una sola tua occhiata. No, no.»
«Come io non ho mai sentito parlare di quando sei stata beccata con quello stagista?»
«Cosa è questa storia?» domandò Felix, con la voce leggermente acuta, che seguiva i tre chiudendo il quartetto: «Bridgette?»
«Tu eri morto.»
«Io non so mai stato morto.»
«Tu eri morto» ripeté nuovamente Bridgette, fermandosi e incrociando le braccia: «Fino a quando non ti ho visto entrare con Xiang da Fu.»
«Possiamo discutere sulla presunta mortalità del signor Blanchet più tardi?» sbottò Gabriel, osservando alternativamente i due: «Abbiamo qualcosa di più urgente da fare.»
Felix bofonchiò sottovoce, prendendosi il bavero della giacca con entrambe le mani e tirandolo leggermente: «non finisce qui, signorina Hart» dichiarò, passando accanto alla donna e fissandola serio: «Allora, da che parte cominciamo a controllare?»
«Le agende di Maxime e Nathalie» dichiarò Gabriel, riprendendo la marcia e fermandosi davanti agli ascensori, chinandosi in avanti e premendo il tasto di chiamata: «Dobbiamo vedere se esiste un nome in comune: voi due controllate il periodo dopo Natale per Maxime, mentre Sophie ed io guarderemo per Nathalie.»


Adrien si tolse il copricapo protettivo, scuotendo la testa e sistemando poi il cavalletto della moto, scivolando poi giù dal mezzo con un movimento fluido e, tenuto il casco sotto il braccio, alzò la testa, sorridendo alla figura rossa che stava saltando sui tetti, sparendo poi dalla sua vista. Rimase in attesa, sorridendo quando vide la moglie correre verso di lui, il vestito cremisi che ondeggiava a ogni passo: «Potevi venire in moto con me» dichiarò, non appena fu davanti a lui e le sorrise innocente, quando lo sguardo celeste si posò addosso.
«Ti devo far presente come sono vestita?»
«Lo vedo benissimo come sei vestita.»
«Quindi il discorso è chiuso» dichiarò Marinette, stringendo il laccio della borsa e osservando l’istituto: «Mi chiedo se troveremo davvero qualcosa qui, Nathaniel potrebbe averlo incontrato ovunque e…» si fermò, scuotendo il capo: «A conti fatti non so assolutamente niente della vita di Nathaniel, al di fuori dei corsi.»
«E di questo sono immensamente felice.»
«Oh. Che cosa strana.»
Adrien piegò le labbra in un ghigno, posando una mano sulla schiena della ragazza e sospingendola avanti a lui: «Dai, andiamo. Magari scopriamo qualcosa. Qualunque cosa è meglio di niente, non credi?»
Marinette annuì, facendo alcuni passi verso l’edificio e fermandosi, indicando le mura con l’indice: «Ma certo. Come ho fatto a non pensarci prima?» mormorò, portandosi la mano alle labbra e guardando un punto fisso avanti a sé: «Sono un’idiota.»
«Marinette?»
«Qualche tempo fa, ero con Bridgette e ho incontrato Nathaniel assieme a quel cinese, Kun Wong.»
«E quindi?»
«E se fosse lui Kwon? Era parecchio interessato a me, ricordi? Magari avvertiva la…»
«Traccia di Quantum? Potrebbe darsi» Adrien annuì, inspirando profondamente: «Ci sta. Ricordi altro, my lady?»
«Ci sto provando, ma non ho prestato tanta attenzione. Insomma, erano al bar, io stavo parlando con Bridgette e loro…» si fermò, sbuffando e incrociando le braccia, mentre negava con la testa: «Niente. Non ricordo niente.»
«Beh, è un nome. Meglio di niente.»
«Dici che può bastare?»
Adrien si strinse nelle spalle, scuotendo il capo: «Non so dirti, my lady: sei tu la mente ed io il braccio, ricordi? In fondo siamo Chat Noir e Ladybug.»
«Ladybug e Chat Noir.»
«Mai una volta che non mi riprendi sull’ordine.»
«Perché tu sei solito invertirlo come pare a te» dichiarò Marinette, recuperando il cellulare e digitando velocemente un messaggio ad Alex: «Ok. Gli ho mandato quello che so, in ogni caso voglio andare a parlare con i professori.»
