Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Ricorda la storia  |      
Autore: smile_tears    06/12/2017    2 recensioni
Tra i sette era l’unico che non si era mai abituato a sentirsi chiamare così, non voleva che usassi gli onorifici con lui.
In un attimo mi ritrovai premuta tra il piano cottura e il suo corpo, le sue mani poggiate sui miei fianchi «Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così, ragazzina?»
«Che c’è?- cominciai- per caso preferisci che ti chiami oppa?»
«Aish, sei davvero una ragazzina irritante.»
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
An irritating little girl


Per la terza volta nell’arco di quella settimana tornai a casa a notte fonda. Ero uscita la mattina presto per andare in sala prove. Io e Hoseok avevamo delle nuove coreografie da montare e perfezionare prima di mostrarle al resto del gruppo e dovevamo metterci sotto affinché fossero perfette. Quando si era fatta sera avevamo deciso che fosse abbastanza, così Hobi aveva proposto di tornare a casa. Io avevo declinato gentilmente l’offerta per andare in studio, avevo altre cose da fare, però gli avevo promesso che sarei rincasata ad un orario accettabile. Già, peccato che fossero le due e trenta del mattino.
Sospirai, poggiando le chiavi sul mobile all’ingresso, per poi dirigermi verso la camera da letto il più silenziosamente possibile. Mi bloccai però in salotto, vedendo la luce del televisore illuminare la stanza. Mi avvicinai al divano, trovandomi davanti la figura di Jungkook avvolto in un’enorme coperta. Gli passai dolcemente una mano tra i lunghi capelli castani, sorridendo non appena lo sentii sussultare sotto il tocco delle mie dita. Probabilmente non mi aveva sentita rientrare. «Ehi Kookie, che ci fai sveglio a quest’ora? Dovresti riposare, non stai bene.»
«Non ho sonno- piagnucolò- ho passato così tanto tempo a dormire che proprio non ci riesco. E comunque adesso mi sento molto meglio.»
Portai la mano alla sua fronte, costatando che in effetti la temperatura sembrava normale. «Ne sono felice. Gli altri?»
«Sono tutti nelle loro stanze- continuò a fare zapping, un tenero broncio sulle labbra perché non riusciva a trovare nulla di interessante- Non so se siano svegli o meno però.»
«Spero stiano dormendo, è tardissimo. Ora vai anche tu però, non puoi passare l’intera nottata a guardare la televisione». Detto ciò gli diedi un bacio sulla guancia per poi salire le scale, sentendolo borbottare un «Va bene, eomma» che mi fece sorridere.
Percorsi il corridoio in punta di piedi, finché non giunsi all’ultima porta sulla destra. Posai leggermente la mano sulla maniglia ed entrai, stupendomi nel trovare la stanza buia, se non per qualche timido raggio della luna che filtrava attraverso le tapparelle.
Nell’enorme letto matrimoniale giaceva un ragazzo. Di lui si riusciva a vedere solo il viso dalla carnagione incredibilmente chiara, sembrava quasi zucchero; i piccoli occhi a mandorla, così scuri da sembrare un tutt’uno con la pupilla, in quel momento erano chiusi, mentre le labbra sottili e rosee erano leggermente schiuse, lasciando uscire qualche sbuffo d’aria. I suoi capelli, in quel periodo tinti di un bellissimo azzurro, ricadevano scomposti sul cuscino, circondando quel suo viso da angelo, dandogli un’area eterea.
Era strano che stesse già dormendo, ero sicura di trovarlo seduto alla scrivania, le cuffie nelle orecchie, mentre cercava le parole giuste per una nuova canzone. Stavamo lavorando ad un pezzo insieme, io dovevo occuparmi della melodia mentre lui del testo.
Probabilmente non era la serata giusta per scrivere, come per me non era quella giusta per comporre. Ero stata seduta al pianoforte per ore, avevo provato mille combinazioni di note ma non me n’era piaciuta una.
Sospirai, ero stanca morta e necessitavo di dormire. Mi tolsi velocemente i vestiti restando in intimo, per poi avvicinarmi alla sedia vicino alla scrivania. Depositai gli abiti che mi ero appena tolta e presi la prima felpa che mi ritrovai davanti, per poi infilarmi nel letto. Mi misi di profilo, osservando il ragazzo che il quel momento mi dava le spalle e inconsapevolmente mi ritrovai a sorridere, ripensando a quanto era stato difficile per noi due andare d’accordo.
 
