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Autore: suni    19/10/2017    4 recensioni
“Sai chi è stato a farmi iniziare a suonare il pianoforte?” chiede lui, e si raddrizza nella poltrona, appoggiando gli avambracci sulle ginocchia.
“Certo che lo so,” dice lei, sforzandosi di mantenere un tono fermo. “E scommetto che ha rotto le scatole a tutto il Vietnam parlando del suo bravissimo amico pianista. Ed è quello che sei. Un pianista.”
“Non più.”
“Oh, insomma!” sbotta Lucy, indispettita. “Questa discussione può finire in due modi, ma sappiamo entrambi quanto sono brava a puntare i piedi. Non butterai via il pianoforte.”
Genere: Angst, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Linus van Pelt, Lucy van Pelt, Schroeder
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia l'avevo scritta credo l'anno scorso, se non prima, su uno spunto di slice. E' una storia un po' triste. L'ho ambientata partendo dal presupposto che i ragazzi siano cresciuti regolarmente dal momento in cui la pubblicazione del fumetto è iniziata, all'inizio degli anni Cinquanta. E sappiamo cosa aspettava al varco i ragazzi americani di quegli anni.



Sonata per pianoforte senza suono



(Adagio mélancoliquement)

Quando risponde alla chiamata di Linus, la voce di suo fratello sembra cercare di contenere l'inquietudine. “Sono da Schroeder,” dice. “Dovresti venire qui.”
Lucy lo fa senza domande. Si alza dalla scrivania, afferra il bavero del suo bel cappotto blu e, prima ancora d'indossarlo, si affaccia alla porta dell'ufficio di Embers.
E' un'emergenza in famiglia,” dice. “Spero non sia un problema.”
Linus è fermo fuori dalla porta, adesso, appoggiato nervosamente contro il muro delle scale, nei suoi abiti neri da seminarista. Quando la vede, sembra sollevato.
Cosa succede?” chiede lei, raddrizzando istintivamente le spalle.
E' il pianoforte,” dice Linus. “Vuole buttarlo via. Ha chiamato il trasporto degli ingombranti.”
E tu non fai niente?” sbotta Lucy, accigliandosi.
Linus sembra voler sparire nello stretto colletto che gli circonda il collo.
Ho provato a parlargli, ma non ha reagito bene,” spiega, con tono accorato. “Ti stavo aspettando.”
Il solito blah,” sospira Lucy, ma fa un po' male usare quel termine.
Schroeder è tornato, beh, così. Ma almeno lui è tornato. Charlie non verrà mai più a casa da Saigon. Un telegramma da parte dell'esercito è arrivato nella cassetta della posta dei Brown, un mattino d'agosto, per notificare che il loro figlio non sarà mai congedato dal servizio in Vietnam. Il Vietnam ha congedato lui.
Lucy ha tenuto stretta Sally che singhiozzava per quattro ore, quel pomeriggio. Qualcosa nei suoi polmoni si era rotto per non aggiustarsi, e Schroeder era ancora là, a Con Thien o in qualche altro terribile posto.
Charlie è partito per primo. Non devi, gli diceva Linus. Gli diceva, troviamo un modo. Ma Charlie è sempre stato Charlie e ha detto che se volevano questo da lui, lui lo doveva fare. Linus, lui, no, lui citava Isaia, “Muteranno in zappe le loro spade e le loro lance in falci, una nazione non alzerà la spada contro un'altra, la guerra sarà sconosciuta,” e se doveva inventarsi una falsa vocazione al sacerdozio, allora l'avrebbe inventata. E così è stato.
Schroeder, invece, è semplicemente troppo fuori dal mondo. Quando gli è arrivata la cartolina, non capiva nemmeno cosa volessero da lui. Aveva sentito i notiziari, letto i giornali, ma lui era nel pianoforte e il mondo di fuori gli sembrava non poterlo toccare. Invece, il Vietnam poteva.
Lucy bussa, ma non aspetta per entrare. Schroeder è, come sempre, seduto sulla poltrona davanti alla finestra, e non si volta a guardarla. Ancora sembra strano, vederlo seduto senza una tastiera davanti. Il pianoforte, l'ha spinto verso la porta, e Lucy ci gira intorno per avvicinarsi.
Una volta poteva parlare con Schroeder. Non sempre lui ascoltava, o magari fingeva di non farlo, o era troppo preso a suonare, ma sempre, a un certo punto, alzava quelle dita lunghe dai tasti e rispondeva. Adesso, quasi sempre non ascolta e basta.
Ne possiamo parlare?” chiede Lucy piano.
No,” dice Schroeder, calmo.
Facciamo così,” dice Lucy, senza demordere. “Se adesso ne parlassimo e io per il resto della settimana ti lasciassi in pace, cosa ne penseresti?”
