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Autore: Kkeke99    09/10/2017    3 recensioni
«Anche a me piacerebbe che tu mi chiamassi per nome! Eppure, neanche quella volta lo hai fatto!» rimbeccò la rosa aggrottando le sopracciglia e guardando il foglio che si sarebbe potuto bucare tanto il suo sguardo infastidito stesse trafiggendo il piano.

Piccola KagaMomo giusto per darmi una gioia (anche se piccola) e perché ho sempre coppie malcagate, me le cerco da me perché non sono normale.
Spero vi piaccia comunque ♡
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Satsuki Momoi, Taiga Kagami
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note Dell’Autrice Scapestrata

Salve a tutti popolo (?) Fandom di KnB!
Sono più che sicura che tutti siate sconvolti nel vedere una One-Shot su questi due personaggi come coppia. Se devo essere sincera, a me non dispiacciono (anzi li adoro lol) nonostante la AoMomo sia la mia otp (ma che diavolo dico che pure la KagaMomo è otp!).

Il punto è che, io – onestamente – non avevo mai pensato a Kagami e Momoi come coppia, solo che ho visto una fanart che me li ha fatti piaciucchiare (fanart che, oltretutto, ha ispirato questa Shot) e vedendone altre, leggendo fanfiction (che però sono prettamente in inglese, dato che sono una crackship malcagata – yay un’altra!) e headcanon su di loro. Hanno incominciato a piacermi seriamente e anche tanto.

Però mi piacerebbe ci fosse di più su di loro, sia come fanart che come fanfiction... però penso che questo sia chiedere troppo ahahahah
Ragion per cui, vi ho posto rimedio io scrivendo questa... cosa che spero, nonostante non vi piaccia la coppia, sia almeno garbata sul punto di vista grammaticale. 
Detto questo, vi auguro a tutti una buona lettura!
Keke 




- Make love to me -




Non riusciva a concentrarsi.
Era da mezz’ora che ci provava, ma nulla. Aveva pure chiamato Momoi per aiutarlo coi compiti, ma la cosa ha sortito l’effetto opposto dato che la sua distrazione era proprio la manager dai lunghi capelli rosa della Too che era seduta alla sua sinistra a pochi centimetri da lui e continuava a parlare di quello che gli stava spiegando di chimica, ma l’unica cosa su cui Kagami era concentrato erano le labbra della fidanzata che rosee continuavano a muoversi. Così belle, così morbide.

Improvvisamente, due occhi color magenta guizzarono nei suoi color rubino guardandolo esasperati dalla poca attenzione che gli prestava quella zucca vuota di Bakagami. Sobbalzò per l’improvvisa occhiata battendo le palpebre un paio di volte guardando la coetanea con un sopracciglio inarcato e le labbra arricciate.

«Kagami-kun, mi stai ascoltando? Guarda che sei stato tu a chiamarmi per spiegarti nuovamente la Legge di Mariotte.» si lamentò la fanciulla mettendo il broncio e sporgendosi leggermente verso di lui guardandolo intensamente negli occhi a un palmo dal naso.

Il rosso sorrise nervosamente con un tic al sopracciglio destro, dopodiché sorrise calmo poggiando il gomito sul tavolino del suo soggiorno e la guancia sulle nocche mentre la guardava divertito.

«Ma io ti stavo ascoltando, Momoi.» Taiga sbiancò quando la vide fulminarlo con gli occhi per via del fatto che l’avesse chiamata per cognome. Sapeva che stavano insieme solo da due mesi e cinque giorni, per cui era difficile per lui e lei era nella medesima situazione. Non lo chiamava più nemmeno “Kagamin”. Voleva che diventassero più uniti e sembrare di più una coppia, ma la vedeva dura visto come andavano le cose.

Oltretutto quell’idiota era sintonizzato sul basket trecentosessantacinque giorni all’anno ventiquattro ore su ventiquattro, fargli pensare ad altro era estremamente difficile.

Questo però era quello che pensava lei. La verità era che il cestista non riusciva più a staccarle gli occhi di dosso, ecco perché voleva passare sempre più tempo con lei. Si sentiva così indipendente dalla presenza della ragazza che questa cosa ad un certo punto lo aveva pure spaventato.

Sembrava un quattordicenne in fase ormonale, quando loro avevano diciassette anni ed erano già al secondo anno di superiori. Era come se Satsuki diventasse sempre più bella ogni giorno che passava e ogni qualvolta che uscissero, durante gli appuntamenti, c’erano molti ragazzi che la guardavano e questa cosa lo infastidiva abbastanza, tanto, arrivando al punto di guardarli ferocemente. Come una tigre che protegge il suo cucciolo, anche se in questo caso la sua compagna poteva essere definita più un coniglietto che una tigre. Ma questi sono dettagli.

