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Autore: Frulli_    02/10/2017    2 recensioni
Inghilterra, 1805. Cathleen ed Emma non potrebbero essere più diverse: la prima è razionale e posata, la seconda entusiasta e romantica. Ma quando le due sorelle avranno a che fare con l'amore e i sentimenti, le reazioni saranno totalmente diverse.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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7. The Season
 

Superato il matrimonio, le settimane successive furono tutto un via-vai di domestici che preparavano i bagagli per una famiglia intera. Cathleen trascorreva le sue giornate in biblioteca, o nella Music Room, lontano dai preparativi e da tutto il resto.
Cinque mesi. Cinque lunghissimi mesi a Londra, e nemmeno la presenza del Re avrebbe potuto alleviare la sua pena. Tutto ciò che aveva enunciato al matrimonio della sorella le si stava ritorcendo contro. Si stava innamorando, lo sapeva, e se quei cinque mesi erano vitali per dimenticarsi di lui, dall'altra parte non sapeva come avrebbe potuto sopravvivere all'idea di stare così lontano, o addirittura di non rivederlo mai più.
Sbuffò, lasciando cadere il libro che tentava di leggere sulla scrivania. Venne annunciata la colazione del giorno e quasi trascinandosi arrivò nella sala: non aveva fame, e da giorni.
“Non mi sento molto bene” era stata la scusa del momento, ma sapeva che Edward non ci aveva mai creduto. L'aveva lasciata fare, senza dire o chiedere nulla, e di questo lo ringraziava.
«Mrs Colborne, c'è posta da parte di Mrs Appleby» annunciò Augustine, consegnando una lettera su un vassoio d'argento a sua madre, una volta sedute al tavolo. Cathleen fissò le sue uova nel piatto, fingendo di mangiarle.
«Oh, che peccato...il piccolo Daniel ha un terribile mal di gola, il medico dice che non è nulla di grave ma che...oh, accidenti, non ci voleva. Mr Colborne, Fanny per la Stagione ha bisogno di bagni termali per il piccolo Daniel, quindi trascorreranno il tempo a Bath, hanno preso un appartamento, saranno lì per Pasqua. Chiede se ci uniremo anche noi»
Cathleen aveva sentito solo fino a “bagni termali”. Aveva cercato di fingere, ma la forchetta le sfuggì dalla mano per la sorpresa. Dio la stava assistendo, era inutile negarlo!
«Oh, povero Danny. Beh, perchè no? Non torniamo a Bath da molte stagioni, ci farà bene cambiare aria. E poi Edward ha ancora della tosse, farà bene anche a lui un po' di terme. Faranno bene a tutti noi»
«Certo caro. Non credete sia il caso di avvisare Emma? Così potrà venire anche lei con noi»
«Posso andare io, padre?» chiese prontamente Cathleen, raggiante.
«Non vedo perchè no. Ma torna per pranzo, siamo intesi?»
«Certo!» gridò Cathleen mentre già volava in camera per cambiarsi.

