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Autore: SignorinaEffe87    23/06/2009    6 recensioni
[Life on Mars (BBC)] Quando era ancora un liceale dalla cravatta impeccabilmente annodata e dalle dita sempre macchiate d'inchiostro, Sam Tyler si era spesso domandato, nel corso delle tediose lezioni di storia della filosofia, perchè non vi fosse mai qualcuno che rispondesse per le rime alle alate fandonie dei filosofi.
Ora lo sapeva: perchè nessuno di quegli antichi sapienti aveva avuto la sfortuna di avere come avversario in una diatriba all'ultimo sangue l'ispettore capo Gene Hunt. [Gene/Sam]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Martian Chronicles'
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ParadossoMentitoreefp Disclaimer: I personaggi di Life on Mars (UK) non mi appartengono, purtroppo; ripeto, davvero credete che possa ambire a qualche scopo di lucro con queste panzane?

Avvertenza: La vicenda narrata in questa fanfiction si colloca idealmente dopo l'episodio 01x02, oltre ad essere la dimostrazione di quanto la filosofia sia lesiva per il mio equilibrio mentale...
Tengo a precisare che questo racconto non ha alcun rapporto con l'altra mia fiction su LoM, Tantrum, quindi le due storie possono essere lette indipendentemente l'una dall'altra- e questa non è per nulla all'altezza della precedente.
Come di consueto, ci "rileggiamo" a fondo pagina per le (dolenti) note.
Buona lettura!

MistralRapsody^^





"E saranno lotte eroiche di discorsi impennacchiati,

di sottigliezze, minuzie, ceselli,
quando l'altro dovrà difendersi
dall'inventore delle parole equestri."
Aristofane, "Le Rane"