Che non lo farai,” dice Schroeder, e distrattamente stringe a pugno la mano appoggiata in grembo.
Stai dicendo che non sono una donna di parola, Schroeder?” protesta Lucy sgranando gli occhi, l'aria costernata. “E' questo, che stai dicendo?”
Era troppo, sperare in un sorriso. Ma almeno lui adesso sposta lo sguardo su di lei.
Lucy, perché lo fai?” chiede stancamente. “Non hai degli altri impegni, magari col tuo fidanzato?”
Ted è al lavoro, a quest'ora,” osserva lei, affettando noncuranza. “E poi che sciocchezza, investo sul tuo futuro artistico. Un giorno potresti dedicarmi una sinfonia, come musa che ha impedito la dispersione della tua arte. Ti chiederò una percentuale sui diritti,” aggiunge, con petulanza.
Io non suonerò più,” dice Schroeder, lapidario. “Mai più.”
Lucy stringe i denti, ma non reagisce. Inspira a fondo, si guarda intorno con fare valutativo.
Un pianoforte è comunque un maestoso oggetto d'arredo.”
In un bilocale?”
Lei aggrotta la fonte.
Non ti permetterò di buttarlo via. E poi, non si butta via un pianoforte. Che direbbe Beethoven o-o un altro di quelli? Scommetto che non ci hai pensato, eh?”
Beethoven è morto, come tanta altra gente,” risponde Schroeder piatto. “Mi fai ancora venire mal di testa,” aggiunge a mezza voce, con una mezza smorfia.
Sarebbe comunque scandalizzato.”
Ti ha chiamata Linus,” dice Schroeder, con un fastidio più evidente. “Avrei dovuto impedirgli di usare il telefono.”
Linus ha fatto una cosa furba, per una volta,” ribatte lei, risoluta.
Sai chi è stato a farmi iniziare a suonare il pianoforte?” chiede lui, e si raddrizza nella poltrona, appoggiando gli avambracci sulle ginocchia.
Certo che lo so,” dice lei, sforzandosi di mantenere un tono fermo. “E scommetto che ha rotto le scatole a tutto il Vietnam parlando del suo bravissimo amico pianista. Ed è quello che sei. Un pianista.”
Non più.”
Oh, insomma!” sbotta Lucy, indispettita. “Questa discussione può finire in due modi, ma sappiamo entrambi quanto sono brava a puntare i piedi. Non butterai via il pianoforte.”
Perché sei sempre così testarda?” esclama lui e alza la voce, ed è raro che Schroeder lo faccia, persino con lei, o magari da ragazzino quando scoppiava in un lamento d'esasperazione, ma senza quella rabbia.
Perché io sono io e tu sei tu,” risponde Lucy, e incrocia le braccia con sfida, mento all'aria. “Noi siamo amici, e io non ti permetterò di farlo! Inoltre, sono più vecchia e saggia,” aggiunge brontolando.
Schroeder sarà sempre Schroeder. A forza di decidere di metterci una pietra sopra, forse c'è riuscita; non serviva a nulla, comunque, insistere. Ma Schroeder sarà sempre Schroeder, e lei non lo lascerà andare alla deriva.
Non lo sopporto,” mormora lui. “Non lo sopporto proprio.”
Ti conviene rassegnartici, invece, perché non ti libererai facilmente di me, né di Linus, né...”
Non lo voglio!” esclama lui. “Non posso sopportare di vedere quel pianoforte. Le cose che ho visto...”
C'è un momento di silenzio vischioso, e il Vietnam è lì, in mezzo alla stanza, napalm e colpi di mitra nell'ombra della foresta.
Va bene,” dice lei, annuisce. “Allora lo prendo in custodia io.”
No, non capisci. Non voglio più che sia mio.”
Duecento dollari!” esclama Lucy, la voce alta e squillante. “Te lo compro per duecento dollari! Duecento, sissignore!”
Schroeder s'immobilizza e la guarda, per un istante, in un modo in cui Lucy è sicura che non l'ha mai guardata. Gli occhi così azzurri sono spalancati, e l'espressione del suo volto sbigottita e contemplativa. Quello sguardo la cova finché Schroeder scuote lentamente le spalle.
Tu sei tutta matta,” dice.
Lucy si scioglie in un sorriso vittorioso.
Vanno bene in contanti?” chiede, carezzevole.
Quando si affaccia fuori, Linus è ancora lì, appoggiato al muro, la testa bassa e l'espressione sconsolata. Sentendo i suoi passi si affretta a sollevare lo sguardo.
E allora?” chiede ansiosamente.
Ho comprato un pianoforte,” annuncia Lucy spiccia.
Linus sgrana un poco gli occhi, stupito, ma non fa commenti e la segue, mentre lei si allontana.
Sono sicuro che un passatempo come l'apprendimento di uno strumento musicale sarà ottimo per i tuoi nervi,” commenta, con un accenno di uno dei suoi ormai rarissimi sorrisi.
Oh, falla finita,” brontola Lucy trattenendo a sua volta un sorriso, e gli rifila uno spintone.