Ero arrivata a Seoul pensando unicamente a lui. Avrei avuto mille cose di cui preoccuparmi, ma il mio chiodo fisso era sempre e solo lui. Fremevo, non stavo più nella pelle pensando che finalmente avrei avuto l’opportunità- e l’onore- di conoscere Min Yoongi. Lo stimavo, era inutile negarlo. Aveva superato sociofobia e depressione, era andato contro tutto e tutti per seguire il suo sogno; era un rapper, sapeva comporre, scrivere e suonare il pianoforte. Lo avevo sempre considerato come un modello da seguire e non vedevo l’ora di potergli parlare.
Ma i miei piani furono distrutti neanche il tempo di arrivargli vicino. Stavo per presentarmi, quando sul suo viso si dipinse un espressione fredda, quasi sprezzante. «Non mi piaci.»
Sia io che gli altri restammo interdetti, ma poi Jimin mi si avvicinò sorridendo timidamente, dicendomi che di solito non era così scontroso e probabilmente aveva solo la luna storta. Peccato che si sbagliasse. Yoongi continuò ad ignorarmi e rispondermi male, ma la situazione precipitò quando, dopo tre settimane che avevo dormito sul divano, Namjoon gli disse che dovevamo condividere la stanza. «Abbiamo tante stanze, perché deve stare da me? Non ho voglia di fare da balia ad una ragazzina.»
«Senti un po’- iniziai- Non so che idea tu ti sia fatto di me, ma non sono il tipo di persona che si lascia mettere i piedi in testa. Primo, non sono una ragazzina e non ho bisogno che tu mi faccia da balia, semmai è il contrario. Secondo, l’idea di condividere la stanza non ispira neanche me ma dobbiamo farcela piacere e basta. Terzo, non sei l’unico con un carattere di merda e che sa rispondere per le rime, io sono mille volte peggio. Quindi la prossima volta pensaci due volte prima di parlare di me in questo modo»
La stanza piombò in un silenzio tombale, tutti si guardavano sbalorditi mentre io e Yoongi ci fulminavamo con lo sguardo, finché Jungkook non scoppiò a ridere. «Cavolo, hyung, qualcuno è riuscito a lasciarti senza parole.»
Da quell’episodio, stranamente, le cose cominciarono a migliorare, sembrava che mi fossi meritata il suo rispetto. Continuavamo a battibeccare e stuzzicarci continuamente, ma non lo facevamo più con cattiveria o arroganza, semplicemente eravamo fatti così.
 
Un pomeriggio eravamo entrambi nello studio. Io ero seduta su un divanetto, avevo promesso a Jungkook che gli avrei scritto la giusta pronuncia di “We don’t talk anymore” entro quella settimana, ma presa dai mille impegni me ne ero completamente dimenticata. Nel frattempo Yoongi era seduto davanti al pianoforte, cercando di comporre un nuovo pezzo. Dopo l’ennesimo sospiro portai lo sguardo su di lui. Aveva gli occhi chiusi e le mani poggiate delicatamente sui tasti bianchi, sembrava frustrato. Avrei voluto dirgli qualcosa, ma non sapevo cosa. Quando stavo per rivolgergli parola fui costretta ad interrompermi, perché dopo essersi aggiustato gli occhiali prese a suonare, dando vita ad una melodia a me molto familiare. Istintivamente sorrisi e mi avvicinai a lui, fissando le sue mani muoversi velocemente. Adoravo vederlo suonare, riusciva sempre a suscitarmi migliaia di emozioni, più volte mi ero ritrovata a piangere quando lui non poteva vedermi. Non appena finì di suonare aprì gli occhi e li puntò nei miei, provocandomi una serie di brividi lungo tutto il corpo. «Ti piace molto il pianoforte?»
La sua domanda mi stupì, al punto che ci misi un po’ a rispondere. «Sì, mi piace molto.»
Lui annuì appena e ritornò a muovere distrattamente le dita sullo strumento. Credevo che la conversazione- se così poteva essere chiamata quel piccolo scambio di battute- fosse finita lì, ma ciò che disse dopo mi stupì. «Se vuoi posso insegnarti qualcosa.»
Dopo un attimo di smarrimento annuii felice per poi sedermi accanto a lui, non sapendo che quel momento avrebbe segnato la fine dei nostri litigi.
 
