Storie originali > Soprannaturale > Maghi e Streghe
Ricorda la storia  |      
Autore: Shari Deschain    24/06/2009    2 recensioni
Balla, Gioca, Sorride, Sogna, Piange, Corre, Brucia, la piccola Rose. Ed infine tornerà a ballare per sempre, la piccola Rose.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lunghezza: 2920 parole (Word)
Genere: Sovrannaturale, Drammatico
Disclaimer: Tutta roba mia! è__é
Note: Scritta per il claim di Temporal-mente @ Criticoni
Introduzione alla Storia: Balla, Gioca, Sorride, Sogna, Piange, Corre, Brucia, la piccola Rose. Ed infine tornerà a ballare per sempre, la piccola Rose.



Il ciliegio e il paese

"Way up high or down low,
I'll go wherever you will go."
(Wherever you will go – The Calling)

 

 

 



Cherry i suoi anni se li portava bene, ma era davvero molto vecchia. L’aveva cucita la nonna di Rose quando era ancora poco più che una bambina, e quindi tanto, tanto tempo fa.
Rose l’aveva ricevuta in dono al suo undicesimo compleanno, ed era rimasta estasiata quando, svolgendo il fagotto, si era trovata davanti quella bambola che gli era sempre stato proibito toccare, e anche di guardare troppo a lungo, se è per questo.
- Avrei dovuto dartela tra un paio d’anni, in realtà. – le aveva mormorato la mamma, sorridendo e accarezzandole i capelli. – Ma i tempi cambiano, e forse due anni sarebbero stati troppi, piccola mia. – aveva continuato, dopo averle preso il volto tra le mani.
Le mani della mamma tremavano forte, ma Rose non ci aveva fatto molto caso. Erano gli occhi della mamma ad averla spaventata. Sembravano malati.
- Piccola Rose, questa bambola è una grande responsabilità, trattala con cura. – le aveva detto, ma il suo tono non era severo, era… terrorizzato.
Rose, allora, aveva spostato lo sguardo su Cherry: non era una bambola particolarmente bella, piuttosto rozza a dire la verità, ma era fatta di panno e filo di seta, e nei suoi capelli vi erano incastonate piccole gemme. Rose non sapeva se erano pietre preziose o meno, ma brillavano ed erano belle. Comunque non c’era nulla di spaventoso in Cherry, a suo parere.
Però, guardandola, un piccolo dubbio l’aveva colta. Aveva visto quella bambola solo poche volte prima di allora, ovvero quando sua madre dimenticava di metterla via, eppure le sembrava che un particolare stonasse ai suoi ricordi, e per quanto sembrasse sciocca la domanda che le era passata nella mente, non aveva esitato a rivolgersi alla madre.
- Mamma, ma Cherry non aveva i capelli neri?
- No, piccola Rose. Cherry ha i capelli biondi proprio come te.
- Sì, ora sì… ma io intendevo prima. Prima non aveva i capelli neri come i tuoi?
La mamma le aveva sorriso, piccole rughe le increspavano la fronte e pesanti pensieri sporcavano i suoi occhi verdi, la dolce piega delle sue labbra aveva un qualcosa di tragico. Dopo un momento, la donna si era inginocchiata di fronte alla figlia, posandole un bacio sulla fronte.
- Può darsi, amore mio. Può darsi.
Quello stesso giorno, per la piccola Rose iniziò la danza.

 

(Balla la piccola Rose, impegnata nei suoi giochi di bambina.
Balla la piccola Rose, e tiene tra le braccia Cherry, la bambola di pezza di sua madre.
Balla la piccola Rose, ed intanto parla, racconta storie e pettegolezzi raccolti in giro.
Balla la piccola Rose, mentre Cherry la fissa con i suoi occhi di bottone.
Cherry la ascolta, può capirla. Rose lo sa.
Balla, balla la piccola Rose.)

