Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Lalani    23/06/2009    12 recensioni
Nuova raccolta ispirata dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.
In queste poesie dal cimitero di Spoon River emergono i rimpianti, i dolori e le uccisioni degli abitanti.
Tenterò di analizzare le poesie con l’aiuto dei personaggi di Naruto, e forse insieme riusciremo ad espiare i peccati dei morti o ad esprimere i loro desideri.
#7= Gli Angeli Della città Incompresa. Buon SHIKATEMA Day!!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
   >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
It is a boat longing for the sea
 and yet afraid




Un deserto blu si stendeva dai suoi piedi fino all’orizzonte. Un dipinto acquoso cosparso di sfumature candide e rosate, incorniciato da un cielo senza contorni.
Temari piegò la testa all’ingiù, come faceva da piccola per osservare la sabbia dorata sottosopra; ora invece vedeva un unico manto azzurro. Sorrise, la gola arsa dal desiderio di dissetarsi bevendo tutta quell’acqua salata e cristallina, così scarsa nella sua terra natale. Sorrise, nel vedere per la prima volta il mare, dopo anni di mitici racconti e vestiti turchini che non potevano essere paragonati a quell’immensità acquamarina. Aveva sempre pensato che il blu e l’azzurro fossero colori mitici e divini, tonalità che gli uomini potevano copiare solo dal cielo, sede delle divinità e della vita infinita. Mai avrebbe pensato che molti uomini potessero toccarlo e berlo e sentirlo sulla pelle arsa, quel colore divino.
Il sorriso gioioso della ragazza svanì quando vide un’ombra allungarsi sotto i suoi piedi, ingigantita dal sole cocente.
“Te lo puoi scordare.”
“Cosa c’è, cry-baby, paura dell’acqua?”
“Ti ricordo che sei tu quella che non sa nuotare! Sei sicura di non aver cambiato idea??” commentò Shikamaru con un cipiglio sprezzante e allo stesso tempo speranzoso.
“Mai! Ho dato la mia parola di kunoichi che dopo aver concluso questa noiosa missione diplomatica, mi sarei goduta per la prima volta una bella gita in barca!” esclamò Temari, estatica alla vista delle vele bianche che danzavano con le onde.
Shikamaru sbuffò annoiato e si schermò gli occhi neri per proteggerli dal sole incandescente e si ritrovò a guardare i lineamenti di Temari, meno tesi e più leggeri, come se l’adolescenza fosse la sua vecchiaia, e alla vista del mare fosse tornata bambina.
“Non ho intenzione di spendere i miei risparmi per una stupida gita! Dovevi tenerne conto prima di ingozzarti di dolci e sprecare tutto il tuo denaro” ribatté Shikamaru, nel tentativo di togliersi di mezzo questa seccatura del mare e di tornarsene a casa, dove avrebbe potuto finalmente stendersi e sbarazzarsi del pungente odore di salsedine.
Togliersi il ricordo, il rimorso, di quel viaggio troppo breve.
“Ma che razza di uomo sei?? Come puoi essere così spilorcio con una signora?” protestò Temari senza staccare gli occhi dall’orizzonte azzurrato.
“Quale signora, di grazia?”
“Coglione. Aguzza i tuoi sensi da super-genio e quei tuoi occhietti cisposi.”
“Nonostante la mia abilità nelle arti ninja, temo che questa richiesta potrebbe risultare un po’ troppo difficile.”
“Per uno sfaticato e fifone come te, di sicuro.”
“Oh, taci, mendokuse”
“Demente”
“Vecchia strega”
“Piagnone”
“Testa d’ananas”
“COOOSA???!!”




Una barca con le vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.