"La situazione è questa: Giulietta e Romeo sono stesi sul pavimento, privi di vita; a terra ci sono cocci di vetro ed acqua sparsi un po' dappertutto e la finestra è spalancata. Ora, chi di voi tre sa dirmi come sono morti?"
Un silenzio attonito scese sui quattro poliziotti ancora nella sala mensa, ormai pressochè deserta, non appena l'ispettore Sam Tyler ebbe terminato quell'assurda asserzione, con l'espressione compunta di chi esige di essere preso sul serio.
Ray Carling storse la bocca in una smorfia ostile, prima di tirare un'altra boccata dalla sigaretta: preferiva di gran lunga vedere quel sontuoso pezzo di merda vaneggiare riguardo a presunte proiezioni deliranti della sua immaginazione malata, oppure piagnucolare preghiere a chissà quale entità celeste perchè lo riportasse nel futuro cui sosteneva di appartenere. Quando il signor cervellone-ficcanaso-Tyler si comportava come un qualsiasi uomo quasi sano di mente era dannatamente ingestibile, e sfotterlo non gli procurava la benchè minima soddisfazione.
Phyllis Dobbs emise una debole esclamazione a denti stretti, con evidente compiacimento: era certa che la vecchia Martha si servisse di erbe non convenzionali per preparare quella lurida brodaglia giallastra che si ostinava a propinar loro come thè, e l'uscita estemporanea e dissennata del superiore gliene dava l'inequivocabile conferma.
Annie Cartwright si lasciò sfuggire un basso sospiro comprensivo, dandosi mentalmente dell'ingenua: che razza di laureata in psicologia era, per non essersi accorta che il ferimento di June nel corso della rapina aveva segnato il precario equilibrio psicologico dell'ispettore più di quanto potesse apparire evidente?
Chris Skelton gemette in tono lugubre, dopo essersi guardato attorno freneticamente, nella vana ricerca di una via di fuga: perchè non vi era il benchè minimo dubbio che quello fosse un infido esperimento del capo per testare la sua preparazione in materia investigativa d'avanguardia, proprio il giorno in cui non aveva studiato.
"Io non ho tempo da perdere con queste stronzate, Tyler" sentenziò Ray, alzandosi di scatto; mentre passava accanto al superiore, gli urtò in maniera non troppo distratta l'avambraccio e bofonchiò, infastidito: "Per quel che mi riguarda, potrebbero anche esserseli mangiati i topi che infestano il nostro archivio!"
"Spiacente di doverti comunicare che hai sbagliato, sergente!" trillò di rimando l'ispettore, prima di occupare il posto lasciato libero, poggiare i gomiti sul tavolaccio di formica ed intrecciare le dita, domandando: "Siete solo molto, molto timidi o non avete capito le regole del gioco?"
Annie, Chris e Phyllis si scambiarono un rapido cenno d'intesa, tutti e tre alquanto infastiditi dal mite sguardo di sfida che Sam aveva posato su di loro, dopo essersi trincerato dietro un'aria serena di scodinzolante impazienza.
Nonostante le loro espressioni stranite, ammettevano di essersi sorbiti ben di peggio di una gara di indovinelli da parte di quel bizzarro, ma sagace collega, una vasta gamma di follie plurime che spaziavano da citazioni di libri e film noti a lui solo ad accessi di autentica isteria, nei quali li accusava di essere fallaci inganni della sua psiche martoriata dall'incidente.
Tollerare quella innocua regressione infantile avrebbe potuto anche rivelarsi divertente.
"E' tutto chiaro!"
Fu Phyllis la prima a rompere il silenzio, supponendo con la propria voce roca e piuttosto mascolina: "Quella piccola smorfiosa sfrontata di Giulietta stava facendo i suoi porci comodi in compagnia del focoso giovanotto e, ZAC!"
Il brillio di gongolante malizia che aveva acceso gli occhi chiari di Chris al prefigurarsi l'eccitante scenetta vietata ai minori scomparve, subito sostituito da un sussulto impaurito, nel momento in cui la collega enfatizzò la veemenza della propria opinione, dando un energico pugno sul tavolo della mensa.
Annie, seduta fra loro due, si limitò a sistemarsi meglio sulla sedia con un movimento composto, ma nervoso, mentre il battito delle sue ciglia accelerava impercettibilmente.
"Il padre della svergognata balza fuori dall'armadio in cui si era nascosto per sorprendere i due disgraziati e li pugnala entrambi; quindi, fugge dalla finestra perchè gli altri abitanti della casa non si accorgano che si trovava lì" concluse con una punta di sadica soddisfazione la poliziotta, prima che Sam scuotesse il capo in un cenno di placido diniego: "Phyllis, cara, non c'è sangue sulla scena, e nessun armadio, tenda o qualsiasi altro tipo di anfratto in cui un padre geloso possa appostarsi. Qualcuno ha qualche idea migliore?"
Allora, Annie calamitò l'attenzione dei presenti, dopo aver emesso un sussiegoso colpetto di tosse: "Forse, terrorizzato all'idea di poterla perdere e resosi conto di non essere in grado di vivere una vita nella menzogna, Romeo ha strangolato l'amata con la propria cintura e poi si è avvelenato; i cocci di vetro e l'acqua sono i resti della boccetta e del liquido con cui si è tolto la vita."