 


La prima volta che Cherry le aveva parlato Rose non si era stupita granché.
Passava la maggior parte del tempo con quella bambola, e per lei era più un’amica che un giocattolo: non ci vedeva nulla di strano nel fatto che parlasse.
Avevano sempre comunicato, loro.
“Sei speciale.” erano state le prime parole della bambola.
- Lo so. – aveva risposto la bambina. La mamma le diceva sempre la stessa cosa.
“Io posso aiutarti a diventare molto, molto speciale. Posso insegnarti tante cose, le stesse che ho insegnato a tutte le donne della tua famiglia.”
Rose non sapeva quante e quali cose conoscessero sua madre e sua nonna, ma loro avevano sempre tutte le risposte alle sue domande, quindi pensò che sarebbe stato bello imparare ad essere come loro.
- Sono cose difficili? – aveva chiesto allora la bambina, leggermente preoccupata. A scuola non andava benissimo, e cose come la matematica le erano assolutamente insopportabili.
“Per niente.” aveva replicato la bambola. “Puoi perfino giocare, mentre io te le insegno.”
Rose ci aveva pensato un po’ su, poi aveva annuito con convinzione.
Quello le sembrava davvero un buon patto.

(Gioca la piccola Rose, persa nei suoi sogni di ragazzina.
Gioca la piccola Rose, e guarda Cherry che se ne sta seduta sulla sedia a dondolo.
Gioca la piccola Rose, ed intanto ascolta i lievi sussurri della sua bambola.
Gioca la piccola Rose, mentre impara meravigliosi segreti.
Cherry le insegna tutto quello che deve sapere. Rose lo sa.
Gioca, gioca la piccola Rose.)

 

 


Nel vecchio bosco le farfalle avevano colori di cui la maggior parte delle persone nemmeno conosceva l’esistenza. Rose aveva rischiato d’inciampare almeno una decina di volte, pur di seguirle con lo sguardo.
Non ti distrarre piccola Rose.” l’aveva rimproverata Cherry, notando la sua disattenzione.
- Ma è così noioso cercare funghi, Cherry. E poi a casa ne abbiamo una quantità infinita. – si era lamentata la ragazzina, colpendo un mucchio di erbacce con il bastone che teneva in mano.
La scelta degli ingredienti è l’essenza della magia, piccola Rose. Inoltre il filtro di bellezza lo stiamo preparando per te.
- Oh, lo so. – aveva replicato lei, sbuffando. – Però resta il fatto che cercare funghi è noioso.
Cherry non aveva risposto ma, guardandola di sbieco, Rose aveva notato che la sua bocca di filo si era inclinata verso l’alto.
- Ti prendi gioco di me? – aveva chiesto, indispettita.
Non potrei mai prendermi gioco di te, piccola mia. Sei la mia bambina.
Rose aveva sorriso: i toni dolci avevano l’effetto immediato di metterla di buon umore.
Cherry sapeva sempre come prenderla.

(Sorride la piccola Rose, ammirata da tutti per la sua bellezza.
Sorride la piccola Rose, ed ascolta Cherry che con voce suadente la inizia ai grandi misteri.
Sorride la piccola Rose, ed intanto comincia a riconoscere piante e cristalli.
Sorride la piccola Rose, mentre i primi incantesimi lasciano le sue mani.
Cherry le sta aprendo le porte del mondo. Rose lo sa.
Sorride, sorride la piccola Rose.)

 

 


- Io lo amo Cherry, lo amo così tanto. – Rose era emozionata e rossa in volto. Era la prima volta che confessava ad alta voce il suo amore per il figlio del fabbro.
“A sedici anni non si può amare seriamente, piccola Rose.” aveva però risposto la bambola.
“A sedici anni tutto sembra avere l’intensità di un uragano, ma la realtà è solo un venticello leggero.”
- Sono innamorata di lui, Cherry. – aveva replicato Rose con molta più convinzione, ignorando spudoratamente il commento della bambola. Frederick era alto, e bello, e meraviglioso, e… assurdamente corteggiato da tutte le ragazze del Paese. Mai Rose aveva provato un sentimento così forte come quella gelosia che le attanagliava il petto ogni volta che lo vedeva in compagnia di qualche stupida ragazzina.
- Io lo voglio. Voglio che sia mio. Mio e di nessun’altra.
“Tu puoi avere tutto ciò che vuoi, piccola Rose, lo sai. Devi solo prendertelo.”
- Insegnami, Cherry. Mostrami il modo per prendermelo.
E la bambola, obbediente, glielo aveva mostrato.

