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Autore: jo17    07/10/2017    0 recensioni
L’artista rimase turbata dalle sue parole, non era la prima volta che le sentiva, ma dette da lei, con quella naturalezza e sincerità assumevano tutt’altro valore rispetto a vederle scritte su una rivista da qualche critico che nemmeno conosceva. Si accorse che Ruth la stava osservando e cercò di celare quel piccolo disagio che sentì avvenire in lei.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Victoria la guardava dall’altra parte della strada, seduta ad un tavolino di un bar all’aperto, intenta a leggere il Times e a sorseggiare distrattamente il suo caffè. Il sole le illuminava il viso e la sua aria concentrata. Avrebbe dato qualsiasi cosa per baciare quelle labbra che sembravano imbronciate e regalarle un sorriso, di quelli che non vedeva ormai da tempo e che le mancavano terribilmente.
La curatrice alzò lo sguardo quando vide l’ombra della nuova arrivata proiettata sul tavolo, le fece cenno di sedersi. La pittrice esitò un attimo, poi si sedette di fronte a lei.
  • Devo ammettere che il tuo invito mi ha sopresa.
Prima di rispondere  Ruth ripiegò il giornale riponendolo in un angolo del tavolo.
  • Non era forse questo il tuo intento?
Victoria sorrise
  • Farmi invitare per un caffè? Sinceramente, non avrei mai pensato che per noi potesse ancora esserci del tempo da passare insieme, anche solo per un caffè.
Ruth rimase a guardarla, quel lieve sorriso che le stava rivolgendo e l’aria serena che aveva la disorientava. Era così diversa da come se la sarebbe aspettata, i loro ultimi incontri erano stati caratterizzati dalla palese sofferenza della pittrice e dalla sua personale frustrazione.
La pittrice invece non riusciva a capire lo stato d’animo della sua interlocutrice, si sentiva esaminata dallo sguardo penetrante della donna, quel breve messaggio che aveva ricevuto il giorno prima, dove le chiedeva semplicemente di vedersi con il luogo e l’ora, l’aveva stupita, non si sarebbe mai aspettata che volesse ancora vederla, non dopo il loro ultimo incontro.
  • Ruth, perché siamo qui?
La donna sorrise e distolse per la prima volta lo sguardo.
  • A dire il vero non lo so – si guardò le mani che teneva intrecciate fra di loro, prima di riportare la sua attenzione su Victoria – Per quello che mi hai detto l’altra sera, molto probabilmente avevi ragione.
Ruth parlava con un tono di voce calmo
  • Se vuoi avere una spiegazione per il mio comportamento non ne ho una, niente che possa giustificarmi, se mai ce ne fosse la necessità.
  • Ruth penso che…
  • O forse dovrei,  inizando da quando hai deciso di inviarmi quel quadro, tu nel tuo immenso egoismo hai pensato soltanto a te stessa – solo adesso si poteva avvertire un dolore profondo nella voce -  Sicuramente a te sarà servito per liberarti da un peso, o non so cos’altro, ma non hai minimamente pensato a come avrebbe fatto sentire me. Quindi se mai ci dovesse essere una giustificazione al mio comportamento è questo. Vedermi attraverso i tuoi occhi mi ha ferita.
  • Quindi, è di nuovo colpa mia?
Ruth la ignorò continuando a parlare con la voce stretta in un nodo di rabbia.
  • Non so a cosa pensavi, a cosa credevi che avesse dovuto portare il tuo gesto, se non a mandarmi nuovamente in frantumi. Sei riuscita a mettere a nudo la mia anima soltanto perché io te l’ho permesso. Mi sono aperta a te, ti ho mostrato la parte più intima di me, e si tu l’hai colta in pieno ed è una consapevolezza che mi ferisce ancora di più perché non ti ha impedito di portarci dove siamo adesso.
La pittrice non poteva non ammettere quanta verità rivelassero le sue parole. Scosse leggermente la testa, con un mezzo sorriso di rassegnazione.
  • Non ho pensato, è questo che vuoi sentire? Ma forse è vero, ho pensato solo a me stessa e al fatto che mi serviva qualcosa per andare avanti. Per riuscire a sopravvivere a questa punizione che mi stai infliggendo, meritata, lo ammetto. Ma Ruth, quanto ancora pensi che possa durare?
Victoria si sporse in avanti cercando di prenderle la mano, ma la donna si ritrasse non appena comprese le sue intenzioni. La pittrice la guardò dritta negli occhi.
  • Ruth, sono qui, cercando disperatamente di dirti addio e consapevole di non riuscirci.
Un pesante silenzio seguì quelle ultime parole, Victoria vide solo Ruth irrigidirsi sulla sedia, così continuò.
