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Autore: Atelofobica    26/11/2017    5 recensioni
Derek è un Alpha che non vuole innamorarsi perché legato alle vicende del passato. Stiles è l’Omega che gli farà perdere la testa. Dal primo capitolo: “ Come in una specie di trans, si ritrovò ad inseguire quella scia di profumo, che lo condusse in salotto, che lo condusse da Stiles. Ebbe quasi l’istinto di correre via, ma quando il ragazzo, seduto sul divano con una tazza di latte fumante in mano, si girò a guardarlo, dovette invece reprimere l’istinto di corrergli incontro.”

[ Omegaverse! AU! AllWerewolf! ]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Io vi ho avvisati. Salve, prima di iniziare, per favore, leggete cosa ho da dirvi! In questa storia i personaggi saranno abbastanza OOC, spero che la cosa non vi dia troppo fastidio. Inoltre volevo dirvi che, ahimè, in questa storia non ci saranno descrizioni di scene di sesso (si, lo so, riesco a sentire tutta la vostra disapprovazione), non perché non mi piacciano, ma perché, semplicemente, non so scriverle! Mea Culpa! Poi vorrei dirvi che, ovviamente, non sono una scrittrice, mi piace solamente mettere per iscritto certi film mentali che mi faccio, quindi perdonate eventuali e(o)rrori.
Ah, dimenticavo di dirvi che i personaggi sono tutti licantropi!
Detto ciò, credo di aver finito! In caso vi romperò nei prossimi capitoli! A presto!
P.S il titolo della storia è un chiaro riferimento alla canzone Bliss dei Muse <3

 

Bliss

give me all the peace and joy in your mind

 

[ Uno ]

- Derek devi venire subito qui - .
Sua madre l’aveva chiamato nel cuore della notte, preoccupandolo a morte. Si era messo addosso le prime cose che aveva trovato in giro per il loft ed era subito salito in macchina per raggiungere la villa il più presto possibile.
Pensò che doveva essere accaduto qualcosa di davvero grave per svegliarlo a notte fonda, e nella sua mente incominciarono a prendere forma le ipotesi più disparate. Pensò alle sorelle lontane, Laura e Cora, sperando che non fosse successo nulla a loro. Pensò al branco, ai cacciatori. In quei pochi minuti che impiegò ad arrivare dalla madre, pensò a tutte le tragedie possibili ed immaginabili. Le luci della villa erano accesse e mentre attraversava correndo il vialetto di casa, sentì un forte odore di sangue, che però non riuscì a riconoscere.
- Mamma -, urlò in ansia entrando come una furia in casa.
- Sono qui -, rispose la donna dalla stanza accanto con voce pacata.
Nell’aria sentiva diverse emozioni: dall’ansia, alla paura, alla disperazione.
Quando Derek entrò nella cucina, oltre alla madre, vide anche una figura tremante, seduta su una delle sedie del tavolo, con una coperta addosso. Teneva il capo chino e la coperta, tirata su fino alla testa, non gli permetteva di vederlo bene in viso. Era lui ad emanare quel forte odore di sangue, sangue che Derek fu quasi certo non fosse il suo. Ma non era tanto l’odore di sangue che aveva addosso il ragazzo a preoccuparlo, ma bensì le sue emozioni: puzzava di paura, rabbia e disperazione.  
- Cosa è successo? -, chiese nervoso Derek avvicinandosi alla madre, non perdendo d’occhio il ragazzo.  
- Non lo so, non parla! L’ho trovato davanti alla porta, pieno di sangue e terrorizzato-, sussurrò Talia guardando il ragazzo con compassione.
Derek rivolse uno sguardo alla madre rendendosi conto di quanto fosse preoccupata. Entrambi erano certi che gli fosse accaduto qualcosa di terribile.
-Io vado a preparargli la stanza di Cora, dobbiamo aiutarlo, tu prova a parlare con lui-.
Derek annuì e mentre la madre si apprestava a lasciare la cucina, lui si avvicinò lentamente al tavolo per poi sedersi accanto al ragazzo.
-Come ti chiami?-, chiese con tono rassicurante sperando di avere la sua fiducia. Il ragazzo alzò di pochissimo la testa per guardarlo, e Derek riuscì finalmente a vedergli il viso. Era giovane, con dei lineamenti dolci e due grandi occhi pieni di lacrime e disperazione.
-Stiles-, mormorò pianissimo fissandolo dritto negli occhi.
-Ciao, Stiles-, sorrise teneramente, - Io sono Derek, stai tranquillo, adesso ci prenderemo cura di te, ma devi dirmi cosa è successo-.
Stiles rimase qualche secondo in silenzio a guardarlo, poi abbassò gli occhi e si portò le mani alla bocca.
-I cacciatori ci hanno attaccato-, rispose con voce rotta, - Hanno…hanno ucciso tutti, tutti quanti. Uomini, donne… e bambini-.
Derek chiuse gli occhi, portandosi una mano dietro la nuca e fece un lungo sospiro. Di solito i cacciatori non sterminavano interi branchi, si limitavano ad uccidere i lupi più violenti o chi non rispettava le regole, ma quel comportamento era davvero ingiustificabile.
-Chi era il tuo capo branco?-, chiese qualche secondo dopo, vedendo con la coda dell’occhio la madre ritornare.
-Mio padre era il capo branco-, rispose iniziando a piangere, -Noah Stilinski-.
Derek sentì la madre dietro di se trasalire, mentre lui si limitò ad annuire al ragazzo cercando di non trasmettere alcuna emozione.
Conoscevano Noah, erano sempre stati in buoni rapporti con il suo branco. Averlo perso in quel modo era una vera tragedia.
-Tesoro, vieni! Ti ho preparato un bel bagno caldo, così poi puoi andare a riposare-.
Talia abbracciò Stiles per le spalle e dopo aver dato una fugace occhiata a Derek, lo accompagnò verso il piano superiore.
Conosceva lo sguardo che sua madre gli aveva rivolto, lo conosceva benissimo, significava “siamo in pericolo, siamo tutti in pericolo” e Derek non poté che darle ragione.


