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Autore: shira21    29/11/2017    0 recensioni
Elizabeth ha conosciuto Lysandro al liceo, trovando in lui un porto sicuro dopo la morte dei genitori, e quando anni dopo si mettono insieme pensa che sia solo la normale evoluzione della loro amicizia.
Ma come fidanzati iniziano ad avere dei problemi: lui è sempre più distante e lei vuole di più.
Poi una sera, incontra il suo migliore amico, Castiel, e in quegli occhi grigi scopre un anima simile alla sua.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Lysandro, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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A svegliarmi è la troppa luce che filtra dalla finestra. Lentamente prendo coscienza che non sono avvolta in circa una decina di piumoni ma è Castiel che è troppo caldo. Sorrido ancor prima di aprire gli occhi, già immaginandomi tutte le battutine che mi farà quando glielo dirò.
Quando alla fine decido di aprire gli occhi, guardo l'uomo sdraiato non accanto a me ma praticamente sopra di me. In qualche momento della notte ci siamo girati e attorcigliati e ora è sdraiato sullo stomaco con un braccio piegato sotto il cuscino e l'altro stretto intorno ai miei fianchi; inoltre, le nostre gambe sono un unico gomitolo. Capisco quali sono le mie soltanto perché sono quelle chiare e depilate!
Ridacchio piano per non svegliarlo mentre lentamente esco fuori dal suo abbraccio, oserei dire, possessivo. La mia prima intenzione era quella di andare in bagno anche perché sinceramente l'alito mattutino non è mai il più profumato ma ora che lo vedo bene, con il lenzuolo che a malapena gli copre i glutei, sento l'eccitazione crescermi dentro.
Mi dispiace aver tradito Lysandro ma non mi pento di nulla di quello che è successo. E poi credo che potrei svegliarmi così anche per il resto della mia vita ed esserne felice.
L'unico neo è che in tutto quello che ci siamo detti, Castiel non mi ha detto che anche lui mi ama; non sono una di quelle ragazze che vuole delle etichette a tutti i costi ma sentirselo dire sarebbe stato comunque... carino. In ogni caso scaccio questi piccole nuvole scure e mi siedo di nuovo sul letto. Lo bacio all'inizio della spina dorsale e Castiel emette un piccolo gemito di piacere. Sorrido contro la sua pelle che potrebbe rapidamente diventare il mio dolce preferito!
Scendo con le labbra lungo tutta la schiena, strappandogli vari brividi, e quando arrivo sul suo sedere faccio una cosa che non avevo mai fatto prima: gli do un piccolo morsetto.
«Buongiorno anche a te, tigre», lo sento ridacchiare, la voce impastata dal sonno. «Non sono riuscita a trattenermi: hai un lato B di tutto rispetto» gli rispondo con un sorriso mentre lui si gira e mi tira contro il suo petto. Quando mi bacia mi rendo conto che tutto questo non è un sogno e non sono mai stata tanto felice.
E questa volta facciamo l'amore lentamente, piano e tanto intensamente che quando raggiungo le vette del piacere l'unica cosa a cui riesco a pensare è solo il suo nome.

Ci è voluta un altra ora abbondante prima che riuscissimo lasciare il letto ma alla fine abbiamo deciso di dare le giuste priorità alle cose. Ridacchio mentre sciolgo del burro in una padella; Castiel è andato a farsi una doccia e abbiamo convenuto che non fosse il caso che lo seguissi altrimenti avremmo fatto tutto tranne lavarci.
Il sesso è fantastico, sarà perché non lo facevo da una vita o perché lui è particolarmente bravo, ma non è neanche la cosa migliore di questa mattina; c'è qualcosa di diverso in Castiel da quando gli ho detto che lo amo, come se avesse abbassato le difese.
Canticchio a bassa voce con le cuffiette alle orecchie, ballando a ritmo mentre inizio a sminuzzare alcune erbe aromatiche da mischiare alle uova.
Vado avanti alcuni minuti mentre il ritmo incalzante mi prende sempre di più. Velocemente metto tutto nella ciotola e con una frusta mescolo le uova, aggiungendo ad occhio anche un po' di sale, pepe e alcuni cubetti di pancetta e formaggio.
Quando inizia il ritornello di Wicked Games dei The Weeknd, faccio una giravolta che però si blocca a metà quando vedo Castiel appoggiato al muro della cucina che mi fissa con un sorriso.
