Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Final_Destiny98    26/12/2017    1 recensioni
[ErenxLevi]
La storia si svolge dopo un ipotetico annientamento totale dei Giganti e fine della guerra. I fatti sono completamente inventati da me e sicuramente lontani dalla reale fine della serie.
"Erwin non capiva perché fosse tanto sconvolto da non voler quasi uscire dalla sua stanza. Diceva che la vittoria dell'umanità era sempre stato il suo desiderio, e ora che erano riusciti a uscire dalla gabbia che li aveva ostacolati per secoli non riusciva a trovare un motivo neppure per alzarsi dal letto. Erwin semplicemente non capiva."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Armin, Arlart, Eren, Jaeger, Levi, Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Baciò le sue labbra lentamente, con tranquillità. Le sentiva morbide contro le proprie, tremanti per la forza emotiva di quel contatto. Stavano insieme da anni, ma ancora Eren non aveva smesso di avere i brividi durante i baci che si scambiavano, e Levi ancora non aveva realizzato l'idea di aver trovato la persona della sua vita.
Eren gli sfiorò il viso con il palmo della mano, gesto che se non fosse venuto da lui avrebbe odiato a morte; la sua mano era tremendamente calda in contrasto con la freddezza della sua pelle e del suo animo. Gli carezzò la guancia mentre ancora si scambiavano sottili baci a stampo, non andando oltre.
Era tempo che non si lasciavano andare a momenti di quel genere. Si vedevano poco, nonostante vivessero a poca distanza l'uno dall'altro; non ne avevano fatto parola con nessuno, nemmeno con Erwin. La loro relazione non sarebbe stata ben vista dai piani alti.
I teneri baci a stampo cambiarono; Eren piegò il viso, schiuse le labbra e ebbe un'altra scarica di brividi. L'adrenalina percorse il suo corpo nel momento in cui sentì la lingua di Levi toccare la sua. Aveva gli occhi chiusi, ma sentiva come se le iridi fossero sotto una luce troppo forte da sopportare. Fece sì che Levi potesse abbracciargli la vita con le gambe, e sentì come questo si avvinghiò al suo corpo; inarcò leggermente la schiena, lo sentì sospirare di quelle attenzioni che stava ricevendo. Perché Eren aveva iniziato a toccare la sua schiena, a passare le dita su ogni vertebra del ragazzo, scaldandogli la pelle gelida e facendo dei passi verso la loro stanza. Sentiva come Levi quella volta si stesse lasciando andare, appoggiando la fronte nell'incavo del suo collo mentre sospirava di continuo.


Aprì gli occhi di scatto e si sollevò a sedere. Aveva freddo, quel letto lo era sempre. Volse gli occhi alla sua sinistra, dove la toppa strappata delle Ali della Libertà sembrava osservarlo. Sentì il cuore pulsare malamente, sanguinando.
Levi Ackermann si passò una mano sugli occhi e respirò profondamente prima di spostare nuovamente lo sguardo. Le sue gambe erano sulla strada di una buona guarigione, presto avrebbe potuto utilizzare il Movimento Tridimensionale. Non che ce ne fosse bisogno, visto che la minaccia era stata sventata. Pensare a come questo era successo lo rendeva instabile.
Erwin non capiva perché fosse tanto sconvolto da non voler quasi uscire dalla sua stanza. Diceva che la vittoria dell'umanità era sempre stato il suo desiderio, e ora che erano riusciti a uscire dalla gabbia che li aveva ostacolati per secoli non riusciva a trovare un motivo neppure per alzarsi dal letto. Erwin semplicemente non capiva. Farlan l'avrebbe fatto, si diceva. Isabel anche. Lui lo avrebbe osservato per un secondo e lo avrebbe descritto alla perfezione.
Lui.
Mosse le gambe e si alzò dal letto. Sentiva i suoi occhi sulla schiena come se davvero fosse in quella stanza, con lui, mentre lentamente camminava verso l'armadio per vestirsi. Sembrava che davvero la voce che sentiva fosse la sua; si lamentava, non voleva alzarsi e rivedere la "faccia da cavallo" di quel tizio di nome Jean che Levi non aveva ancora capito chi fosse.
Quasi sorrise.
Metà del suo armadio aveva ancora all'interno i Suoi vestiti. Avevano il Suo odore. Levi evitò accuratamente di guardarli e richiuse l'anta prima che fosse troppo tardi. Chiuse gli occhi.

L'aria del suo Movimento Tridimensionale stava terminando. Era agli sgoccioli, e solo una volta gli era successo. Gli occhi di Farlan e Isabel si fecero vividi nella sua mente.
Un gigante si trovava davanti a lui. Uno dei tanti in quel campo di battaglia ricolmo di sangue di caduti, tanto che Levi aveva l'impressione di vedere solo rosso. Aveva spesso immaginato la battaglia finale, ma mai avrebbe osato pensare ad uno scenario simile. E soprattutto mai avrebbe pensato che sarebbe stato tanto preoccupato per una persona, nonostante sapesse che era perfettamente in grado di difendersi.
Evitò un gigante che aveva provato ad afferrarlo e lo eliminò in breve tempo. La sua carcassa cadde e iniziò a emettere calore, disintegrandosi. Lo superò, diretto verso dove sapeva ci fosse Lui.
L'aria del suo Movimento Tridimensionale stava terminando.


