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Autore: ColdBlood     25/06/2009    2 recensioni
Please don't ever go away, no matter what I say
You've got to know how much I need you
Please don't let it go to waste, all the memories we made
‘Cause they wont mean a thing, if you're not here with me
Eighteen Visions ♥
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fanfic

Titolo: Don't Ever Go Away

Autore: Io ColdBlood

Disclaimer: I personaggi citati non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro. Tutto completamente inventato.
Raiting: Giallo
Pairings: James Stephen
Hart/ Mick Richard Morris
Avvertimenti: Slash, One-Shot, una sorta di Song-fic
Song: Here With Me by Burn Halo

Note: Scritta un pò di getto ascoltando questa stupenda canzone. Forse non avrà neanche senso! In questo caso scusatemi! -//- e fatemelo sapere con un commento! xD

In ogni caso ditemi cosa ne pensate!


Don’t Ever Go Away

If I can somehow take back all these lies
Finally put down this disguise
Get you back, back where you belong
If I can take back all the shit I've done
Make you see that you're the one
Started out so right but went so wrong
Tell me baby, how did it go so wrong?

 

- Sei uno stronzo. Ti avevo detto di non farlo! – urlò James, gesticolando nervosamente, una volta che ebbe fatto entrare il suo bassista in casa.

- Dio James, ma che stai dicendo?! È la mia ragazza, come pretendi che non lo faccia?! – rispose Mick, spingendo la porta dell’appartamento di James che si chiuse rumorosamente.

- Cosa dovrei dirgli? Scusa tesoro, ma non posso baciarti o venire a letto con te perché il mio amante è geloso?! – il suo sarcasmo gli diede alla testa, lo fece incazzare ancora di più e gli fece prudere le mani.

- Cristo però non farlo davanti a me Mick! Non è obbligatorio infilare la lingua in gola alla propria fidanzata durante una pausa dalle registrazioni, eh! – lo ripagò con la stessa moneta.

- E poi che diavolo ti ha detto il cervello per farla venire qui? Non stava bene a casa sua? Deve venire a rompere anche qui, ovviamente! – esclamò, dandogli le spalle e posandosi le mani sui fianchi.

- Ora basta James! Non hai il diritto di parlare di lei in questo modo! Al massimo è lei che avrebbe buoni motivi per odiare te, se solo venisse a sapere! – rispose Mick, innervosito dal modo in cui James parlava di Kelly, la sua ragazza.

Il cantante si voltò verso di lui, sollevando le sopracciglia – Ah si? E perché, di grazia? – chiese, ironico.

- Forse perché ti scopi il suo ragazzo? Forse, James? – rispose sarcastico il bassista, incrociando le braccia al petto.

- Si, io mi scopo il suo ragazzo, ma lei ha la sua bella consolazione…- rispose con un sussurro James, allontanandosi da Mick ancora in piedi in mezzo al soggiorno, e andando a sedersi sul divano.

- E sarebbe? – anche Mick si era calmato, abbassando il tono di voce e abbandonando il sarcasmo.

James alzò lo sguardo su di lui – Può uscire con te tranquillamente. Può prenderti per mano in mezzo alla gente. Può baciarti mentre c’è il tuo fottuto amante che ti guarda e può fare l’amore con te senza che vi dobbiate prima incontrare in un hotel fuori mano, con tanto di nomi falsi. – disse, mentre un sorriso amaro gli nasceva sul volto.

Mick abbassò di conseguenza lo sguardo, e si passò una mano tra i capelli, tirandoli indietro. Poi però, tornarono subito avanti, nascondendo i suoi occhi.

- Mi dispiace. Ma non credere che si possa fare altrimenti. – rispose, ostinandosi a tenere la testa bassa.

- Si invece! Si che si può fare altrimenti! – annuì James, infervorandosi e tornando in piedi. La sua voce era salita di qualche tono, ma non c’era rabbia nella sua voce.

Stava solo cercando di fargli aprire gli occhi.