  • So che sarebbe la cosa giusta da fare, per me e per te, così sarai libera di vivere la tua vita, con chiunque tu vorrai, ma di certo non starò qui a guardarti mentre lo farai. – Fece una breve pausa come a trattenere il respiro - E se pensi che per me sia stato facile sapere che c’è di nuovo un’altra persona che è impazzita per te – si morse il labbro inferiore -  mi piacerebbe augurarti che questa volta sia la persona giusta, ma sarebbe una menzogna, perché sappiamo entrambe che sono io quella persona.
Ruth si schiarì la voce. Ma un tremore non abbandonava la sua voce.
  • Tu… credi davvero che per me non sarebbe stato più semplice ritornare da te?Di cedere e credere a tutto quello che mi dici? Non hai idea delle volte in cui mi sono sentita una stupida a cercare di cancellarti dalla mia vita. Ma….
  • Ma cosa?!
  • Ma sono arrivata alla conclusione che non sono in grado di amare, se tutte le persone a cui tengo hanno la capacità di farmi sentire… c’è qualcosa di sbagliato in me… o forse no. E detesto sentirmi così insicura e così fragile, perché è qualcosa che non mi appartiene, eppure avete avuto il potere di rendermi tale.
In quel momento Victoria comprese il profondo dolore e disagio che aveva vissuto in quei mesi la donna che le stava di fronte. Di come le sue azioni l’avesero fatta rimettere in discussione. Di riportala ad affrontare le insicurezze del passato, in quel momento le ritornarono in mente le parole che le disse la notte dopo il funerale del padre, di come per lei quell’uomo fosse stato il suo eroe, capace di resistere tenacemente alle difficoltà che la vita gli poneva di fronte, il vivere in un quartiere difficile, il suo sapersi rialzare dopo ogni furto o rapina che subiva, il modo in cui aveva affrontato la malattia della madre, eppure tutto il suo amore e la sua ammirazione verso di lui non erano bastati, non erano stati sufficienti per impedirgli di farle la cosa più orribile che un padre avesse potuto fare, abbandonarla a se stessa e al suo destino. No, tutto il suo amore e ammirazione non erano stati sufficienti.
Victoria la guardava restare lì, in una sorta di rassegnazione che le spezzava il cuore.
  • Ruth... So che non mi basterà una vita intera per farti capire quello che sei per me.
  • Non c’è niente da capire..
  • No, ti sbagli, non è così.
Victoria si alzò per sederle accanto, così che l’altra donna stavolta non sarebbe riuscita a impedirle di prenderla per mano, e soprattutto a riuscire a fissare il suo sguardo dentro il suo per avere la certezza della sua piena attenzione.
  • Ruth…Non lasciarmi andar via….Dimmi che mi ami più di quanto mi odi.
  • Odiarti… - sorrise, ma le tremava la voce – avrebbe di certo reso tutto più semplice.. e invece mi manchi… ancora veramente troppo….
Ruth si ripeteva di continuare a lottare, di resistere per non cedere, ma si rese subito conto di quanto fosse stanca, chiuse gli occhi per non dover continuare a sostenere quello sguardo pieno di aspettativa. Una aspettativa che sapeva avrebbe potuto colmare se soltanto avesse voluto.
Quando aveva deciso di incontrala era fermamente convinta di chiudere quel capitolo della sua vita, che Victoria non sarebbe mai stata la persona in grado di renderla felice, che l’avrebbe fatta soffrire se le avesse dato nuovamente un’oppotunità.
Ma in quel momento il pensiero della resa le provocò una forte sensazione di benessere, come se ogni fibra del suo corpo finalmente potesse tornare a rilassarsi.
Ritornare a dormire, a riposare, e le venne in mente quand’era stata l’ultima volta che era riuscita a farlo, in pace e serena con il mondo ma soprattutto con se stessa… e ricordò che era avvenuto fra le braccia di quella donna fiera e combattiva che aveva di fronte, quella donna che le aveva urlato contro tempo addietro che non avrebbe accettato di vivere una vita senza di lei.
La pittrice sospirò lasciandosi cadere stancamente con le spalle sullo schienale della sedia, si guardò intorno, il cielo terso, i grattacieli che le circondavano e l’andirivieni incessante di persone e macchine..
  • Sai che ti dico Ruth? Che se dipendesse da me resterei qui
Vide Ruth ritornare a guardala e ad aggrottare leggermente la fronte, non comprendendo cosa intendesse dire. Così continuò
  • Si,  in questo bar, a questo tavolo, fino alla fine del secolo pur di non lasciarti andare. Pur di poter continuare ad averti accanto.
Rimasero a fissarsi perdendosi una negli occhi dell’altra, alla fine Ruth ruppe il silenzio.
