Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Ma_ma san    29/11/2017    0 recensioni
"..Ecco, ora mi sveglierò e scoprirò che è stato tutto un sogno. Finalmente tutti i miei sforzi, le mie lacrime, i miei dubbi sono spariti in un attimo...."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                      Cap. 12
 
Un altro giorno era passato e mi sentivo sempre più stanca e i dolori alle caviglie non mi davano pace. La catena che mi teneva legata era corta e riuscivo a malapena a raggiungere quello che non si poteva propriamente definire “bagno”. Il mio carceriere mi aveva concesso la possibilità di fare i miei bisogni, ma non di lavarmi, per paura che provassi a scappare o solo per crudeltà. Mi aveva lasciato delle salviette umidificate e mi arrangiavo con quelle.

Avevo dolori dappertutto, sia perché non potevo muovermi come volevo, sia perché dormivo per terra su un materasso vecchio e duro. Pensavo sempre a Masumi, ma anche agli amici e al dolore che provavano per la mia assenza. Mi mancavano tutti e pregavo ogni giorno per ritornare a casa presto.

La porta si aprì all’improvviso e pensai che fosse ora di pranzo, ma mi sembrava ancora presto. L’uomo entrò e fece un po’ di luce nella stanza. Vidi che in mano aveva una macchina fotografica.
“Forza ragazzina, fai un bel sorriso. Poi la mando ai tuoi amichetti, sei contenta?”. Non dissi nulla e lo lasciai fare. Chissà quanto si sarebbero preoccupati vedendomi in queste condizioni.         Richiuse la porta ridendo e mi assalì una rabbia in gola che avrei voluto urlare, ma non sarebbe servito a nulla. Sentii che stava parlando al telefono. “Ho fatto le foto, appena saranno pronte gliele spedirò in ufficio. Certo sig. Takamya, la ragazzina si rifiuta ancora di mangiare, ma prima o poi cederà, stia tranquillo. Lo so che la vuole viva. Si, aspetto suoi ordini”.

“Ecco cosa vuole farne delle foto. Vuole mandarle a Masumi. Amore mio, mi manchi. Non aver paura per me, io sono più forte adesso, devo esserlo anche per il nostro bambino. Ma tu non lo vuoi, e io continuo ad amarti, non riesco a non farlo. Sei il solo che possa salvarmi…..Masumi”.

Quella mattina era iniziata come tutte le altre: sveglia, colazione e poi in ufficio per una lunga giornata di telefonate, lettura di copioni, controllo e firma di documenti. Tutto già visto. Mizuky era alla sua scrivania come sempre e mi salutò. “Signore buon giorno, sarò da lei tra 5 minuti con la posta di oggi”.
Avevo sfilato la giacca e sistemata sullo schienale della mia poltrona, quando bussarono. “Avanti”. Mizuky  appoggiò sulla mia scrivania un pacco di lettere. Mentre le aprivo una ad una e ne controllavo il contenuto, lei mi informava sul programma della giornata.  “Fino a pranzo non ha nessun appuntamento. Le ho preparato i copioni che dovrebbe leggere. Ha telefonato il sig. Onodera e passerà nel pomeriggio per parlarLe di un nuovo progetto e …..”. Mi bloccai, perché vidi il mio capo sbiancare all’improvviso. Aveva appena aperto una busta gialla, anonima e gli tremavano le mani.  “Signore? Sig. Hayami che cosa Le succede?”. Poi qualcosa cadde dalla scrivania e mi abbassai a raccoglierla. Erano delle foto. Le osservai attentamente, solo allora mi accorsi che erano foto di Maya, ed erano terribili. “Com’è ridotta…Maya”.

“Signore, si riprenda, la prego”. Guardava nel vuoto e non rispondeva. “E’ meglio che torni a casa; ci penso io agli appuntamenti. La faccio accompagnare da Hijiri, Lei non è in grado di guidare in questo stato. Sig. Hayami, mi ha sentita?”. Era in stato di shock e non aveva detto una parola. Chiamai Hijiri e gli chiesi di venire subito in ufficio, era un’emergenza.
Quando l’uomo entrò nella stanza, il sig. Hayami non si era ancora ripreso. “Mizuky, ma cosa è successo?”. “Ha ricevuto una lettera e dentro c’erano delle foto. E’ rimasto in silenzio da allora, sono preoccupata. Volevo che tornasse a casa, ma in questo stato non ce la farebbe da solo, ed è per questo che ti ho chiamato”. Hijiri prese le foto e rimase scosso quanto loro.                             “E’ meglio che lo porti via da qui. Capo, l’accompagno io. Sono Hijiri. Quel maledetto Takamya la pagherà cara, glielo prometto”. Masumi si alzò dalla scrivania e guardò fisso i suoi fidati collaboratori e amici. “Non devi stare in pena per me Mizuky, ma grazie del tuo interessamento. Ora sono più lucido e pronto ad affrontare anche questo. Hijiri, portami a casa, devo decidere il da farsi e informare mio padre. Mizuky, per favore, chiami Kuronuma e gli dica che lo aspetto al più presto alla villa, ma non gli racconti nulla. E’ meglio che lo faccia io. Andiamo”.

Kuronuma e Masumi arrivarono alla villa quasi contemporaneamente. “Salve Masumi, ci sono novità?”. “Venga nel mio studio, Le devo mostrare una cosa. Questa mattina ho ricevuto una lettera in ufficio, e dentro c’erano delle foto di Maya”. Kuronuma le prese in mano e, vedendo le condizioni della giovane, gli vennero le lacrime agli occhi. “Maya, ma cosa ti hanno fatto, come ti hanno ridotto. E’ incatenata come un animale e sembra denutrita. E non oso immaginare il resto! Non ci sono richieste? Quel farabutto non deve passarla liscia. Andiamo dai Takamya e facciamoci dire dove la tengono, maledizione!”.

“Non sa quanto vorrei andare da lui e spaccargli la faccia, ma devo trattenermi. Potrebbe essere dannoso per Maya”. Estrassi un foglio dalla busta e lo consegnai a Kuronuma, che iniziò a leggere. “Sig. Hayami, come ha potuto vedere dalle foto, abbiamo la sua preziosa “Dea”. Ci stiamo prendendo cura di lei, ma non è molto collaborativa. Faccia come le dico o non la rivedrà mai più. Deve cedere tutte le azioni della Daito alla famiglia Takamya e annunciare pubblicamente la data delle nozze con la sig.na Shiori. Faccia in fretta a decidere, perché alla sua ragazzina non rimane molto tempo. Sa potremmo divertirci insieme, io e lei, mentre decide. Ha tempo 4 giorni. La ricontatteremo noi”.

Kuronuma era allibito e guardava Masumi che stava seduto con la testa tra le mani, inerme. Una rabbia gli era salita dallo stomaco e lo scuoteva fin dentro le ossa. “Dobbiamo agire; ha sentito quello che dice la lettera, in qualche modo dobbiamo riuscire a scoprire dove la tengono”. “Si, ha ragione, e un mio uomo di fiducia è già al lavoro. Terremo sotto controllo il telefono dei Takamya, e prima o poi, richiameranno e commetteranno un errore.           
Devono farlo …. E noi saremo lì ad aspettarli.   
  
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