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Autore: Ellery    13/12/2017    0 recensioni
[Heaven’s Door Yaoi GDR]
Un triste giorno, tuttavia, il re si ammalò ed Iye fu convocato immediatamente al suo capezzale.
Giunto nella stanza, ordinò ai servitori di lasciarli soli e si inginocchiò accanto allo sfarzoso letto, tendendo la mano per afferrare quella del padre:
“Eccomi. Mi avete fatto chiamare?” disse solo, sentendo le dita ossute intrecciarsi alle proprie.
Storia (ridicola) di una principessa da salvare e di un gruppo di avventurieri disposti a tutto per riuscire nell'eroica impresa di riportare la pace e, forse, la giustizia... sempre che avanzi tempo!
“Figlio diletto, i miei giorni stanno per finire” la voce del sovrano era spenta ed apatica “Ben presto, il regno passerà nelle tue mani. Tu diventerai il nuovo re, Iye”
“Preferirei di no, grazie. Declino l'offerta”
“Nessuna offerta! È un obbligo, un impegno morale che devi onorare. Tuttavia, non puoi diventare re senza una adeguata consorte ed un curriculum degno di nota”
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VI. Sventura!
 

Lasciarono San Romolo il giorno seguente. Non aveva senso rimanere oltre. Un bardo, seppur abusivo, lo avevano trovato: Etienne Blanchard, infatti, non era iscritto all’Albo Professionale dei Bardi; ciò, tuttavia, non sminuiva affatto il suo talento. Abbassava soltanto il compenso, cosa che rendeva particolarmente felice Iye.

Cavalcare di primo mattino era, comunque, fastidioso: nessuno aveva dormito bene, tranne forse Heinrich e Shinji, nella loro privatissima camera d’albergo; gli altri si erano dovuti nuovamente accontentare della stalla e della mangiatoia, ora divisa tra quattro persone, con sommo dispiacere del bue e dell’asinello. Nonostante l’intenzione del principe di ripartire quanto prima, il gruppetto si era attardato per assistere alla finale di San Romolo, ritardando così di un altro giorno il viaggio.

«Hai fame?» Iye si sporse verso Heinrich, sospettoso. L’ultima cosa che desiderava era fermarsi per l’ennesima colazione del medico.

«No, grazie. Sto bene così.» fu la risposta, che gli strappò un sospiro sollevato. Bene, stranamente tutto sembrava filare lisc…

«ATTENZIONEEEEE!»

Un urlo dall’alto li costrinse a rialzare il capo. Fu tardi, però, perché potessero scongiurare la sciagura. Un pesante ramo, tranciato di netto, era caduto dai rami di un’alta quercia abbattendosi dritto sulla testa di Kim.
Il giovane avventuriero, caduto da cavallo, giaceva ora in un lago di sangue. Il ramo gli aveva fracassato il cranio, conducendolo ad una morte rapida ed indolore. Tanto rapida, in effetti, che quasi nessuno se ne accorse.

«Ecco, ci mancava anche questa…» sussurrò il principe a denti stretti, mentre la Compagnia dell’Aspide si stringeva attorno al compagno riverso a terra.

«è morto.» disse Henirich, dopo aver controllato il polso del malcapitato.

«Ne sei certo?» Murdock non ne era così sicuro. Insomma, ne aveva vista di gente morire, lui… era quasi sicuro che un ramo non potesse provocare la frattura contemporanea di cranio, vertebre, gambe e braccia. Eppure… di Kim non rimaneva un granché.

«Assolutamente.» fu la risposta del medico.

«Sicuro, sicuro?»

«Beh, sì. Non respira più. Ha la testa spaccata come un cocomero maturo. Direi che è morto.»

«Ah, peccato…» Stan si chinò sul corpo esanime del compagno, abbassandogli le palpebre con un gesto affettuoso «Addio Kim, ci mancherai tantissimo. Ora vai e insegna agli angeli a vestirsi di rosa.»

«Dobbiamo seppellirlo?» la voce di Shinji irruppe nella scena, con la solita nota annoiata «Perché… non ho portato le pale. Insomma, non pensavo fossero necessarie.»

«Beh, non possiamo lasciarlo in balia degli elementi, degli insetti e dei corvi…»

«Allora dovrete scavare con le mani.» replicò lo storpio, scrollando le spalle.