  • Sarebbe un caffè davvero lungo.
La pittrice la guardò sorpresa per quella strana affermazione, poi la vide fare un cenno al cameriere che si avvicinò, e quando fu arrivato, la donna, vedendo l’incertezza nella sua compagna la esortò.
  • Allora, lo vuoi o no questo caffè?
Victoria si aprì in un largo sorriso, incredula. Dopo un primo momento di sorpresa le fece un cenno di assenso. Si allungò trovando finalmente la mano dell’altra donna e intrecciando le dita con le sue.
  • Fino alla fine del secolo.
 
 
Lasciarono quel bar tenendosi  sottobraccio, Victoria stringeva la presa di tanto in tanto, stupita per quell’inatteso finale.
Camminava e osservava il profilo di Ruth e la sua aria concentrata che, sentendosi osservata si voltava incotrando il suo sguardo, donandole un impercettibile sorriso, per poi ritornare ad immergesi nei suoi pensieri.
Victoria si rendeva conto che c’era ancora qualcosa che turbava l’altra donna,era evidente, ma non le importava, lì in quel momento aveva finalmete avuto la certezza che sarebbe potuta tornare a vivere.
Ed era felice
Arrivarono fino all’entrata dello stabile dove si trovava l’ufficio di Ruth, si fermarono  senza riuscire ad interrompere quel silezio che si era stabilito dal momento in cui avevano pronunciato quelle ultime parole. Avevano bevuto il loro caffè, senza sentire il bisogno di dire nient’altro, consapevoli che già troppe parole erano state pronunciate.
  • Beh, direi che sono arrivata.
Victoria si aprì nel suo splendido sorriso, un po’ imbarazzato, aveva molte domande da farle, voleva delle risposte che molto probabilmente non sarebbero arrivate, non in quel momento almeno.
Si sentiva a disagio, come se all’improvviso si fosse resa conto che in fondo la sua posizione fosse ancora precaria, sensazione che ebbe conferma quando si avvicinò alla donna per baciarla e Ruth si ritrasse leggermente.
  • Victoria… perdonami… ma ancora non riesco a..
  • Si… si…
La pittrice la guardava, non sapendo bene cosa dire, si sentiva confusa, felice ma allo stesso tempo iniziava a profilarsi un leggero stato di preoccupazione. Fu come se Ruth le avesse letto nel pensiero.
  • Vic, perdonami… ma in questo momento sono attraversata da tanti di quei sentimenti contrastanti, e non riesco ad essere lucida..
  • Vorrei che tu non lo diventassi, temo che nell’esatto istante in cui ti renderai conto che ci stai dando un'altra possibilità tu te ne pentirai.
La vide sorridere appena.
  • Non puoi pensare di riprendere esattamente da dove abbiamo interrotto, io non posso, nonostante il cuore mi urli quanto sia pazzamente e insensatamente innamorata di te, la ragione mi dice di avere cautela…
  • Ruth, è la cosa giusta da fare, io e te, possiamo farcela…credimi….
Rimase a guardare la fermezza nei suoi occhi. Fece un cenno di assenso e poi si girò a guardare il portone.
Stavolta fu Victoria a sorriderle.
  • Va bene, faremo come vuoi tu, prenditi il tempo che ti serve per far chiarezza. Ma ti prego, non farmi aspettare troppo.
Non attese la risposta, si girò e Ruth la vide andare via constatando nella sua andatura tutta la sua fragilità e allo stesso tempo tutta la sua forza.
Una volta rientrata in ufficio fu accolta da Harry che l’attendeva occupando il suo posto dietro la sua scrivania. Non fu sorpresa di trovarlo lì, lo aveva informato del suo incontro e sapeva quanto fosse preoccupato. Lui la vide avanzare e andare a versarsi da bere per poi vederla andare a sedersi di fronte a lui, un profondo sospiro accompagnò qul gesto.
Harry si schiarì la voce.
  • Allora, com’è andata?
Ruth rimase ad osservare il liquido contenuto nel bicchiere senza rispondere
  • Anche se il tuo bisogno di bere a quest’ora parla da solo.
  • A si? E che cosa ti dice?
  • Che finalmente sei riuscita a mettere fine a questa storia e a voltare pagina.
Ruth rise scuotendo lentamente la testa
  • Sicuramente ho messo un punto, ma è ben lontano dall’aver voltato pagina.
Vide un’ espressione sopresa sul volto dell’uomo.
  • Che intendi dire?
  • Che nonostante la mia ferma convinzione di doverle dire addio, non ci sono riuscita -  si alzò per andare vicino alla grande vetrata, sorseggiò il suo drink guardando fuori – la amo, è innegabile, molto probabilmente folle. –riportò la sua attenzione sull’amico – come è da pazzi la mia decisione di riprovarci.
