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Autore: _candyeater03    13/10/2017    1 recensioni
{Muffet}{OneShot; 1565 parole}
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Dal testo:
La regina sbatte le palpebre, stupefatta.
Le pupille si aggirano frenetiche sul corpo per dare immagine all’orrenda ferita, posandosi nuovamente sull’umano quando questo ruota la lama argentea nella sua carne.
Le labbra si schiudono per parlare, ma nulla ne fuoriesce se non un elegante rantolo di sofferenza. La pelle violacea impallidisce febbricitante, mentre lacrime opache scendono fino a terra. Gli arti si afflosciano e perdono ogni vigore, lasciano cadere gli oggetti che reggevano.
Teiere e tazzine in ceramica dipinta si frantumano al suolo, il liquido appiccicoso ne zampilla dall’orlo, i cocci giacciono freddi poco lontano.
La regina stringe le sei braccia al petto orrendamente infranto, contraendosi in un patimento che non sarà mai alleviato.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Muffet
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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In un fremito improvviso, la danza cessa.
Un mormorio di sconcerto si leva flebile ma inorridito, materiale e fuggevole come una nube pestilenziale che avvelena i cuori. 
Nessuno ha la prontezza di reagire. 
Le zampe irrigidite dalla prima all’ottava, i corpi che si gonfiano inspirando terrore, le viscere animate d’un irrefrenabile tremito, gli occhietti neri fissi sul vuoto sprigionato da quell’atto assurdamente violento. 
Le palpebre sbattono impotenti e le membra palpitano immobili. Ma le anime s’allontanano in una fuga sfrenata, scontrandosi incuranti, calpestandosi e urtandosi vicendevolmente, senza un cenno, in una buia corsa per sé stesse, quasi come private dell’essere sorelle.
Nessuno osa proferire parola. 
Tra le candide ragnatele così magistralmente intessute vibra il silenzio. Il pavimento sembra implodere per l’incommensurabile tensione di cui s’aggrava, infonde una nauseante instabilità. 
Il buio causato dalla mera assenza di luce è spietatamente prosciugato da un’oscurità superiore.
Un’oscurità dalla tinta scarlatta. 

La regina sbatte le palpebre, stupefatta. 
Le pupille si aggirano frenetiche sul corpo per dare immagine all’orrenda ferita, posandosi nuovamente sull’umano quando questo ruota la lama argentea nella sua carne. 
Le labbra si schiudono per parlare, ma nulla ne fuoriesce se non un elegante rantolo di sofferenza. La pelle violacea impallidisce febbricitante, mentre lacrime opache scendono fino a terra. Gli arti si afflosciano e perdono ogni vigore, lasciano cadere gli oggetti che reggevano.
Teiere e tazzine in ceramica dipinta si frantumano al suolo, il liquido appiccicoso ne zampilla dall’orlo, i cocci giacciono freddi poco lontano. 
La regina stringe le sei braccia al petto orrendamente infranto, contraendosi in un patimento che non sarà mai alleviato. 
Lo sguardo sfiora le sue magnifiche tele con teatrale malinconia, racchiude inutilmente nella memoria le ultime impressioni della reggia, percorre brevemente il vasto profilo del suo popolo.

Così leale e così vulnerabile. 
Terrificanti immagini prendono possesso della sua mente.
Grandioso quanto fragile.
Ragni che gemono di dolore, implorando creature spietate di cessare quelle atroci sofferenze.
Timoroso, inerme. 
Ragni le cui zampe sono state strappate una ad una, che si contorcono sul ventre orrendamente mutilato nel tentativo di muoversi.
Spezzato.
Ragni colti dalla lucidissima disperazione degli ultimi istanti di vita, con la testa fracassata dopo essere stati schiacciati per puro disgusto.
Costretto ad arrancare nel buio verso il futuro.
Ragni che di lontano osservano i freddi inverni di Snowdin, tenuti in vita dalla brillante e vana speranza che la loro sovrana giunga a portarli in salvo.
Senza di lei.

L’ultima lacrima di pura desolazione s’appresta a scivolare lungo le sue guance cave, privandola di ogni essenza vitale. 
L’amara consapevolezza di abbandonare il suo popolo tra le antiche macerie che aveva inutilmente tentato di impilare, in un instabile castello di carte retto da una cieca e speranzosa convinzione, è amplificata nella sua grigia anima dall’intorpidimento dei sensi.
La regina pare immobile per un istante, uno solo.
E crolla sulle sue ginocchia, dissolvendosi in una nube di polvere argentea.

