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Autore: Elaineofastolath    22/11/2017    1 recensioni
Non tutto ciò che si vede è come appare, o come pensiamo sia: forse solo il nostro istinto vede ciò che si cela dietra alla maschera...
é la mia primissima FF: spero via piaccia e non via annoi troppo. Mi scuso sin da ora per gli errori grammaticali che magari mi saranno sfuggiti!!! Una AU tra mitologia classica e norrena, con il Dio degli Inganni come protagonista ^^.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Sigyn
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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“Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno,
(...)
Ali hanno late, e colli e visi umani,
piè con artigli, e pennuto ’l gran ventre;
fanno lamenti in su li alberi strani.”
(Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto XIII, 10
e 13-15)

 
Asgard stava vivendo un periodo di calma e pace
dopo la sconfitta degli jotunn. Odino, il Padre di tutti gli dei,
sedeva sul suo trono dorato, brandendo la lancia Gungnir come a dare
sicurezza in tutti coloro che lo vedessero che lui sarebbe stato
inarrestabile in qualunque circostanza. Al suo fianco c'era Frigga,
sua moglie, dea del matrimonio e della fertilità, sua ancora e
sostegno quando si doveva trattare di questioni delicate e familiari,
come in questo caso.

Dinnanzi a loro, stavano i loro figli, Thor e
Loki. Il primo scortava il secondo accompagnato da guardie scelte e
dai Tre Guerrieri in attesa che Odino giudicasse quale punizione
fosse la più adatta ed esemplare da infliggergli.

Loki, lo sguardo sprezzante, fiero come il
principe ereditario che sapeva di essere, camminava ammanettato con
passo fermo e calmo: non sapeva quello che gli sarebbe toccato,
sapeva però che non sarebbe stato condannato certo a morte o
all'esilio come era capitato invece a suo fratello. Era troppo
importante come pedina nel gioco di potere che Odino gestiva ormai da
troppo tempo. Un solo paio di occhi guardava il Dio dell'Inganno con
qualcosa di ben diverso dall'odio e dal disprezzo che invece lo
circondava da quando ne aveva memoria: Frigga, l'unica donna che lo
avesse mai accetato completamente, lo fissava come una madre che sa
che il castigo sarà duro, ma giusto. Non che le facesse meno male
questa consapevolezza, ma lei sapeva benissimo quali azioni e quali
pensieri avevano spinto il suo figlio più giovano ad intraprendere
quella strada.

“Loki” disse Odino con voce chiara e tonante
“troppe volte hai attentato alla stabilità dei Nove Regni per il
tuo stupido senso di inferiorità e ludibrio. Ora basta però: sono
esausto di dover intervenire per sistemare i disordini che hai
creato: chiuderti in cella non servirebbe a nulla, potresti sempre
fuggirne come già hai fatto”. Loki sorrise a quest'ultima
affermazione di suo padre: una cella no poteva certo contenere un
maestro della magia quale lui era; gli sarebbe dopotuto bastato
trasformarsi in un moscerino per evadere...

“Passami l'artefatto moglie mia”. Un'ombra
di perplessità passò sui volti di tutti i presenti: si sapeva che
le segrete di Asgard contenevano tesori e artefatti di incredibile
valore e potenza, ma tranne Odino e Frigga, nessun altro era a
conoscenza di quanti e quali esattamente fossero. Frigga fissò il
marito, quasi a chiedergli se fosse proprio necessario ricorrere a
quella cosa, ma Odino la guardava solo con la coda dell'occhio,
fissando il suo figlio più giovane con sguardo perentorio. Frigga
gli passò un piccolo scrigno di legno, non più grande di un pugno,
finemente lavorato con incisioni di onde e fronde. “Uscite ora
tutti, tranne tu Thor: voglio che tu rimanda e assista”.

Tutti uscirono dalla sala del trono, lasciando
solo le quattro divinità ad assistere a quanto sarebbe avvenuto.

