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Autore: Smeralda Elesar    19/12/2017    2 recensioni
Il destino di tutti gli esseri viventi è scritto con le rune, tessute in un filo d'oro dalle Norne che abitano tra le radici di Yggdrasil.
Ovvero, Frigga ed Hela. Prima di Thor e Loki. Prima della stessa Hela.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Frigga
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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H



Hagalaz è il più candido dei grani
in un turbine precipita dal cielo
percorso dal vento tempestoso
e poi si trasforma in acqua


(Poema runico anglosassone)



Meli e peri sono in fiore. Frigga passeggia lungo l'alta riva del fiume ed il fiume si chiama Sogno.

Nel Sogno l'aria è tiepida per i raggi del sole di un'eterna primavera, il cielo è azzurro e l'erba sotto i piedi nudi della giovane Regina di Asaehim è soffice.

Nell'aria volteggia un'aquila in ampi cerchi.

Fragga sa che è solo un Sogno, ma il Sogno è la porta per altri mondi.

Saluta l'aquila nella sua lingua, lanciando verso il cielo azzurro uno strillo acuto e penetrante.

Salute a te, signore del cielo!

E l'Aquila le risponde. Vola tre volte in cerchio su di lei e nella stessa lingua le parla.

Salute a te, regina degli Aesir. E a te, erede della casa di Odino.

Poi l'Aquila sparisce in un riverbero del sole.

Frigga è perplessa per quel doppio saluto, perché con lei non c'era nessuno.

Adesso c'é.

È una presenza appena percettibile insieme a lei.

Dentro di lei.

Al risveglio, Frigga è sicura di aver concepito un figlio per il suo sposo.

Si sveglia nella luce del primo mattino e le rune le dicono che quello è il giorno di transizione tra Sowelo e Teiwaz.

Frigga lascia che le rune le parlino mentre è ancora a contatto con il Sogno.

Sowelo è il Potere, Tyr è il Guerriero.

Sono entrambe ottime rune per concepire l'erede al trono di Asgard.


***


La piccola vita che è in lei si sviluppa in modo disordinato, caotico, sempre vivace.

È davvero primavera come nel suo Sogno quando Frigga, nei giardini del Fensalir, smette all'improvviso di tessere la sua tela e non sente più il chiacchiericcio delle ancelle accanto a lei.

Femmina.

Sa all'improvviso.

Sarà femmina.

Quando torna in sé dopo la sua visione, la prima cosa che vede è il ricamo di Fulla accanto a lei.

La runa Ehwaz.

Poco dopo sente lo scalpitare di Sleipnir sul Bifrost, che riporta a casa Odino dopo un (viaggio tra i mondi).

Frigga ha un attimo di vertigine.

-Mia signora, state bene?-

Le chiede Gnà.

La Regina esita prima di rispondere.

-Sì. Sì, è stato solo un attimo. Fulla, perché ricami la runa Ehwaz?-

-Mia signora, l'ho iniziata sette giorni fa quando sono iniziati i giorni di Ewaz e vorrei finirla prima che terminino. È un talismano per il mio futuro sposo, affinché lo aiuti a mantenere un buon comportamento durante i viaggi-

-Sì. Sei una fanciulla assennata-

Frigga non dice altro.

Sua figlia si è manifestata per la prima volta come essere vivente durante i giorni di Ehwaz e la runa corrispondente ha attirato prepotentemente l'attenzione su di sé.

Per tutto il resto del giorno Frigga continua a pensare.

Femmina.

Viaggio tra i mondi.

Vuol dire che sua figlia viaggerà molto? O che è destinata a viaggiare con la conoscienza oltre i limiti normali e a diventare una seidrkona? O che si addentrerà in tutti i mondi, compresi quelli da cui sarebbe meglio stare alla larga?

Magari il più pericoloso: il mondo dei morti rifiutati e senza onore? Quello più profondo e più terribile, tanto da non avere ancora nemmeno un nome.