«Bene, se mi stavi ascoltando allora non di dispiacerà ripetere ciò che ho detto, vero?» gli chiese sorridendo beffarda e incrociando le braccia al petto sicura di sé.

Ora sì che il rosso incominciava a sudare freddo.

Merda, non ricordo nulla di quello che ha spiegato, deglutì pesantemente e cerco di sorridere in maniera calma, cosa che però notò non gli riuscì bene dato che la fidanzata lo guardava come se avesse visto un mostro.

«C-Cos’è quella faccia? Il Giappone andrà all’inferno...»

«Prego?!»

«Oh, dai, non offenderti. Era detto con amore~» ridacchiò lei agitando le mani davanti al viso anche se si vedeva lontano un miglio che si stava divertendo.

Taiga sospirò esasperato e prese in mano la matita incominciando a picchiettarla contro il piano del tavolino. Poi si ricordò una cosa a cui non aveva dato peso precedentemente, ma che adesso si rendeva conto avere una certa importanza.

«Senti un po’, come mai hai incominciato a chiamarmi “Kagami-kun” di punto in bianco?» domandò arricciando le labbra e inarcando un sopracciglio confuso, per un motivo che la giovane non sapeva. Infatti lo stava guardando con una smorfia interrogativa, come se si stesse chiedendo se un gatto potesse rimanere ossessionato da una canzone. 

«Come dovrei chiamarti, scusa?» indagò la manager della Too sorridendogli stranita arcuando elegantemente un sopracciglio, mentre riprendeva a svolgere i suoi compiti. C’erano volte in cui non riusciva a capire pienamente cosa pensasse il rosso ed era strano dato che lei era brava nell’analizzare queste cose. Alle volte però, il coetaneo, se ne usciva con cose inaspettate come quando aveva litigato con Aomine e lui le aveva detto cosa le importasse di lui dato che era innamorata di Kuroko. Se doveva essere sincera aveva come il presento che questo fosse uno di quei momenti.

«Ah beh, perché l’ultima volta che sei venuta a casa mia. Hai urlato così forte il mio nome, che penso i vicini abbiano sentito tutto.» intervenne l’asso della Seirin rigirandosi la matita tra le dita con un ghigno beffardo.

A Momoi quasi non andò di traverso la saliva, la parte superiore del suo volto si scurì e le sue labbra si incresparono in un sorriso nervoso mentre incominciava a sudare freddo. Ad un certo punto premette così tanto la mina della matita contro il punto in cui stava scrivendo che la spezzò con un “crick” secco, facendo girare il compagno nella sua direzione. Il quale ghignò soddisfatto da quella reazione.

«Kagami-kun, – il giovane inarcò un sopracciglio curioso e arricciò le labbra - non credevo che tu fossi pervertito e ti divertissi così.» commentò lei guardando davanti a sé con occhi vitrei e un sorriso di ceramica. Che anche se vi era non lasciava trasparire emozione alcuna.

«Cos-?! Non associarmi ad Ahomine! – la riprese guardandola con una leggera punta di irritazione, mentre lei continuava a guardare davanti a sé - È solo che, mi piacerebbe sentirti pronunciare il mio nome più spesso. Tutto qua.» concluse lui massaggiandosi il collo con le labbra arricciate e un leggero rossore sulle guance.

«Anche a me piacerebbe che tu mi chiamassi per nome! Eppure, neanche quella volta lo hai fatto!» rimbeccò la rosa aggrottando le sopracciglia e guardando il foglio che si sarebbe potuto bucare tanto il suo sguardo infastidito stesse trafiggendo il piano.

Rimasero in silenzio per qualche minuto. Kagami la guardò stupito non aspettandosi uno sviluppo del genere, poi però un sorriso intenerito si formò sulle sue labbra. Un sorriso che Satsuki non poté vedere siccome continuava a perforare quel povero quaderno con i suoi occhi magenta.

«Nah, Satsuki, – nel sentirlo chiamarla per nome, il suo cuore saltò un battito e le sue guance divennero subito rosse - non è che pronunceresti il mio nome?» improvvisamente sentiva la voce del ragazzo troppo vicina. Ma quand’è che si era avvicinato così pericolosamente al suo profilo?!

Di colpo sentì qualcosa lambirle il retro dell’orecchio, cosa che la fece sussultare mandandole scariche elettriche lungo la spina dorsale e allontanare di colpo voltandosi verso il rosso con una mano premuta sull’orecchio e sguardo sconvolto misto all’imbarazzo puntato verso il fidanzato.