Nonostante la temperatura fuori non fosse così estrema, dentro quel palazzo vigeva il gelo più assoluto. Si sentiva in trappola in una caverna di ghiaccio e freddezza. E se c'era qualcosa che poteva fare, in quei giorni, era solo suonare la sua adorata arpa. Era una delle clausole del contratto: l'aveva fatto specificare a suo padre, la sua unica precisazione a quella situazione di cui non si dava meriti o colpe. E ogni volta che suonava, e capitava spesso durante il giorno, suo marito semplicemente spariva. O era dall'altro capo della tenuta, abbandonata a se stessa, fredda e buia, oppure partiva per affari. Sua madre e sorella erano la loro unica compagnia. La madre non faceva che ripeterle che suo figlio era un bravo ragazzo, che era stato indurito dalle esperienze della vita. Ma quali esperienze? Parlarne con lui era fuori questione: a malapena la salutava la mattina per la colazione, e la buonanotte poteva sognarsela. Anche la prima notte di nozze, beh...se ne vergognava, ma non era capitato proprio nulla: suo marito aveva bevuto troppo per fare il suo dovere, e gli altri giorni era sempre assente. La fortuna ha voluto che, in quella caverna di gelo, abbia trovato una valida alleata: la sua domestica personale, Adeline, che ha prontamente macchiato le lenzuola matrimoniali, la mattina dopo, facendo pensare a tutti che il loro dovere era stato svolto.
«Lady Egerton» qualcuno era entrato nella Music Room, buia e nera «C'è sua sorella, Miss Cathleen Colborne»
A momenti non faceva cadere la sua arpa e, una volta che Cathleen entrò e il paggio richiuse la porta, le corse incontro abbracciandola forte.
«Oh, Emma, cara...come stai? Ti vedo pallida. Ma perchè sei così al buio?» il tono ed il viso di Cathleen erano preoccupati.
Lei cercò di sorridere e la fece sedere al suo fianco. «Non preoccuparti, sto bene, è solo il freddo. In quanto al resto, beh...Cathy, le cose vanno male» e si sfogò con lei a lungo e bassa voce, evitando che orecchie indiscrete potessero sentirla. Cathleen la ascoltò, paziente.
«Oh Emma...vedrai è solo un periodo. Tuo marito ha trascorso quasi tutta la sua vita da solo, senza doversi preoccupare della cura della casa o men che meno di altre parole. Perchè non gli chiedi di poterti occupare tu della casa? D'altronde sua madre e sua sorella sono malate e deboli, chi dovrebbe farlo se non sua moglie? Comincia dalle piccole cose, gradualmente...rendila confortevole alla vista. E poi magari per il vostro ritorno alla Stagione potrai anche fare qualche piccolo ballo e...»
«Cathy, non credo che Sir Egerton voglia venire alla Stagione»
«Cosa??» era una notizia sconvolgente. TUTTI andavano alla Stagione, anche le coppie sposate, quelle anziane, quelle promesse. Come poteva pensare una cosa simile?
«Sì, dice che ha troppo da fare e che non mi lascerà da sola»
«Beh, se ha da fare ti lascerà comunque sola, Emma! Ma che assurdità...dover rinunciare a stare con la tua famiglia per lui? Non esiste»
«Ma ormai è lui la mia famiglia, Cathy...» mormorò Emma, sull'orlo delle lacrime. Lacrime che per troppi giorni aveva pianto.
Cathy scosse il capo e le accarezzò una guancia. «Papà non lo permetterà mai, non ti lasceremo sola mentre lui se la svigna»
Qualcuno bussò ancora: di nuovo il paggio.
«Lady Egerton, Miss Colborne...Sir Egerton» annunciò, e lasciò posto al suo padrone con un profondo inchino.
Cathleen s'inchinò e non potè fare a meno di notare quanto fossero rigide quelle etichette: davvero un marito doveva annunciarsi pubblicamente alla moglie?
«Miss Cathleen, ben trovata. Non sapevo sareste venuta...» annunciò serio il giovane. Era senz'altro di bell'aspetto, un aspetto che era celato dietro una maschera di serietà, freddezza e insensibilità.
«Sir Egerton, perdonate la visita improvvisa. Ero venuta ad annunciare a mia sorella che, per la Stagione, c'è stato un piccolo cambio di programma: anziché Londra andremo a Bath. Voi sarete ovviamente dei nostri, vero?»
Arthur fissò a lungo la cognata, senza dire molto. «Come sicuramente vi avrà già detto mia moglie, ho molto da fare con la tenuta, la morte di mio padre mi hanno caricato di pesi che certo non mi sono cercato...» precisò lui, fissando e alludendo indubbiamente a Emma.
«Ma...»
«TUTTAVIA» precisò l'uomo, alzando appena la voce per l'irritazione di essere stato interrotto «questa notizia giunge fausta: i miei impegni saranno spesso a Bath, quindi potremmo trasferirci lì per la Stagione, così nelle mie giornate assenti mia moglie non sarà sola, ma custodita dai suoi familiari»
Cathleen sorrise raggiante verso Emma, che accennò un sorriso debole. «Oh che splendida notizia, Sir Egerton, vi ringrazio!»
Arthur accennò quel che doveva essere un sorriso garbato, e si rivelò essere solo una smorfia di pieno disappunto, quindi uscì dalla stanza senza null'altro aggiungere.
Emma sospirò, lasciandosi cadere sul divano.
«Non sei contenta Emma? Non sarai sola» le chiese Cathy, preoccupata.
Emma le strinse le mano, baciandole. «Oh mia dolce Cathleen, tu sia davvero benedetta. Sono felice, certamente, ma mi chiedo quando comincerò ad abituarmi. Non ci sarà sempre la Stagione, non ci sarete sempre voi a difendermi e farmi compagnia...»
«I migliori matrimoni cominciano sempre così, Emma, non devi preoccuparti. Ti abituerai a lui, e lui a te. Ma ora bando alle ciance! Ordina ai domestici di preparare tutto, cambiati e andiamo a prenderci un bel thè!» annunciò Cathy, ridendo.
Emma sorrise, seguendola euforica. Le mancava la spensieratezza di Cathy, e le chiese perdono così tante volte per i suoi pianti amari e le sue accuse, che presto fu ora del pranzo e, col cuore ricolmo di gioia e speranza, la salutò consapevole che l'avrebbe rivista presto...a Bath.