Attese una reazione che stentava ad arrivare, lo vedeva restare lì con la bocca socchiusa e un’espressione incredula che stava trasformandosi in corrucciata.
  • E perché non mi sembri ne felice ne tanto meno convinta di questa decisione?
  • Perché è stato qualcosa di inaspettato, e adesso non so cosa pensare. O forse ho solo paura. Paura di ritornare a credere in lei. La amo, la desidero, ma ho il terrore che non basterà a farmi dimenticare tutto quello che ho vissuto fino ad oggi.
  • E’ su queste basi che stai pensando di ripartire?
  • No, cioè, dannazione Harry, non lo so. Voglio solo… provarci… quello che provo per lei, vorrei riuscire a spiegartelo.
L’uomo si alzò e le andò vicino.
  • L’ultima cosa che voglio Ruth, è vederti ancora stare male, non lo sopporterei.
La donna si girò a guardarlo, sorpresa da quelle parole.
  • C’è una cosa che voglio dirti da molto tempo e che sembra tu abbia dimenticato: Non è lei che fa di te quella che sei. Ti ho visto affrontare battaglie ben peggiori e uscirne a testa alta e soprattutto più forte di prima.
  • Harry…
  • Quindi pensa bene a quello che stai facendo, spero con tutto il cuore che sia la decisione giusta, ma in qualsiasi modo andrà a finire, nulla scalfirà la persona che sei, forte, risoluta e soprattutto la più grande rompiscatole che abbia mai conosciuto.
Ruth l’abbracciò in uno slancio
  • Grazie… ti prometto che qualsiasi cosa accadrà non influirà più su noi due. Sono stata orribile in questi mesi. Perodonami.
L’uomo si liberò dall’abbraccio.
  • Hai altre cose più difficili del farti perdonare da me
E le indicò un pezzo di carta dov’era scritto velocemente a mano un appunto “chiamare Sarah”.
 
*********
Victoria prima di ritornare a casa fece un lungo giro, senza una meta ben precisa, era troppo agitata per restare rinchiusa in una stanza. Le sembrava di poter esplodere, se ne fosse stata in grado avrebbe iniziato persino a correre per riuscire a calmare quella carica di energia che sentiva avere origine al centro del petto e irradiarsi in tutto il corpo.
Per quanto si fosse già scontrata contro il muro di reticenza di Rurh, non poteva smettere di essere felice, le stava comunque concedendo una nuova opportunità, e lei avrebbe fatto di tutto per non sprecarla.
Ma continuava ad avere presente l’espressione preoccupata di Ruth, come se già in lei si fosse insinuato il dubbio di aver fatto una scelta sbagliata.
Presa dallo sconforto ricacciava via subito quel pensiero, sapeva che la strada della “redenzione” sarebbe stata lunga, ma non si sarebbe fatta scoraggiare.
Cedette al pensiero di rincasare solo quando la gamba iniziò a farsi sentire e i crampi al braccio che utilizzava per appoggiarsi al bastone le fecero imperlare la fronte di sudore. Ma anche questa condizione non smorzava la sua emozione, e si ritrovò persino a pensare che adesso, con Ruth di nuovo al suo fianco, sarebbe riuscita ad uscire da quella situazione.
Era stata a vagare per la città per un periodo che non riuscì a stabilire, quando aprì la porta di casa, cadendovi quasi di peso dentro, aveva iniziato a fare buio, il silenzio prolungato che aveva mantenuto per tutto il giorno aveva fatto preoccupare come al solito Katrin, preoccupazione che aumentò quando non la trovò in casa e che aumentava di ora in ora ad ogni tentativo di chiamata che veniva puntualmente ignorata.
Quando alla fine la vide entrare con passo incerto ed evidentemente esausta le corse in contro per sorreggerla.
  • Vic ma che diavolo ti è successo?
La donna si liberò da quella presa allontanandola, poi andò a cercare il suo comodo divano per abbandonarvisi sopra, solo lì cercò di liberarsi della giacca che indossava.
  • Allora?
Victoria non le aveva detto che quella mattina si sarebbe incotrata con Ruth, e non l’avea nemmeno messa al corrente di tutto quello che era successo in quel periodo, dopo che aveva deciso di far consegnare quel quadro a Ruth. Adesso si rendeva conto che non sapeva come avrebbe preso quella notizia la sua amica.
  • Stamattina ho incontrato Ruth
Katrin rimase in attesa, non era certo la prima volta che le due donne si incontravano, sapeva che stava succedendo qualcosa, lo aveva compreso dal comportamento della sua amica nei giorni passati, era triste e più intrattabile del solito, ma non aveva avuto il coraggio di chiedere spiegazioni, ancora un forte senso di colpa la opprimeva per aver sconvolto la vita della sua più cara amica, per quanto spesso Victoria l’aveva rassicurata dicendole che quello che era accaduto sarebbe stato inevitabile.