«K-Kagami-kun, proprio ora... tu...» balbettò guardandolo stizzita alzando l’indice tremante nella sua direzione.

«Mmh?» fece lui inclinando il capo di lato appena, fingendo di non sapere di cosa stesse parlando la compagna. Lo divertiva troppo vederla arrossire, era così carina! Ma, ovviamente, questo suo pensiero non l’avrebbe dovuta sapere nessuno. Anche se ormai tutti ne era a conoscenza dell'effetto che lei aveva su di lui, ma questi rimangono - come sempre - dettagli.

«Oh andiamo! Quello che hai appena fatto! Tu mi hai appena l-l-l-leccato l’orecchio.» rimbeccò la rosa serrando con forza le palpebre, mentre stringeva i pugni poggiati sulle cosce. Andava sempre a finire così quando discutevano, alla fine non riusciva proprio a resistergli.

Dopo qualche secondo aver terminato la sua sentenza, sentì qualcosa di caldo, morbido e dolce sulle proprie labbra. Quando aprì gli occhi, le sue iridi si incatenarono a due iridi color fuoco che la guardavano intensamente, come a volervi leggere al suo interno e quello sguardo le fece battere molto più velocemente.

Sentì la lingua di Taiga premere sulle sue labbra, come a chiedere il permesso, ma lei non sapeva come rispondergli, dopotutto stavano discutendo. Anche se, sapeva benissimo come sarebbe andata a finire. Infatti, senza perdere tempo, il numero 10 della Seirin, placò i suoi dubbi mettendole una mano dietro il collo sotto la coltre setosa di capelli avvicinandola ancor di più a sé facendosi testardamente spazio e approfondendo così il loro bacio.

Momoi incominciò a mugolare tra le labbra del cestista tentando di fargli capire che ormai fosse in assenza di ossigeno, ma lui continuò protendendosi e poggiando la mano libera a lato delle cosce della manager per poi dividersi, con enorme felicità della ragazza che incominciò a riprendere fiato intanto che la tigre si mosse verso l’orecchio sinistro leccandone il lobo e prendendolo poi tra i denti facendole serrare un occhio.

Non credeva di riuscire a uscirne indenne da quella situazione. Il suo corpo stava incominciando a diventare estremamente caldo e il suo cuore incominciava a battere talmente forte che riusciva a sentirne i battit nei canali uditivi.

Raccogliendo quel poco di lucidità che le era rimasta, gli mise una mano sul petto e incominciò a parlare:

«K-Kagami-kun... – ma niente, lui continuava passando a morderle la parte superiore dell’orecchio facendole accelerare le palpitazioni a dismisura, aveva paura che tra poco le sarebbe venuto un infarto - Oggi è un giorno rischioso... – continuò cercando di trattenere i gemiti nel percepire le labbra di lui sul proprio collo intenti a lasciarle una scia di baci che dire fossero roventi era poco - Quindi...» sentì il fiato del giovane uomo sul proprio orecchio, il che stava a significare che era risalito, mentre la mano si era staccata dal pavimento ed ora le stringeva la spalla con dolcezza.

Anche se non poteva vederlo, riusciva a percepire il sorriso (o ghigno?) del giovane contro il proprio padiglione auricolare e dopo averle lasciato un veloce bacio sul antitrago rispose a quella supplica della fidanzata di “non andare oltre oggi”.

«N— Quindi, userò il preservativo.» quelle parole le tolsero il fiato facendola imbarazzare e sconvolgere allo stesso tempo. Sentiva la testa girare talmente tanto e l’aria farsi sempre più calda che temeva di soffocare in tutta quella tensione che si era alzata tra di loro. No, decisamente non ne sarebbe uscita indenne, non se lui continuava così. 

Quei secondi che sembravano durare una vita però, erano in realtà corti e dopo le parole dell’asso della Seirin, quest’ultimo, spostò il viso così da rientrare completamente nel campo visivo dell’amata e poggiando la fronte contro la sua con una luce negli occhi che non prometteva nulla di buono così come quel sorrisetto malizioso che si era stampato sulle labbra prima di dirle in inglese:

«Make love to me.» per poi baciarla con talmente tanta spinta che la fece stendere sul parquet sovrastandola completamente con la sua imponente ma allo stesso tempo rassicurante figura.

E finalmente, quella notte, Kagami sentì nuovamente il suo nome pronunciato (o meglio, urlato) da Satsuki più di una volta. Rischiando, però, di essere denunciati per disturbo della quiete pubblica.


 
   
 
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