 

31 Marzo 1806

«Oh Cathleen, ancora non capisco come abbiamo potuto frequentare Londra per così tanti anni, e non essere mai venuti qui a Bath! E' così...elegante, e divertente!»
Cathleen sospirò, paziente, all'ennesimo identico commento della madre, mentre passeggiavano per la città. Era una settimana ormai che i Colborne erano arrivati a Bath. Erano stati nelle Upper Rooms, nelle Pumper Rooms, ai concerti, ai balli...e dei Barrington nemmeno l'ombra. Cominciava ad avere una certa ansia, e certo non poteva chiedere a suo padre se avesse notizie del suo amico: sarebbe stato troppo evidente il suo interesse. No, doveva aspettare con pazienza. Prima o poi sarebbero arrivati, era meglio prepararsi alla situazione.
Entrò nel negozio di cappelli e nastri ed aiutò pazientemente sua madre a scegliere tra un turbante indiano ed un cappello con le piume, spingendola verso il secondo. Si soffermò a fissare il turbante, con nostalgia. Le ricordava la stola indiana che aveva con sé, proprio in quel momento, e chi l'aveva scelta con tanta accurata scelta.
«Miss Cathleen!» una voce familiare e sorpresa, felice, la colse alle spalle. Si girò di scatto, e lei e Miss Elizabeth si abbracciarono sorridenti, incuranti che fossero in un luogo pubblico.
«Miss Cathleen ma cosa ci fate qui a Bath?» chiese Elizabeth, sorpresa e confusa.
«Il mio nipote caro e mio fratello hanno bisogno delle terme, così abbiamo scelto Bath anziché Londra per quest'anno. Volevo farvi una sorpresa, mia cara Elizabeth, ma dopo non avervi visto per una settimana ho temuto il peggio...»
«Invero siamo arrivati giusto ieri sera. Mio zio ha avuto un contrattempo...» l'imbarazzo era evidente sul volto di Elizabeth, e l'educazione di Cathleen la frenò nel chiederle cosa fosse capitato.
«Non fa nulla, ormai siete qui, è questo che conta. Sarete a teatro questa sera?» chiese, speranzosa.
«Oh certo, come potremmo perderci Shakespeare? E dopo andremo nelle Upper Room, spero verrete anche voi»
«Ma certamente. Allora ci vediamo questa sera» annunciò Cathleen, abbracciando di nuovo l'amica. L'affetto che provava per quella ragazza era ormai pari all'affetto che provava per le sue sorelle. E, salutata Elizabeth un'ultima volta, aiutò sua madre con molto più piacere, non vedendo l'ora di rivedere il Capitano, finalmente.