«Come la mia lady desidera.»


«Cosa è questa storia dello stagista?» domandò Felix, avvicinandosi a Bridgette e facendo scivolare una mano sul fianco della donna e immergendo il naso nei boccoli scuri, assaporando il profumo dello shampoo: «Allora, Bri?»
«Ti sembra il momento adatto per parlarne?» sbuffò lei, sentendo la mano di Felix scivolare lungo il suo posteriore e carezzarla lasciva: «O per palparmi?»
«Ogni occasione è buona, mia cara.»
Bridgette lo fissò, mordendosi il labbro inferiore e lasciando andare un sospiro, cercando di ignorare le dita di Felix e rimanere concentrata sul compito che doveva svolgere, per quanto la voglia di saltargli addosso iniziava a farsi prepotente in lei: «In ogni caso non mi ricordo assolutamente nulla dello stagista, quindi vuol dire che ero sotto il controllo di Chiyou.»
«E’ un vero peccato che quel demone sia stato sconfitto, sono certo che gli avrei fatto passare un brutto quarto d’ora.»
«Maxime ha iniziato ad avere appuntamenti con Kun Wong dopo natale» mormorò Bridgette, indicando la scrittura ordinata dell’assistente, sfogliando poi a ritroso l’agenda e scuotendo il capo: «Non è mai comparso prima. Tutti gli altri nomi sono ripetuti ma quello no.» si fermò, poggiandosi alla scrivania e tenendo lo sguardo fisso sui fogli che aveva davanti: «Se non ricordo male, l’ho visto parecchie volte con Natha…» si bloccò, osservando la porta dell’ufficio aprirsi e Gabriel e Sophie fare la loro comparsa all’interno: «Trovato niente?»
«Kun Wong ti risulta familiare?» domandò Gabriel, sorridendo quando vide Bridgette annuire: «Bene, perché ha incontrato Nathalie nel periodo antecedente la settimana della moda. Lo stesso dove lei fece il primo errore della sua intera carriera lavorativa.»

 

Rafael voltò la pagina dell’agenda, aggrottando la fronte mentre decifrava i geroglifici del padre e lasciò andare un sospiro, tamburellando con un dito su un appuntamento: «Ma non potrebbe scrivere un po’ meglio?» borbottò, voltandosi verso la ragazza al suo fianco e fissandola, mentre si spostava una ciocca bionda e leggeva velocemente i segni che erano stati vergati: «Che c’è scritto?»
«Dentista» gli rispose Sarah, alzando lo sguardo e sorridendogli con dolcezza: «Sai, dovresti essere capace di leggere la scrittura di tuo padre.»
«Io so leggere scritture normali, l’aramaico non l’ho ancora imparato.»
Sarah scosse il capo, allungando una mano e carezzandogli il volto, spostando poi l’attenzione su Lila che passeggiava per la stanza con il cellulare attaccato all’orecchio: «No, papà. Vorrei sapere degli appuntamenti di mamma. Il periodo dopo Natale…cosa? No, è che mi è venuta in mente una cosa e volevo controllare. Sì, magari se vedi e noti qualche nome particolare, magari che non conosci…ok, attendo. Sì, sì.»
Rafael sospirò, voltando alcune pagine e fermandosi alla vista di un appuntamento: «Questo è la prima volta che lo vediamo, vero?» domandò, allungando l’agenda a Sarah e vedendola annuire con la testa: «Cosa c’è scritto?»
«Puoi imparare a leggere l’aramaico di tuo padre?» gli chiese lei, ridacchiando e leggendo in silenzio il nome: «Kun…»
«Kun Wong? Davvero? E’ l’unico nome che non conosci?»
«Cosa hai detto, volpe?»
«Scusa un attimo» Lila abbassò il cellulare, coprendolo con la mano e fissando i due: «Che c’è?» sbottò, mostrando loro il telefono: «Sto cercando di lavorare, sapete?»
«Tua madre ha incontrato Kun Wong?»
«Perché? Anche tuo padre?»