Mick lo guardò, un sorriso scettico sul volto – Si? E quale sarebbe? Ah si, me lo hai già detto, vero? Quello di dire al mondo che stiamo insieme. “Che ci vuole Mick!? Facciamo una bella intervista in cui diciamo che ci amiamo e vogliamo stare insieme alla luce del sole!” – disse, scimmiottando la voce di James.

Non che James avesse mai detto quelle determinate parole, sia chiaro. Ma si, infondo era quello il succo del discorso.

Si sentì ferito da quelle parole. Mick lo stava prendendo in giro.

Mick stava ridendo dei suoi sentimenti.

Stava ridendo della sua sofferenza.

Contrasse i muscoli del volto – Vattene. – sibilò allora, guardandolo con freddezza.

Il bassista sollevò le sopracciglia come se non avesse capito bene. – Cosa? – chiese.

- Vattene! – esclamò allora James, con voce più alta così che Mick capisse forte e chiaro qual’era stato il suo ordine.

Allora Mick sospirò, rendendosi conto di aver esagerato – Avanti James…- disse, facendo un passo in avanti, ma di conseguenza James lo fece indietro e interruppe qualsiasi cosa lui stesse per dire.

- Vattene, ho detto! – urlò . – Hai capito che non voglio averti un minuto di più davanti agli occhi!? – quasi attraversato dalle onde sonore provocate dalla voce di James, Mick indietreggiò.

Guardando gli occhi nocciola del suo amante diventare più scuri, capì che era davvero arrabbiato.

Non potè fare altro che girare i tacchi ed andarsene, senza dire null’altro.

James rimase per qualche secondo a fissare la porta ormai chiusa, poi, in un attacco di rabbia, gettò a terra l’abat-jour che si trovava sul mobiletto accanto al divano, facendola rompere in mille pezzi.

Insieme al rumore della lampada che si rompeva, anche una sua imprecazione si perse nel silenzio della casa.

Perché gli sembrava che a Mick non importasse nulla di lui? Che non avesse alcuna intenzione di cambiare quella situazione?

James era, da sempre, deciso ad andare avanti con quella relazione clandestina solo con la convinzione che prima o poi sarebbe finita. Che prima o poi Mick avrebbe acquistato il coraggio di ammettere al mondo quello che gli sussurrava sempre quando erano da soli, in un letto che era stato testimone indiscusso del loro amore.

Ma le cose non stava cambiando. E Mick sembrava non voler fare assolutamente nulla per fare in modo che le cose cambiassero.

Si rese conto, finalmente e amaramente, che a Mick le cose andavano bene così.

Che gli andava bene dividersi tra James e la sua ragazza. E si rese anche conto che era un attore meraviglioso, un bugiardo con i fiocchi.

E lui invece era un idiota con i fiocchi.

 

 

 

Do you remember how we used to talk
About running away just to get lost
Wish that you were here with me tonight
Tell me baby, how to make this right?

 

 

Lui che al solo pensiero che Kelly aveva su Mick molti più diritti di lui, lo faceva andare in bestia.

Che Kelly poteva andare in giro a vantarsi di avere Mick Morris, bassista degli Eighteen Visions, come fidanzato e, pensandoci, lo faceva davvero.

Invece lui doveva rimanere sempre nell’ombra, ad aspettare con trepidazione l’inizio di un qualsiasi tour, così che lei sarebbe rimasta a casa e lui, finalmente, avrebbe avuto Mick tutto per se.

Ma anche li le cose non erano sempre fantastiche come se le immaginava spesso e volentieri.

Perché lì c’erano i suoi amici, i suoi compagni.

C’era Trevor, il migliore amico di Mick, che sapeva ufficiosamente tutto, ma che continuava a far finta di nulla.

C’era Keith che quando lo vedeva giù di morale, cercava sempre di farlo parlare e James avrebbe tanto, tanto voluto parlare con lui. Dirgli tutto. Pregarlo in ginocchio di aiutarlo.

E c’era Ken che invece lo aiutava portandolo lontano dal bus, facendogli fare lunghe passeggiate per il parcheggio, anche se quello significava fare per cento volte girotondo.