Shikamaru si sporgeva da una piccola terrazza miracolosamente all’ombra: sotto di sé, il porto era un via vai di pesci freschi e agonizzanti, braccia sudate, barche vergini che compivano il loro primo viaggio, barche anziane che arrancavano verso il porto.
Shikamaru non riusciva a decidersi a quale barca assomigliasse di più. Probabilmente a nessuna della due.
“Ecco. Tu sei una dannatissima barca ferma in porto”.
Shikamaru dovette accendersi un’altra sigaretta per non essere tentato dalla notevole altezza della terrazza, che gli avrebbe procurato un’agognata e indolore fine.
Temari, con i capelli increspati dal vento salato e gli occhi dalle sfumature turchesi simili a quelli del mare sottostante, guardava con curiosità e desiderio le barche tozze che scivolavano leggere a pelo dell’acqua.
Shikamaru si sedette sulla sottile ringhiera, incorniciata da gerani purpurei, e sbuffò fuori una zaffata di fumo che si confuse presto nell’aria salmastra.
“E invece di rimanere in porto, dove dovrei andare secondo te?” le chiese il ragazzo, buttando la testa indietro e chiudendo gli occhi stanchi.
“Dovresti semplicemente smettere di sbuffare e lamentarti” gli rispose la voce forte di Temari “Sei un chuunin fra i più prestanti nelle missioni interne ed esterne al tuo villaggio! E ho sentito anche che molti nobili hanno richiesto la tua presenza nelle loro carovane e nelle loro dimore. Dovresti lasciare il nido e volare verso orizzonti più vasti. Cazzo, Shikamaru, potresti fare quello che vuoi e ottenere il massimo rendimento, se solo lo volessi. Potresti anche portarmi a fare una gita in barca, se lasciassi il porto della tua pigrizia e la smettessi di essere così sfaticato!”
Potresti esaudire un mio desiderio, per una volta.
Shikamaru, annoiato, strizzò gli occhi stretti e li puntò in quelli enormi di Temari, pacati ma sicuri. Chissà perché gli stava facendo quella predica, invece di tirargli un pugno in pancia e costringerlo a dargli i soldi rimasti.
“ Piantala con questa menata della barca! E comunque, non lascerò Konoha. La mia volontà è quella del fuoco. Io vivo per servire il mio villaggio, i miei amici, i miei parenti” le comunicò serio, mentre, di malavoglia, tornava a guardare il mare, e quell’acqua tiepida e smorta, così diversa dal fuoco che sentiva nel suo cuore.
“Serviresti benissimo il tuo villaggio, se non fossi così pigro! Ma non ce l’hai un minimo di ambizione? Non vuoi spiccare tra gli abitanti della Foglia??” replicò Temari, infastidita, mentre si mordeva un labbro al sapore di sale. Forse era solo lei che sentiva questo bisogno, che lo agognava come acqua, la stessa che invocava dopo mesi di siccità. Lei e i suoi fratelli avevano dovuto scalare il muro dell’indifferenza costruito dai loro stessi concittadini, mattone dopo mattone. Non potevano rimanere i figli di quello sciagurato del Quarto Kazekage, che aveva distrutto la moglie fino a costringerla a maledire il suo stesso villaggio, che aveva trasformato suo fratello in una macchina di sangue e sabbia.
Era stata l’ambizione sacra e pulita di Gaara a riesumarli dal fango. E ora quel cretino del Nara denigrava la sua ancora di salvezza…ma perché stava cercando di spronarlo in quel modo? Era inutile, come sbattere la testa contro un melone.
Shikamaru buttò indietro la testa, sotto i raggi che cominciavano a perforare l’ombra della timida terrazza, e si rigirò nel palato la parola ambizione, assieme al fumo.