Vedendo che la rossa restava in silenzio riprese a parlare.
  • Pensavo che ci saremmo dette addio, lei aveva avuto un comportamento che non mi faceva pensare a nient’altro che a questo. E invece…
Guardò l’amica, gli occhi lucidi e un sorriso le si dipinse sul viso.
  • Mi ama e... vuole restare con me.
Vide la sopresa formarsi sul viso di Katrin. Iniziò a balbettare per la sorpresa.
  • Davvero? Cioè… Oddio Vic è meravioglioso!
Le andò vicino e l’abbraccio. Poi si rese conto che qualcosa stonava.
  • Ma perchè non è qui? E tu perchè sei in queste condizioni? Dove sei stata tutto il giorno?
  • Sono stata in giro, avevo bisogno di trovarmi in mezzo alla gente per non pensare, ho come la sensazione che sia stato tutto un sogno….
  • E perché mai scusa!
  • Perché è vero che sta cercando di ritornare a credere in noi… ma non è tornata ancora a credere alla sincerità dei miei sentimenti… e poi ha ancora una situzione aperta con un'altra persona, mi domando se sarà in grado di chiuderla o se invece si renderà conto che sta commettendo uno sbaglio…
  • Che sciocchezze! Smettila di pensare queste assurdità! Invece è un nuovo inizio, devi pensare solamente a questo!
Victoria le rivolse uno sguardo pieno di gratitudine.
  • Grazie
L’aiutò a salire in camera e a mettersi a letto. Cadde subito in un sonno profondo, che durò fino al giorno successivo. Katrin ritornò dall’amica non appena si rese conto che i cattivi pensieri stavano prendendo il sopravvento, rimase con lei  per il resto della giornata, la vedeva vagare come un fantasma per casa, senza dire nemmeno una parola. Ne fu veramente allarmata, aveva il terrore che potesse ricadere in quello stato di alienazione in cui aveva vissuto i giorni successivi alla rottura con Ruth. Aveva cercato di scuoterla, ma aveva ricevuto solo risposte laconiche.
L’unica cosa che invece riusciva a pensare Victoria era perché mai Ruth non si fosse fatta ancora viva, e più passava il tempo e più il pensiero che la donna si fosse pentita di avere aperto quello spiraglio le dilaniava il cuore e la mente.
Non riusciva ad immaginare che cosa ne sarebbe stato di lei se si fossero realizzate le sue paure, che cosa avrebbe fatto? Sarebbe stata in grado di riuscire a superare quella nuova e anche più devastante delusione?
Non trovava nessuna risposta, avvertiva solo un sottile dispiacere che si trasformava in un impercettibile rancore verso quella donna che continuava a torurarla e forse adesso in un modo davvero crudele.
In tarda serata qualcuno bussò alla porta e fu Katrin ad aprire e a guardare stupita ed incredula la donna che si era ritrovata di fronte.
  • Ruth
La nuova arrivata le rivolse uno sguardo indifferente e distaccato, così come il tono di voce che utilizzò.
  • Katrin…
La rossa non riusciva ad uscire da quello stupore e improvviso disagio che si era presentato non appena aveva incontrato lo sguardo dell’altra donna.
Fu la voce di Vicotoria a rompere quello stallo
  • Iniziavo a dubitare che ti avrei rivista.
Ruth distolse lo sguardo da Katrin per sollevarlo su Victoria. Solo in quel momento l’amica realizzò di doversi spostare per consentirle di entrare.
Rimase un attimo ad osservarle impiedi al centro della stanza, finalmente si mosse per andare a recuperare le sue cose e si diresse nuovamente alla porta che aveva lasciato aperta.
  • Beh, vi lascio sole
Non ricevendo risposta si decise ad andar via.
Ruth si rese subito conto del velo di cupa rabbia che copriva gli occhi di Victoria
  • Pensavo di essere stata chiara ieri nel dirti che ho bisogno di tempo. Non è facile per me buttarmi alle spalle un anno intero di sofferenza.
  • Pensi che per me sia semplice?
  • No, ma cosa vuoi esattamente?
Victoria le si avvicinò prendendole il braccio appena sopra il gomito e stringendo la presa.
  • Voglio solo riavere indietro la mia compagna.
Ruth sorrise sarcastica
  • Io e te non lo siamo mai state.
  • Ruth si può sapere perché mi torturi così?
Victoria vide il volto dell’altra donna finalmente rilassarsi e perdere quell’aria indecifrabile che aveva avuto da quando avevano abbandonato quel bar.