Rafael annuì, mentre Sarah girava l’agenda e mostrava l’appuntamento di Emile: «Grazie, papà. Sei stato fenomenale» mormorò Lila, dopo essersi portata nuovamente l’apparecchio all’orecchio e, salutato sbrigativamente il genitore, chiuse la chiamata: «Se anche gli altri…»
«Mio padre è un professore barra ricercatore di storia, tua madre è la consorte di un diplomatico. Sinceramente, come potrebbero conoscere entrambi quest’individuo?» domandò Rafael, voltando la testa e rimanendo in ascolto, aggrottando lo sguardo al suono di passi concitati che si stavano avvicinando: «Ma che…?»
«Attacco» esclamò Thomas, comparendo nella sala di Fu e indicando con un gesto della mano la direzione dove era la camera di Alex: «L’abbiamo sentito ora. Stanno attaccando il collége Dupont.»
Ladybug atterrò sul terrazzino di quella che era stata la sua camera fino a poco tempo prima e osservò l’edificio adiacente, il cuore che le batteva in gola: «Si direbbe che i tuoi stanno bene» commentò Chat Noir, avvicinandola e guardando in basso, tenendo sotto controllo le figure di Tom e Sabine che, all’esterno del loro negozio, erano rivolti verso il collége: «Vuoi andare a dirgli qualcosa, my lady?»
Ladybug annuì, saltando giù dalla balaustra e atterrando alle spalle dei genitori, vedendoli sobbalzare dalla paura e voltarsi verso di lei: «Ladybug» esclamò sua madre, portandosi le mani alle labbra mentre lo sguardo si puntava dietro la giovane, e l’eroina fu quasi certa che Chat Noir era atterrato, silenzioso come solo lui poteva essere.
«Che cosa è successo, ma…» si fermò, leccandosi le labbra e sorridendo appena: «Madame?»
«In verità non lo sappiamo» Sabine si voltò verso la scuola, osservando gli studenti che uscivano urlanti e senza un preciso ordine: «C’è odore di bruciato» commentò Chat Noir, annusando l’aria e alzando un poco il volto verso l’alto: «Signori, sarebbe meglio se vi metteste al riparo» dichiarò a Tom e Sabine, osservando l’uomo poggiare le mani sulle spalle della moglie e spintonarla via.
«Grazie» bisbigliò quest’ultima, fermandosi e costringendo Tom a fare altrettanto: la donna allungò le mani e prese quella guantata di rosso di Ladybug: «Non vi ho mai ringraziato per tutto quello che fate per Parigi, che fate per noi.»
«Dovere, madame.»
«Sabine, andiamo» mormorò Tom, spintonandola nuovamente e superando il proprio negozio, dirigendosi verso la parte opposta rispetto alla Dupont.
«E’ veramente preoccupato per lei» mormorò Ladybug, guardando i genitori mentre raggiungevano il marciapiede: «Il negozio è la cosa più importante, dopo mamma e me.»
«La sicurezza della sua famiglia prima di tutto» commentò Chat, con le labbra distese in un sorriso tranquillo: «Posso comprenderlo. Io farei uguale.»
Ladybug sorrise, lanciando lo yo-yo e ancorandolo a uno degli elementi decorativi dell’istituto, passando poi un braccio attorno alla vita di Chat Noir e osservandolo ammiccare, mentre si stringeva a lei, poco prima che tirasse il filo e venissero entrambi strattonati verso l’alto: «Odio il tuo yo-yo» bofonchiò il felino, atterrando sul pavimento del tetto e osservando male la ragazza al suo fianco: «E’ divertente fare il Tarzan della situazione, ma le partenze le odio veramente.»
«Cosa ha il micetto da lamentarsi?»
«Silenzio, volpe» Chat poggiò le mani sui fianchi, voltandosi nella direzione da cui era giunta la voce amica e osservando il gruppo di Portatori al completo.
Ladybug sorrise, avvicinandosi al bordo dell’apertura sul tetto e portandosi una mano al volto per proteggersi dalla calura che si elevava: «Fuoco» commentò Bee giungendo al suo fianco e osservando anche lei verso il basso: «E così è qui che tu e Chat vi siete conosciuti…»
«Già.»