L’ambizione mi chiamò
 ma io temetti gli imprevisti


La prima volta che aveva davvero sentito l’ambizione nel suo animo, la prima scintilla della sua volontà di fuoco, era stata durante l’esame di selezione dei chuunin.
Quando era stato travolto dagli applausi della folla multicolore, punteggiata da facce orgogliose e note, sorprese. Aveva sentito il suo corpo bagnato di stanchezza e adrenalina, mentre le sue orecchie erano piene di schiamazzi, di grida, di voci dal timbro straniero e altre comuni nella sua amata patria.
Aveva visto con occhi intrisi di piacere il maturo corpo della sua avversaria fremere e la sua sfacciataggine sbriciolarsi negli occhi chiari. Eppure si era ritirato.
Non sapeva ancora perché avesse rinunciato a infliggere una sonora sconfitta a Temari. All’inizio si era ripetuto fino alla stremo di non aver avuto voglia, anche se questa sua versione aveva provocato lo sgomento del villaggio, le prese in giro degli amici e l’ira di sua madre. E anche una promozione a chuunin, che, tirando le somme, era risultata la conseguenza più seccante.
Ma forse era stata la vista degli occhi di Temari, splendenti e fieri, che gli avevano mostrato una forza e un’ambizione contro le quali la sua fiammella da candela non poteva competere: un amore smisurato, fanatico, per il suo villaggio, un orgoglio immenso e un fiducioso amore fraterno.
Shikamaru si era sentito indegno di vincere quella sfida; lui, il ragazzino pigro e viziato contro quella ragazza erosa dal deserto, innamorata di Suna.
E poi aveva ragione Asuma-sensei: era troppo pigro per fare qualsiasi cosa, figuriamoci per seguire un’ambizione neonata e incerta.
Un’ambizione vicina, ma che presentava l’imprevisto di essere troppo stancante.


Il dolore bussò alla mia porta,
e io ebbi paura.

“Anche il dolore può essere una fonte di cambiamento” mormorò Shikamaru, mentre lasciava che il sole bagnasse la sua fronte pallida, anche se sapeva che presto avrebbe desiderato bagnarsi con l’acqua del mare turchese.
“Oppure ti fa radicare le tue convinzioni su un terreno sterile. Ti blocca” commentò Temari, mentre si arricciava un boccolo, lentamente. Il suo dolore l’aveva rinchiusa nella prigione che si era rivelata il suo stesso villaggio, la sua stessa casa, la sua stessa famiglia. Aveva dovuto scavare e toccare il fondo prima di poter risalire.
Invece il dolore aveva fatto viaggiare Shikamaru per chilometri, lontano dal nido, per estirpare la sua sofferenza.
 E quella sofferenza l’ aveva indubbiamente temprato
Temari, durante la sua ultima visita, aveva trovato Shikamaru alle porte di Konoha e durante quei pochi giorni si era dimostrato più affabile e loquace. Solo alla sua partenza Temari era venuta a conoscenza della morte di Asuma, il fedele e benevolo Asuma. E Temari aveva scoperto cosa si nascondeva dietro l’apparente serenità di Shikamaru, cos’era l’ombra nei suoi occhi e il lieve tremore alle mani, cosa significasse per lui parlare per la prima volta da settimane con una persona estranea alla tragedia, una persona che non usava una voce più soffice o cercava lacrime nascoste.
Per un attimo, solo con lei, solo per lei,  aveva lasciato il suo porto.
Temari abbassò di nuovo lo sguardo sull’ormai amato mare, che l’affascinava sempre di più con le sue chiazze di acqua chiara e scura, con i suoi gabbiani che stridevano contro il tramonto imminente, con le sue vele che la chiamavano, preganti.
Temari volse lo sguardo verso il profilo preciso e forte di Shikamaru, ammantato della beatitudine marina.
“Anche l’amore può far smuovere una barca dal suo porto, no?”