Ora è il buio.
Mille respiri sono sospesi, in alto, in alto, in alto galleggiano.

L’umano si divincola dalla ferrea morsa della tela, atterrando con grazia.
Per un momento soppesa la propria arma, esplodendo in una risata amara.
Poi si allontana a grandi passi verso l’uscita con sardonica noncuranza, fischietta un allegro motivetto in dissonanza con la sua coscienza greve.
La melodia del suo essere rimbomba tra le fredde pareti e ne illumina i più irrilevanti dettagli. La determinazione che s’irradia attraverso la sua aura perversa ispira e inorridisce al tempo stesso.
La sua anima splende di propria oscurità, mille sguardi ne sono passivamente rapiti.

Ora è il buio.
Mille respiri sono sospesi, in alto, in alto, in alto galleggiano.

Ed è nel culmine, nel culmine della scena, è proprio lì che tutto muta in quiete, immobile.
Ed è in quell’attimo che il mondo sfiora la pace.
Ed è in quell’attimo che l’Universo splende magnifico al lume delle sue perfette roteazioni, che s’assesta nel suo corrotto equilibrio.

Nell’attimo che precede il punto di rottura.

Mille sguardi volgono al suolo, agghiacciati.
Mille sguardi inorridiscono mille volte, volgendo al suolo.
Mille sguardi inorriditi sono distolti in mille direzioni, volgendo lontano.
Mille sguardi distolti sono tormentati da mille immagini, mille immagini che sono una sola.
Mille sguardi tormentati volgono ancora al suolo, agghiacciati.
Mille sguardi agghiacciati si sciolgono in mille lacrime, volgendo ancora al suolo, volgendo sempre al suolo.

Il tumulto s’innalza ora, funereo.
Ragni che si avvicinano barcollando, i loro flebili lamenti li avvolgono in un freddo abbraccio, le loro lacrime confluiscono.
Ragni che sono sopraffatti da una muta esplosione di emozioni, immensa ed inesplicabile, restano senza parole.
Ragni appena nati che non comprendono nulla, che comprendono troppo, che con i loro occhioni squadrano il mondo da una differente prospettiva.
Ragni anziani che molte volte hanno vissuto scomparse dolorose, ma ne sono ora colpiti in ugual misura.
Ragni che vedono sfiorita ogni loro più tangibile speranza, in un soffio di vento, piangono soli la regina loro amata.
Ragni che dalle Rovine sperano ancora, ma sono turbati da un angosciante, inspiegabile, peso sui loro cuori.

Ed un ragno si allontana da tutti gli altri, con il ventre gonfio e il capo chino.
Si allontana per poi prendere nuovamente parte alla scena, in tutta fretta.

Lacrime scivolano dai suoi grandi occhi neri, e scivolano per l’agonia, scivolano per l’ira, e per il dolore, per la delusione, per la fatica.
Le sue zampette si muovono con affanno, il peso rivolto in avanti, le palpebre serrate. 
Il respiro è irregolare, la bocca socchiusa.
Le membra avanzano in una violenta vibrazione, lo sguardo orgogliosamente stabile.

La scena è grigia, insignificante.
E ognuno si scuote dal proprio stato d’animo, per osservarne la massima bellezza.

Egli si appresta a raggiungere le fredde ceneri della regina, con religiosa devozione.
E a lei porge l’estremo dono, lasciandolo cadere da sopra il suo capo con aggraziata sofferenza.

Un fiore.

I suoi petali sono candidi e affusolati, leggermente ripiegati su sé stessi.
Il polline brilla dorato al centro della corolla, inumidisce dolcemente le giovani foglioline.
Al pari di un principe impetuoso, lo stelo si regge verde e ricco di vigore.

Un fiore.
Semplice. 
Ma unicamente splendido.
 
Il ragno indietreggia di qualche passo, la bocca trema incurvata in un debole sorriso.
Mille respiri si levano all’unisono.
In un limpido coro.
In un’orchestra magistrale.
Ed egli ne è il direttore.
La sua mera esistenza traccia ora un cammino dorato verso l’avvenire.
Il suo sguardo splende sebbene ferito, le sue soffici parole guidano i compagni alla speranza.
Tra venti minuti, il suo volto svanirà ancora nel grigiume dell’anonimato.
Tornerà ad essere un ragno qualsiasi.
Uno su mille.
Ma adesso il futuro è immondo delle fumose ceneri del passato.
Adesso nulla conta se non il presente.
Adesso egli è il direttore.