Poggiare i piedi sull'erba non era una cosa che ultimamente gli capitava di frequente. La luce del Sole gli dava fastidio, richiamava alla memoria l'amore che aveva nascosto.
Dalla sua posizione riusciva a vedere Armin, il Suo amico, che guardava verso la sua stessa direzione. Improvvisamente ricordava il motivo per cui non era uscito dalla sua stanza per tutto quel tempo. Ricordava il motivo per cui non  aveva mai più messo piede fuori dalle mura, nonostante l'umanità ci stesse lentamente provando. Ricordava perché aveva desiderato sparire e mai tornare.
Armin si voltò nella sua direzione fece il saluto tipico militare, dopo averlo notato. Levi notò che si stava lentamente avvicinando, e pensò che fosse scortese allontanarsi nonostante non volesse parlare con nessuno.
"Capitano, si sente meglio?"
Levi avrebbe voluto urlare che era palese il contrario.
"Armin. Sì."
Semplice, conciso. Come sempre. Non amava perdersi in chiacchiere, tantomeno in quel momento. Si era già pentito di essere uscito dalle quattro mura della sua stanza che ancora sapevano di Lui. Ancora Lo vedeva mentre si muoveva tra gli immobili senza la minima vergogna, ormai superate la barriera dell'età e del rango militare. Lo vedeva davanti ai suoi occhi mentre si sistemava, legando stretto alle gambe e alla vita il supporto per il Movimento Tridimensionale, lamentandosi del fatto che nemmeno quel giorno sarebbero potuti uscire allo scoperto. Più volte gli aveva chiesto se, in futuro, lo avrebbero fatto. Poteva Lui osare baciare il Capitano davanti agli occhi di tutti, sotto alla luce dal sole, una volta che quell'inferno sarebbe terminato? Poteva amarlo, viverlo, senza preoccuparsi di nascondere uno sguardo in battaglia, senza preoccuparsi di trascinarlo in un vicolo buio, senza preoccuparsi di vederlo morire davanti ai suoi occhi divorato da un gigante classe due, sette, o forse quindici metri?
Armin gli stava parlando, ma Levi non voleva più ascoltare. Si scusò, camminò lontano, iniziò a correre, aprì la porta della sua stanza e la richiuse alle sue spalle. Immaginò di non essere mai uscito. Controllò ogni singolo dettaglio, come se Lui potesse arrivare da un momento all'altro. Solo dopo alcuni istanti comprese che non era così.

Non aveva nemmeno visto la mano del gigante arrivare su di lui. La sua attenzione era completamente catturata da un altro ed era solo, perché era l'unico che osasse avvicinarsi al centro della battaglia, dove c'era Lui. Quei giganti era sfuggiti al suo controllo. La Coordinata, già. Forse era troppo lontano.
Sbattè contro un albero, si difese come potè. Era certo, mentre cadeva rovinosamente a terra, che il Movimento Tridimensionale non avesse subito danni. Ma il rumore sinistro che fecero le sue gambe nel momento in cui toccarono il terreno quasi lo fece urlare dal dolore. Cercò di restare lucido mentre un gigante di classe tre metri correva velocemente verso di lui pronto a porre fine alla sua vita. Era ironico che in quel momento gli comparisse Isabel davanti agli occhi, seguita da Farlan, e poi Erwin che aveva perso un braccio, e poi Petra, la sua intera squadra. Levi Ackerman non rimpiangeva mai le sue scelte. Eppure tutti coloro che lo avevano lasciato erano morti senza averlo accanto. Ogni volta lui era lontano da loro, per sua decisione. Anche Lui era lontano in quel momento. Anche Lui sarebbe potuto essere un semplice corpo senza testa, senza mente, senza vita. Forse era per quel motivo che la Coordinata non funzionava. Forse era per quel motivo che quel gigante lo aveva stretto in mano e lo osservava quasi prendendosi gioco di lui.
Levi Ackerman chiuse gli occhi.


La sua stanza non gli era mai sembrata tanto soffocante. Spalancò la finestra, lasciò che l'aria entrasse prepotentemente. Le Ali della Libertà continuavano a fissarlo con astio, o forse era compassione. Gettò per terra ogni cosa presente sulla scrivania di legno laccato che Lui avrebbe voluto nella sua stanza. Disfò il letto in cui aveva dormito con Lui. Strappò dalla parete il Suo ritratto che aveva commissionato ad un artista di strada e lo gettò sul pavimento. Scaraventò la sedia leggera da un lato all'altro della stanza, dove Lui si sedeva ogni volta che aspettava che tornasse da una riunione.
Forse Armin era dietro la porta, forse era corso a chiamare Erwin, forse stava addirittura già arrivando. Levi aprì la Sua anta dell'armadio e gettò sul pavimento ogni sua maglietta, ogni singola cosa che gli appartenesse e parte dei suoi vestiti che avevano il Suo odore.
Una foglia solitaria entrò attraverso la finestra e si posò sul davanzale. Gli occhi grigi andarono immediatamente a cercarla; non somigliava nemmeno lontanamente al colore dei Suoi occhi l'ultima volta che lo avevano guardato. Si appoggiò alla parete più vicina a lui, respirando a fatica, scivolando a terra. Gli occhi di Levi Ackermann quel giorno diventarono più grigi del cielo di mezzanotte.