"No, no e, ancora una volta, no" la disilluse l'ispettore, scoprendo i denti candidi in un ghigno saputo: "L'acqua è pura come se fosse appena stillata da una sorgente, i cocci sono troppo grossi e troppo numerosi per appartenere ad una fialetta e i due poverini sono morti contemporaneamente."
Un'ombra di disappunto rabbuiò i volti degli sfidanti, al contrario dell'espressione trionfante che aleggiava sul volto di Sam, il quale pareva crogiolarsi con beffarda beatitudine nella consapevolezza della propria superiorità intellettuale.
Ecco, anche quell'atteggiamento da parte dell'ispettore risultava alquanto seccante, ma al riguardo i colleghi erano disposti ad essere più indulgenti, visti e considerati i suoi indubbi meriti investigativi.
"Ma è ovvio!"
Riscossosi dal torpore assorto in cui era scivolato negli attimi precedenti, Chris si dimenò convulsamente sulla sedia e sentenziò, galvanizzato: "Sono stati colpiti da un fulmine!"
Sconcertate dall'assurdità di quella deduzione, le due colleghe lo fissarono con malcelato compatimento, il medesimo che si riserva ad un anziano sconosciuto e un po' tocco, il quale, nei pressi di una fermata dell'autobus o in coda all'ufficio postale, suole tediare chiunque sia disposto a dargli ascolto con l'interminabile racconto della propria partecipazione giovanile a qualche gloriosa impresa bellica della storia patria.
Invece, Tyler assunse un atteggiamento meno condiscendente e replicò, inflessibile: "Risposta sbagliata, agente, ma al momento sei quello che si è avvicinato maggiormente alla soluzione dell'enigma. Comunque, rimane il fatto che nessuno di voi ha ancora focalizzato la sua attenzione sui particolari davvero significativi della scena del crimine: coraggio, ragazzi, chi o che cosa ha causato la morte di Romeo e Giulietta?"
In quel preciso istante, il vivace colorito che aveva ravvivato la pelle altrimenti diafana del volto di Chris nel corso del suo fallace momento di gloria si dissolse, lasciando il posto ad un'espressione di limpido disagio, mentre mugolava a denti stretti: "Il boss!"
Sottovalutando la mimica allarmata del collega, Sam osservò in tono sarcastico: "Ah, per quanto la sua sconfinata mania di protagonismo possa essere pervasiva, dubito che quello sbracato ciccione del nostro capo possa essere andato a far danni anche in un indovin... ARGH!"
Una mano rude ed inconfondibile artigliò la sua scapola destra, facendo scricchiolare dolorosamente, con percepibile gioia deviata, ogni singolo osso e giuntura sotto di sè; quindi, lo sgradevole soggetto della conversazione gli alitò a pochi millimetri dall'orecchio, in una mefitica nuvola di fumo di sigaretta e scotch di bassa qualità: "Lo prenderò come un complimento, Sammy boy."
I tre sottoposti aggrottarono le sopracciglia in una smorfia sofferente, la massima partecipazione empatica alle sue disgrazie che potevano permettersi sotto lo sguardo vigile e minaccioso del boss. Tuttavia, allo stesso tempo, non poterono impedirsi di convenire che, in fondo, se l'era davvero cercata: dileggiare Gene il Genio in un luogo in cui anche i muri avevano orecchie deste e lingue indiscrete, beh, non era esattamente in cima al vademecum per sopravvivere, sani e salvi, in quel distretto.
A volte, l'ingenuità dell'ispettore sapeva essere davvero commovente.
Anzi, imbarazzante.  
Senza allentare la presa dalla vittima prediletta, Gene Hunt piantò i propri scintillanti occhi verdi su Chris, il quale, se possibile, sbiancò ancora di più, e gli chiese, con viscida bonomia: "Allora, Skelton, stavi per dire qualcosa?"
"Che la pausa-pranzo è finita?" azzardò l'agente, incurvando appena le labbra in un sorriso tirato che avrebbe dovuto ispirare un briciolo di indulgenza nell'interlocutore; Annie e Phyllis annuirono all'unisono, con l'espressione tesa di chi preferirebbe di gran lunga trovarsi nel bel mezzo di una rissa fra tifosi del City e dello United piuttosto che attorno a quel tavolo, in balia dell'indole urticante dell'ispettore capo.
"Esatto, agente": Gene digrignò i denti in una smorfia ferina, prima di abbaiare contro i presenti: "Voi tre, evaporate; quanto a te, proseguiremo questa adorabile schermaglia nel mio ufficio!"
Sentendosi afferrare energicamente per i fianchi snelli, Sam tentò di divincolarsi dalla stretta del superiore, dimenando braccia e gambe in una disperata quanto infruttuosa resistenza, mentre protestava, indignato: "Che cosa hai intenzione di fare, dannato dispotico grassone?"
Allora, incurante degli improperi del prigioniero e sotto gli sguardi esterrefatti ed impotenti dei sottoposti, Hunt si gettò sulle spalle a corpo morto un riottoso ispettore Tyler, con la stessa disinvolta noncuranza con cui ci si carica di un bagaglio non troppo pesante, per poi marciare a passo spedito verso il proprio angusto feudo.
"Ehm, voi che ne dite?" balbettò Chris, non appena i due ebbero voltato l'angolo, sparendo dalla loro visuale. "Credete che il boss lo ucciderà come ha fatto con Giulietta e Romeo?"



