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Autore: Emmastory    01/11/2017    2 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
 
Capitolo XXXI
 
Eredità pesante
 
Era passata la notte, e con la luce, era arrivata la mattina. Stanca e febbricitante, ero rimasta a letto, ma il lato in cui Stefan dormiva era vuoto. Sapevo bene che non mi avrebbe lasciata da sola senza una ragione, e riflettendo, compresi che doveva semplicemente essersi svegliato prima di me. In silenzio, non facevo che fissare il soffitto, e con la testa che girava, pensavo al mio povero Aaron. Conoscevo i suoi sentimenti per Ava, e ora che per la seconda volta lei aveva deciso di sparire dalla sua vita, ferendolo ancora, non potevo fare altro che cercare di rassicurarlo. "Non m'importa. Non m'importa delle sue origine. Io la amo, come non ho mai amato nessuno." Mi ripete ogni volta che cerchiamo di parlarne. Parole nobili, il cui solo pensiero mi scalda e spezza il cuore al tempo stesso. Ad essere sincera, nel giorno in cui era tornata a stare con noi mesi fa, mi ero convinta che non se ne sarebbe più andata, e mentre ora i miei pensieri si susseguono veloci, come le scene e i fotogrammi di un vecchio, vecchissimo film in bianco e nero, scopro di essermi sbagliata. Stefan mi conosce, e come mi ha detto già una volta, questa parte del mio carattere è quella che lui ama di più. Dice che riesco sempre a trovare e vedere il buono che c'è nelle persone, Ava compresa, e sorridendo, mi sento felice e orgogliosa di me stessa. Ad ogni modo, rifletto, e Ora come ora, non sono certo al massimo della forma, ma decido comunque di alzarmi. Lentamente, raggiungo la cucina, venendo subito accolta dai miei amici animali. Chance, Myra, e anche il piccolo Max. Come ogni mattina, hanno aspettato il mio risveglio. Non per fame, ma per noia mista ad una gran voglia di rivedermi. Al contrario di loro, Max è ancora un cucciolo, e adesso che Alisia e i miei nipotini non sono cui, la solitudine è per lui diventata normale. Silenzioso, passa il suo tempo con i genitori nel giardino di casa a giocare e imparare le regole della caccia e della vita all'aria aperta, e malgrado abbia altro su cui concentrarmi, a volte mi siedo accanto alla finestra o resto in piedi soltanto a guardarli. È strano a dirsi, eppure quel cucciolo mi ricorda tanto i miei figli quando erano bambini. Così piccoli, dolci e spensierati, senza alcuna preoccupazione a turbare le loro piccole menti, menti che ora non sono più tanto piccole, e che contengono pensieri, idee e sogni tutti loro. Ad ogni modo, il tempo scorre senza sosta, e il povero Chance rompe il silenzio. Assentandosi dalla cucina per un solo attimo, è tornato indietro con in bocca il suo guinzaglio, mugolando leggermente. "No, Chance. Niente passeggiata." Gli ho detto soltanto, non riuscendo a staccare gli occhi dal panorama visibile appena fuori dalla finestra, triste e cupo a causa di alcune nuvole che stanno per arrivare. La pioggia è vicina, e non ho voglia di uscire, ma il tempo atmosferico c'entra ben poco. In un momento del genere, vorrei solo stendermi e riposare, e l'unica mia consolazione sta nel fatto di avere la mia intera famiglia al mio fianco. Silenzioso, Aaron non dice una parola, ma è seduto sulla poltrona del salotto, intento, proprio come me, a pensare. "Lo prendo io." Dice, riferendosi al cane e al suo fisiologico bisogno di uscire. Voltandomi, non faccio che annuire, ma prima che se ne vada, mi avvicino per abbracciarlo. "Mi dispiace." Gli sussurro nel farlo, notando che anche l'animale è del mio stesso avviso. "Non fa niente, torno presto." Risponde, poco prima di darmi le spalle e andar via aprendo la porta. Guardandolo, vorrei tanto intervenire, ma non ne ho le forze. Sono sua madre, so quanto ama quella ragazza, e ora, mentre si allontana, capisco che la passeggiata al fianco di Chance è soltanto un pretesto. Una scusa per allontanarsi e riflettere pensando ad Ava, a lei e alla sua eredità pesante.


Salve a tutti. Ormai era più di un mese che non scrivevo nulla, ma finalmente, in questo calmo e ozioso primo giorno di novembre, l'ispirazione ha deciso di tornare da me, cogliendomi di sorpresa e spingendomi a creare questo trentunesimo capitolo. Se per caso qualcuno se lo stesse chiedendo, no, non ho abbandonato le avventure di Rain e della sua famiglia, e non lo farò fino alla loro conclusione. Che dire? Grazie a chi mi legge e segue, anche a chi lo fa in silenzio, ma in special modo a chi mi ha aspettata per tutto questo tempo. Alla prossima,

Emmastory :) 
   
 
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