Ringrazio anche solo chi legge.
Non essere come me
“Come puoi frequentare
qualcuno che ti trascina in zone
pericolose?! Dovevo smetterlo di vederlo quando ti ha portato nel
futuro!”
gridò Tsuyoshi. Abbatté la mano sul bancone del
proprio ristorante.
“Tu alla mia età
facevi le stesse cose, vecchio. Rilassati”
disse Takeshi. Accentuò il sorriso che gli prese
metà del viso e chiuse gli
occhi.
“Non devi lasciarti
utilizzare così da Tsuna. Quel ragazzino
mi ha fatto capire, tra strilli e frasi sconnesse, che ti aveva
addirittura
convinto a buttarti dal tetto” ringhiò Tsuyoshi.
Il suo viso era in ombra, i
suoi occhi erano in parte coperti dalla fascetta bianca che gli cingeva
la
fronte spaziosa, segnata da rughe profonde.
Takeshi gli puntò contro
la mazza da baseball.
“Il tuo boss non ti ha mai
costretto a fare qualcosa che non
volevi?” domandò.
Il padre inarcò il
sopracciglio.
“Riflettici vecchio, devo
andare agli allenamenti” disse
Takeshi, dandogli le spalle.
La porta si
aprì e
Tsuyoshi entrò nella stanza, passò radente al
muro decorato da foglie d’oro e
si mise alle spalle del visitatore.
“È
un piacere per noi
vedere un conte nella nostra dimora” sussurrò.
L’uomo
trasalì e si
voltò di scatto, spostando la sedia. Osservò il
ragazzino davanti a lui,
osservò i suoi lunghi capelli rossi e il viso pallido, si
leccò le labbra
guardando quelle vermiglie del giovane.
“Non
sapevo che ci
sarebbe stato un altro ospite” disse.
Manuel si
accomodò a
capotavola e si mise il tovagliolo di pizzo candido sulle gambe.
“In
realtà vive qui. È
mio fratello minore” disse.
L’uomo
si accomodò e
inarcò un sopracciglio.
“Fratello?”
domandò.
Tsuyoshi si
accomodò
nella sedia di fianco alla sua.
“È
ancora molto giovane
e la sua voce non è del tutto formata. Canta ancora nel coro
di voci bianche”
spiegò Manuel.
<
Parla come se lui
fosse tanto più grande d’età.
È semplicemente un gigante > pensò
Tsuyoshi.
Sorrise, lasciando intravedere i suoi denti candidi. Si
piegò, il petto gli
premeva contro la maglietta azzurra e sfoderò la spada.
“Sono
anche il futuro
capitano dei Varia, la squadra d’élite di
assassini di Vongola Nono” disse,
poggiandosi la lama sulla guancia.
Il conte
afferrò la
forchetta e accavallò le gambe, ghignando.
“Quindi
siete
pericoloso?” domandò.
Tsuyoshi
rinfoderò la
spada e si appoggiò le dita affusolate sulle labbra,
giocherellandoci.
“Dipende,
il pericolo
vi attrae?” chiese.
Il conte
piegò
indietro la testa e fissò il padrone di casa.
“Mi
piacerebbe
conoscere vostro fratello, dopo questa… riunione”
disse.
Manuel
schioccò le
dita e si avvicinò un cameriere, con dei patti colmi di
antipasti posati sul
braccio.
“Prima
gli affari…”
disse. Si voltò verso Tsuyoshi e gli sorrise.
Tsuyoshi
prese la
bottiglia di vino rosso e ne versò un po’ nel
bicchiere del conte.
“…
poi il piacere”.
Concluse. Alzò lo sguardo e osservò Manuel.
<
Niente? Pensavo
sarebbe stato geloso > rifletté.
Il conte
posò una mano
sulla gamba del ragazzino più giovane che nascose un brivido.
“Abbiamo
capito che
hai le spine, bellissima rosa, ma anche un buon profumo?”
chiese.
“Il
profumo di menta
di mio fratello lo scoprirà dopo il pranzo e il nostro
patto” ribatté secco
Manuel.
<
Maledetto
viscido, se potessi ti ucciderei subito > pensò
Tsuyoshi, facendo un mezzo
sorriso.
Tsuyoshi impallidì e
chinò il capo.
“Forse non voglio accettare
che sei come me perché vorrei
una vita migliore per te, Taki” bisbigliò.