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Autore: nikidon92    20/11/2017    0 recensioni
Ciao a tutti! questa è la mia prima fanfiction! il protagonista è il mio adorato Lip, con l'ingresso di un nuovo personaggio. la storia comincia dal secondo anno di università di Lip. Ci sono un po' di variazioni rispetto alla serie originale e avvenimenti che in realtà non sono presenti nella serie. In più è presente un leggerissimo Cross over, giusto per rendere la storia un po' più interessante... Detto questo, vi auguro buona lettura!
p.s.: sono ben accetti consigli e opinioni positive e negative ^-^ ciau!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Bea Sentivo l'aria umida e l'odore di muffa, speravo che lui non tornasse ma sapevo che era una speranza vana. Mi aveva colto di sorpresa quando rientrai in camera mia dopo essermene andata da casa di Lip… vorrei tanto non averlo fatto. Ricordavo tutto in modo sfocato: l'aggressione alle spalle, la breve lotta che non vinsi e poi un dolore alla testa. Dal livido che mi era rimasto mi aveva colpito con qualcosa di grosso. Mi sembrava di stare dentro un film thriller, qualcosa di surreale. Sentii lo scricchiolio delle deboli scale in legno. Non so quanto tempo fosse passato, so che era la quarta volta che scendeva quelle dannate scale e sempre, solo per un motivo -Bevi- mi tolse lo scotch di bocca e mi passò la cannuccia, come le tre volte precedenti -Cosa vuoi da me? Perché mi tieni qui? Ti prego…- non mi dette il tempo di finire che mi avvicinò un panino -Mangia- cercai di scansarmi -Devi mangiare -Non ho fame! Voglio andare a casa! -Davvero vuoi tornare a Sacramento?- mi conosceva… -Come fai a saperlo? -So tutto di te. Ho avuto il tempo di seguirti, conoscerti, capire i tuoi gusti: il tuo piatto preferito, la musica che ascolti volentieri, se preferisci caffè o the. Beatrice… tu non hai idea di quanto tempo io abbia resistito per avere quello che mi spetta -Di che stai parlando? -Non riavrò di certo indietro ciò che mi è stato tolto ma almeno avrò avuto la mia vendetta- Quelle parole mi colpirono in pieno, adesso sapevo benissimo perché mi trovavo lì e a che cosa sarei andata incontro… non era nulla di piacevole. -Quanto tempo dovrei aspettare ancora?- passarono alcuni secondi prima di ricevere una risposta, evidentemente pensava di avermi messa a tacere -Per cosa? -Sappiamo benissimo che hai intenzione di uccidermi- dei brividi percorsero la mia schiena, non volevo nemmeno pensare che quelli avrebbero potuto essere i miei ultimi giorni- quindi perché non farlo subito? Perché tenermi ancora chiusa qui? -Tranquilla, presto avrai quello che meriti, e anche tuo padre -Mio padre è morto! -Anche mia figlia! Per colpa sua! Tuo padre era un mostro! E tu, tu! Tu sei la figlia di John il rosso e non meriti di vivere una vita che mia figlia non puo' più vivere!- mi sollevò per le braccia, sentivo il suo respiro sulla faccia -Non puoi passarla liscia! Lui non puo' avere una figlia ancora VIVA!- mi rispinse a terra e mi lasciò sola. Lip -Quindi potrebbe trattarsi di vendetta?- guardai l'agente Lisbon -Direi che sicuramente si tratta di vendetta: il parente di una vittima starà cercando disperatamente consolazione, un modo per farsi giustizia da solo. Il problema è cercare di capire chi…- ci fu una frazione di secondo in cui mi si fermò il cuore, nessuno osava parlare… perché nessuno sapeva cosa dire, o meglio: nessuno voleva ammettere che era impossibile riuscire a trovare Bea prima che diventasse cadavere -per vostra fortuna io so già chi è stato- tutti gli occhi si ritrovarono fissi su quello strano personaggio dai capelli rossicci. Patrick Jane l'avrebbe salvata. -Non sto qui a spiegarvi quanto tempo abbia impiegato a leggere ogni singolo caso… no, non è vero: so tutti i casi di omicidio compiuti dal padre di Bea a memoria e questo mi ha facilitato di gran lunga il lavoro. Adesso però senza molti giri di parole, escludendo gli uomini che non sono padri, quelli che lo sono ma a cui non batte più il cuore… -JANE! Arriva al punto! -Giusto, giusto Lisbon… il nome che rimane è uno solo: Paul Anderson, 53 anni, divorziato. La figlia, Lizzie, è stata uccisa il 19 ottobre del 2008 da John, il cadavere fu ritrovato nel garage di casa Anderson. Inutile dire che anche in questo caso le caratteristiche dell'omicidio rientravano perfettamente in quelle tradizionali di John -Non rimane altro che scoprire dove abita questo Anderson, mettiamoci al lavoro!- tutti iniziarono le ricerche: sui loro computer comparvero presto tutte le proprietà di Paul Anderson e tra quelle una era nei paraggi dell'università. Ovviamente partirono tutti verso le macchine -Hey hey!! Non avrete intenzione di lasciarmi qui? -Non possiamo portarti con noi, potrebbe essere pericoloso- l'agente Lisbon si voltò a guardarmi -E allora lui?- indicai il signor Jane- lui non è un poliziotto, non porta nemmeno una pistola!- sembrò pensarci un paio di secondi -Okay, vieni ma resti in macchina, d'accordo?- non le diedi neanche il tempo di finire la frase che mi precipitai dentro uno di quei SUV neri parcheggiati a qualche metro da noi Bea -Svegliati! Nessuno ti ha detto di dormire!- mi risvegliai dal mio dormiveglia, ero esausta: i giorni passati in quella cantina fracida mi avevano esaurita -dai, è l'ora di andare -Dove?- la mia voce risultò più allarmata di quanto volessi, senza rispondere mi sollevò e mi portò al piano di sopra. Mi tolse la benda dagli occhi e, dopo giorni di buio, rividi la luce del sole, anche se mi risultava difficile vedere chiaramente cosa mi stava attorno: dovevo darmi il tempo di riabituarmi alla luce -cosa vuoi farmi?- ancora non mi era chiaro chi fosse l'uomo di fronte a me, riuscivo a vedere la sagoma ma non i dettagli -Ancora hai bisogno di spiegazioni? Morirai, Bea e molto presto- la mia vista, col passare dei minuti migliorava sempre di più fino a quando tutto mi apparve chiaro: era una casa molto luminosa, con le pareti bianche ricoperte da foto, articoli di giornali e post-it che riguardavano John il rosso e una certa Lizzie Anderson. Quando mi voltai notai un'altra parete piena di mie foto e di appunti riguardo i miei hobbies, i miei studi, le mie amicizie, c'era tutta la mia vita. Mi sentii rabbrividire… -Come vuoi…- mi afferrò per i capelli, mi tappò la bocca con uno straccio e mi trascinò fino al garage della casa -L'ho trovata qui, era bellissima, ma immobile e fredda come il ghiaccio e lui è stato così brutale, guarda cosa ha disegnato!- mi strattonò mettendomi faccia a faccia con quello che era la firma di mio padre: lo smile. Senza che me ne accorgessi stavo piangendo come una bambina. Mi buttò a terra e mi puntò una pistola contro. Okay, ero alla fine… tutto sommato non avevo vissuto male, rimpiangevo solo non aver potuto dire a Lip quanto mi avesse dato in così poco tempo, che era stato il primo a darmi la felicità dopo tanto tempo. Chiusi gli occhi forte Poi due spari
   
 
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