*-*



"Smettila di farti le unghie sulla mia giacca stirata di fresco, scassacazzi" ringhiò Hunt, senza tuttavia lasciar intendere di volerlo rimettere a terra, "Tyler, perchè stamattina, invece di svegliarti, non sei morto? Mi avresti reso l'uomo più fottutamente felice di tutta Manchester."
Già, perchè non era morto?
Sam si stava ponendo proprio la medesima domanda, mentre continuava a tempestare di pugni la colonna vertebrale del superiore, per rendergli almeno disagevole l'operazione di trasporto coatto: perchè non poteva essere soltanto l'ispettore capo Sam Tyler, l'ennesimo nome che sarebbe andato ad allungare la tristemente fitta lista di vittime dei pirati della strada, invece di essere catapultato in quel delirante passato parallelo, in quel dipartimento di sfrontati nullafacenti, agli ordini di quell'abominevole replicante in forma umana di Godzilla?
A volte, quando non era troppo impegnato a cercare di non farsi ammazzare dai criminali autoctoni o a dare un senso alle voci familiari che martellavano nel suo cervello confuso, aveva la netta, sgradevole sensazione di essere l'inconsapevole protagonista di un rifacimento dozzinale e diseducativo di "Quantum Leap".
"Sai quanto detesti accontentarti, boss" sospirò con simulata cordialità, ma non ricevette alcuna risposta.
Perchè, ogni fottuto momento in cui cercava di sentirsi parte di quella disfunzionale cerchia di investigatori, la cosa più simile ad una famiglia che avesse in quell'universo alla rovescia, doveva arrivare Gene il Genio, Hunt il mastino ad abbattere con una manata villana il fragile castello di carte che aveva così faticosamente, pazientemente costruito?
Pareva che quell'uomo provasse un sinistro godimento nel concretizzare la sua dannazione terrena.
Pertanto, alquanto rassegnato a subire una sorta di becero contrappasso per colpe delle quali era quasi certo di non essersi macchiato, non emise un solo lamento, nel momento in cui il poco benevolo dittatore del dipartimento di polizia lo scaricò di malagrazia sulla soglia dell'ufficio; quindi, seguì con un'occhiata corrucciata la corpulenta figura del superiore che lo dribblava sbrigativamente e si accomodava dietro la scrivania, ingombra di carte.
Solo a quel punto, s'informò con aria svagata: "I miei malleoli doloranti ti sono debitori per l'inattesa gentilezza: qualcuno ha riscaldato la mogliettina freddolosa, stanotte?"
"Siediti" gli muggì contro Hunt, algido, prima di additargli l'unica sedia sgombra.
Per tutta risposta, Sam si appoggiò a braccia conserte contro la parete, indicando lo schedario metallico al proprio fianco e commentando, ironico: "Grazie dell'offerta, boss, ma credo che resterò in piedi vicino al mio amico; se lo si guarda con attenzione, si può ancora vedere la piccola ammaccatura lasciata dalla mia schiena, dopo che mi ci hai sbattuto contro per darmi il benvenuto al tuo servizio."
In quella caotica stanzetta, come peraltro nel resto dell'edificio, erano pochi gli arredi, le suppellettili, i pavimenti e i muri che non avevano mai avuto l'onore di entrare violentemente in contatto con qualche parte del suo corpo, e Gene di certo non poteva ignorare la questione, visto e considerato che, nella stragrande maggioranza dei casi, era lui il manesco artefice della collisione.
"Sei una mocciosetta asfissiante e piagnucolosa nel corpo polveroso di un quarantenne saccente" lo liquidò Gene in tono annoiato, prima di aggiungere: "Soltanto quello scatolone di latta potrebbe sopportare le tue lagne indecenti per più di cinque secondi, un oggetto inanimato e pressochè informe... come quel mollusco del tuo amichetto Skelton."
Oh, quale inatteso onore!
Un'impercettibile, gratificante inflessione gelosa nello sproloquio astioso del capo: allora, anche il suo personale Mr Hyde era in grado di provare sentimenti di umana bassezza; dinanzi ad un tale, inconsulto slancio emotivo, sarebbe stato insensato non controbattere.
"Chris ha tutte le carte in regola per diventare un ottimo poliziotto" lo stuzzicò in maniera abbastanza spudorata, ma Hunt non parve raccogliere la provocazione, poichè si limitò a soffiare di rimando, scettico: "Già, quasi quanto le ho io per fottermi il Principe di Galles."
Sam lo fulminò con uno sguardo di truce disapprovazione, che non fece scomporre affatto il suo sboccato interlocutore: detestava quella compiaciuta mancanza di rispetto per qualsiasi potere superiore costituito, insieme ad una miriade di altri biasimevoli tratti della sua raccapricciante personalità, tra i quali un posto di disonore spettava alla crudele preferenza accordatagli in quanto pupazzetto antistress.
"Passiamo ad argomenti seri" glissò l'ispettore capo, fronteggiandolo con una delle proprie famigerate espressioni inquisitorie, "Voglio sapere dove è successo, quando è successo, chi ha trovato i corpi, quali sono i maggiori indiziati e, soprattutto, perchè cazzo non mi hai avvisato che avevamo una fottuta coppietta assassinata di teatranti hippie su cui indagare!"
La madornale cantonata presa dal quasi infallibile Hunt il mastino, che doveva aver origliato solo metà della conversazione in sala mensa, si palesò in tutta la sua esilarante magnificenza dinanzi agli occhi e alle orecchie increduli del collega, indeciso se scoppiare o no in una grassa risata vendicativa.
Unico punto a favore del tirannico panzone, l'aver dimostrato di sapere che William Shakespeare non era solo lo stramaledetto ronzino che, lo scorso venerdì, gli aveva fatto perdere quasi trenta sterline contro quel deficiente dell'ispettore capo Litton, giù a Baker Road.
Tuttavia, dal momento che riteneva più opportuno rimandare una rivalsa, piuttosto che dire addio per sempre all'integrità del proprio setto nasale, si contenne e rivelò, sardonicamente serafico: "Boss, era un gioco."
Una smorfia d'incredulità contorse i lineamenti massicci del superiore, il quale non esitò a tuonare: "Mi stai prendendo per il culo, Tyler? Ti sei forse stancato di avere la faccia che non somigli ad un fottuto Picasso?", prima di agguantarlo per il bavero della giacca e dargli l'abituale, energico scossone ammonitore.
Dio, si ritrovò a pensare Sam, annaspando inerme fra la parete alle proprie spalle e il fisico nerboruto del capo, il copione di questa puntata sta diventando drammaticamente monotono.
"Non mi permetterei mai!" gnaulò con insolita docilità, ottenendo il non scontato risultato di ripiombare a terra, incolume. Pertanto, decise di approfittare della momentanea magnanimità dell'interlocutore per dargli ulteriori spiegazioni: "E' un indovinello logico, da risolvere usando soltanto il ragionamento deduttivo: Romeo e Giulietta sono a terra senza vita, il pavimento è cosparso d'acqua e cocci di vetro e la finestra è aperta. Con queste premesse di partenza e rivolgendo le domande appropriate a me, Chris, Annie e Phyllis avrebbero dovuto capire come sono morti, ma nessuno di loro aveva ancora centrato il punto, quando ci hai aggr... raggiunti."
Gene si ritirò per qualche istante in un raccoglimento assorto, senza tuttavia smettere di incombere su Sam, finchè, ad un tratto, l'espressione cupa si stemperò in un ghigno lugubre e la sua voce gl'intimò, con il tono accomodante di un rapinatore di banche: "Ti conviene dirmi sedutastante quale è la soluzione, se non vuoi che sparga i tuoi denti come molliche di pane da qui alla macchinetta del caffè, Sammy boy."