“Loki Laufeyson, per i crim...” Loki
interruppe Odino con sguardo di puro disprezzo, una risata piena di
sarcasmo uscì dalle sue labbra: ”Laufeyson?! Forse prima ti
vergognavi di avere come figlio un gigante del gelo? Quindi ora che
la mia utilità è di minor valore, ti permetti di usare il mio vero
cognome? Quanta ipocrisia nelle tue parole!”. Odino non era certo
disposto ad ascoltare le sue ingiuriose parole. Da seduto che era, si
rizzò in piedi, la lancia ancora in mano mentre la strana scatola
nell'altra. Con passi lenti, tonanti e decisi, si avvicinò a Loki,
finché non gli fu di fronte. “Thor, dammi il suo pugnale”. Thor
non sapeva cosa avesse in mente suo padre, ma poiché credeva nel
giudizio di Odino, estrasse dalla sua cintura il pugnale che prima
era appartenuto al fratello, consegnandoglielo. Odino prese il
pugnale, lo passò a Frigga, che dopo essersi concentrata sul
quell'arma, la ripassò al marito. Ora l'arma emanava un tenue
bagliore azzurro, come fosse stata fatta con le materie di Jotunheim,
e come quel mondo dalla sua superficie si alzava un vapore freddo e
gelido. I due dei più giovani non sapevano cosa stesse succedendo:
cosa conteneva quel piccolo forziere e perché Frigga aveva
modificato il pugnale di Loki? Odino lasciò la sua lancia che rimase
sospesa al suo fianco, aprendo finalmente quel contenitore e
rivelando cosa stesse contenendo al suo interno. Era un anello di un
metallo lucente come una stella, la cui parte inferiore era grezza
come il corallo prima di essere lavorato. Sicuramente avrebbe potuto
contenere una gemma, dal momento che come castoni erano presenti su
entrambi i lati due figure femminili, le cui lunghe braccia alate e
artigliate si ergevano a incorniciare una pietra che al momento non
era presente. Thor era perplesso alla vista di quel ninnolo così
poco virile e troppo lavorato per poter essere considerato una
minaccia per Loki. Dal canto suo, Loki invece iniziava ad essere
divertito dalla situazione in cui si trovava: forse che Odino volesse
fargli un regalo di arrivederci? Il Padre di tutti gli Dei prese
l'anello, lasciando cadere a terra la scatola che prima lo conteneva
e che si dissolse in una nuvola di fumo appena toccò terra: molto
strana come cosa, e il fatto che potesse essere, anzi che FOSSE
magica iniziava a preoccupare il Dio degli Inganni. Era ancora
sorpreso dalla cosa appena vista che non si rese neanche conto che il
suo pugnale, quasi mosso da una forza invisibile, lo aveva ferito a
un dito, se non quando vide quelle poche gocce che avrebbero dovuto
cadere a terra invece stavano andando a depositarsi su quel singolare
anello, e più aumentava il loro numero, più prendeva la forma di
una gemma cremisi. Quando il castone fu compiuto, le due figure alate
aprirono i loro occhi, emanando un bagliore come se fossero delle
braci ardenti. Odino lasciò che l'anello così formatosi si alzasse
dal suo palmo e si andasse a mettere sul dito ormai rimarginato di
Loki, aspettando che le due creature richiudessero i loro occhi,
segno che ormai quel singolare e quantomai strano rituale fosse
compiuto.

“Quello che ora indossi è l'anello di Aello:
esso ti impedirà di usare buona parte della tua magia, anche se
innata, e di mentire deliberatamente. Ogni volta che ci proverai,
egli ti brucerà e seccherà la gola, impedendoti quasi di respirare.
Non potrai toglierti l'anello finché l'anello stesso non lo
deciderà, e anche se ci provassi non funzionerebbe: il tuo stesso
sangue è quello che lo legherà a te per tutta la durata del tuo
castigo. Non ti andirò, anche se ti farebbe piacere, ma ti confinerò
in una zona dove non potrai nuocere a nessuno. Non ti verranno
concesse armi, né libri di magia, né alcuna cosa che possa
rivelarsi dannosa o pericolosa per l'incolumità degli altri.”

Frigga guardò Thor scortare il fratello Loki al
Bifrost, incerta su cosa gli sarebbe potuto accadere: il dono della
chiaroveggenza era un'arma a doppio taglia e troppe varianti potevano
cambiare la realtà dei fatti....
   
 
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