Frigga non sa leggere con chiarezza il significato di Ehwaz in quel contesto. Non può saperlo.

Tenta di interrogare le altre rune ma anche loro si rifiutano di dire di più.


***


A primavera inoltrata Frigga si trova sempre più spesso alle soglie del Sogno anche mentre è impegnata in attività quotidiane.

La sua tela continua e lei tesse le vite dei mortali.

La razza dei figli di Midgard.

Coraggiosi, laboriosi, tenaci, eppure così effimeri! Le creature più fragili dei nove regni eppure le più combattive.

Per questo Odino sceglie tra loro i migliori per chiamarli a diventare Einherjar.

Frigga sa che sono iniziati i giorni di Mannaz, la runa della conoscenza, della chiarezza mentale, della risoluzione dei misteri.

E se che il suo ventre è diventato più pesante, ma non ha ricevuto alcun segnale particolare dalla creatura dentro di lei.

Frigga tesse e riflette su Mannaz, mentre Gnà e Fulla stendono il bucato poco lontano da lei.

Lenzuola bianche rese semitrasparenti dall'acqua e dal sole primaverile.

Veli, come quelli che bisogna scostare per ottenere la conoscenza.

Chiarezza di pensiero.

Tu-tum.

Frigga sussulta e la spola le sfugge tra le dita, srotolando un lungo filo d'oro fino alle caviglie nude di Fulla.

-Mia signora, state bene?-

Frigga annuisce e sorride, perché il primo battito del cuore di su figlia si è manifestato accompagnato da una runa propizia.


***


-La mia sposa porta in grembo mio figlio!-

Annuncia Odino a gran voce nella sala del Valőll.

Subito esplode un boato dalla tavola imbandita e gli skal si moltiplicano in un'eco infinita sotto le volte d'oro.

Odino ha voluto attendere fino all'inizio dell'estate, fino a che fosse passato il periodo critico della gravidanza prima di dare l'annuncio ufficiale alla corte di Asgard dell'arrivo dell'erede al trono.

Frigga non sa se rimproverare al consorte di aver utilizzato il maschile nonostante sappia perfettamente che il suo erede sarà una femmina, ma quello non la preoccupa più di tanto al momento.

L'unica cosa che conta è che la sua gravidanza sia stata annunciata ufficialmente e che il figlio che nascerà da lei sia già stato accettato nella famiglia reale di Asgard.

Non è un caso che Odino abbia scelto i giorni di Odila, la runa dell'eredità familiare, per annunciare il suo (la sua) erede.

Sua figlia avrà un posto ad Asgard, e non sarà un posto qualsiasi.

Eredità familiare. Fare parte del clan. Inserirsi nel solco tracciato dai propri antenati.

Frigga sente che sta per scivolare in uno dei suoi momenti di Sogno che sono più frequenti ed intensi durante la gravidanza.

Viene riportata alla realtà da un movimento nel suo ventre e dalla presenza di sua figlia più chiara che mai.

Non è un pensiero concreto, ma se lo fosse, sarebbe la bambina che risponde alla corte che già la acclama.

"Sono pronta, Madre!"


***


Passa il solstizio d'estate, passa la stagione del primo raccolto, e si avvicina l'autunno.

Frigga sente sua figlia crescere ed assorbire la forza di Fheu, Uruz e Thurisaz, poi la saggezza di Ansuz, il coraggio che serve per affrontare Raido e Kenaz, ed infine l'abbondanza simboleggiata da Gebo, il Dono.

Preso le foglie di tutti gli alberi di Asgard cadranno, tranne quelle dell'albero eterno di Idùnn.

Arriva e passa la festa del secondo raccolto.

Frigga sente che il momento è vicino. Ormai dovrebbero mancare pochi giorni.

Sua figlia dovrebbe nascere proprio allo scadere dei giorni di Wunjo.

Wunjo è una runa favorevole, e Frigga vorrebbe tanto che la sua bambina nascesse sotto il suo influsso anche perché la runa successiva le fa paura.