“Riposa in pace, Muffet”, la soffice voce riempie il denso vuoto, sollevandosi luminosa, “non dimenticheremo mai il tuo buon cuore e la tua forza di volontà.”

I polmoni incamerano ossigeno con frenesia, per rigettare elettricità altrettanto rapidamente. L’atmosfera si carica di una tensione sfavillante.

“Magari sarà difficile continuare…ma non preoccuparti, ce la faremo”, il tono confidenziale di lui si tinge di una malinconia macabra, rivelandosi nulla più ch’un nostalgico monologo, “continueremo a seguire i nostri obiettivi, e, passo dopo passo, potremo aiutare i nostri fratelli nelle Rovine! Senza di te, nessuno avrebbe mai pensato di farcela.” 

I ragni avanzano mossi dalla massima attrazione diluita tra le parole del momentaneo portavoce, ma al tempo stesso s’intimoriscono alla percezione di una connessione talmente mistica.

“Gli umani dicono che le anime dei morti volino in cielo…non trovi anche tu che sia surreale?” il ragno sorride, distendendo la fronte in un’espressione vagamente sognante. “Forse il cielo ha un aspetto talmente meraviglioso da sembrare…ultraterreno.”

Infranti desideri si innalzano verso il freddo soffitto, verso quell’inviolabile frontiera, verso il limitare del buio.

“…è molto strano, non è così? Mi è semplicemente impossibile immaginare una cosa di simile bellezza. Ma, del resto, potremmo mai capire…?” egli si ferma in un tremolante sospiro, gli altri inarcano le zampette, irrigidiscono le membra, in attesa. “Nessuno di noi sa che colore abbia la notte. Nessuno di noi ha mai visto la luce del giorno. Nessuno di noi sa come siano fatte le stelle, il sole, la luna…nessuno è mai stato in Superficie. Forse ora puoi vedere il cielo, Muffet.”

Qualcuno disperde il proprio malessere in un lamento greve.

“Sarebbe stato più felice attraversare la barriera tutti insieme, non pensi?” il ragno deglutisce, il carisma nelle sillabe da lui scandite decresce vertiginoso. “Ma presto re Asgore prenderà l’anima di quell’umano. Presto saremo liberi.”

Il pungente refigerio si addensa di mille lamenti grevi.

“Forse un giorno potrai vederci dal cielo, e noi saremo uniti”, la sua voce si affievolisce e poi s’incrina, affoga in una candida lacrima, “…uniti come volevi tu.”

E ora è il buio. 
Ed è il silenzio assoluto.
E tutto muove nella quiete, con incorruttibile equilibrio, in perfette roteazioni.
Ed è lei sola.
La lacrima che affoga le parole.
La desolazione che rompe la voce.
L’angoscia che morde le pareti dell’anima, e strappa, e sputa, e ti toglie il respiro.
Lei sola governa.
Lei sola mette in moto l’Universo.
Perché lei sola è reale.

E i ragni si avvicinano zampettando, mirano al fiore con tentennante attrazione.
Le loro lacrime inondano amare il suolo, le loro membra sono vigorose.
Mille sussurri si innalzano deboli.
E si coniugano in una sola voce.
Un canto.

“Addio Muffet, nostra regina.”
“Addio Muffet, nostra regina.”
“Addio Muffet, nostra regina.”






NdA:
Howdy!
Quella che avete appena letto (a meno che non siate direttamente saltati alle note, dato che non avete avuto abbastanza determinazione per leggere questa spropositatamente lunga OS fino alla fine xD) è la prima fanfiction che pubblico in questo fandom. Speriamo che sia venuta bene lolol
Ho conosciuto questo videogame circa un mese fa, e...beh, direi che è stata una fortuna. Mi sono subito sentita in dovere di scrivere qualcosa a riguardo, e principalmente ho scelto il tema della morte di Muffet per tre motivi:
1. Muffet è il mio personaggio preferito. Punto. Non disdegnate Muffet.
2. La sua morte è assolutamente deprimente.
3. NON C'
È ANIMA VIVA CHE L'ABBIA GIÀ FATTO. Nemmeno uno straccio di drabble, una maledetta flashfic. Niente di niente.

So che il fandom di Undertale è stato ed è tuttora aspramente criticato. Io sono ancora troppo "nuova" per potermi esprimere in modo esauriente, ma, ecco, un po' più di amore nei confronti di Muffet in effetti non guasterebbe XD

Direi di terminare qui lo sproloquio. Spero che la mia fanfiction vi sia piaciuta, e che abbiate voglia di lasciare una piccola recensione ^.^
Ci vediamo!

Candy<4
   
 
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