«Ci sono venuto una volta» commentò Peacock, poggiando un piede sul bordo e sorridendo: «Durante l’ultimo anno, parecchio prima che tuo padre mi prendesse come modello» si fermò, inclinando la testa: «Era per una partita di basket, se non ricordo male.»
«Aspetta. Eri tu quello che ci provava con tutte?» domandò Chat, indicando il compagno e aprendo la bocca senza emettere alcun suono, la richiuse e inspirò profondamente: «Nino mi prese in giro tutto il tempo perché ero geloso di Marinette.»
«Com’è che non ti smentisci mai, honey?»
«Ero piccolo e innocente, apetta» bofonchiò Peacock, posando le mani sui fianchi e sbuffando: «Comunque sì, ci provai con qualcuna ma non mi ricordavo di averlo fatto anche con Marinette.»
«Io non ricordo, quindi dovevo essere già partita.»
«Già» borbottò Chat Noir, incrociando le braccia al petto e sbuffando: «Quindi ci hai provato con la mia donna, non solo quando andavamo al Le Grand ma anche prima.»
Ladybug batté le mani, portandosele al volto e sorridendo: «Alya mi suggerì di provare a uscire con te!» esclamò, ridacchiando e scuotendo il capo: «Visto che con qualcuno non stava andando per niente bene.»
«Colgo una velata allusione, Chat.»
«La colgo anche io, Torty» borbottò il felino, sogghignando: «My lady, in verità stava andando veramente bene, solo che c’era quel piccolo particolare di dover scegliere fra due persone…»
«Che fortuna, micetto: scoprire che erano la stessa persona.»
«Senti volpe, perché non ti vai a gettare fra le fiamme?»
Volpina rise, gettando indietro la testa e poi calamitando l’attenzione su Ladybug: «Allora, qual è il piano, boss?» domandò, avvicinandosi a Hawkmoth e sequestrandogli il cellulare: «Signorino, non è tempo di giocare adesso.»
«Stavate facendo salotto.»
«Bee, Volpina, aiutate le persone a uscire» dichiarò Ladybug, affacciandosi oltre il bordo e osservando le fiamme che si levavano da vari angoli del cortile interno, rimanendo in attesa e notando una figura umana muoversi fra le lingue di fuoco, anch’essa fatta di queste: «Tortoise, devi riuscire a imprigionare quella cosa, penso sia la creatura di Quantum di questa volta. Peacock…»
«Non assicuro nulla su ciò che posso vedere o non vedere.»
«L’importante è provarci» dichiarò Ladybug sorridendo all’amico: «Hawkmoth, tu proteggilo.»
«Ed io, my lady?»
«Non vedo Taowu da nessuna parte» mormorò la coccinella, inspirando profondamente: «Questo vuol dire che stavolta non è qui…»
«Magari quel vigliacco è nascosto da qualche parte.»
«Chat…»
«Che cosa faccio, my lady?»
«Aiuta Tortoise, mentre io evocherò il Lucky Charm» dichiarò la ragazza, inspirando profondamente: «Bene, andiamo a fare il nostro lavoro.»


Tortoise balzò all’interno del cortile della scuola, scivolando di lato e proteggendosi con lo scudo da un getto di fiamme che lo accolse: «Bel benvenuto» commentò, notando Chat mettersi davanti a lui e roteare il bastone, in modo da proteggere entrambi dallo sbuffo infuocato; grato della tregua dall’attacco nemico, il Portatore della Tartaruga invocò il proprio potere e iniziò a modellare una barriera che si erse dai piedi della creatura, imprigionandolo in un cilindro di energia: «Fatto.»