Però lo aiutavano, quelle passeggiate. E al ricordo di quante volte Mick gli aveva fatto scenate per quelle ore passate da solo con il chitarrista.

E loro, anche se erano i loro compagni di vita, non dovevano sapere niente. Così diceva Mick.

Chissà cos’avrebbero pensato!

Si lasciò cadere sul divano, prendendosi la testa tra le mani e affondando le dita tra i capelli, tirandoseli leggermente.

L’aveva mandato via. L’aveva mandato via ed aveva sbagliato, perché ora aveva bisogno di risposte.

L’aveva mandato via ed aveva paura che non sarebbe più tornato.

 

 

Please don't ever go away, no matter what I say
You've got to know how much I need you
Please don't let it go to waste, all the memories we made
Cuz they wont mean a thing, if you're not here with me

 

Aveva bisogno di guardarlo negli occhi e capire se quello che pensava era vero.

Se a Mick interessava davvero portare la loro relazione ad un livello superiore o se gli andava bene lasciarla invece in questo squallore.

Perché questo era per James, incontrarsi in un hotel o guardarsi intorno, con la paura di essere visto, quando andava a casa di Mick o ne usciva la mattina presto.

Era squallido interrompersi dal baciarlo quando il suo cellulare iniziava a squillare, e il sentirsi dire di aspettare un attimo, perché doveva rispondere alla sua ragazza.

Era squallido far finta di niente, mettere a tacere tutto, quando dentro si sentiva ardere di rabbia e passione e amore.

Lui non voleva essere squallido.

E tra le regole Straight Edge non c’era qualcosa che assomigliava a “non scopare il tuo bassista” o “non aiutare il tuo bassista a mettere le corna alla sua ragazza”? Maledizione, gli avrebbe evitato di mettersi in tutto quel casino!

E perché dopo tutto quello lui continuava ad amarlo? Ad avere bisogno di lui? Ad accettare quello squallore?

Per la prima volta da quando era diventato Straight Edge si chiese se riempirsi le vene di alcool aiutasse davvero a far zittire le domande e il dolore per un po’.

Il suo amico Matt sembrava stare meglio quando lo faceva. Iniziava a ridere come un’idiota e niente sembrava in grado di infrangere la sua allegria.

Scosse la testa, dicendosi che stava facendo dei pensieri da idiota e che avrebbe fatto meglio ad andare a farsi una bella doccia e poi una lunga dormita, con Cubbie accanto a se.

Si, avrebbe smesso di pensare.

Avrebbe smesso di pensare alla paura che Mick non sarebbe più tornato.

Avrebbe aspettato…


If I could lay you on my bed
If I could hold you once again
I'd never let you go
Take your time and do what is right,
Just know that I'll be waiting



 

Mick sbuffò – Non ho niente Kelly. Non ho NIENTE! Quale parte di questa piccola frase non ti è chiara?! – esclamò, nervosamente, guardando la sua ragazza ferma sulla soglia della porta della cucina.

Kelly lo guarda arrabbiata – Senti, vedi di calmarti, okay? Scusa tanto se mi preoccupo per te! E da quando sei tornato che non ti si può rivolgere la parola! – ribattè, incrociando le braccia al petto e facendo svolazzare i lunghi capelli biondi.

Mick respirò lentamente – Sto bene. Non ho niente che non va. Sono solo un po’ nervoso. – cercò di usare un tono calmo perché infondo sapeva che Kelly aveva ragione.

Ma senza una motivazione tutto gli dava fastidio. Tutto intorno a lui gli urtava i nervi.

La voce troppo acuta di Kelly. Il ticchettare dei suoi tacchi sul pavimento. Anche la musica che usciva dalla televisione. Tutto gli dava fastidio.

Si alzò di scatto dal divano su cui era seduto e andò velocemente verso l’entrata, sfilando poi il suo giacchetto di jeans sdrucito dall’appendiabiti.