(Allegretto)

Il pianoforte è nel suo striminzito salottino da tre anni, sei mesi e tredici giorni, quando Schroeder suona il campanello. In quel lasso di tempo l'unica attività che lo strumento ha visto è quella di un accordatore che, una volta l'anno, viene a sistemarlo.
Lucy vive ancora da sola. Linus ha lasciato il seminario e non ha mai preso i voti. Qualcuno dice ancora che suo fratello è un vigliacco che non ha voluto servire il suo paese, ma lei non la pensa così.
Schroeder ha cominciato a stare meglio da qualche mese. Prima ha bevuto, si è chiuso in casa, si è devastato e ha fatto tutte le cose che probabilmente un ragazzo reduce del Vietnam non può fare a meno di fare. Lucy pensa che forse a tenerlo a galla ed evitargli le conseguenze peggiori che stanno toccando altri come lui, sia proprio quella sua qualità lunare di distanza dalla realtà.
Un bel giorno è arrivato a casa dei Brown e ha invitato Sally al cinema. Hanno cominciato a fare un sacco di cose insieme. A Lucy non importava, forse. Non erano affari suoi, ma in fondo aveva sempre pensato che Schroeder presto o tardi si sarebbe sposato con qualche avvenente violinista tedesca o una procace russa cantante lirica, non con un'amica d'infanzia, una che avrebbe potuto essere lei. Ha cercato di non pensarci.
Ma poi anche Linus ha cominciato a unirsi a quei pomeriggi e quelle giornate in loro compagnia. Lucy li ha sentiti ridere, qualche volta, e allora ha capito cosa stavano facendo, e che doveva farlo anche lei. Una domenica mattina è scesa nel garage, a casa dei suoi genitori, e ha scavato tra gli scatoloni accumulati finché non ha trovato la vecchia palla mezza sgonfia, quella che usava sempre per fare a Charles quel terribile scherzo. Si è accovacciata per terra e l'ha stretta forte mentre singhiozzava, perché doveva lasciarlo andare.
Rerun è entrato dopo qualche minuto, alla ricerca del tagliaerba, e l'ha trovata lì, con i lucciconi agli occhi e il pallone serrato in grembo.
Vuoi che proviamo a gonfiarlo?” ha chiesto dopo un attimo di esitazione.
Così sono usciti sul prato a giocare a palla. Dopo una mezz'ora è arrivato anche Linus, per il pranzo della domenica in famiglia, e si è messo a palleggiare anche lui. Tempo dieci minuti e si è allontanato lungo la via per lanciare un urlo a Sally, e poi hanno telefonato a Schroeder. Rerun ha fabbricato le due porte e sono rimasti tutto il pomeriggio a giocare a calcio nel prato, spintonandosi e urlandosi addosso come i ragazzi che ancora sono. La domenica dopo sono andati a fare qualche tiro a baseball. Sono ancora ugualmente scarsi.