Tolgo le cuffie, un po' imbarazzata. «Scusa, cantavo troppo forte?»
«Eri perfetta, anche se devo avvisarti che se continui a ballare e cantare in quel modo con indosso solo un paio di slip e la mia maglietta potremmo avere dei problemi a fare colazione», normalmente basterebbe anche solo quello sguardo per farmi arrossire ma con quella voce roca mi manda in tilt il cervello. Per questo mi giro e inizio versare in piccole dosi le uova nella padella con il burro. «Non possiamo passare tre giorni a fare sesso!» Gli dico non appena riesco a recuperare il controllo del mio respiro.
Lo sento ridere e basta quello per farmi sorridere. «Perché no? Sono abbastanza sicuro che questo tavolo ci reggerebbe entrambi».
«Castiel, per favore...» vorrei poter dire che sento così caldo perché sto cucinando ma sarebbe mentire spudoratamente. Gli lancio un occhiata da sopra la spalla, lo vedo appoggiato in avanti con i gomiti sul tavolo e una serie di immagine lascive mi strappa un piccolo squittio.
Castiel scoppia a ridere «Va bene, farò il bravo».
Faccio scorrere davanti a lui un piatto pieno di piccole frittatine, un paio di fette di pane tostato e una tazza di caffè nero, forte come piace a lui.
«Wow, tutto per me?»
«Beh, ho immaginato che dovessi recuperare le energie» e gli faccio l'occhiolino mentre mi verso un tazza di caffè anche per me.
Lui mangia una forchettata e quando lo mette in bocca gli esce un suono di piacere che basta a rendermi elettrica. «Cazzo baby, è stupendo. Non ho ancora mangiato qualcosa cucinato da te che non mi piacesse da impazzire!»
Il mio sorriso è talmente ampio che tra un po' inizierò a sentire dolore agli zigomi «Davvero? Non mi avevi mai detto nulla». In casa sono l'unica che cucina e, fino alla grande litigata di settimana scorsa, ero io ad occuparmi dei pasti per tutti ma c'è qualcosa di particolare nel cucinare appositamente per l'uomo che ami.
«Vieni qui».
«Perché?»
«Lizzie, è un ordine», mi mordo un labbro per non ridere al suo tono autoritario che comunque ha il potere di rendermi le gambe di gelatina. In ogni caso mi avvicino a lui ma prima che possa capire cosa voglia fare mi tira verso di sé, facendomi sedere di botto sulle sue gambe.
«Ecco, così è meglio» e mentre lo dice mi circonda la vita con un braccio, facendo aderire la mia schiena al suo petto. Stavolta ridacchio proprio prima di girarmi per baciarlo. «Chi l'avrebbe mai detto che sotto quest'aria da musicista di successo si nascondeva un uomo della caverne».
«Normalmente non lo sono, sei tu a rendermi così» mi bacia sul collo prima di aggiungere «dalla prima volta che ti ho vista desidero solo caricarti su una spalla e portarti in un grotta per farti mia!»
Mugolo e sospiro, Castiel saprebbe rendere perfetta anche una scena simile.
Mi bacia ancora sul collo, tanto forte da lasciarmi probabilmente il segno, prima di spostarmi leggermente di alto e mangiare un altro po'. «Forza, hai cucinato abbastanza per due» e mi porta la forchetta alle labbra. Alzo gli occhi al cielo e poi li riporto su di lui. «Sei serio? Mi hai fatto sedere sulle tue gambe e ora m'imbocchi... quanti anni pensi che abbia? Cinque?»
«Fidati baby, so benissimo quanti anni hai». Purtroppo prima che possa dire altro aggiunge «Cucini sempre e non mangi quasi nulla. Fammi contento!»
E onestamente quale ragazza sarebbe capace di dirgli di no?
Ma c'è un limite a tutto e gli prendo la forchetta di mano per mangiare da sola. In pochissimo finiamo di mangiare tutto, pur continuando a chiacchierare. Mi piace questa intimità che c'è tra noi: non è solo sesso, o fare l'amore, ma anche il fatto che possiamo parlare per ore di qualsiasi cosa e capirci al volo.
A un certo punto della colazione è anche arrivato Wolf, nella speranza di avere qualcosa da mangiare, e quando ha iniziato a fargli le coccole mi sono sciolta completamente.