- Vado a farmi un giro. Così forse mi calmo. – disse semplicemente, prima di afferrare il cellulare e le chiavi della macchina, ed uscire nel fresco della sera, senza neanche aspettare una risposta.

Solo quando si ritrovò in macchina, capì di non avere un cavolo di posto in cui andare.

Solo il giorno prima sarebbe andato dritto a casa di James, con un sorriso idiota che gli nasceva sulle labbra al solo pensare a quello che lo aspettava.

E ora? Ora invece, cos’era successo?

Non era la prima volta che litigavano riguardo Kelly e tutto il resto, ma James non l’aveva mai cacciato in quel modo da casa sua.

Aveva sempre cercato di ragionare, di calmarsi e di trovare una soluzione insieme.

Invece la rabbia e la delusione che aveva visto quel pomeriggio negli occhi del suo amante lo avevano davvero spaventato.

Cosa voleva fare James? Lasciarlo forse?

Rise nervosamente, sbattendo sul volante entrambe le mani. Lui non poteva lasciarlo.

Cosa ne sarebbe stato di Mick, se James lo avesse lasciato?

Mick non riusciva neanche ad immaginarsela una vita senza di lui!

Scosse la testa. No, non poteva essere. E anche se era proprio così, lui non gliel’avrebbe permesso.

Non gli avrebbe permesso di lasciarlo.

Mise in moto, spingendo forte sul pedale.

Meno di dieci minuti dopo era a casa di James e correva senza fiato lungo il pavimento lastricato che divideva il piccolo giardinetto in due parti nette.

Iniziò a bussare e suonare il campanello, facendo un chiasso del diavolo. Era tardi e se ne rendeva conto, ma era pronto a rispondere a tono a qualsiasi vicino di casa di James che avesse osato lamentarsi.

Qualche minuto dopo, in cui il bassista non aveva certo riconsegnato la casa al silenzio, James venne ad aprire. Era in pigiama. Una canotta nera abbinata con un pantalone della tuta vecchio e slargato, che sembrava tenersi in piedi solo grazie alle ossa del bacino.

Non era certo la prima volta che Mick vedeva quel completo così provocante, ma aveva sempre lo stesso effetto su di lui.

I capelli erano disordinati e lo sguardo assonnato. Accanto a lui, come una fedele guardia del corpo, era comparso Cubbie che miagolava rumorosamente, quasi volesse in qualche modo rimproverarlo per l’orario della sua visita.

- Mick…ma che diavolo ci fai qui a quest’ora? – chiese stancamente, con la mano ferma sulla porta, pronto a richiuderla.

Dentro di se sentì il cuore liberarsi da un peso. Grazie a Dio era tornato.

- Noi dobbiamo parlare. – iniziò subito il bassista. – Lo so che mi sono comportato da stronzo. Non era quello che volevo. Scusami, ho davvero il tatto sotto le scarpe e me ne sono accorto. Ma davvero, mi dispiace. Non volevo. – disse tutto d’un fiato.

James abbozzò un sorriso. Mick era così buffo in quel momento.

Aveva le guance arrossate, forse per il tanto parlare. I capelli erano disordinati. A causa dell’umidità la frangetta si era un po’ arricciata.

Era tenero, anche. Ma sapeva che se glielo avesse detto Mick si sarebbe arrabbiato.

Lui ci teneva a sembrare assolutamente non-tenero.

Anche se era basso e piccolo e bastava un suo sorriso sincero per cancellare il suo tono volutamente scontroso e le sue espressioni sempre scocciate, questo non significava che doveva essere per forza tenero!

- Vieni dentro o sveglierai tutto il vicinato! – gli disse allora, togliendosi dalla porta per farlo entrare.

Mick fece come gli era stato etto e poi si liberò del giacchetto, posandolo sull’attaccapanni.

- Vuoi qualcosa da bere? – chiese poi il padrone di casa, passandosi le dita tra i capelli nel disperato tentativo di renderli presentabili.

Il bassista annuì debolmente – Un coca se ce l’hai…-

James annuì a sua volta e si voltò, diretto in cucina.