Quella sera, a teatro, c'era come al solito tutta Bath presente. Tutta quella da bene, ovviamente. Strascichi di sera, cappelli con piume variopinte, frac e giacche, bastoni, gioielli in bella mostra, l'odore del gin che aleggiava nell'aria insieme al vivace chiacchiericcio di nobili e ricchi uomini e donne dell'alta società. Il padre era riuscito a prenotare una loggia a destra del palco, e proprio vicino ad esso. “Una vera fortuna, gli Smith hanno deciso all'ultimo di andare a Londra, e così la loggia si è liberata...davvero una bella fortuna”.
Stavano salendo lungo le scale che li avrebbe portati ai loro posti, e Cathleen non faceva che girarsi verso il basso, per cercare di vedere Elizabeth e Charles. Ma di loro nemmeno l'ombra. Continuò a guardare senza ritegno, sicuro che in quella calca nessuno si sarebbe domandato perchè una ragazza di diciotto anni si guardava intorno con tanta foga. Ma si sbagliava, ovviamente...
«Cerchi qualcuno?» la voce del fratello la voce girare verso di lui, che sorrideva divertito.
«Miss Elizabeth» borbottò lei, arrossendo.
«Solo Miss Elizabeth?» chiese ancora Edward, prendendola sottobraccio.
«Certo, chi altri?»
«Non saprei. Certo è che non si cerca un'amica con tutta questa foga. Io cercherei più la mia amata, così»
«Non essere ridicolo, Eddie, io non cerco nessuno di amato...»
«Puoi fingere con i nostri genitori, Cathy, ma non puoi fingere con me, non sono stupido...e sono stato diciottenne anche io» precisò calmo.
Cathleen non rispose, si limitò a sbuffare come se suo fratello stesse dicendo un'assurdità dopo l'altra. D'altronde lei era quella razionale e sicura di sé, quella che non ha mai sospirato per nessuno. Persino Fanny, in tutta la sua freddezza, fu innamorata un tempo...o almeno così diceva sempre suo fratello.
«E' Mr Barrington?» insistette ancora Edward.
«Cielo, no!» esclamò Cathleen sconvolta. Come poteva piacerle un giovane tanto scialbo?
«Meno male. Allora è Charles»
Cathleen non rispose, colpita dritta al cuore al solo sentirne parlare.
«Il Capitano Barrington è solo...» fece per difendersi lei, senza trovarne tempo.
«...solo il cugino di Miss Elizabeth, si. E io sono nato ieri. Bada bene, Cathy: lungi da me allontanarti da questa idea. Charles è un brav'uomo, è divertente, intelligente...ma attenzione, potresti bruciarti. Lui è il secondogenito, e finchè Mr Barrington non si sposa, voi dovrete aspettare. Sei disposta a farlo?»
«Cosa? Io...noi, non siamo...Eddie per amore di Dio, basta con questi discorsi!» sussurrò lei sconvolta. La verità è che aveva sognato il loro matrimonio almeno ogni notte, e persino ad occhi aperti. Ma Eddie aveva ragione: dovevano aspettare. Senza contare che lui poteva essere richiamato dalla Marina anche domani, morire per mare e non tornare mai più.
Si sedette alla sua poltroncina, lasciando gli uomini in piedi, almeno per quel momento. Guardò avanti a sé e, prima che le luci si affievolirono, intravide la sagoma di Elizabeth nella loggia davanti a loro. Le sorrise di rimando, ma di Charles nemmeno l'ombra.
Il sipario si aprì, facendo applaudire con garbo gli spettatori. Gli attori inscenarono degnamente una delle sue opere di Shakespeare preferite, “Come vi piace”. Rosalinda, l'eroina della storia, aveva ispirato la sua vita per molto tempo: una donna non sottomessa al potere dell'amore, che anzi si prende gioco di esso, e che alla fine cede all'uomo che con più volontà, insistenza e tempo l'ha corteggiata, tenendosela così com'è, senza volerla cambiare. Era questo che voleva lei, da Charles? Tempo e volontà per essere corteggiata? O sposarsi senza cambiare la propria indole, senza diventare improvvisamente un'altra donna, ubbidiente e senza cervello?
Si dimenticò quasi del tutto del Capitano finchè non ci fu il primo intervallo, e i servitori del teatro presero a riaccendere tutte le luci della sala, piena di un brusio generale di approvazione. Lei sollevò istintivamente gli occhi verso la loggia di Elizabeth e, con un tuffo al cuore, vide solamente la sua amica e suo zio. Dei due cugini nemmeno l'ombra. Com'era possibile?
«Oh padre, guardate, quello non è Sir Barrington?»
«Sir Barrington, dici? Oh si, è Robert, è proprio lui. Dopo la serata andremo a salutarlo»
«Ma non vedo i suoi figli, come mai?» insistette Edward, curioso.
«Oh non so, Edward. In verità ieri nella Card Room ho sentito che i due hanno litigato seriamente, e che Adam sia scappato a Londra e Charles sia rimasto a Barrington House. Ma sono solamente supposizioni, non appena vedrò Robert gli chiederò conferma. Ora zitto, ricomincia lo spettacolo...»
Edward si girò nel buio verso Cathleen e le sorrise appena scrollando le spalle. La sorella gli sorrise appena, con il cuore pieno di angoscia. Un litigio tra fratelli non era mai bello, ma in tal caso aveva persino allontanato Charles da Bath, dove lei finalmente poteva trascorrere la sua Stagione. Ma che senso aveva, senza il capitano? Si sentì in colpa: c'era comunque Elizabeth, e si sentiva legata a quella giovane. Era un'amica ideale: sincera, genuina, affettuosa e leale. Avrebbe potuto forse confessarsi a lei, chiedendole aiuto? Sì, si rispose con determinazione. Avrebbe chiesto aiuto a Elizabeth.