(Sogna la piccola Rose, piegata sul suo tavolo da lavoro.
Sogna la piccola Rose, e discute con Cherry sugli ingredienti migliori per la pozione.
Sogna la piccola Rose, mentre il calderone emana dolci effluvi d’incanto.
Sogna la piccola Rose, ed intanto il filtro d’amore è concluso.
Cherry le sta dando l’occasione di vivere una vita felice. Rose lo sa.
Sogna, sogna la piccola Rose.)

 

 


Aveva trent’anni, Rose, ma esteriormente ne dimostrava ancora sedici. Non una ruga, non una cicatrice. Il tempo scorreva in modo diverso per lei.
Aveva trent’anni, Rose, e nessuna figlia. Solo un marito pazzo d’amore, e la colpa non era sua.
- Sono sterile, Cherry. – aveva mormorato un giorno, dopo aver vomitato per l’ennesima volta la pozione che si era preparata.
“C’è ancora tempo, piccola Rose.”
- La mamma mi ha dato il suo sangue. Se non ha funzionato con un incantesimo così potente non funzionerà mai, Cherry. Lo sai anche tu. – aveva detto Rose, gettando un’occhiata addolorata al letto dove riposava sua madre. Non sarebbe sopravissuta a lungo, lo sapeva.
“Non devi perdere la speranza, piccola Rose.”
- Non c’è più alcuna speranza, Cherry. Il patto è stato infranto, anche se non per mio volere. – nel pronunciare quelle parole Rose si era sentita morire. Il patto era la cosa più importante, era ciò che la teneva in vita, e ciò che aveva regalato alla sua famiglia tanta felicità.
Ma le regole del patto erano chiare: una bambola per una bambina, la magia in cambio di una vita. Se la discendenza di sangue s’interrompeva, il prezzo da pagare sarebbe stato molto alto.
Rose tremava, scossa dalla paura e dai conati di vomito.
Nessuno aveva mai infranto il patto, prima.
- Cosa succederà adesso? – aveva chiesto, mentre una lacrima silenziosa le scivolava lentamente sulla guancia.
“Non lo so, piccola Rose. Davvero non lo so.” mentì la bambola.

 

(Piange la piccola Rose, e la giovinezza non lascia mai il suo volto.
Piange la piccola Rose, e insieme a Cherry porta i fiori sulla tomba di sua madre.
Piange la piccola Rose, mentre prega il cielo che le mandi una bambina.
Piange la piccola Rose, ed intanto il tempo passa, senza che il suo ventre generi figlie.
Cherry non sarà la bambola di nessun’altra. Rose lo sa.
Piange, piange la piccola Rose.)

 


Strega.

Quella parola aveva cominciato a seguirla dovunque andasse, qualunque cosa facesse.
Nessuno aveva ancora avuto il coraggio di chiamarla direttamente in quel modo, ma Rose lo leggeva sulle labbra delle donne, negli occhi sgranati dei bambini, nei pugni stretti degli uomini.
Strega. Strega. Strega.
La sentiva su di sé quando andava a prendere l’acqua al pozzo, quando portava fiori sulla tomba di sua madre e suo marito, quando semplicemente camminava per la strada.
Sentiva addosso anche i loro sguardi duri, le loro paure ingiustificate. Al suo passaggio gli uomini si facevano il segno della croce, le donne agitavano le mani in strani gesti.
La gente pareva non vederla quando lei, educatamente, salutava, e nessuno le rivolgeva mai la parola. Rose non capiva.
- Cosa vuol dire Cherry? Che significa tutto questo?
Cherry non aveva risposto subito, ma quando lo aveva fatto il suo tono era triste.
“La tua magia è stata rivelata al mondo, piccola Rose. Ora gli uomini sono coscienti della sua presenza e ne hanno paura.”
- Ma io non ho mai fatto loro nulla di male! Mai! Tu lo sai, Cherry…
“Potresti farlo, se lo volessi.”
- Sì, ma… - Ma non c’era nulla da replicare, Rose lo sapeva. Lei poteva vivere solo nel segreto: era uno dei primissimi insegnamenti di Cherry.
- È quindi questa la punizione per aver infranto il patto? – nient’altro che un sussurro disperato. Non si aspettava una risposta, ed infatti non arrivò. Era tutto già fin troppo chiaro.
- Cosa faccio adesso? – aveva chiesto infine, pur sapendo che non c’era più nulla da fare.
“Corri, piccola Rose. Corri.” Le aveva consigliato la bambola.

