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Autore: french_toast    03/10/2017    1 recensioni
In cui Muhammad è un avvocato e Sadik un irresponsabile.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Egitto/Gupta Muhammad Hassan, Turchia/Sadiq Adnan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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《Mi parli, dunque, della dinamica dell'accaduto》enunciò quasi con flemma, ed era ironico pensare che un avvocato iniziato da così poco provasse già tanto disprezzo per la professione. Le labbra tirate in un sorriso di accondiscendenza increspavano morbidamente i lati del viso, conferendogli un aspetto quasi sinistro- se solo non fosse stato così bello- e gli occhi si poggiavano stanchi sul suo cliente, che ignaro della gravità della situazione faceva tamburellare le dita sulla scrivania.

Incalzò nuovamente per estorcergli una risposta: 《Le sue accuse sono di violazione di proprietà privata ed offesa al decoro pubblico. Non ha nulla da dirmi in merito?》
《Io dico che queste accuse sono false》Sadik fece spazio con i gomiti sul tavolo e vi si poggiò, facendo frusciare via un paio di scartoffie. L'altro le guardò adagiarsi sul pavimento facendosi sempre più amareggiato.
《Sulla base di quali fatti mi sta dicendo ciò?》
《Sul fatto che sono un buono ed onesto cittadino》

L'avvocato sollevò i suoi lumi verderame sul cliente, un sopracciglio inarcuato a dirgli: dubito. Quegli occhi erano tanto grandi da potercisi perder dentro, pensò, magnetici, acquosi, opachi come la giada - li aveva sempre apprezzati molto, i gioielli.
《Devo supporre allora che l'uomo immortalato dalla parte lesa non sia lei ma un sosia. Un terribile, malevolissimo sosia.》
Sadik rise perché ricordava il momento esatto dello scatto, ricordava di essere uscito intonso dalla piscina, di aver annaspato verso l'asciugamano per poi restare interdetto di fronte all'istante, alla folgore del flash.
 
《Ah, quindi ha visto quella foto?》
 
C'era una cosa che gli diceva spesso sua madre, quando era piccolo, specialmente quando metteva a soqquadro la casa o si divertiva a giocare con i suoi nervi, ed era che fosse un demonio. Era vero, talvolta, che i suoi occhi si illuminassero di un bagliore macabro: cupidigia –spasmodica- che riemergeva da un mare d'oro liquido, diametralmente opposto all'apatia ristagnante negli occhi altrui, ed era un particolare che attirava le lusinghe di coloro che si abbandonarono al suo abbraccio. In fondo quest'epiteto lo divertiva, "ifrīt", gli si addiceva, 'ché se fosse stato cristiano avrebbe potuto benissimo dire che dei peccati capitali gli mancava soltanto l'accidia. In quel momento, i suoi occhi brillarono:
 
《E mi dica, come le sembravo?》
 
Ma non si deve pensare che per le sue naturali tendenze al vizio, alla dissolutezza e alla violenza fosse un buzzurro! Anzi, questa sua cupidigia era tutta volta al culto delle cose belle, e Muhammad era bello. Pensava fosse la Galatea del Nilo (non l'aveva affatto suggestionato saperlo egiziano), perché tanta perfezione era possibile soltanto ad un artista che modella la creta con mano esperta- no, no, quale creta! Non gli si addirrebbe. La ceramica, il marmo, l'alabastro! Ecco, come un idolo di alabastro, che riflette la luna e il sole tanto quanto la sua morbida pelle, un idolo metamorfizzato in uomo che lui non avrebbe esitato ad adorare.
 
《Non... penso di aver capito》
 
Si acciglió, Muhammad, il povero, piccolo Muhammad che sperava di scappare alle fauci del lupo fingendosi tonto, annaspava nervoso con i polpastrelli sui documenti e occhieggiava il perimetro della stanza, secondo Sadik, visibilmente in soggezione. Muhammad era bello, sì, ma eccessivamente frigido per i suoi standard; o magari era frustrato o astinente, e in quel caso Sadik comprendeva e si sentiva addirittura generoso. Si sospinse appena al di là della scrivania, per raggiungere la curva delicata del suo orecchio e sibilò, come fosse un serpente:
 
《Se vuole analizzarne meglio i dettagli - della foto, intendo - possiamo incontrarci in privato, magari a casa mia. O a casa sua, come preferisce》
 
Si sentì un tonfo che fece sussultare tutti i presenti, giustificato poi sbrigativamente da entrambi con la caduta di un fascicolo- se la bevvero, anche se quel cliente che era entrato spavaldo nell'ufficio del novizio adesso ne usciva massaggiandosi una guancia, con la coda tra le gambe.

*note dell'autrice*
In primis, volevo dire: impaginazione?? Cos'è? Si mangia???
In secundis (non si può dire ma lo faccio comunque yolo), a scrivere questa cretinata mi ha costretta incoraggiata una mia carissima amica con la quale abbiamo elaborato parti sia antecedenti sia conseguenti a questo episiodio (ad esempio, Sadik che trasalisce indignato ogni volta che il giudice lo chiama "imputato", perché lui non ha fatto niente!! E di lato, Muhammad che è in un facepalm sempiterno) Quindi tantissimi abbracci e baci stellari a lei!!
In terzis, e mi sembra anche giusto dirlo, gli ifrit sono i demoni malevoli della tradizione musulmana, a differenza i ginn che invece sono benevoli. Non possono comunque essere comparati ai demoni della cultura cristiana ed ebraica, perché loro sono intesi come spiritelli che si trovano spesso in uno stretto contatto con la natura e che hanno vita breve, più breve di quella umana.
Infine, se siete arrivati fin qui siete veramente anime pie quindi tanti baci stellari anche a voi!! Grazie per aver letto <3 <3

 
   
 
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