  • Vic, è l’ultima cosa che voglio. Solo che ho passato tanto di quel tempo a ripetermi che avrei dovuto dimenticarti che adesso, davvero credimi…
La pittrice le mise entrambe le mani sul viso e appoggiò la fronte alla sua.
  • Ruth, resta con me…qui, adesso. Ci siamo solo io e te. Ti prego.
Solo un attimo dopo aver pronunciato queste parole la baciò dolcemente, come a rassicurarla.
Si resero subito conto che quel bacio avrebbe aperto le porte a molto altro, si era risvegliata l’urgenza e il desidero di ritrovarsi in quell’intimità profonda che non provavano da tempo.
Victoria la prese per mano e la condusse al piano di sopra, si ritrovarono accanto al letto, in piedi una di fronte all’altra. Ruth si accorse di come all’altra donna costassero fatica movimenti che per chiunque altro sarebbero stati del tutto insignifcanti, ebbe una fitta allo stomaco, si vergognò di come l’aveva trattata durante il loro ultimo incontro, quando a muoverla era un’insensata voglia di rivincità, si domandò quanto male le avesse fatto oltre a quello dello spirito.
  • Vic… non stai bene… forse…
In tutta risposta la donna le chiuse le labbra con un bacio, abbracciandola e stringendola a se. Quando si separarono Ruth non aggiunse nient’altro, la fece sedere sul letto e iniziò a spogliarla lentamente e con dolcezza. Prima la maglietta che indossava, scrutando e accarezzando ogni centimetro di pelle che veniva scoperta, e fece la stessa cosa quando si dedicò ai restanti indumenti. Victoria la lasciò fare, osservandola e imprimendo nella memoria ogni più piccolo particolare di quel volto, gli occhi luminosi dallo sguardo rassicurante, il suo profilo che la faceva sempre restare incantata per la sua particolare perfezione e in fine le labbra, delle quali non avrebbe mai voluto smettere di sentirne il sapore, la consistenza e i brividi che sapevano procurarle. Quando però cercò di ricambiare il favore Ruth le fece cenno di no e si mise in piedi, iniziando a spogliarsi, anche qui con lentezza e tenendo fissa la sua attenzione su Victoria. La sua espressione era incantevole ,metre sbottonava la camicia che indossava, la fissava con la testa leggermente inclinata e con un mezzo sorriso. Alla fine quando rimase nuda spinse la sua compagna a stendersi sul letto e lei fece lo stesso aderendo sul suo corpo.
Per entrambe quel contatto totale fu come una sensazione di sollievo, come essere ritornate a casa dopo un lungo periodo di assenza.
Si toccavano, si sfioravano come a riscoprire luoghi perduti e godendo di quella sensazione felici per averli ritrovati.
Si procurarono intensi orgasmi per la maggior parte della notte, Victoria pensava di impazzire tutte le volte che vedeva arrivare al culmine del piacere la sua compagna, restando estasiata da quel corpo che si contorceva al tocco delle sue mani o della sua bocca, vedere quel volto stravolto dalle forti sensazioni che riusciva a farle provare, quegli occhi che le lanciavano sguardi carichi di una sensualità che avrebbero fatto perdere la ragione a chiunque.
Ruth invece all’inizio era intimidita e preoccupata di poter fare qualcosa che le avrebbe potuto far del male, alla fine Victoria si rese conto delle sue esitazioni e le sussurò
  • Non mi rompo sta tranquilla – le sorrise -  lasciati andare.
E così fece, si impossessava di quelle labbra carnose, ammirava quel sorriso irriverente e allo stesso tempo così magnetico, la cascata nera dei suoi capelli che spesso si mescolavano con i suoi. Ruth si ritrovò spesso a sopprimere un nodo in gola, come se quella visione, la consapevolezza di essere di nuovo lì, le facesse venire voglia di sfogare in un pianto irrefrenabile la devastante consapevolezza di quelle emozioni che sentiva, la gioia, l’incredulità… e la paura che le causava la forza di quello che stava provando.
Dopo l’ultima scossa che le aveva procurato Victoria fino nel profondo del suo corpo, Ruth si abbandonò  senza forze sul letto mettendosi a pancia in giù, ebbe solo la forza, in quella posizione, di abbracciare il cuscino per restare con la testa leggermente sollevata e rivolta verso la sua compagna.
Anche Victoria la imitò, dopo un po’ che si guardavano in silenzio, la pittice inziò a far scorrere le sue dita l’ungo le vertebre visibili sulla lunga schiena dell’altra donna, disegnado a volte dei piccoli cerchi in torno ad essi per poi riprendere ad avanzare o a tornare indietro.