(Corre la piccola Rose, nascondendosi agli occhi della gente.
Corre la piccola Rose, e piangendo implora Cherry di aiutarla.
Corre la piccola Rose, mentre il suo nome passa sulla bocca dell’intero Paese.
Corre la piccola Rose, ed intanto qualcuno comincia a indicarla con il dito.
Cherry è triste perché ha capito che è arrivata la fine per entrambe. Rose lo sa.
Corre, corre la piccola Rose.)

 



Arrivarono in una notte di primavera, i volti parzialmente rischiarati dalle fiamme delle torce che agitavano nelle mani libere dai bastoni.
Rose era fuggita, cercando riparo nel vecchio bosco, e loro l’avevano inseguita urlando. La fuga non era durata molto, comunque.
La donna era inciampata in una radice ed era caduta, rotolando giù per il fianco della roccia. Il suo stesso sangue le aveva coperto le guance, i palmi delle mani e le ginocchia.
Disperata, invece di rialzarsi aveva cominciato a scavare il terreno duro con le mani, fino a strapparsi via le unghie.
Dietro di lei le voci si erano fatte sempre più forti, il chiarore sempre più vicino. Aveva avuto il tempo per quell’ultimo incantesimo, e poi, alla fine, l’avevano presa. E le avevano fatto male.
Un pugno nello stomaco, un manrovescio sul volto, colpi di bastone un po’ dappertutto.
Maledicendola, sputandole addosso, l’avevano legata ad un albero, stringendo i nodi fino a dilaniare la carne.
Rose aveva urlato, pianto, e tirato le funi con tutta la forza che possedeva, con l’unico risultato di lacerarsi ancora di più i polsi e la gola. Ma non c’era modo di liberarsi.
Infine una torcia era stata lanciata vicino ai suoi piedi. Rose aveva tentato di calciarla via, ma presto tante altre torce le erano state gettate contro. Le fiamme si erano alzate intorno a lei come un muro.
Urlando prima di dolore e poi di rabbia, Rose aveva abbracciato il fuoco.

(Brucia la piccola Rose, punita per la sua magia.
Brucia la piccola Rose, e pensa a Cherry sepolta nel bosco, poco lontano da lei.
Brucia la piccola Rose, mentre il fuoco le consuma i vestiti.
Brucia la piccola Rose, e le fiamme le raggiungono i capelli ed il volto.
Cherry è salva e troverà un modo per darle giustizia. Rose lo sa.
Brucia, brucia la piccola Rose.)

 

 


*****

 

 



