Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Vavi_14    30/10/2017    6 recensioni
Piccole scene rubate dalla vita di sette giovani trainee che aspirano a diventare idol.
◊È un torneo di sopravvivenza dove solo i vincitori vanno avanti◊
______________
Dal cap VIII. #pizza
[…]Oltre gli schiamazzi degli attori, si sente solo il respiro pesante di Taehyung e quello di Yoongi, assieme agli sbuffi intermittenti di Jungkook, che ogni tanto lascia ciondolare la testa per poi risvegliarsi all’improvviso, guadagnandosi un’occhiata divertita e intenerita da parte di Jimin.
«Ragazzi, io ho fame».
In quel momento, le teste di tutti – tranne quella di Yoongi – si voltano contemporaneamente verso il criminale che ha osato pronunciare una frase tanto sconsiderata. Sono le undici e mezza di notte, hanno già consumato i loro panini qualche ora prima, perché mai uscirsene con un’affermazione che ha dell’utopico?
A parlare è stato Taehyung e Jimin ancora non si capacita di come abbia fatto a svegliarsi, mettere in moto i neuroni, captare gli stimoli del proprio stomaco e convertirli in parole nel giro di un secondo.
[…]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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XXVI. Limiti
 









Le dita minute di Jimin giocano le une con le altre in modo nervoso, contorcendosi su se stesse, mentre i denti intrappolano con un affondo il silenzioso tremolio del labbro inferiore, specchio di una preoccupazione ormai fin troppo evidente. Namjoon gli sta parlando e Jimin sa che dovrebbe ascoltare, perché il leader non apre mai bocca per dire qualcosa di inutile, eppure il ricordo delle parole del manager ancora non ha smesso di riecheggiargli nelle tempie come un insistente e fastidioso mal di testa. In verità, Jimin lo percepiva da un po’, che il suo training non stava andando esattamente a gonfie vele; solo nel ballo i suoi risultati erano sempre impeccabili, ma gli esami di canto continuavano a non dare i frutti sperati, i voti a scuola superavano di poco il limite per lui accettabile, le ore di sonno diminuivano e anche il suo peso forma cominciava a vacillare. A parte le evidenti lacune che Jimin aveva scoperto di avere in ambito canoro, col passare del tempo un pensiero fin troppo distruttivo si era istillato dentro di lui in modo subdolo, finendo per indebolirlo giorno dopo giorno. Forse, si diceva, la sua insegnante di ballo dell’Accademia aveva avuto ragione fin dall’inizio; forse Jimin avrebbe dovuto continuare a praticare la danza contemporanea, investendo le sue energie per l’unica disciplina in cui era davvero portato. Forse, pensava, la vita da trainee e i suoi ritmi non si addicevano ad una persona sensibile ed emotiva come lui.
«Non è un giudizio definitivo, giusto?»
Jimin scuote stancamente la testa, spostando il peso sulla gamba sinistra. «Ho ancora tre settimane di tempo».
Lo osserveranno attentamente, pronti a trovare anche un’unica falla che possa determinare la sua definitiva uscita dal gruppo. Non è la prima volta che Jimin riceve un avvertimento simile, ma affrontarlo adesso, a così pochi passi dalla riuscita, è più doloroso che mai. Perché non si rischia solo il futuro, ma è la propria integrità mentale e fisica che Jimin sente lentamente sgretolarsi. Ha davvero sbagliato tutto?
«Jimin-ah, devi solo concentrati di più su ciò che stai facendo. E crederci, soprattutto. Smetti di pensare che qualcosa non sia adatto a te o che tu non possa arrivarci. Non darti dei limiti, e se lo fai, pensa che è solo per poterli superare».