Ma Schroeder non è mai venuto a casa sua. Perciò, quando apre la porta, Lucy è sorpresa di trovarlo lì. Lui sorride in modo contenuto e le fa un cenno con la mano.
Ciao,” dice.
Ciao,” risponde lei, e gli fa spazio per entrare. “Che ci fai qui?”
Oh, ero da queste parti,” dice lui, guardandosi intorno senza badare alle cose. “Disturbo?”
No,” risponde lei, e chiude la porta. “Stavo essendo meravigliosa sul divano.”
Schroeder annuisce. Lucy si accorge subito di dove corrono i suoi occhi, sulla sagoma massiccia vicino alla finestra.
Bevi qualcosa?” gli chiede, fingendo di non notarlo.
Solo un bicchiere d'acqua,” risponde lui, rimanendo impalato in mezzo alla stanza.
È rivoltantemente bello, adesso, Schroeder. Ha quell'espressione un po' malinconica e una zazzera bionda sempre scompigliata, e quella luce negli occhi, dei sopravvissuti.
Lucy riempie un bicchiere, glielo porge, sorride. Lui lo prende come se non sapesse cos'è, se lo fa girare in mano.
Sai, pensavo...” dice, senza guardarla.
Duecento e cinquanta.”
Schroeder alza gli occhi di scatto, sorpreso, forse imbarazzato.
Cos...?”
Gli interessi!” esclama Lucy sdegnosa. “Il deposito, mio caro! Duecentocinquanta dollari, e ti sto facendo un prezzo di favore!” abbaia.
Schroeder trattiene un sorriso tra le labbra serrate strette.
Sì?” chiede, divertito.
Certo, ed è in ottime condizioni!” Lucy gesticola verso il pianoforte. “Il precedente proprietario non ne aveva molta cura, ma io l'ho fatto controllare regolarmente.”
Capisco. Bene, allora...”
Mi sento generosa, però,” lo interrompe lei. “Se credi, possiamo fare duecento dollari e un invito a cena.”
Schroeder spalanca le labbra senza emettere suono, e assottiglia gli occhi con sospetto.
Era il tuo piano dall'inizio, vero?”
Lucy sorride melliflua.
Non so di cosa tu stia parlando.”
Il sorriso di Schroeder diventa definitivo, anche un po' rassegnato.
Sabato, passo alle sette?” chiede.
Cercherò di tenermi libera,” sospira lei, condiscendente, poi indica il pianoforte. “Non sarebbe meglio che lo provassi, prima di definire l'accordo?”
Schroeder sembra riluttante, ma lei continua a sorridere incrollabile. Lui si avvicina lentamente, si siede con evidente disagio, posa il bicchiere. Sospira rumorosamente, mentre solleva il copritasti, e poi rimane fermo a guardarli. Lucy si appoggia al lato del pianoforte, l'aria pensosa.
Ma se io fossi l'ultima ragazza sulla terra, tu...?” inizia, in tono meditativo. Schroeder scoppia a ridere e le sue dita scivolano sui tasti quasi da sé. Mentre le note un po' incerte ma pulite del Notturno di Chopin risuonano nel suo salotto, Lucy pensa che sarebbe straordinariamente facile abituarsi a questo.


   
 
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