La mattina seguente mi svegliai a causa dei raggi del sole che filtravano dalla finestra. Sospirai per poi allungarmi verso il comodino e recuperare il cellulare. Le sei e mezza. Che bello, ci voleva proprio una dormita di sole quattro ore.
Portai lo sguardo all’altro lato del letto, notando che Yoongi non era più accanto a me, anche se probabilmente non era andato via da molto.
Nonostante il sonno decisi di alzarmi, consapevole che fosse inutile cercare di tornare a dormire.
Scesi in cucina, avevo urgentemente bisogno di caffe. Appena arrivata rimasi sorpresa nel trovare Yoongi che preparava la colazione. «’Giorno.»
Si voltò verso di me, probabilmente sorpreso nel vedermi già sveglia. «Buongiorno.»
Tornò a fare quello che stava facendo prima del mio arrivo, ma poco dopo tornò a guardarmi con aria confusa. «Perché hai la mia felpa?»
Mi soffermai sul mio abbigliamento e mi resi di indossare una felpa azzurra che mi arrivava fino a metà coscia, era una delle sue preferite. «Scusami, non mi ero neanche resa conto di averla messa. Ieri ero talmente stanca che ho messo la prima cosa che ho trovato sottomano.»
«Uhm, non importa- disse dandomi le spalle- puoi tenerla. Ti sta bene, si intona con i capelli rosa.»
Sorrisi a quelle parole. Adorava quando mettevo i suoi vestiti, anche se non lo avrebbe ammesso neanche morto. Mi avvicinai a lui e facendo leva sulle sue spalle mi alzai sulle punte baciandogli una guancia. «Grazie, hyung
A quelle parole lo sentii tremare e io sorrisi di riflesso. Tra i sette era l’unico che non si era mai abituato a sentirsi chiamare così, non voleva che usassi gli onorifici con lui.
In un attimo mi ritrovai premuta tra il piano cottura e il suo corpo, le sue mani poggiate sui miei fianchi «Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così, ragazzina
Non potei non ghignare. Vuoi la guerra? E guerra sia.
«Che c’è?- cominciai- per caso preferisci che ti chiami oppa
«Aish, sei davvero una ragazzina irritante.»
Sorrisi, consapevole che la vincitrice della battaglia sarei stata io. «Ma tu ami questa ragazzina irritante, o sbaglio?»
A quelle parole lo vidi arrossire leggermente, mentre mi fissava con aria infastidita. Non feci in tempo a dirgli altro che mi ritrovai le sue labbra premute con forza sulle mie. Non me l’aspettavo, per questo ci misi un po’ a ricambiare, ma poi feci passare le mie braccia intorno al suo collo per tirarmelo più vicino, continuando a baciarlo con un ghigno stampato sulle labbra.
Ho vinto io. 



Hola!
Ciao a tutti. Come mio solito aggiorno a notte fonda, ma oramai ci ho fatto l'abitudine. 
Allora, comincio col dire che sono consapevole che questa storia non ha senso. L'altro giorno mi sono immaginata la scena di Yoongi imbarazzato nel vedere la sua ragazza con indosso i suoi vestiti e che poi iniziassero a battibeccare perché entrambi hanno un brutto carattere. (Cosa vi fa pensare che per dipingere il carattere di lei io abbia pensato a me?)
Comunque, come pochi sapranno se hanno letto i miei scleri su facebook, questa OS sarebbe una specie di spin off di una storia che in realtà non esiste, se non nella mia testa. E non credo vedrà mai la luce, perché ricopre un arco temporale di almeno sette anni e non ho il tempo materiale per scriverla. Sono consapevole che così ci sono molte cose lasciate in sospeso, ma se avete bisogno di chiarimenti scrivetemi dove volete e sarò disposta a darveli. 
Ora vado, che domani ho lezione e se non vado a letto non mi alzerò proprio. 
Spero che qualcuno di voi apprezzi comunque questa cosetta, fatemi sapere cosa ne pensate. 
A presto, 
Miky. 

 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: smile_tears