Namjoon ha sempre una parola buona per tutti e forse è il compagno che sente più vicino in questo momento, magari perché è il leader e anche lui, in qualche modo, percepisce una sorta di responsabilità nei suoi confronti.
Seokjin, quel pomeriggio, ha cucinato una zuppa di kimchi accompagnata da riso bianco. Erano più di due settimane che non metteva mano ai fornelli; la schedule del gruppo aveva costretto i membri ad andare avanti contando solo sul cibo istantaneo oppure ordinato per telefono, perciò tutti accolgono quel pasto inaspettato con un inevitabile luccichio di gioia negli occhi, sebbene siano le quattro del pomeriggio e mangiare al di fuori degli orari prestabiliti sia un grave strappo alla regola. Però, mentre sono a tavola, nessuno fa notare a Seokjin che ha appena distrutto almeno due giorni di dieta ferrea, disattendendo alle aspettative dei nutrizionisti che li seguono. Perché lo stare a tavola tutti insieme comincia ad essere un momento importante, uno di quelli che, col tempo, inizia a mancare; Hoseok guarda Jimin, e scorge nei suoi occhi una tristezza infinita che, se solo potesse, riverserebbe fuori dalle proprie iridi stanche senza alcun tipo di riserva. Il kimchi è uno dei piatti che Jimin preferisce; lo sa Seokjin, lo sa Hoseok, lo sanno tutti quanti.
«Hyung, l’hai fatto bello piccante stavolta, vuoi ucciderci per caso?»
Hoseok tossisce e ride allo stesso tempo, e in quel momento Jimin prende coraggio per assaggiare il primo boccone, dovendo concordare con il compagno – il kimchi è davvero esplosivo. Magari è proprio questo che Jin gli sta dicendo; a volte si può anche rischiare, dopotutto la monotonia non ha mai fatto parte della vita di Jimin. Il peperoncino delle verdure, grintoso, si scontra e si amalgama con armonia assieme al dolce del riso, creando un mix di sapori stranamente gradevole ed equilibrato. Jimin si impegna sempre al massimo nel fare le cose, ma spesso rimane ancorato a dei canoni, perché la novità un po’ lo spaventa; non dà fiducia al se stesso che invece vorrebbe andare oltre il possibile, tentare, magari sbagliare di più ma farlo sapendo di aver investito ogni parte di sé, anche quella più nascosta.
«È buonissimo». Si complimenta con Seokjin il quale, in verità, ha fatto un boccone troppo grosso e ora è in balia delle pacche di Namjoon per poter tornare a respirare.
Jungkook spazzola per primo il cibo nel proprio piatto, senza dire una parola. Penserebbe ai morsi della fame, se non fosse che Jimin non ha sentito la sua voce nemmeno una volta nell’arco dell’intera giornata.
Taehyung gli è seduto accanto e gli ha appena fatto assaggiare un boccone della propria porzione, “più saporita”, a detta sua. In verità alla fine gliel’ha lasciata quasi tutta, perché il bis non è rimasto e Taehyung sa quanto al coetaneo piaccia quel tipo di pasto. Mentre sono intenti a bere un bicchiere di latte per smorzare il bruciore sul palato, Taehyung gli parla del fatto che tra due giorni hanno la serata libera, e che forse dovrebbero tornare ad allenarsi un po’ in palestra. Lui, in verità, non ha mai amato lavorare con gli attrezzi, ma se quello è un modo per stare assieme a Jimin senza che il compagno si senta in colpa del tempo che scorra, allora è pronto a scambiare la sua preziosa giornata di relax per fare qualcosa di utile assieme al suo migliore amico.