Ci spostiamo nel home theatre, in fondo questo è un po' il nostro posto, il luogo dove prima stavamo insieme per ore. Castiel si porta dietro la chitarra e io lo fisso affascinata provare nuovi pezzi. È una di quelle giornata che scorrono pigre e il tempo pare muoversi a un altra velocità.

«Sai, ho sempre amato le chitarre, fin da bambino. Un giorno mia madre, di ritorno da un viaggio, mi ha portato questa piccola chitarra... avrò avuto otto anni e ancora oggi credo che è stato il regalo più bello che potesse farmi», finisce di raccontarmi di come ha iniziato a suonare e non posso fare a meno di sorridere.
«Dev'essere una buona madre».
«Lo è... quando ero adolescente ero perennemente incazzato con i miei genitori ma ora abbiamo ritrovato il nostro rapporto» si ferma e mi accarezza i capelli, intrecciando le dita ai ricci che oggi sono più ingestibili del solito. «Ti da fastidio parlarne?»
«Sinceramente no... mi chiedo solo se anche il mio rapporto con i miei genitori sarebbe migliorato con il tempo.» E mi rendo conto che per tutta il giorno non ho indossato neanche un nastro a coprire le cicatrici; è la prima volta in assoluto.
Gli rubo il peltro di mano -è stupendo, tutto nero con una scingola striscia rossa, mi ha spiegato che è stato il suo primo e lo usa solo in casa per paura di perderlo- e poi mi accoccolo contro di lui. «Sai, uno dei motivi di litigio con mio padre era proprio quello che avrei dovuto fare da adulta; per lui era inconcepibile che non volessi ereditare il suo impero».
«E tu non volevi?»
«Onestamente ancora non lo so se voglio gestire tutta l'azienda. Ora l'idea m'ispira ma forse ho troppa paura. Per questo vivo così male ogni incontro trimestrale!»
«E quando eri ragazza cosa volevi fare?»
«Volevo diventare uno chef!»
«E perché non l'hai fatto? Sei bravissima!»
Rido piano «Perché ho lavorato in un ristorante alcuni anni fa e sono resistita nove giorni!» Quando glielo dico sbarra gli occhi e si unisce alla mia risata «Nove? Sul serio?»
Al ricordo mi viene ancora più da ridere «Troppe persone che mi urlavano cosa fare, per me cucinare è un piacere personale non una guerra... e quindi per il nervoso ho fatto volare una pentola in cucina!»
A questo punto non so neanche chi dei due sta ridendo di più. Mi sto ancora asciugando le lacrime agli angoli degli occhi quando mi attira contro di se per baciarmi. «Eri una vere peste!»
«Secondo il padrone del ristorante sono troppo emotiva»
Andiamo avanti a baciarci per alcuni minuti, ora non stiamo più ridendo. Quando ci separiamo faccio fatica a respirare, credo che il cuore mi stia per rompere qualche costola talmente batte forte, le labbra mi formicolano e ho la testa leggera, euforica.
«Ti ricordi la  prima volta che ti ho trovato qui?»
«Sì, ho fatto fatica a non baciarti quella volta!»
Anche io. Non lo dico ma credo che lo sappia. «Tra noi c'è sempre stata una palpabile tensione sessuale fin dalla prima volta che ci siamo visti ma penso di essermi innamorata in quel momento, mentre scappavo per non farmi fare il solletico e l'unico posto in cui volevo andare era tra le tue braccia».
È sorpreso, si vede ma in realtà me ne sono appena resa conto anche io; non sapevo di portarmi dietro questi sentimenti da tanto tempo.
«Ieri sera mi hai detto di non giocare con te. Per me tutto questo non potrebbe mai essere un gioco perché sei diventato una parte importante di me. Ti amo fino all'inferno e ritorno!» Non sono brava a parlare dei miei sentimenti ma anche se forse sono stata troppo banale o semplice, erano comunque parole vere.
Castiel mi tira verso di sé e mi bacia; come ogni volta mi sciolgo contro di lui ma noto che ancora una volta il mio ti amo è stato accolto dal silenzio. Mi bacia piano, delicatamente e, da come mi prende in braccio per sistemarci meglio sul divanetto, sembra che io abbia scritto la parola fragile in fronte.
So che mi ama, credo che questo bacio sia il suo modo di rispondermi.
Un momento perfetto ma destinato a restare solo questo: un momento. Un rumore sordo ci fa separare di colpo e sulla soglia, con lo sguardo di uno a cui abbiano appena sparato, c'è Lysandro.
   
 
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