Quell’affermazione fu sufficiente perché Murdock cambiasse prontamente idea:
«Va beh, lasciamolo qui. Sarebbe un peccato sottrarlo agli avvoltoi, non credete? Anche loro hanno diritto di mangiare.»

Svariati cenni d’assenso supportarono quella affermazione.

«Bardo Etienne! Intona un’ode per la dipartita di questo valoroso uomo…»

Etienne si fece avanti, recuperando un mandolino che aveva sgraffignato ad un turista di Sanromolo.
«Questa di Kim è la storia vera || Che cadde contro un ramo a primavera …»

«Va bene, basta. Siamo tutti molto addolorati, ma…» Iye riprese la parola, sollevando un indice in  direzione del cielo «Non credo che i rami cadano così da soli! Men che meno se tranciati di netto. Scommetto che c’è un colpevole lassù.»

«Nel blu, dipinto di blu…»

«Bastaaaa… abbiamo capito, cazzo!» Murdock alzò lo sguardo, scorgendo una figura che veloce sgusciava tra le fronte in loro direzione «Ohi, tu! Hai visto cosa hai combinato? Vieni subito giù!»

La figura atterrò davanti al gruppo poco dopo. Si trattava di un giovane uomo piuttosto piazzato: le spalle robuste premevano sulla camicia a quadrettoni, mentre le gambe muscolose erano fasciate da pantaloni di pelle scura. I capelli, dei ciuffi neri completamente spettinati, contornavano un viso squadrato dove due piccoli occhi grigi facevano capolino. Delle orecchie antracite ed una coda folta spuntavano dai vestiti.

«Certo che tuo padre ha fatto davvero un gran bel lavoro di epurazione dei Kemo, eh? Ne incontriamo uno ogni due minuti.» scherzò il pitone, tornando poi al nuovo arrivato «Tu chi sei, tizio? Hai ucciso il nostro confett… volevo dire… il nostro amico rosa! Dovremmo ucciderti per questo, ma… sei carino, quindi dicci solo come ti chiami.»

«Sono Zero! Il boscaiolo che boscola in questi boschi.»

«Ah, divertente. Sei un boscolatore? D’accordo! Assunto!»

«Assunto per fare cosa?» Il taglialegna si grattò la fronte, perplesso.

«Per rimpiazzare Kim. Non possiamo rimanere senza mascotte e… ci servi.»

«Umh? Non sono mai stato una mascotte. Dite che fa curriculum?»

«Certo!»

«E che dovrei fare?»

«Vestirti di rosa e sparare cazzate a tutto spiano.»

«Sembra semplice, ma il rosa non mi dona molto»

«Non abbiamo altri colori…»

Murdock si avvicinò al pony di Kim, cavando dalla bisaccia una giacchetta rosa di tulle e un paio di bermuda color lilla. Li porse al boscaiolo che, ovviamente, tentò di infilarcisi senza successo. Uno Straaapp decretò la fine dei vestiti color confetto.

«Sono stretti per me…» fece notare Zero, ma Stan gli calcò in testa un cappello con le piume da tortorella.

«Stai benissimo, va là! Bene, possiamo ripartire, vero?» Stan montò a cavallo, indicando al nuovo arrivato il pony che brucava placido «Quello sarà il tuo nobile destriero.»

«Emh… è un po’ piccolo per me.»

«Arrangiati! Adattati un po’. Fammi capire sei l’ultimo arrivato e già vuoi privilegi? Prendi il pony e non rompere…»

«Ma…»

Murdock finse di non sentire ulteriori proteste. Sollevò il braccio, indicando l’orizzonte:
«Animo! Il cammino è ancora lungo e la principessa Kacey è ancora prigioniera da qualche parte laggiù in fondo! Mettiamoci in marcia e…»

«Non possiamo…» la voce di Heinrich arrivò a smorzare gli entusiasmi.

Oh, che palle! Cosa c’era ancora che non andava? Voleva un’altra colazione?
«Perché no?» si limitò a chiedere, mentre il medico indicava il corpo senza vita dello sfortunato:

«Dobbiamo registrarlo all’Ufficio Background Tragici.»
  
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