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Autore: RaidenCold    08/11/2017    0 recensioni
Premessa: questa storia è un omaggio al film "Alien Covenant", di cui ricalca in buona parte la trama (anche il criterio con cui ho scelto il titolo è lo stesso del film), ed è ambientata in un universo alternativo dove il Third Impact non è avvenuto.
Sono passati alcuni anni dalla morte dell'ultimo angelo: dopo lunghe ricerche, viene trovato un pianeta che ospiterebbe un essere avente la stessa natura di Adam e Lilith. La Nerv decide dunque di mandare ad esplorarlo una squadra di cui fa parte anche Shinji, che con gli anni ha sviluppato una sorta di ossessione verso gli angeli. Questo nuovo mondo sarà ostile ai lilin?
Genere: Introspettivo, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rei Ayanami, Shinji Ikari, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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La dottoressa Tsuji si stava sciacquando in una specie di fontana presente all’interno del rifugio; si era tolta la parte superiore della tuta per far respirare la pelle, rimanendo solo con un top rosa. Mise la testa sotto uno zampillo d’acqua e cominciò a sfregarsi i capelli per ripulirli dalla sporcizia; quando tolse il capo dall’acqua e riaprì gli occhi notò Yamada lì accanto.

“Vedo che ti stai rimettendo bene.”

“E’ tutto merito tuo, dottoressa Tsuji.” - rispose lui sorridendo, in modo anche sottilmente sarcastico.

“Hai bisogno di qualcosa?” - domandò la donna mentre si asciugava la faccia con un piccolo telo.

“Volevo pulire il braccio, non vorrei mai che sporcandosi andasse in cancrena.”

Tsuji si fece da parte, e Yamada si tolse la giacca e mise il braccio sotto l’acqua – la dottoressa guardò con un certo apprezzamento il fisico scolpito del soldato.

“A parte gli scherzi, grazie davvero.”

“Sono un medico, è il mio lavoro salvare la gente.”

“Vorrei solo che anche Tanaka ce l’avesse fatta…”

“Non è colpa tua, quella cosa andava oltre ogni immaginazione.”

Yamada si asciugò e si rimise la giacca, poi guardò Tsuji in volto:

“Sai, dottoressa, con quei capelli biondo naturale fatico a credere che tu sia giapponese…”

“Lo sono per metà, mia madre è americana.”

“Ora capisco… Ellen Tsuji.”

La loro conversazione venne interrotta dall’arrivo di Makoto, visibilmente trafelato:

“Presto venite.”

 

“Quando lo avete visto per l’ultima volta?”

“Poco prima di andare a dormire, stava bene.” - rispose Kensuke.

La dottoressa Tsuji si alzò:

“Sul corpo non ci sono segni di lotta, dunque è morto nel sonno; ma dati i recenti sviluppi, fatico a credere che sia accaduto per cause naturali.”

Misato osservò il corpo senza vita di Hirano:

“Potrebbe essere stato un demone…”

“Potrebbe…” - disse Makoto - “… oppure qualcuno sta agendo alle nostre spalle.”

Misato si guardò attorno:

“Dov’è Rei?”

“Qua” - rispose ingenuamente Sato.

“Non quella Rei, accidenti, dobbiamo sistemarla questa faccenda!”

“Potete chiamarmi seconda, per quanto mi riguarda, l’altra è la prima.”

“Chiamiamola altra Rei, mi fa senso chiamarvi con dei numeri; comunque non la vedo da nessuna parte… e neanche il comandante è in vista.”

“Dove possono essere andati?” - domandò Asuka.

“Non ne ho idea… ad ogni modo, non possiamo escludere che l’altra Rei abbia avvelenato Hirano nel sonno.”
“Perché solo Hirano?” - rimuginò Shinji con la mano davanti al mento - “Avrebbe potuto ucciderci tutti, che senso ha questa cosa?”

“Nessuno…” - rispose Asuka - “… ma francamente quella mi sembra pazza da legare.”

“Se posso” - si fece avanti Rei - “Ho dormito molto poco stanotte, e non ho visto né sentito nessuno avvicinarsi…”

“Rimaniamo sul fatto che sia stata opera di un demone.” - disse Misato.

La dottoressa si avvicinò al corpo senza toccarlo:

“Effettuerei un’autopsia… ma se è morto per un virus o qualcosa di simile, allora non me la sento di metterci mani.”