Mick prese a muovere nervosamente il piede a terra e a mordersi il labbro inferiore.

Perché James non gli aveva dato una risposta?

Insomma, era venuto lì, dicendo sinceramente le parole così come gli venivano facendo pure la figura dell’idiota, e lui gli offriva da bere?

Non era divertente. Non lo era affatto.

Voleva un risposta. E la voleva subito. A fanculo la coca.

Prese un profondo respiro e si avviò con decisione in cucina. Vide James con il busto interamente coperto dallo sportello del frigorifero.

Gli andò vicino e lo prese per i fianchi, stringendoselo addosso.

- Lascia stare la mia maledetta coca e dammi una risposta. –

James sobbalzò leggermente, sorpreso, ma non si ribellò e si lasciò stringere. Non si mosse dalle sue braccia, continuando però a guardare dritto davanti a se.

- Che risposta vuoi? Sai che in queste condizioni non posso certo andare avanti…- disse, con un filo di voce.

- Miglioreranno! – si affrettò a dire Mick, facendolo girare tra le sue braccia per guardarlo negli occhi – Miglioreranno te lo prometto. Col tempo. Devi solo avere un po’ di pazienza. Io non ti ho mai mentito James. Ne ho fatte di cazzate con te, è vero. Ma non ti ho mai mentito. – disse, guardandolo negli occhi.

James rise leggermente e sollevò le sopracciglia – Davvero? – chiese, quasi a volerlo prendere in giro.

Il ragazzo non capì il motivo di quel tono ironico e si accigliò – Certo. – fece, insicuro.

- Certo che non ti ho mai mentito. Cosa vorresti dire con quel tono? – chiese poi, dubbioso.

- Non mi hai forse mentito dall’inizio? Dicendo che l’avresti lasciata e non lo hai mai fatto? – chiese allora James, ancora chiuso tra le sue braccia, mentre le sue giacevano lungo i suoi fianchi.

- No! Io voglio farlo! Cioè…voglio stare con te! Devo solo…- sospirò – Dio James, dammi un po’ di tempo. Ho bisogno di un po’ più di tempo. Io non sono coraggioso come te, okay? – abbassò la testa e si passò una mano tra i capelli, in imbarazzo.

Era duro per lui ammettere una cosa del genere. Che non aveva abbastanza coraggio per fare quello che gli aveva promesso fin dall’inizio.

James abbassò lo sguardo, sospirando. Cosa doveva fare? Dargli ancora tempo?

Annuì a se stesso, pensando che non poteva cancellare tutti i ricordi che lo ricollegavano a lui. Non poteva ignorare il fatto che a solo chiudere gli occhi, la prima immagine che vedeva era il volto sorridente di Mick.

E ai suoi occhi si credeva patetico, ma in fondo era meglio esserlo ma avere Mick accanto piuttosto che fare il duro ed essere solo, senza di lui.

Niente aveva senso, se non era con lui.

Si avvicinò e gli tirò su il viso, facendosi guardare – Va bene. Ma gestiscilo bene il tuo tempo, okay? -

Mick lo guardò e sorrise, annuendo con decisione. – Okay. – sussurrò, prima di spingersi in avanti per unire le loro labbra.

Se l’era vista brutta quella volta. Ora forse aveva imparato la lezione.

Circondò il suo collo con le braccia, alzandosi sulle punte per coprire quei centimetri che li dividevano.

Anche se ogni volta che era costretto a farlo se ne crucciava, quella volta non ci pensò neanche, preso soltanto dal baciare James. Tutto il mondo era scomparso, chiuso fuori da quella cucina. Forse c’erano solo loro e quel frigorifero ancora aperto che irradiava luce e fresco in tutta la stanza.

Quando si allontanarono James posò la fronte contro la sua.

– Non andartene più in quel modo. – gli sussurrò, con un conseguente lungo sospiro.

Mick abbozzò un sorriso, stringendogli le braccia intorno alla vita – Ma sei stato tu a mandarmi via. – ribattè.

- Non andartene più. Non importa ciò che dico. -

 

 

 

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