Ogni primavera, nel bosco ai piedi della montagna dove si trovava il Paese, fioriva un ciliegio.
Quel terreno non era adatto ai ciliegi: troppo freddo e troppa umidità, anche per quelle piante così poco esigenti.
Lo aveva detto il signor Lagrange e lui era una persona che sapeva tutto, non per niente era il bibliotecario del Paese.
Nessuno riusciva a spiegarsi la presenza di quell’insolito albero, ma c’è anche da dire che nessuno ci aveva mai messo troppo impegno: del bosco e delle sue stranezze si tendeva a non parlarne mai al Paese, perché parlarne voleva dire ricordare quella Rose morta quasi cinquant’anni prima.
Rose era una strega, tutti lo sapevano al Paese.
Rose era stata bruciata viva proprio nel folto di quel bosco, tutti fingevano di non saperlo al Paese.
In molti avevano notato che il ciliegio era fiorito per la prima volta la primavera dopo la morte di Rose. Era stato difficile non farci caso.
Quello che nessuno aveva mai notato era il petalo. Ogni anno il vento caldo della primavera trascinava un petalo di ciliegio giù al Paese. Giusto uno, non di più. Gli adulti non sapevano del petalo, perché a trovarlo erano sempre e solo delle fanciulle, e nessuna di loro era mai sopravvissuta per raccontare di quel segreto.
Perché ogni primavera, giù al Paese, moriva una ragazza. Trovavano i loro corpi abbandonati da qualche parte, ed erano sempre belle e intatte, proprio come se stessero dormendo.
Irreali come incubi.
Ogni anno, alla riunione cittadina, si proponeva di abbattere il ciliegio del bosco. Tante volte ne avevano discusso, parlato, litigato, ma non se ne era mai fatto niente.
Solo superstizioni, diceva il prete.
Una perdita di tempo, diceva il sindaco.
Uno sgarbo verso la natura, diceva il bibliotecario.
Dicevano tante cose gli abitanti del Paese, ma mai nessuno aveva detto di aver paura ad avvicinarsi a quell’albero. E paura di cosa, poi? Erano uomini e donne di Dio loro, non credevano certo a cose come la magia nera.
Il ciliegio non era mica una maledizione! Tutti se lo ripetevano giù al Paese.
Eppure i genitori, ogni primavera, proibivano alle loro figlie di uscire di casa da sole, le accompagnavano ovunque andassero, non le lasciavano allontanarsi per nessun motivo.
Ma alla fine c’era sempre una madre meno attenta, o una fanciulla più vivace che riusciva a sottrarsi alla sorveglianza costante.
Perché le ragazze del Paese semplicemente non capivano. Nessuno aveva mai raccontato loro di Rose, e il bosco del ciliegio era solo una stranezza del luogo a cui era vietato avvicinarsi, pena uno schiaffo dalla mamma.
Poi, ad una di loro, capitava di trovare un petalo rosa incastrato tra i propri capelli. E dopo un paio di giorni la vedevano: una ragazza minuta, bella e sorridente, con morbidi riccioli biondi a coprirle le spalle nude, che danzava sui gradini della chiesa.
Quando lei, sempre a passo di danza, iniziava ad inoltrarsi nel bosco, le ragazze semplicemente la seguivano. Non si facevano domande, non opponevano resistenza a quella malia che pian piano si impossessava di loro. Dopotutto quello di Rose era un incantesimo di sangue, e possedeva la forza della magia antica.
Le vittime non venivano mai scelte per particolari caratteristiche o meriti che possedevano. Non c’era un metodo, né uno schema. Capitava a loro, tutto qui.
Solo quando si trovavano di fronte all’enorme ciliegio, vedendo i suoi petali cambiare il loro abituale colore rosato in quello rosso del sangue, le ragazze si rendevano conto che qualcosa non andava.
E urlavano, pregavano, piangevano, quando il volto della bella fanciulla diventava di fuoco e le sue labbra bruciate si posavano sulle loro bocche, regalandogli un bacio di morte.
L’aspetto delle ragazze non mutava mai all’esterno, ma dentro di loro divampavano quelle stesse fiamme che avevano ucciso Rose, tanti anni prima.
Dopo aver preso le loro vite, la strega sorrideva soddisfatta e tornava ad assumere il suo aspetto di fanciulla. Con una morbida mano carezzava le loro guance, e vi poneva un leggero bacio. Mentre i petali del ciliegio coprivano il cadavere, che sarebbe poi stato riportato al villaggio, Rose riprendeva, ridendo, la sua danza: il sacrificio della ragazza le avrebbe permesso di continuare a ballare per un altro anno ancora, fino al nuovo fiorire del ciliegio.

 


(Balla la piccola Rose, consumata dalla sua brama di vendetta.
Balla la piccola Rose, e gioca con Cherry, il suo bellissimo ciliegio.
Balla la piccola Rose, e il fuoco brucia ancora pelle, capelli e vestiti.
Balla la piccola Rose, mentre il suo tormento prosegue attraverso gli anni.
Cherry è la sua dannazione eterna. Rose lo sa.
Balla, balla, balla la piccola Rose.
Ballerà per sempre la piccola Rose.)
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Maghi e Streghe / Vai alla pagina dell'autore: Shari Deschain