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Autore: eleCorti    08/10/2017    14 recensioni
“Sei ubriaca” la tenne per la vita, evitando così che cadesse.
“Ti porto a casa” aggiunse, trattenendo il respiro. Sana puzzava di alcol.
[Terza classificata al contest Festa+ alcol = guai, indetto da Hermit_ sul forum di epf]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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In vino veritas, sed in sex on the beach?
 


Quel giorno i due migliori amici della giovane Sana Kurata – Aya e Tsuyoshi – si sarebbero sposati. Ovviamente al grande evento erano stati invitati i loro più cari amici, tra cui lui: Akito Hayama. Il rapporto tra Sana e Akito era stato molto burrascoso; da nemici erano passati a diventare amici, per poi divenire fidanzati. Ma la loro relazione era stata altrettanto burrascosa, così avevano finito con l’allontanarsi.
Nonostante ciò, quel giorno Sana Kurata aveva deciso di andare lo stesso al matrimonio della sua migliore amica. Ormai era adulta e poteva affrontare il suo ex.
Ormai era da mezz’ora che frugava nel suo guardaroba per cercare il vestito adatto da mettersi. Alla fine aveva scelto un lungo abito stile dea greca color rosa perlato e ai piedi delle zeppe dello stesso colore. Aveva deciso di truccarsi in maniera sobria – sia perché era una ragazza acqua e sapone, sia perché non voleva brillare più della sposa – e aveva raccolto i rossi capelli in uno chignon, lasciando cadere qualche ciocca sulla spalla.
Era pronta. Poteva andare da Aya, dato che era la sua damigella e doveva entrare in chiesa con lei. Aya era raggiante. Il suo vestito – bianco ovviamente – era lungo e a sirena, con una scollatura a cuore. Anche lei aveva raccolto i capelli in uno chignon, facendone ricadere alcune ciocche sulle spalle. Ai piedi indossava delle decolté beige, che poi avrebbe cambiato durante il ricevimento.
“Come sei bella!” l’aveva abbracciata Sana, sull’orlo della commozione.
“Grazie” Aya aveva ricambiato, anche lei commossa.
Ora erano pronte per andare in chiesa. Salirono sull’auto d’epoca che avevano noleggiato, e partirono alla volta della chiesa.


 
****
 


La cerimonia era stata magnifica. Aya era raggiante, mentre Tsu piangeva a dirotto per la commozione. Dopo essersi scambiati gli anelli ed essere usciti dalla chiesa, erano andati a scattare le foto, mentre gli invitati si avviavano verso la location per la cena.
Era un locale sulla spiaggia – il Blue wave – dove in un grande gazebo erano stati allestiti dei tavoli per il buffet e dei tavolini con attorno dei divanetti per consumare le pietanze. Dopo gli ospiti si sarebbero spostati in spiaggia per ballare.
Il mare era calmo, anzi non sembrava infastidito da tutto quel trambusto generato dalla musica e dagli invitati che si scatenavano al ritmo di canzoni dance e house.
La giovane Sana, mentre si scatenava sulla pista, faceva un salto al bar sulla spiaggia per bere cocktail, precisamente Sex on the beach. Era, perciò, parecchia brilla, mentre si scatenava in pista con due sconosciuti, probabilmente amici di Aya o Tsu.
Non si era accorta, però, che qualcuno la stesse osservando. Akito. Gli dava un tremendo fastidio vederla avvinghiata a quei due ceffi. Possibile che fosse così stupida? Non poté fare a meno di pensare. Doveva fare qualcosa, prima che quella stupida si cacciasse nei guai.
“Ehi, voi due, smettete di infastidirla!” allontanò uno dei due uomini che aveva allungato troppo la mano, sfiorando il sedere della giovane.
“Ehi, amico, ma che...” si bloccò, pietrificato. L’aveva riconosciuto. Quello era Akito Hayama, famoso per la sua irruenza e per il suo creare problemi.
“Come vuoi. Andiamo” e lui non voleva mettersi contro un tipo come Akito Hayama. Lui e il suo amico se ne andarono.
“Akito, ma che fai? Ci stavamo divertendo!” era arrabbiata, ma essendo ubriaca, il suo tono era molto acuto e rasentava il ridicolo. In più barcollava.
“Sei ubriaca” la tenne per la vita, evitando così che cadesse.
“Ti porto a casa” aggiunse, trattenendo il respiro. Sana puzzava di alcol.
“E dai, mi sto divertendo!” gli aveva cinto il collo. E poi accadde: lo aveva baciato, chiedendo subito l’accesso alla sua bocca e spostando le mani sul bottone del suo pantalone. Lo sbottonò, infilando la mano dentro, facendo risvegliare il piccolo amico di Akito.
La scostò malamente. Erano anni che desiderava una cosa del genere, ma non in quel modo. Non quando lei era ubriaca fradicia.
“Ti porto a casa” si abbottonò il nero pantalone e, senza dare ascolto alle proteste di Sana, che lo riempiva di graziosi epiteti, la prese in braccio e la trascinò via. Lanciò un’occhiata agli sposi, che annuirono, e poi dritto verso casa di Sana.
Durante il tragitto in macchina, Sana si addormentò. Una volta giunti a casa sua, Akito portò Sana nella sua stanza e la adagiò sul letto.
La osservò, era profondamente addormentata. Era stupenda anche in quella condizione. Le sorrise, mentre le rimboccava la coperta. Poi se ne andò, prima di commettere qualche sciocchezza.



 
****
 


Fu svegliata dal cinguettare degli uccellini. Aveva un gran mal di testa. E ricordava poco e niente di ciò che era successo la sera prima alla festa. Dopo essersi fatta una doccia, messa dei vestiti puliti ed essere scesa a fare colazione, i ricordi le ritornarono in mente come un fiume in piena.
Lei. Ubriaca. Akito. Bacio. Queste quattro parole si susseguirono nella sua mente, come una ruota che gira e gira. Aveva combinato un disastro. Aveva promesso ai suoi amici che avrebbe cercato di chiarire con Akito durante il matrimonio. E invece aveva rovinato tutto.
Akito, però, l’aveva riportata a casa, non abbandonandola. Ma non era rimasto per la notte. Non le aveva lasciato nemmeno un bigliettino.
Sbuffò, ripensando a quella stessa mattina di quattro anni fa, in cui tutto per lei era finito. Perché era stato allora che Akito era sparito, quando lei – il giorno prima – gli aveva confessato di aspettare un bambino. Bambino che poi aveva perso.
Quel giorno di quattro anni fa, aveva imparato un’importante lezione: la felicità è chiaro che non esiste; eppure un giorno ti svegli e scopri che se n’è andata. E lei si era sentita così: svuotata di tutta la sua felicità. Forse ora era diverso; il gesto di Akito era diverso. L’aveva aiutata in nome dei vecchi tempi, ma non stava a significare che la felicità sarebbe ritornata. Questo lo avrebbero scoperto solo con il tempo.
















Note dell'autrice: salve! Dopo tanto, tanto tempo ritorno su questo fandom con una storia che partecipa ad un contest. Spero vi piaccia.
Volevo dirvi che all'interno della storia c' è un piccolo riferimento al manga sequel di Kodocha, il cui titolo dovrebbe essere Deep Rose, se non erro.
A presto. 
   
 
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