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Autore: _Skyler7    02/12/2017    0 recensioni
Non era una giornata come tutte le altre, era solito fare freddo a Stoccolma, ma quella sera il clima si presentava molto più avverso e ostile del solito. Uscito da lavoro mi rannicchiai sotto la giacca di lana e mi diressi con passo felpato verso il bar che io stesso frequento quotidianamente dove lì ad aspettarmi c'era il mio bicchiere di Whisky e Gin.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Non era una giornata come tutte le altre, era solito fare freddo a Stoccolma, ma quella sera il clima si presentava molto più avverso e ostile del solito. Uscito da lavoro mi rannicchiai sotto la giacca di lana e mi diressi con passo felpato verso il bar che io stesso frequento quotidianamente dove lì ad aspettarmi c'era il mio bicchiere di Whisky e Gin.

Verso le nove, puntualissima, arrivò Astrid la mia ex, mamma mia quanto era bella, alla sua vista non mi importava più niente del freddo, anzi avevo fin troppo caldo, la ritenevo una dea: sicura, passo deciso, aria da donna vissuta, in poche parole il paradiso terrestre, purtroppo due mesi fa mi mollò per quel montato di Egon , l'uomo più odiato e detestato da tutta la Svezia, il classico figlio di papà: ben vestito, aria da superiore, Ferrari sotto il culo. Ma la cosa che più detestavano di lui era la continua voglia di rivalità, infatti tre sere fa iniziò a rinfacciarmi della mia rottura con Astrid , e passarono cinque, dieci, quindici minuti che persi le staffe e gli mollai un destro nello zigomo. In quel momento fu come liberarsi di tutti i pesi dentro al corpo. Purtroppo ebbi la sfortuna che quella sera, il povero codardo si portò con se due bestioni alti 2.10x120, rassomigliavano molto agli armadi che vendevano a metà prezzo da IKEA, quindi mi dovetti dare un controllata, perché sapevo già in partenza che quella sera le avrei prese.

Mentre bevevo il mio bicchiere di Whisky, si avvicinarono i due 'armadi' di Egon e prima che potessi accorgermene mi ritrovai steso sul pavimento freddo del bar.

All'improvviso sentii addosso un calore intenso e non mi ci volle molto a capire il perché. Ero steso su un letto, ma non uno qualunque. Solo un letto poteva infondermi quel calore, solo quello che era stato testimone di un amore grande e quel letto, era il suo.

Dopo cinque minuti vidi una figura offuscata a causa del colpo preso ma poi compresi che quella figura, era quella che da tempo non vedevo e che dallo stesso tempo bravamo. Era lei, Astrid che si avvicino' a me.

  • Come ti senti?

  • Meglio. Cosa ci fai qui?

  • Vedo che non sei per nulla cambiato! Questa e' casa mia, ricordi?

Sapevo dove mi trovavo. Conoscevo bene quella casa , ma per un momento credetti che fosse solo un sogno dalla quale non volevo svegliarmi, perche' sapevo che se l'avessi fatto sarebbe iniziato un incubo.

Piano piano quella figura che a fatica mi era diventata nitida iniziò a sfumarsi di nuovo e sentii un gelo percorrermi tutto il corpo. Come potevo essere stato cosi stupido da credere che fosse vero, che lei fosse lì con me.

Spalancai gli occhi, e attorno vidi solo il barman del locale, Ivar o anche conosciuto come Iv, e mio migliore amico.

  • Tieni, ti farà stare meglio.

  • Cos'è? D'ah che odore nauseante …

  • Bevi e sta zitto. Noto con piacere che ancora ti piace andartele a cercare!

  • Noto che provi ancora un certo piacere quando me le danno!

  • Suvvia vecchio mio non ti scaldare per così poco, piuttosto dimmi, questa volta cosa hai fatto a quel tizio, Johnny, per far si che se la prendesse di nuovo con te.

Sospirai per un secondo cercando di trovare le parole per spiegare ma bastò quel poco per far capire a Iv cosa fosse successo.

  • Non dirmi mica che la sera in cui te ne sei andato via dal locale a quattro zampe sei nuovamente andato da Astrid supplicandola di tornare?

In quel momento non parlai feci sì che il silenzio colmasse il vuoto lasciato dalle parole non dette.

Cosi Iv subito prese a rimproverarmi come se fossi un bambino al parco giochi che non vuole smettere di piangere perchè ha perso il suo giocattolo preferito e sa che non lo troverà più. Ecco cos'era per me, un giocattolo e non uno qualunque, il mio preferito. L'idea di averla perso mi distruggeva e dentro piangevo proprio come quel bambino al parco.

– Dai, ora non pensarci più. Ti offro qualcosa.

Cosi come lui cercai conforto, se quel bambino lo trovò nell'abbraccio della sua dolce mamma, io lo trovai nel bicchiere del mio dolce Whisky & Gin.

Tornato a casa iniziai a riflettere su ciò che mi aveva detto Iv. Sapete, aveva ragione, non avrei più dovuto pensarci. Dovevo andare oltre.

 

Sognai, sognai lei per tutta notte. Furono sogni bellissimi, ma solo dei miseri sogni niente di più niente di meno.

 

   
 
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