“Nessun problema.” - rispose Misato.

 

Rei stava rannicchiata in un angolo – non aveva fatto altro dalla sera prima, in pratica – quando vide una figura dai lunghi capelli rossi avvicinarsi:

“Ehi bambolina, che fai qua tutta cupa?”

La ragazza si voltò stupita – e un po’ basita:

“Bambolina?”

“Scherzavo!” - ridacchiò Asuka sedendosi accanto a lei. - “E’ che sei sempre così inespressiva, a volte sembri davvero una bambola.”

Rei abbozzò un mezzo sorriso:

“Ma allora sei in grado di sorridere!”

“Non lo faccio spesso… diciamo che non sono abituata a farlo.”

“Ho notato. Comunque, come mai te ne stai qua in silenzio, ti hanno messo in punizione?”

“No, nessun motivo in particolare.”

Asuka sbuffò ridacchiando:

“Hai guardato dall’altra parte, e appena te l’ho chiesto hai cominciato a tamburellare per terra con le dita.”

“Che intendi?”

“Che si capisce lontano un miglio quando menti.”

Rei si stupì nuovamente, questa volta sbalordita.

“Sono trucchetti che ho imparato all’accademia militare, ogni tanto qualche strizza cervelli ci insegnava metodi per riconoscere gente sospetta. Adesso dimmi, cosa ti turba?”

“L’altra.”

“Già anche a me sembra strana…”

“Non fraintendermi, non è lei in sé, ma il fatto che ci sia un’altra me: mi era stato detto che ero un clone, ma lo avevo in qualche modo dato per scontato, vedermi di fronte questa verità è stata tutta un’altra cosa, alla quale non ero preparata. Vedere la mia faccia e la mia voce interagire con voi, è stato… strano.”

Un clone: Asuka stava parlando con il clone di qualcuno :«Roba da fantascienza» pensò lei. Però decise di non fare domande a riguardo alla ragazza, sia per non turbarla ulteriormente, sia perché era improbabile che avesse lei le risposte: nonostante Rei Ayanami fosse consapevole della sua natura, appariva più come un oggetto gettato nel mondo in balia degli eventi, tutto per volere di qualcun altro – Gendo Ikari probabilmente.

A quel punto le due ragazze si accorsero che Shinji era in piedi davanti a loro, e Asuka gli fece un cenno agitando la mano:

“Va via, non vedi che due ragazze stanno parlando in privato?”

“Non volevo disturbarvi, ma ero preoccupato per Ayanami.”

“Per me?”

“Accidenti stai battendo ogni record, hai fatto quell’espressione stupita tre volte da quando sono arrivata!”

“Ma di che parli…?”- domandò sedendosi Shinji.

“Niente.” - sorrise Rei.

“Comunque non ti ho mai sentito parlare così tanto, hai una bella voce non tenerla sotto chiave.”

“Lo pensi davvero, Ikari?”

“Sì, sarà un po’ stupido, ma di suoni ne capisce.”

“Asuka!” -si alterò Shinji.

“Era un complimento!”

Rei si mise a ridere con le labbra strette.

“Vedi, fai ridere Ayanami con le tue sceneggiate!” - esclamò la rossa.

“Per me ride di te e del tuo caratteraccio!” - le rispose Shinji a tono.”

In realtà, avevano inscenato il tutto di tacito accordo per tirare su il morale di Rei; ma Shinji in primo luogo era turbato, e doveva assolutamente parlare con Asuka dei fatti della sera prima. Quel sorriso in particolare non gli si cancellava dalla mente.

Misato li osservava sorridente, e Makoto le si avvicinò un po’ accigliato:

“Mi domando come riescano a ridere così in questa situazione…”

“Abbiamo subito numerose perdite, e abbiamo il morale a terra. Lascia che ridano, altrimenti la tensione ci divorerà; Shinji e Asuka lo hanno capito bene, e sono riusciti a risollevare Rei, che in questo momento era la più turbata.”

“La più turbata?”

“Sì, anche se può non sembrare per via del suo essere così introversa, ma questa vicenda ha scosso lei più di tutti.”

A quel punto Misato gli porse lentamente un proiettile rosso:

“Me li ha dati il comandante, in pratica sono copie della lancia di Longinus formato proiettile. Gli ho consegnati ad Aida e Yamada, prendine uno anche tu e caricalo nella pistola quando hai il colpo sicuro.”