Verso sera, Jimin si sta esercitando da solo per la prova di canto che dovrà affrontare a breve, forse una delle più importanti da quando ha messo piede in quell’agenzia. Tiene sulle gambe un libro di scuola, visto che lo stesso giorno ha anche un’interrogazione, ma al momento vuole che le corde vocali vengano impiegate solo per intonare note musicali. Nemmeno si accorge dell’ombra di Yoongi che si avvicina, con una tastiera infilata sotto al braccio, di quelle piccole e amatoriali, ma ben funzionanti.
«Hai sbagliato almeno due volte la tonalità, Jimin» è il suo saluto, molto diretto ma tranquillo. «Posso?» chiede, e Jimin fa un segno d’assenso, al ché il più grande gli si siede accanto, sul tappeto del soggiorno. Yoongi non ne sa molto di canto, ma la musica – quella la conosce -, e se può in qualche modo dare il suo contributo, per quella sera rinuncerà a terminare il testo che sta scrivendo.
Inizia componendo melodie di poche note, per poi chiedere a Jimin di cantarle riproducendo fedelmente tutti i suoni. Aumenta la difficoltà modificando continuamente la scala e alternando suoni acuti a gravi; Taehyung e Seokjin li raggiungono unendosi alla sfida, che ben presto diventa un pretesto per vedere chi raggiunge la nota più alta e chi quella più bassa. Alla fine, Jimin è l’unico il cui falsetto arriva a toccare note altissime.
«Jimin, ho finito i tasti» è il bonario commento di Yoongi, il quale si complimenta segretamente con lui per l’ampia estensione vocale che effettivamente possiede. Namjoon quella sera ha deciso di non rimproverarli per l’ora tarda ed è rimasto in camera ad ascoltare  musica assieme ad Hoseok. Il più piccolo del gruppo, invece, è andato ad osservare i compagni durante la loro prova canora, ridendo ogni tanto per le stonature di Taehyung e la – ormai famigerata – vena pulsante sul collo di Seokjin ad ogni sforzo troppo intenso delle corde vocali.
In realtà, la giornata era finita prima del previsto – volata – e a mezzanotte in punto tutti stavano già nei propri letti, sotto le coperte, per poter attendere le prove dell’indomani alle quattro in punto della mattina. Jimin rimane alzato più degli altri perché Yoongi gli ha lasciato la tastiera musicale e, a volume minimo, si permette di intonare ancora qualche nota della canzone che deve imparare. Ad un certo punto però, la vibrazione del cellulare lo distrae e, un po’ sorpreso che qualcuno lo stia contattando a quell’ora, prende lo smartphone tra le mani, per poi scuotere lievemente la testa nel constatare l’effettivo mittente del messaggio.

Jungkookie
Hyung, vieni a dormire.

Si lascia scappare un flebile sorriso. Ed eccolo lì, il Jungkook che non apre bocca fino alla sera ma che poi, in qualche modo, deve far sentire che c’è. Jimin lo sprona sempre ad esternare di più ciò che pensa, ma non è mai facile con lui. D’altronde, anche quel messaggio, seppur spedito dalla camera accanto, ha per Jimin un enorme valore.

Jimin hyung
Ora vengo, non aspettarmi.

Passa qualche minuto prima che il più grande possa vedere di nuovo il display illuminarsi.

Jungkookie
Domani sarà meglio di oggi, ne sono sicuro. :)

Quello è il suo modo per dirgli che non deve mollare, Jimin lo sa. E intanto Jungkook, nel suo letto, sta silenziosamente maledicendo se stesso per non esser riuscito a parlare faccia a faccia con lo hyung, spronarlo a non arrendersi, perché ha tutte le carte in regola per farcela, e perché, un po’ egoisticamente, Jungkook non vuole che Jimin se ne vada. Nessuno di loro ora può lasciare il team, perché loro, nonostante tutto, sono già un gruppo… sono già una famiglia.
Quando entra in camera, qualche minuto dopo, Jimin cammina nel modo più silenzioso possibile. Prima di illuminare con il cellulare il suo letto, come sempre fa quando è l’ultimo ad addormentarsi, rimbocca le coperte sgualcite del più piccolo, si sporge un poco per vedere se sta dormendo e, delicatamente, gli sfila il telefono dalle mani, poggiandolo sul comodino. Poi però ci ripensa e, dato che la schermata è ancora aperta sulla loro conversazione, decide di lasciare un piccolo messaggio che Jungkook potrà leggere il giorno successivo.
 
 
Grazie.















 
***
Stavolta nasce prima l'idea e poi il prompt. Quando ho sentito che Jimin ha rischiato di esser escluso dai BTS durante il training ho pensato che avrei dovuto scriverci qualcosa sopra. Cioè, chi CASPITA era che voleva mandar via PARK JIMIN?! Di sicuro se ne sarebbe pentito per tutta la vita LOL.
Come sempre, spero vi sia piaciuto <3
Auguro un buon inizio di settimana a tutti.

Ps. Nam con i suoi pelligrinaggi in giro per l'Italia ci sta facendo impazzire tutti, eh? Io sono di Roma. Vi lascio immaginare T_T. (Chi è nel Nord si prepari, secondo me viene anche là! XD)


Vavi
  
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