No, non poteva perdersi la scena della rivelazione fatale, non con un posto riservato al centro dell'occhio di bue e la battuta da primo attore.
Quindi esitò ancora per qualche istante, necessario perchè il vulcano Hunt giungesse alla soglia massima della saturazione, e infine confessò con angelico candore: "Romeo e Giulietta sono due pesciolini rossi."
"Guarda che l'opzione semina della dentatura vale anche nel caso in cui tu cerchi di fregarmi con i tuoi trucchetti da surrogato avariato del mago di Oz" lo mise in guardia Gene con un ringhio soffuso, non del tutto convinto.
Dal canto proprio, Sam proseguì, spavaldo: "Un colpo di vento ha aperto la finestra, che ha urtato la boccia di vetro che conteneva i pesci, facendola infrangere sul pavimento e causando la morte dei due. Se non ti fidi di me, puoi controllare su Wiki... Vabbè, come non detto, lascia stare: comunque, questo è quanto."
"Bravo, il mio piccolo boy scout" si complimentò in tono canzonatorio il superiore, ringraziandolo con un irruente buffetto sulla guancia che gli lasciò lo zigomo paonazzo e pulsante per alcuni lunghi attimi, necessari al capo per raggiungere l'ingresso, spalancare la porta con uno schianto assordante e ululare nel suo tronfio autocompiacimento: "Ehi, voi bifolchi, sappiate che solo e soltanto io, Gene il Genio, sono riuscito a scoprire che Romeo e Giulietta sono due fottuti pesci rossi!"
Nonostante quella grottesca pantomima, Sam non potè fare a meno di sciogliersi in una sincera risata sommessa, mentre richiudeva la porta dello studio dopo il rientro del collega: quell'incorreggibile delinquente con il distintivo pareva non conoscere il significato dell'espressione delirio di onnipotenza.
Tenendo fede alla propria nomea di parolaio da strapazzo, l'ispettore continuò a spiegare, a beneficio dell'interlocutore: "Si tratta di un enigma alquanto elementare, basato sul concetto-cardine delle categorie aristoteliche...", ma si accorse di aver esagerato quando sentì Gene brontolare, irritato: "Categorie aristochecazzostaidicendo?"
"A-r-i-s-t-o-t-e-l-i-c-h-e" sillabò con lentezza esasperante, scimmiottando l'inflessione puntigliosa dell'allievo diligente. "Da Aristotele, filosofo greco del IV secolo a.C., precettore di Alessandro Magno e fondatore del..."
Troppa sofisticata erudizione concentrata in un così breve lasso di tempo non poteva che causare una virulenta reazione allergica nello schietto ispettore capo Gene Hunt, il quale zittì il monologo a pappagallo del collega con un trionfante: "Ah-ha, lo sapevo io, che questa stronzata dei pesci morti doveva essere stata partorita dalla mente perversa di un vecchio pederasta bavoso!"
"Non è una definizione molto lusinghiera nei confronti del fondatore del pensiero scientifico moderno" si accigliò Sam, benchè da uno che aveva in cima alla lista delle proprie inconfessabili fantasie sessuali membri ambosessi della famiglia reale britannica si sarebbe aspettato, in effetti, ben di peggio.
"Questi particolari sono del tutto trascurabili: quello che è certo è che tutti i Greci sono pederasti," sentenziò Gene, prima di chiosare, lapidario, "e quelli stecchiti da un pezzo lo sono ancora di più!"
"Ok, boss, lo ammetto: tu hai sempre ragione" capitolò sbrigativamente l'ispettore, alzando le mani in un cenno di resa incondizionata, prima di soggiungere, sibillino: "Del resto, lo sanno anche i muri che tutti gli Inglesi sono bugiardi."
D'accordo, questa era una bastardata con i controfiocchi, degna del proprio subdolo cervellino da intellettuale mancato; ma, a voler considerare con occhio critico e disincantato la faccenda, anche malmenarlo in ogni occasione in cui si azzardava a contestare i suoi principi immorali era un comportamento altrettanto deprecabile: l'ispettore capo Gene Hunt stava per raccogliere ciò che aveva seminato.
Zizzania.
"Cos'è, un'altra delle tue buffonate da checca cervellotica?" indagò Hunt, assai circospetto, mentre uno dei suoi sopraccigli chiari si aggrottava in atteggiamento tutt'altro che conciliante.
"E' un paradosso, boss" lo corresse Sam, dopo essersi tacitamente augurato che il proprio imminente volo pindarico non si tramutasse nell'ingloriosa caduta di Icaro. "E' una sentenza all'apparenza del tutto logica, ma che in realtà non lo è affatto: infatti, se come afferma la frase, tutti gli Inglesi sono bugiardi, allora io ho detto la verità. Tuttavia, se dichiaro il vero sugli Inglesi, allora sto mentendo, poichè io stesso sono originario dell'Inghilterra. Comprendi?"
L'ispettore capo si lasciò sfuggire un brontolio seccato, gli occhi ridotti a due fessure, ma niente di più, quasi che fosse indeciso sul modo in cui reagire all'ennesimo prologo di una logomachia fra loro. Forse, si sorprese a sperare il collega, era davvero interessato a quegli involuti virtuosismi verbali.
Oppure, stava solo prendendo tempo per valutare l'angolazione migliore da cui sferrargli una letale ginocchiata nello stomaco ed abbandonarlo, agonizzante, sul pavimento dell'ufficio, allo spirito samaritano delle donne delle pulizie.
"Boss, abbiamo un furto con scasso a Cannon Street..." interloquì all'improvviso Chris, irrompendo a testa bassa nello studio dopo aver socchiuso la porta; quindi, s'irrigidì, terreo, come se avesse appena visto un fantasma, non appena il suo sguardo si fu posato su un sorridente, illeso Tyler.
"Skelton, il tuo ingresso nel mio ufficio non è stato preceduto da quel sonoro picchiettio delle nocche sul legno della porta, meglio noto come bussare" ringhiò Gene all'indirizzo del nuovo venuto, il quale, per tutta risposta, pigolò con estremo sollievo: "Oh, capo, ci sei anche tu... E sei... beh, come dire..."
"Vivo?" gli suggerì Sam, scoccando un'impertinente occhiata in tralice all'indirizzo del superiore, adamantino nel suo uggioso mutismo. "Sai, Chris, credo che il boss non volesse vedere macchie del mio lurido sangue insozzare la sacra effige di Gary Cooper... Almeno, non oggi."
"Qualcuno non doveva andare sul luogo di un furto? Allora, piantatela di cinguettare come gaie comari di paese e sparite dalla mia vista!" mugghiò Hunt, con l'espressione livida di chi non intende nè ripetersi, nè essere disobbedito; pertanto, i due sottoposti si affrettarono a lasciare l'ufficio con uno sbrigativo cenno di congedo, senza replicare oltre. Poi, mentre si dirigevano verso il parcheggio, Chris prese a saltellare attorno al collega alla stregua di un cucciolo impaziente e s'informò, curioso: "Il boss sembrava stranamente preso dalla vostra conversazione: di che stavate parlando?"
"Cercavo di illuminarlo riguardo al significato filosofico della parola paradosso, ma dubito che abbia afferrato il concetto" asserì l'ispettore, prima che una bieca, allettante intuizione si facesse largo nella sua mente pronta e contorta, dipingendogli sul volto un ghigno demoniaco che non mancò di inquietare il malcapitato compagno: "Ehm, scusa la franchezza, ma quando sorridi così mi metti paura, capo..."
"Non è nulla, Chris" si premurò di rassicurarlo, con sardonica pacatezza. "Forse, ho soltanto bisogno di ricorrere ad un esempio più perspicuo."