***

Sono passati nove mesi esatti dal concepimento, ma ancora (non è il momento, Madre).

I giorni di Wunjo che restano sono solo due e se la sua bambina non nascerà entro quelli, nascerà sicuramente sotto una delle tre rune delle Norne.

Sarà Hagalaz oppure al massimo Nauthiz. Non potrebbe ritardare fino ad Isa.

E invece potrebbe essere Wunjo. Dovrebbe essere Wunjo. Il parto è in ritardo per qualcosa.

Frigga pensa addirittura che potrebbe ricorrere alle arti magiche per rientrare anche solo di un giorno in Wunjo, ma ogni volta che lo pensa sente una volontà che si oppone alla sua.

Non è Odino e nemmeno un'altro degli Aesir.

É sua figlia.

E stavolta il pensiero è chiaro.

"No, Madre. Non è ancora il mio momento"

E così Frigga si rassegna.

Aspetterà. Cosa? Fino a quando?


***


Ancora quattro giorni, poi, quando il sole sta calando sulla vigilia della Metà Oscura dell'anno, iniziano le doglie.

La bambina viene alla luce nell'ora più buia della notte, urlando a pieni polmoni e dimenando il corpicino insanguinato dalla presa della levatrice.

Odino viene a vederla quando il sole è già spuntato e Frigga viaggia dentro e fuori dai confini del Sogno.

La regina sente intorno a lei parole come "Sì, è una femmina, mio signore" "La regina sta bene, sarà sicuramente in grado di avere altri figli".

Tra le risposte e le domande di Odino, Frigga ne sente una sola con chiarezza.

-Poiché è nata sotto il marchio di Hagalaz il suo nome è Hela-

Frigga lo sente quando è già immersa nel Sogno, ma in realtà il nome che sente è un'altro.

Helheim.

Adesso il mondo sotterraneo dove dimorano le Norne ed il serpente Niðhoggr ha un nome, ed è il nome di sua figlia.


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Cantuccio dell'Autore


Ben ritrovati! Che bello tornare in questo fandom dopo tanto tempo!

Credevo che la prima cosa che avrei scritto su "Ragnaok" sarebbe stata su Loki e Thor, e invece no!

L'ispirazione mi è venuta riguardo ad Hela.

Hela, che secondo me non è stata adeguatamente sfruttata come personaggio, a parte il fatto di averla resa la primogenita di Odino (WTF?!!).

Chi vuol firmare la petizione per decretare Odino il peggior padre dei Nove Regni? Io sì.

Cacchio, ne ha avuti tre e li ha cresciuti uno peggio dell'altro!

Il che mi riporta a Frigga. Ed al fatto che vorrei consigliarle un buon avvocato divorzista.

Comunque, diamole per buona che era giovane e viveva in una società fortemente maschilista.


Un discorso a parte meritano le rune.

I vichinghi usavano le rune come noi usiamo le basi per pizza: ci facevano tutto.

Scrivevano, facevano divinazione, le usavano come calendario, insomma, di tutto.

Ed io mi sono messa a seguire la "gestazione" di Hela seguendo le rune, facendo conto che sia nata verso il 31 ottobre/1 novembre.

Il calendario che ho seguito io è quello del Futhark antico, quello seguito nel libro "Runemall – il grande libro delle rune".


A parte le rune, mi sono attenuta più possibile alla mitologia norrena. Non mi metto a spiegare ogni singolo riferimento per non fare un trattato.


Ultima nota: all'inizio "Meli e peri sono in fiore. Frigga passeggia lungo l'alta riva del fiume" è liberamente ripreso da uno dei canti dell'Armata Rossa "Katyuša" che tutti noi conosciamo grazie alla cover fatta durante la resistenza partigiana; sarebbe "urla il vento, fischia la bufera"


Bene, adesso che ho finito con la mia wikipedia da nerd, posso salutarvi.


Makoto



   
 
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