Il gigante lo lasciò andare quando venne scaraventato a terra da un pugno. Levi atterrò su una mano, e sapeva fosse la Sua. Nessun altro sapeva essere tanto delicato con lui. Aprì gli occhi e vide i Suoi scrutarlo con preoccupazione.
Iniziò a correre nella direzione opposta ai giganti, trattandolo con la massima delicatezza. Levi gridava di tornare indietro, ma non lo ascoltava. Lui continua a procedere; aveva capito le sue intenzioni. Lo minacciò con voce ferma, gelida, da Capitano. Venne ignorato totalmente, e già sentiva i rumori più flebili da cui era venuto, già vedeva l'erba tinta di rosso.
Levi Ackerman non si lasciava mai andare ai suoi sentimenti. Ma quando Lui lo poggiò a terra e lo guardò, credette di non resistere. Credette di cadere in un abisso sotto alle sue gambe, di cadere e urlare, di cadere e non tornare. E per quanto cercasse di muoversi, sapeva di non poterlo fare perché metà di lui non rispondeva al suo volere. Lui sollevò un dito e con quello gli carezzò il viso, delicatamente, come se fosse di cristallo. Levi tremava come mai in vita sia, vi si legò debolmente e con inaspettata forza nello stesso momento. Ma per Lui fu facile allontanarlo, e per quanto lo chiamasse non lo ascoltava mentre correva lontano da lui verso quell'inferno in terra.
Per quanto Levi gridasse, Lui si stava allontanando.


Bussavano alla porta. Non voleva alzarsi e aprire. Tra un momento sarebbero entrati.
Il suo sguardo corse alla toppa con le Ali della Libertà.

Il silenzio era assordante.
Hanji lo aveva portato di corsa a cavallo verso dove aveva indicato, dopo aver visto lo stato in cui era ridotto. Ma più procedevano, più si allontanavano dall'erba rossa di sangue, più sentiva il silenzio farsi spesso, più le forze gli venivano meno. Dentro di sé sapeva quello che era successo ancor prima di vederlo con i suoi occhi.
A quel punto della cavalcata non era sicuro di volersi davvero avvicinare a quella figura scura che vedeva da lontano, ma non riusciva a dire ad Hanji di fermarsi. Non riusciva a non voler effettivamente vedere. Sembrava masochista.
Ogni persona che si era allontanata da lui era morta.
Scese da cavallo, o meglio si gettò. Hanji rimase saggiamente a distanza mentre strisciava verso quel corpo. Sentiva il cuore pesante, lo sentiva bruciare come i polmoni, sentiva la polvere negli occhi e nel naso che lentamente si insinuava in questi. Tossì alcune volte, ma nulla impediva alle sue braccia di continuare a trascinarlo. E quando finalmente arrivò al suo fianco, Levi credette di perdere conoscenza. La testa gli girò leggermente.
Tutto ciò che era rimasto di Lui era un corpo ricoperto di ustioni, immobile e freddo. Attorno a Lui la pace. Non aveva bisogno di sentire il battito inesistente del suo cuore per capire che se n'era andato. Il suo viso era ricoperto dai segni dovuti alla trasformazione: le linee sulla fronte, sotto gli occhi, negli esatti punti in cui i muscoli dell'essere si legavano ai suoi. La giacca era sgualcita, rotta in alcuni punti, ma Levi ne guardava solo uno. Guardava la toppa, con le ali una bianca e una blu, quelle ali che Lui aveva tanto sognato e aveva fatto sì che si incontrassero. Quelle stesse ali che avevano fatto sì che si innamorassero l'uno dell'altro.
Levi Ackerman estrasse un coltellino da un fodero sul suo fianco mentre sospiri pesanti uscivano involontariamente dalle sue labbra, mentre l'aria gli mancava dai polmoni e la vista si appannava. Levi Ackerman tagliò quella toppa, quello stemma dal Suo petto, dal suo cuore.
Levi Ackerman strinse tra le mani le Ali della Libertà di Eren Jaeger.



*Note autrice
​Ereri, quale gioia. Amo questa coppia quando la LawLu e so che la mia vità finirà con l'essere completamente assorbita da loro, qualcuno mi aiuti. Certo, una mano da Levi sarebbe ben gradita...
Storia breve anzi brevssima scrita di getto, ma spero possa piacere comunque.
​Auguro a tutti delle buone vacanze e soprattutto un buon anno nuovo.
-Final
   
 
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