Vide Ruth chiudere gli occhi, sentendola rilassarsi sotto il suo tocco. Poi ruppe inaspettatamente il silenzio, mantenedo gli occhi chiusi
  • Non so se sento più la stanchezza o la fame
Poi li aprì e la pittrice  vide lo sguardo divertito e il leggero sorriso che aveva accompagnato la frase.
Victoria le si avvicinò per darle un bacio.
  • Dammi due minuti e ti porto la colazione direttamente a letto
  • Una bella proposta, se non dovessi andare via.
  • Oh no no, non so che tipo di impegni tu avessi oggi ma il fatto che tu esca da questa stanza non è contemplato.
  • Vic…
Inizio a squillare il telefono di Ruth e le fece un cenno che sottoindendeva un “vedi?”
Si girò cercando di capire dove fosse finito e una volta individuato sul pavimento non molto lontano dal letto, si allungò per prenderlo. Rimase a pancia in giù, restando sollevata sui gomiti e con entrambe le mani che tenevano il cellulare. Victoria la osservò leggere il nome sul display vedendo la sua espressione farsi seria, la vide togliere la suoneria e poggiare il telefono sul comodino vicino, dopo ritornò ad abbracciare il suo cuscino chiudendo gli occhi.
Victoria rimase in silenzio e incerta. Poi alla fine si decise.
  • Lavoro?
  • No. Sarah.
Rimase stupita dalla sincerità della risposta.
Sarah Ripetè victoria in un sussurro
Solo allora Ruth riaprì gli occhi, la guardava con la fronte leggermente aggrottata e un’espressione seria.
  • Credo che volesse farmi sapere che è ritornata.
  • Credevo che avessi chiuso con lei.
  • No.
La donna ne fu talmente sconcertata che per un attimo credette che la stanza avesse tremato. Il cuore le prese a battere talmente forte che si mise seduta dando le spalle a Ruth.
  • Non dirmi che non sei ancora convinta della scelta che hai fatto, non lo sopporterei, non dopo stanotte.
  • Victoria
Sentì la mano della donna accarezzarle la schiena, così si voltò quel tanto da permettere a Ruth di vedere solo il suo profilo mezzo nascosto dai lunghi capelli che scendevano disordinati.
  • Si trovava fuori città per lavoro. Non mi sembrava il caso di parlarle per telefono. E’ una brava persona e si merita un trattamento migliore di questo.
Victoria le rispose con un tono sarcastico.
  • Pensa un pò a cosa stai rinunciando per me.
  • Smettila Victoria, ti prego.
Nel dire questo aveva abbandonato il letto, aveva cercato e indossato gli slip e aveva afferrato una maglietta di Victoria abbandonata su una sedia, girò intorno al letto e le si accovacciò di fronte prendendole entrambe le mani.
  • Adesso vado giù a fare una doccia e dopo con tanta fatica dovrò andare a lavoro – sorrise nella speranza di contagiare anche l’altra donna e così fù, un leggero sorriso si formò sul volto della pittrice – prima però mi farebbe piacere fare un’abbontante colazione e bere tanto caffè e vorrei che tu venissi con me. Pensi di poterlo fare?
Victoria distolse lo sguardo dalla donna sorridendo e scuotendo la testa. Poi ritornò a perdersi in quello sguardo pieno di dolcezza.
  • Ok, solo perché  mi sento in colpa per lo stato pietoso in cui ti trovi.
Ruth si rimise in piedi e le diede una leggera spinta prima di uscire dalla stanza.
Rimasta sola si distese per riprendere le forze e cercare di ricacciare via la spiacevole sensazione che quelle poche parole dette dalla donna che amava le aveva suscitato.
Quella mattina quando la lasciò davanti al suo ufficio l’epilogo fu differente da quello del giorno prima. Ruth la baciò dolcemente e prima di sparire dietro al grande portone le rivolse un sorriso che fece sospirare Victoria.
Ritornata a casa si mise a lavoro sul quadro che aveva iniziato da qualche giorno, si mise a guardarlo, riconoscendo come dalle pennellate e i colori scelti fino a quel momento venisse fuori tutta la frustrazione e la rabbia che aveva vissuto fino al giorno prima, così decise di cambiare, lasciando immutato quella porzione di quadro e di terminarlo con quello che le veniva suggerito dal profondo della sua anima, scrutando quelle sensazioni che stava provando in quell’esatto momento.
Tempo dopo questo dipinto fu giudicato fra i migliori della sua produzione per la particolarità e l’intensità del forte impatto emotivo con cui colpiva lo spetatore.