Perché l’amore mi si offrì e
 io mi ritrassi dal suo inganno


Shikamaru sentì il sangue ribollire, che presto si trasformò in calore, che presto si trasformò in ansia, che presto si tramutò paura.
Ma sul viso di Temari c’era un sorriso aperto, solare, semplice, allegro, diverso dai canoni di seduzione o timidezza femminile. Diverso.
“L’amore può essere un inganno” borbottò il ragazzo mentre gettava la sigaretta giù per la terrazza, in una tomba di luce.
Temari si alzò e scosse la chioma lucente.
“O forse no” sorrise.
Shikamaru sentì le sue labbra stendersi, indipendentemente dal suo volere e dal suo orgoglio.
Altro sorriso.
“Allora, barchetta, esci dal porto?”
“Col cavolo che sono una barchetta!”
“Vero, ora che ci penso assomigli di più a una zattera…”
“Dovrai sperare che le ananas galleggino, mendokuse che non sei altro! È insultandomi che tenti di farmi uscire dal porto?”
“Bè, mi pare che come tattica funzioni! Infatti, ora compiremo il primo passo: mi porterai a fare la gita in barca!E pagherai tu”.
“Posso sperare che dopo quest’inutile perdita di tempo e di energie mi lascerai nel mio calmo e sicuro porto?”
“In realtà, credo che potrei costringerti a farti uscire più spesso. Magari verresti più spesso a Suna, invece di fare di bradipo tutto il giorno!”
“Sei proprio un ananas, mendokuse: spinosa fuori e aspra dentro!”
Per non dire dolce dentro.
Temari rise, forte, incurante dell’insulto che la sua mente incantata ben presto trasformò in complimento.
 Attese un attimo, e poi, con la velocità di uno sprazzo di sole, gli donò un fulgido bacio sulle labbra screpolate dal sale.
Temari corse via, soddisfatta, col vestito e i capelli impregnati di granelli di sabbia persi nel vento. Non vedeva l’ora di toccare il colore divino.
Shikamaru le corse dietro, felicemente sconfitto, agile nella brezza marina.
Non vedeva l’ora di toccare il cuore di Temari.




E adesso bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre alla follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio.







Eccomi tornata!* e il terrore calò su efp*
Buongiorno care lettrici e cari lettori: LaLa, dopo un’assenza 4 mesi( o cavolo O_O) è tornata sui vostri schermi.
Intanto, questa fic è stata scritta per lo ShikaTema day, il giorno più nero dell’anno! Sono fiera di professare l’OMN, una filosofia di vita. Mi raccomando, commentate tutte le perle nere che saranno postate oggi! Sono venuta a conoscenza dell’evento soltanto ieri, e quindi ho avuto un giorno di tempo per scriverla! Quindi linciatemi piano^^.
Ma ora passiamo alla presentazione di questa nuova fic!Per scacciare il blocco dello scrittore e la mia pigrizia, scriverò questa raccolta ispirata dalle celebri poesie di Edgar Lee Masters, ovvero tratte dall’Antologia di Spoon River.
Queste poesie sono scritte dal punto di vista degli abitanti del cimitero della città, che raccontano le loro vite terrene e i loro rimpianti: la mia interpretazione sarà libera e differente, anche se cercherò di “risolvere” i rimorsi dei morti con i personaggi di Naruto. Non credo che riuscirò ad analizzare tutte le poesie, anche perché sono 460 O_o e perché alcune sono a tema politico, e non voglio scrivere sciocchezze o errori.
Il protagonista di questa poesia è George Gray(scritto nel titolo) un uomo che ha abbandonato le sue ambizioni per paura: si considerava una barca forte e resistente ma che non si è mai staccata dal porto. Mi ha ricordato il nostro Shika e poi ci ho aggiunto una spruzzatina di Temari.Mi è venuta fuori una roba un po’ filosofica, ma l’ho fatto per rispettare le esigenze della poesia. Le frasi in corsivo non sono mie, ovviamente, ma sono tratte dalla poesia, come il titolo, che però ho conservato in lingua originale.
Spero che vi sia piaciuta^_^
Non mi resta che augurare tutti un buon ShikaTema day(la sentite, la fuorviante energia del nero??*_*)
Grazie per la vostra attenzione,
LaLa
  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Lalani