*-*



"No, secondo me stavolta è andato per davvero" decretò Chris, laconico, mentre si alzava dalla sedia per andare a raccogliere un paio di fogli appallottolati, che un lancio mal calcolato aveva fatto rimbalzare sul bordo del cestino: a dirla tutta, era moderatamente deluso, poichè aveva sempre sperato che il capo riuscisse a resistere alla tentazione e a comportarsi come una persona normale, almeno per qualche altra lezione di metodologie investigative futuristiche.
"Ma che razza di poliziotto è, uno che da' di testa solo perchè gli hanno sparato addosso durante una rapina?" commentò a propria volta Ray, in tono critico: come soleva ripetergli spesso la buonanima di sua madre, "Chi soffre il caldo, piccino mio, è meglio che non stia in cucina"; pertanto, se quella mezza sega di Tyler si cagava addosso davanti al primo delinquente che cercava d'imbottirlo di piombo al punto di ammattire completamente, forse avrebbe dovuto prendere in considerazione la possibilità di fare, che so, il bibliotecario. O il fiorista.
Qualsiasi lavoro da finocchio saputello, basta che lo portasse il più lontano possibile dalla sua vita e dal suo distretto. E, soprattutto, dalla sua promozione.
"Guarda che anche prima della sparatoria non era del tutto a posto... Sì, sono un dio!" rettificò il collega, dopo aver centrato il bersaglio con un elegante movimento del polso sottile.
"Cos'è questo fottuto brusio?"
Preceduto da quel ringhio insonnolito, Gene comparve nel vano della porta del proprio ufficio, sbadigliando in maniera scomposta e stropicciandosi stancamente gli occhi, quindi piantò un'occhiataccia annichilatoria sui due sottoposti, rei di aver chiacchierato a voce troppo alta durante il suo sacro sonnellino postprandiale, e indagò, caustico: "Cosa cazzo ha combinato quel piantagrane di Tyler, questa volta?"
Seppur intimorito dallo sguardo velenoso del superiore, Chris ribattè, titubante e circospetto allo stesso tempo: "Tyler ha fatto tilt, come il flipper quando lo si agita troppo. Però dubito che crederai davvero a quanto sto per riferirti, boss."
"Non fare lo sciocco poppante pudico, Skelton." fu la brusca risposta del capo, il quale iniziava a dare segni inequivocabili di iracondo nervosismo. "Sai benissimo che la mia fiducia nella capacità dell'ispettore di rompere i coglioni pure ad un santo aureolato è pressochè sconfinata..."
Annoiato dalla pervicace reticenza del collega, Ray intervenne nella conversazione per dichiarare: "Circa un'ora fa, dopo aver steso il rapporto sul furto a Cannon Steet, Tyler è andato a piazzarsi davanti alla porta del bagno, sostenendo che avrebbe fatto entrare solo e soltanto coloro che avrebbero risposto in modo esatto alla domanda che lui avrebbe loro rivolto. In caso contrario, avrebbe baciato lo sciagurato. Con la lingua."
A quelle parole Hunt strabuzzò gli occhi, sgomento ed inviperito allo stesso tempo, senza tuttavia proferire una sola, irripetibile bestemmia: i due sottoposti erano certi di non averlo visto così pericolosamente controllato da quando quel buontempone di McLeod gli aveva annunciato, in vena di scherzi idioti, che la sua Ford Cortina era stata rimossa e demolita, in quanto parcheggiata in divieto di sosta. L'incauto archivista scozzese aveva zoppicato per una settimana, dopo il tormentato chiarimento.
"Il problema è che le risposte a quelle domande... beh, non esistono!" protestò l'agente, dopo aver racimolato alcuni brandelli sparsi della propria fiducia in sè, "A me ha chiesto quanti Oscar ha vinto la trilogia de "Il Signore degli Anelli" e chi ha diretto i film..."
"Non mi risultano filmati porno di contrabbando con quel titolo, Skelton" ironizzò l'ispettore capo, al limite della sopportazione civile, quando il sergente aggiunse, tanto per pregiudicare ancora di più le pessime condizioni del suo umore tempestoso: "Invece, da me voleva sapere in che anno e contro quale Stato è stata condotta l'operazione bellica Desert Storm da parte degli Stati Uniti... Quello è tutto scemo, mica li hanno ancora attaccati, i Russi!"
"Che intendi fare, boss?" concluse Chris, timido, in tono di ovvietà, "Noi vorremmo poterlo usare ancora liberamente, il bagno."
"Come minimo," sibilò Gene, traboccante di furia belluina, prima di dirigersi a passo di marcia verso la scena dell'imminente crimine, "gli sparo in faccia e poi piscio sul suo fottuto cadavere!"