Si immerse nel lavoro con una tale concentrazione che non si rese conto dello scorrere del tempo e fu solo per l’affievolirsi della luce nella stanza a farla trasalire. Si accorse che era ormai tardo pomeriggio e che a parte la colazione della mattina non aveva mangiato nulla, così si diresse in cucina, aprì il frigo prendendo qualcosa da bere e mentre iniziava a sorseggiare la bevanda si guardò intorno e si sorprese del silenzio. Per tutto il giorno ne Katrin ne Ruth l’avevano contattata.
Per un attimo pernsò al momento di grazia creativa che aveva avuto per tutta la giornata, il che la rendeva soddisfatta, ma allo stesso tempo si preoccupò soprattutto per non aver avuto nessuna notizia della prima, così prese il telefono e chiamò l’amica.
  • Ehi, che fine hai fatto?
  • Ti lamenti sempre che ti sto troppo addosso e adesso non ti sta bene?
  • Esattamente, capisci quindi che il non sentirti per niente mi fa preoccupare?
Rise, dall’altra parte ci fu un breve silenzio
  • Suppongo che ieri sia andato tutto bene.
  • Si… beh c’è ancora qualche situazione da sistemare ma…si…
  • Vedi, non hai più bisogno di me, sono contenta, davvero Vic.
  • Avrò sempre bisogno di te. Forse adesso anche il nostro rapporto potrà ritornare a quote più normali.
Un ennesimo silenzio da parte della rossa fece capire a Victoria che c’era qualcosa che non le stava dicendo.
  • Kat, che ti passa per la testa?
  • Non credo che sarà più come prima, lo sai benissimo anche tu. Non con Ruth che non riesce a stare per 5 min con me nella stessa stanza.
  • Non dire sciocchezze. Dalle tempo, è una situazione nuova anche per noi, un passo alla volta.
  • Vic devo salutarti adesso.
  • Ok, vediamoci domani ti va? Così parliamo un po’.
  • Va bene, come vuoi. A domani.
Quando chiuse sospirò, la sua amica non aveva tutti i torti, ma pensarci adesso le sembrava prematuro.
Rimase un attimo soprapensiero, poi chiamò l’altra persona che aveva riempito i suoi pensieri. Le rsiposre dopo qualche squillo.
  • Vic
  • Ti disturbo?
  • No, affatto, a dire il vero stavo per andare a casa. Sono veramente stanca.
La pittrice esitò un attimo.
  • Quindi non hai nessun tipo di programma per la serata?
  • Direi di no, perdonami ma ho veramente bisogno di dormire nel mio letto.
  • Puoi anche dirmi che hai bisogno di stare da sola sai? – sorrise – Lo comprendo benissimo.
  • Non è questo… o forse si… ma sono realmente distrutta e ho anche bisogno di un momento solo per me.
  • Tutto bene? Hai… parlato con quella donna?
Ci fu un pesante silenzio
  • No Vic, non ancora.
La pittricie iniziò a scuotere la testa con frustrazione.
  • Capisco…
  • Penso che sia qualcosa che devo gestire per conto mio.
  • Ma hai intezione di dirle che ci sono io nella tua vita?
  • Lo sapeva già da prima.
  • Cosa?! Ma di che stai parlando?
  • Ascolta, lo farò… solo non oggi, sono molto stanca, ho avuto una giornata molto lunga e pesante, e per quanto sia consapevole che dall’altra parte troverò solo comprensione, stasera davvero, ho solo bisogno di dormire.
  • Comprensione…
Le venne di nuovo in mente di chiederle se fosse così sicura di voler rinunciare ad una donna così comprensiva, equilibrata e chissà che altro. Una profonda gelosia si impossessò della sua gola, non riusciva a dire nemmeno una parola, consapevole del fatto che sarebbero state solo cose spiacevoli.
  • Victoria? Ci sei ancora?
Oddio, solo in quel momento si rese conto che non si fidava di lei, si odiò per quel pensiero che si era insinuato, la paura che non l’avrebbe mai lasciata, che l’avrebbe sempre tenuta nell’incertezza, che si sarebbe presa gioco di lei. Adesso iniziava a capire cosa intendeva Ruth quando le aveva detto che buttarsi alle spalle l’anno appena trascorso sarebbe stato difficile, che non sarebbe stato come iniziare da zero, condividevano già un passato molto pesante.
  • Si, sono qui.
Victoria la sentì sospirare. Così cercò di riprendere il controllo su di se.
  • Ok, hai ragione, sono solo una stupida. Non so perché reagisco in questo modo. Ti chiedo scusa.
  • Lasciamo perdere ok? Penso che faresti bene a riposare anche tu.
  • Già, hai perfettamente ragione, direi che non mi resta altro che augurarti una buonanotte.
Chiuse la chiamata senza aggiungere altro. E fece quello che le era appena stato suggerito.
  
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