Il giorno dopo Derek riunì il branco e raccontò l’accaduto. Disse che da quel momento in poi dovevano stare attenti, più attenti, perché quel massacro non era accaduto a loro per pura fortuna o casualità.
-Quindi cosa dici di fare?-, chiese Scott visibilmente stravolto.
-Dobbiamo tenere gli occhi aperti, da sta sera incominciamo a fare delle ronde  per tenere tutto sotto controllo-, rispose con tono autorevole. Non voleva far vedere al suo branco quanto quella situazione lo preoccupasse.
-Quindi non faremo nient’altro? Ci difenderemo e basta?-, domandò Peter contrariato.
-Cosa proponi-, esclamò Derek rivolgendo un’occhiataccia allo zio. Sapeva che quella era l’occasione giusta per Peter di prendere il controllo e spodestare il suo ruolo di capo branco, ma non gli avrebbe permesso di mettere tutti in pericolo. Non per le sue stupide lotte per il potere. Non fin quando lui era il capo branco.
- Giochiamo d’anticipo! L’hai detto anche tu che sarebbe potuto accadere a noi! E secondo te, quanto tempo passerà prima che accadrà veramente a noi!-.
Alcuni membri del branco presero ad annuire alle parole di Peter che sembrò infervorarsi alla vista del tacito consenso che gli avevano dato.
-L’attacco è la miglior difesa-, continuò suo zio, - Noi siamo lupi, siamo guerrieri, non possiamo aspettare che ci vengano ad ammazzare tutti-.
-Ma non sappiamo nulla dei cacciatori. Non sappiamo dove trovarli-, esclamò Isaac per nulla convinto dal discorso di Peter.
-Li troveremo e li uccideremo-, rispose risoluto Peter, facendolo sembrare una cosa da niente.
-E se fosse proprio questo quello che vogliono?-, chiese Derek attirando su di se l’attenzione di tutti, - Pensateci bene, i cacciatori non hanno mai sterminato un branco intero, mai! E se l’avessero fatto per farci arrabbiare, per farci agire in maniera sconsiderata!-.
-Pensi sia una trappola?-, domandò pensieroso Scott.
-Potrebbe essere-, confidò Derek sentendosi addosso lo sguardo di suo zio.
-E cosa hai intenzione di fare, quindi?-, domandò Peter riluttante.
-Parlerò con gli altri branchi, devono sapere dei cacciatori, e se dobbiamo attaccarli, meglio avere più alleati possibili-, rispose Derek guardandolo con sfida.
Alle parole di Derek il resto del branco prese ad annuire e ad esprimere evidente consenso. Peter, infastidito, uscì dal loft senza degnarlo di uno sguardo.
Ancora una volta, aveva dimostrato a tutti, che era lui il degno capo branco.