*-*



"Alla buon'ora, boss: cominciavo ad annoiarmi."
Ed era vero: era trascorso un lungo, interminabile lasso di tempo da quando l'ultimo curioso e coraggioso agente del distretto aveva provato ad affrontare il suo arduo e sleale cimento, prima di battere in un'assenata ritirata strategica, come tutti i suoi colleghi precedentemente sfidati.
Pertanto, nell'attesa che si palesasse il reale e desiderato destinatario dell'astruso piano di rivincita, l'ispettore si era dapprima dedicato ad un toto-frattura, al termine del quale una probabile mandibola maciullata aveva avuto di gran lunga la meglio sulla riduzione in polvere delle vertebre cervicali, una soluzione eccessivamente radicale, ma non del tutto campata in aria.
Poi, aveva stilato una lista mentale delle proprie ultime volontà, non essendo riuscito a procurarsi alcun supporto scrittorio valido nel momento di montare la guardia al bagno: a Chris lasciava un bagaglio orale e, a malincuore, incompleto di nozioni sulle scienze forensi, con l'augurio di un radioso avvenire investigativo.
A Ray concedeva la strada spianata per ottenere il grado di ispettore, tanto per dimostrare di non essere un tipo che serba rancore.
A Phyllis ed Annie avrebbe destinato il proprio modesto monolocale, perchè, in suo ricordo, lo migliorassero con il tocco di decoro femminile di cui aveva assai bisogno.
Infine, a Gene affidava senza remore la sinistra bambina con il clown, perchè quel violento grassone maleducato non meritava niente di meglio da quell'ingiusta e prematura dipartita.
Finalmente, la sua funesta nemesi piombò nel bel mezzo del corridoio deserto con andatura animalesca e tonfante, benchè Sam si fosse immaginato piuttosto di vederlo vorticare al centro di una nuvola di polvere, sbriciolando ogni singolo oggetto al proprio passaggio, alla stregua di Taz, il pestifero diavoletto della Tasmania.
"Non struggerti, Tyler" lo tranquillizzò Hunt, in una lugubre replica a denti stretti, "Le tue sofferenze terrene stanno per avere fine: posso sapere che cosa cazzo ti sei messo in quella testaccia bacata, questa volta?"
"Sto cercando di insegnare a quei bifolchi dei nostri sottoposti- come li definisci tu- che cosa sia un paradosso" dichiarò l'ispettore, con una naturalezza disinvolta che non rispecchiava del tutto il suo stato d'animo in quel preciso momento. "E, comunque, fino a prova contraria, le regole dicono che sono io a fare le domande, e la domanda per te è la seguente: cosa sto per farti io adesso?"
Quando era ancora un liceale dalla cravatta impeccabilmente annodata e dalle dita sempre macchiate d'inchiostro, Sam Tyler si era spesso domandato, nel corso delle tediose lezioni di storia della filosofia, perchè non ci fosse mai stato qualcuno che ribattesse per le rime alle alate fandonie dei filosofi.
"Lo so!"
Senza mostrarsi per nulla pensieroso, o esitante, l'ispettore capo ruppe il silenzio teso calato sulla scena, prima di rispondere, gongolando con spiazzante sicumera: "Tu adesso mi bacerai con la lingua."
Ora lo sapeva: perchè nessuno di quegli antichi sapienti aveva avuto la sfortuna di avere come avversario in una diatriba all'ultimo sangue l'ispettore capo Gene Hunt.
Ascoltare la soluzione esatta, articolata dalla voce stentorea e gutturale di quell'ottuso trippone, il quale avrebbe dovuto essere un esperto di filosofia eristica greca quanto lui lo era di artigianato vascolare tardomiceneo, ebbe sul malcapitato ispettore il medesimo, devastante effetto di un gancio ben assestato sotto il mento: impallidì, avvertendo tutta la propria garrula baldanza di poco prima liquefarsi e scivolargli fin sotto la suola delle scarpe, si addossò alla porta retrostante e borbottò, esterrefatto: "Co... come cazzo ci sei arrivato, boss?"
"Vedi, Tyler, ogni tanto anche a quel somaro picchiaduro di Gene Hunt viene voglia di fare i compiti, sebbene preferisca estorcere i risultati ai secchioni mingherlini e pusillanimi come te, per mezzo di una blanda coercizione fisica" ridacchiò il superiore, gonfio della propria illimitata, e in quel caso meritata, boria, quindi spiegò: "Nel caso io mentissi, tu dovresti baciarmi, ma allora io avrei detto il vero, e pertanto saresti obbligato a lasciarmi entrare, sebbene, se tu lo facessi, io avrei affermato il falso e così via, in un circolo vizioso ed insensato che solo un petulante invertito come te poteva escogitare. Dunque, cosa ti ha insegnato tutto ciò?"
No, non era esattamente l'epilogo cui avrebbe voluto assistere, ma, dopotutto, c'era stato anche un momento, ormai remoto e maledetto, in cui quell'imbecillità gli era parsa un'idea brillante: possibile che ogni espediente escogitato per metterlo metaforicamente in culo a quel ciccione irresponsabile finisse per ritorcersi contro di lui, alla maniera delle sofisticate e mirabolanti trappole di Wil E. Coyote?
"Ad esempio, che io sono il solito sputasentenze fulminato, buono soltanto a combinare indicibili casini, mentre tu sei il fulgido Dio in Terra, l'Uno e Trino che con la sua sfolgorante epifania salva la situazione?" tentò Sam, una smorfia di isterica ironia che gli contorceva i lineamenti gentili.
"Che parli troppo ed agisci poco, Sammy boy" fu la perentoria replica dell'ispettore capo, il quale si affrettò poi a zittire ogni suo ulteriore sproloquio, posandogli l'indice sulle labbra socchiuse. Quel repentino contatto, così lieve, così intimo, lo fece trasalire, un gelido fuoco sottile che gli percorreva la spina dorsale ed incendiava ogni singola fibra sensibile del suo corpo; e non si trattava di una reazione spaventata.
Affatto.
Quel pomeriggio si era sbagliato di grosso, Gene non aveva bisogno di un brutale colpo di mano per radere al suolo sin dalle fondamenta ogni sua esile, orgogliosa difesa, quando era sufficiente posargli un dito tozzo e calloso sulla bocca per farlo capitolare in maniera rovinosa all' implacabile assedio dei sensi. E, questa volta, neppure la sua miagolante, inarrestabile eloquenza sarebbe riuscita a sottrarlo ad un'inevitabile punizione, la quale, tuttavia, prometteva di essere gradevolmente eccitante.
"Allora," tuonò Hunt, esasperato, prima di avventarsi su di lui con la famelica cupidigia di un uccello da preda, "intendi baciarmi oppure no, cialtrone?"