La sera stessa, quando dal teatro si ritrovarono nelle Upper Rooms, andò subito incontro a Elizabeth stringendole con dolcezza le mani. Prese a passeggiare con lei per la sala principale, e per quanto possibile: ogni stanza dell'edificio era stracolma, ma era l'ideale per confidarsi senza essere udite.
«Non ballate, Cathleen?»
«Oh no, non stasera, mia cara amica. Non ne ho molta voglia...»
«Forse perchè non c'è il vostro cavaliere preferito?»
Cathleen arrossì, ancora, incapace di celare i propri sentimenti. Lei non aveva mai arrossito in vita sua, ed ultimamente non faceva che reagire in tal maniera.
Elizabeth ridacchiò, divertita.
«Vi prendete gioco di me, Elizabeth?»
«Oh come potrei, mia dolce Cathleen! Sono solo curiosa e felice. Chi è il fortunato innamorato?»
«Non credo che nessuno sia innamorato di me, Elizabeth, né tantomeno io di lui. Interesse, mettiamola così»
«Qualcuno che conosco?»
«Direi di sì»
Elizabeth si impensierì, sorridendo appena. «Il figlio di Mr Herbert?»
«Buon Dio, no! Un giovane tanto bello quanto stupido. No, Elizabeth...» Cathleen si fermò, appartandosi con lei. Seria, sospirò in ansia. «No, è...oh Dio, ho paura nel confidarvelo. Promettetemi che non disapproverete»
«A meno che non sia qualcuno di brutto e vile, come potrei?»
«Giusto. Ebbene, è...il Capitano, vostro cugino»
Tra le due cadde un silenzio glaciale. Elizabeth fissò Cathleen come se l'avesse pugnalata, e lentamente le lasciò le mani.
«Oh Dio, non approvate...» sussurrò a voce roca Cathleen. Lo sguardo di Elizabeth era triste, deluso...non poteva sopportare un'espressione del genere. «Elizabeth, io non...»
«Pensavo fossimo sincere amiche...»
«E lo siamo! Questo non cambia nulla!»
«Voi mi avete solo usata, per essere più vicina a mio cugino. Io...pensavo fossimo amiche...» ripetè di nuovo la povera Elizabeth.
A Cathleen si spezzò il cuore di nuovo, e in maniera peggiore di prima. Deludere un'amica era la cosa più brutta che qualcuno potesse sopportare, e la povera Cathleen lo capì in quel momento. Sull'orlo delle lacrime, cercò di inseguire Elizabeth, come un innamorato insegue la sua dama.
«Elizabeth, ti prego...! Fermati, non è come pensi tu, io...» cercò di spiegarsi, invano. La giovane sparì tra la folla, forse annunciando allo zio che avrebbe rincasato in quel momento per un mal di testa improvviso.

Il viaggio in carrozza di ritorno dalle Upper Rooms fu triste e silenzioso. Dormivano tutti, ad eccezione di lei ed Edward, che la fissava con insistenza.
«Cathy...sorella mia, che hai?» chiese alla fine, con tono apprensivo.
«Nulla»
«Quell'aria triste non è “nulla”. Sei preoccupata per...beh, lui?» sibilò Edward.
Cathleen sbuffò. «Non nominarlo nemmeno, stasera è stata la mia rovina»
«Qualcuno lo ha scoperto?»
«Si, Elizabeth, glielo detto io...pensavo di potermi confidare, ma invece lei ha pensato che io la stessi usando per arrivare a lui»
«E' solo un malinteso tra amiche, Cathy, può capitare. Domattina va da lei e spiegale la situazione, sono sicuro che capirà» precisò con calma Edward.
Cathleen sollevò gli occhi verso il fratello, e sorrise appena.
«Grazie, Ed...» mormorò, tendendogli la mano.
Il fratello la strinse prontamente e le sorrise con gioia.
«Non c'è di che, Cathy, non c'è di che...»

 

Per finire: bentornat*! Perdonate il mio ritardo nel pubblicare questo capitolo, ma spero che l'attesa ne sia valsa la pena :D che dire? Cominciamo a inserire un po' di pepe qui e lì! Elizabeth e Cathleen hanno litigato (e a chi non capita di litigare con un'amica?), il Capitano non si sa che fine abbia fatto ed Emma fra poco tenta il suicidio con un marito simile, ahah! Scherzi a parte, spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, a presto (giuro) per il prossimo!

  
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