«Bene, adesso aspettiamo che il pennuto ci dica qualcosa o la mia signora tiri fuori qualcosa dallo yo-yo magico» dichiarò Chat, alzando la testa e osservando Bee e Volpina aiutare alunni e insegnanti a uscire velocemente dalle aule, tossendo appena per il fumo acre che stava riempiendo tutto: «E’ strano» mormorò sovrappensiero, sentendo come se ci fosse qualcosa che non andava in tutto ciò: Taowu, a parte la prima volta, era sempre stato presente durante gli attacchi e, per quanto avessero vinto ogni volta, non era certo andato tutto liscio come stava succedendo in quel momento; inoltre non poteva ignorare quella strana sensazione che gli percorreva il corpo e lo rendeva agitato: c’era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto quello e non capiva perché…
Scosse il capo, spostando la sua attenzione su un oggetto rosso e a pois che era stato lanciato nella sua direzione e lo afferrò, sbilanciandosi con il proprio peso, mentre osservava l’estintore che aveva fra le mani: «Mi stai dicendo che devo diventare un pompiere sexy, my lady?» le domandò, mentre la vedeva raggiungerlo con un’espressione di profondo disappunto in volto: «Stavo scherzando. Lo so che preferisci il poliziotto…»
«Non ti ho lanciato il Lucky Charm per farti fare battutine, Chat.»
«E allora per cosa?»
«Magari per usarlo contro quella creatura lì?» domandò la ragazza, indicando la figura di fuoco che Tortoise aveva velocemente imprigionato; Chat sorrise, osservandola mentre armeggiava con la sicura dell’estintore e poi puntò l’erogatore verso il loro nemico: «Quando vuoi Tortoise, apri pure la tua barriera.»
«Sicura, Ladybug?»
«Sicurissima.»
Tortoise annuì, lasciando andare il proprio potere e liberare così la creatura fatta di fiamma, nello stesso istante in cui Ladybug azionò l’estintore e l’agente estinguente si riversò contro la creatura, impedendole la sua avanzata e spegnando il fuoco, rendendolo qualcosa di molto simile a lava raffreddata; Ladybug continuò a sparare, fino a quando il Lucky Charm non si esaurì e il loro nemico non era nient’altro che un ammasso di terra raffreddata: «Direi che è il mio turno» dichiarò Chat, attivando il potere della distruzione e sorridendo alla vista della mano impegnata.
Era stato un lavoretto facile.
E la sensazione che sentiva…
Frutto delle sue paranoie, quasi sicuramente.
Alzò l’arto, pronto a posarlo sulla creatura ma il richiamo di Peacock lo fermò a pochi centimetri dalla pelle bruciata della creatura: «Che diavolo vuoi, pennuto?» sbottò, voltandosi nella direzione in cui aveva sentito la voce e osservando l’amico balzare all’interno del cortile della scuola con Hawkmoth dietro.
«Quello è Nathaniel» esclamò Peacock, fermandosi a pochi passi e osservando la creatura che, inginocchiata, stava attendendo il proprio destino.
Chat scosse il capo, dando completa attenzione alla creatura fatta di terra bruciata e osservando la superficie iniziare a rompersi, a screpolarsi come se fosse stato un guscio di un uovo, mentre il volto familiare del vecchio compagno di scuola si palesava a loro e lo sguardo di smeraldo si guardava attorno impaurito: «Io…» mormorò Nathaniel, portandosi le mani al volto: «Io cosa sto facendo qui?»
Ladybug si avvicinò, la mano tesa verso l’amico ma si fermò, quando vide un cerchio di luce dorata materializzarsi ai piedi di Nathaniel e inghiottirlo: «Cosa? No! No! No!» esclamò, scattando in avanti ma finendo nel vuoto lasciato dietro dal giovane dai capelli cremisi: «Cosa?»
Chat Noir strinse i denti, sibilando e poggiando frustrato la mano pregna del suo potere speciale su un masso che era vicino a lui, osservandolo con malcelata soddisfazione sgretolarsi di fronte al suo potere: «Quando ho attivato il mio potere, l’ho visto unirsi alla creatura iniziale che aveva…» mormorò Peacock, chinandosi e recuperando il Lucky Charm che Ladybug aveva gettato: «Non ho capito come ha fatto, ma penso che con il Quantum sia possibile e…»
«Grazie, Peacock» mormorò Ladybug, sorridendo all’amico e prendendo l’estintore, lanciandolo con un po’ di fatica verso l’alto e osservando la magia rigeneratrice fare il suo lavoro, mentre lei sentiva il peso di tutto accasciarsi sulle sue spalle: «Abbiamo trovato qualcosa dalle nostre ricerche, no?» domandò, ricordando ciò che Alex le aveva detto, prima che lei e Chat giungessero lì: «Direi che è tempo di andare a trovare Kwon.»

 

   
 
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