FINE




Ed ora, ci aspettano le (dolenti) note:
1) Al contrario di Gene Hunt e co., noi disponiamo di Wikipedia: pertanto, invito chiunque non si fidi delle parole della sottoscritta a verificare la soluzione del quesito su Giulietta e Romeo alla pagina Indovinelli di logica;
2) Davvero non riesco a ricordarmi come si chiami la cuoca della mensa del distretto, la quale viene nominata nell'episodio 01x05; pertanto, ho deciso d'ufficio di chiamarla "Martha". Appena Mamma Rai si degnerà di trasmettere l'episodio in questione, provvederò a correggere l'invenzione;
3) Quantum Leap è un telefilm degli anni '80, in cui uno scienziato (interpretato dall'attore Scott Bakula) si ritrova catapultato indietro nel tempo in molteplici luoghi e tempi, costretto ad impersonare di volta in volta una persona realmente esistita in quell'epoca ed aiutato da una proiezione olografica di nome Al;
4) Baker Road, la via degli allibratori, viene nominata nel corso dell'episodio 01x02, così come la rapina con sparatoria che ha condotto al ferimento di June, una ragazza che lavora presso il distretto;
5) Tutti gli Inglesi sono bugiardi è la versione made in Tyler del paradosso di Epimenide di Creta, filosofo e sacerdote del VI secolo a. C., il quale afferma che Tutti i Cretesi sono bugiardi;
6) Anche il secondo paradosso citato in questa fiction è una traduzione tyleriana del Paradosso del mentitore, altro interessante lemma che potete consultare con profitto su Wikipedia;
7) L'anno delle undici statuette vinte dalla trilogia de "Il Signore degli Anelli" è il 2004, e il regista della saga è Peter Jackson;
8) L'operazione Desert Storm è stata condotta dagli Stati Uniti d'America contro l'Iraq fra il 1990 e il 1991, nel corso della Prima Guerra del Golfo;
9) Dai, Godzilla, Taz e Wil E. Coyote lo sapete chi sono, vero? Vero?
10) L'archivista scozzese McLeod è un'invenzione della sottoscritta.


Ok, anche questo mio secondo delirio slashoso è giunto al termine, spero che abbiate apprezzato e che decidiate di lodarmi/insultarmi/invitarmi a zappare patate piuttosto che scrivere, lasciando una recensione nell'apposita sezione.

Alla prossima!^^   
   
 
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