Finita la riunione, decise di andare alla villa per andare a trovare la madre e Stiles. Quando entrò in casa, si rese subito conto che l’atmosfera era molto più rilassata e calma e che non c’era più quel forte odore di sangue. Al contrario, la casa era completamente invasa da un odore che Derek non conosceva. Era un profumo dolce, non stucchevole, estremamente piacevole. Come in una specie di trans, si ritrovò ad inseguire quella scia di profumo, che lo condusse in salotto, che lo condusse da Stiles. Ebbe quasi l’istinto di correre via, ma quando il ragazzo, seduto sul divano con una tazza di latte fumante in mano, si girò a guardarlo, dovette invece reprimere l’istinto di corrergli incontro.
Era un omega e lui un alpha. La sera prima con tutto quel sangue addosso non era riuscito a sentire il suo odore e adesso gli sembrava di non potere più vivere senza.
-Buongiorno-, mormorò Stiles accennando un piccolo sorriso, anche se gli occhi rimanevano sempre pieni di tristezza.
-Buongiorno-, rispose velocemente Derek guardandosi intorno, cercando di non incontrare gli occhi di Stiles, -Stai meglio?-, chiese con fatica, sperando e pregando di vedere arrivare la madre per poterlo salvare da quella situazione.
-Si, grazie-, rispose con naturalezza spostando i suoi occhi da Derek alla tazza di latte.
Non sentendo più lo sguardo di Stiles addosso, Derek ne approfittò per guardarlo e in quel momento si rese conto che indossava alcuni dei suoi vecchi vestiti. Gli scappò un tenero sorriso nel vedere come gli stavano enormi, ma quel sorriso si spense non appena arrivò alle sue narici il suo odore immischiato a quello di Stiles. Era per via dei vestiti, lo sapeva, ma il solo sentire il suo odore e quello del ragazzo fusi insieme, lo aveva fatto agitare in un modo incontrollato.
In quel momento arrivò Talia che si accorse già dal primo sguardo che c’era qualcosa di strano in lui.
-Derek-, lo richiamò la donna con un sorriso, avvicinandosi velocemente a lui, -vieni in cucina ti preparo il caffè-. Dettò ciò sua madre lo prese per un braccio e lo trascinò quasi di forza nella stanza accanto, tutto questo sotto lo sguardo confuso di Stiles, che per fortuna, non sembrò accorgersi della situazione.
-Stai bene?-, domandò sua madre accarezzando il viso del figlio. Sapeva cosa gli stava accadendo, e sorrise bonariamente alla reazione del figlio.
-Si, si sto bene-, rispose poco convinto guardando, dalla cucina, il salotto dove si trovava Stiles.
-Adesso devo andare-, esclamò di colpo, come se si fosse appena risvegliato da una specie di sogno e fosse di nuovo in contatto con la realtà intorno a lui.
In effetti era bastato un po’ di distanza per far riattivare il suo cervello, per farlo ragionare. Se Stiles gli faceva quell’effetto, era nei guai. Non voleva un omega, non voleva sentirsi debole. Non di nuovo.
-Mamma-, richiamò l’attenzione della donna, -se va in calore avvisami-.
La donna annuì capendo subito cosa volesse dirgli. Se lui fosse andato alla villa mentre Stiles era in calore, non sapeva se avrebbe avuto la forza di controllarsi.



[ Rieccomi, volevo solo fare un piccolo chiarimento riguardo la copertina! La GIF non mi appartiene,  l'animazione non è mia, io mi sono limitata a fare qualche modifica! Beh, spero che la storia vi incuriosisca, si è omegaverse come tante altre, l'originalità non è il mio forte, ma spero comunque che vi piaccia! ]
Un bacio da Atelofobica :D

  
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