“Tu ti fidi di lui?”

“Di Ikari? Francamente no, ma come si dice, a caval donato non si guarda in bocca.”

“Mi chiedo dove diavolo sia finito…”
“Chi lo sa…”

“Comunque Misato, posso dirti una cosa?”

“Certo.”

Makoto strinse il proiettile tra l’indice ed il pollice, e se lo portò davanti alla faccia per osservarlo:

“In passato abbiamo combattuto con Angeli in grado di contaminare il proprio avversario… se i Demoni possedessero questa stessa abilità, e qualcuno di noi ne cadesse vittima, che cosa dovremmo fare?”

Misato si fece scura in volto e abbassò lo sguardo a terra:

“Per evitare il diffondersi del contagio, solo ed unicamente come misura estrema di contenimento, potremmo dover abbattere l’ospite per uccidere anche il suo parassita.”

“Potresti premere tu il grilletto per me… se dovesse succedere?”

“Adesso non ha senso parlarne Makoto, non voglio neanche pensare se dovesse succederti qualcosa…”

Makoto sapeva che la premura del colonnello era semplicemente amicale, ma la gradiva lo stesso; si era rassegnato da tempo ad essere scalzato da Ryoji Kaji nel cuore di Misato, anche dieci anni dopo la sua morte.

“Sei in grado di usare il trasmettitore, Makoto?”

“Sì, non dovrebbe essere difficile, sono pur sempre un tecnico.”

“Prova a contattare la Exodus, e chiedi loro se riescono a portarci via.”

“Dubito che possano fare qualcosa fintanto che la tempesta non si placa.”

“Sulla nave però c’è qualcosa che potrebbe resistere alla tempesta e portarci tutti in salvo.”

Makoto parve illuminarsi, ma subito dopo si accigliò turbato:

“Ne sei sicura?”

“Mi rendo conto che è molto rischioso… anzi, potrebbe costare la vita di tutto l’equipaggio me e te compresi… però se non ci fosse alternativa, dovremo considerare quella opzione, lo capisci questo, Makoto?”

“Già, se dobbiamo morire, almeno tentiamo il tutto per tutto… ma non mi va di mettere a rischio anche la vita di Maya e della dottoressa Akagi.”

“Neanche a me… spero con tutto il cuore di non dover ricorrere a quel piano.”

“Io non vedo l’ora di andarmene da questo posto.”

“A chi lo dici…”

Detto ciò i due si avviarono verso la cupola per mettersi in contatto con la Exodus, con la speranza di poter lasciare quel pianeta mortifero.

 

L’Evangelion 00 se ne stava seduto chino su sé stesso, con la lancia di Longinus conficcata nel costato che lo trapassava da parte a parte.

Gendo Ikari osservava il colosso in quella specie di giardino sopraelevato da cui si poteva scorgere parte della vallata da cui erano arrivati; il cielo era coperto da nuvole scure, la tempesta non stava affatto migliorando, ma a questo avrebbe pensato in seguito.

“Maestoso, non è vero?”

Senza voltarsi, capì che dietro di sé c’era l’altra Rei.

“La bellezza degli Evangelion, secondo me, sta nel fatto che ogni volta che li vedi rimani a bocca aperta… la loro imponenza quasi opprime i Lilim!”

“Non sono stati concepiti per fini estetici, le dimensioni avevano motivi tattici.” - rispose Ikari secco e per nulla impressionato - “Però vedendolo qui ho la conferma che almeno questa parte della tua storia era vera.”

“Hai messo a rischio la tua vita per venire qui… Pazuzu è sicuramente in agguato qua attorno, sai?”

“Dovevo verificare i miei dubbi.”

“Cosa non ti torna, Gendo?”

L’uomo rimase in silenzio, facendo lentamente scivolare la mano nell’interno del giaccone, dove teneva la pistola:

“Perdona il mio scetticismo, ma non ti ci vedo come filantropa al punto di rubare Adam e fuggire così lontano da me.”

Ikari cadde a terra tramortito, dopodiché Rei sorridendo gettò la pietra insanguinata con cui lo aveva colpito e lo osservò ghignando:

“Hai perfettamente ragione.”

   
 
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