Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: jakyuun    31/12/2017    1 recensioni
in cui Jimin si iscrive ad un sito d'incontri ma chiede a Jungkook di presentarsi all'appuntamento al posto suo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
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Primo Step: «Devi andarci tu.»
 

Annoiato, ero profondamente annoiato. 
Avete presente, no? Quando vi assale quel senso di fastidio o tristezza causato dall’assenza o dalla mancanza di interessi e dalla ripetizione monotona delle stesse azioni. 
Jimin mi ripeteva sempre che avrei dovuto trovarmi qualcuno con cui uscire, fare nuove esperienze, ma ovviamente, ogni volta che si toccava quell’argomento io gli rispondevo che avevo lui e che mi andava bene così. In realtà ero troppo timido e pigro per uscire di casa, infilarmi in un bar e fare conversazione con il primo che capitava. Sono sempre stato penoso nelle relazioni sociali e mi meravigliavo quando mi rendevo conto di avere Park Jimin come migliore – e unico – amico. Lui è sempre stato una persona fantastica, una di quelle che ti trasmettono sicurezza solo con uno sguardo, al contrario di me. Ci siamo conosciuti alle superiori, credo. Non andavamo nella stessa scuola, ma la sera correvamo nello stesso parco. Quello era il periodo in cui avevo forse ancora un po’ di voglia di vivere e preferivo correre fino allo sfinimento piuttosto che rimanere steso sul letto a contemplare la bellezza delle ragnatele sul soffitto della mia camera. 
Io stavo correndo con gli occhi chiusi, perché sì, sono sempre stato un deficiente, e lui andava troppo veloce. Mi è piombato addosso facendomi cadere.
Dopo venti minuti di “oh, capperi, scusa” e “no, fratello, non scusarti. Ero io che avevo gli occhi chiusi”, mi invitò a casa sua. Tutto molto da film, in cui il ragazzo invita a casa la tipa conosciuta a caso per strada o in biblioteca, si innamorano, si fidanzano, si sposano e fanno figli. 
Il problema era solo uno: non ero una ragazza. 
Quando entrai nella sua camera mi resi conto che già lo ritenevo mio amico. Avevamo seriamente troppe cose in comune. La prima era il disordine che regnava lì dentro. Non sapevo fino a che punto sarebbe potuto essere fantastico, siccome nella mia testa mi ero creato già situazioni del tipo “hey, amico, ti sto aspettando da quindici minuti” “perdonami, non trovo più la mia scarpa”. 
La seconda cosa che mi colpì della camera di quel tipo fu la quantità strabiliante di poster di gruppi musicali che pensavo di ascoltare solo io. 
Al tempo, almeno inizialmente, nessuno dei due voleva parlare dei propri problemi all’altro. Si potrebbe dire che ci conoscevamo a vicenda in modo terribilmente superficiale, anche perché io non ero il tipo da raccontare i fatti miei a qualcuno e lui, probabilmente, aspettava che mi aprissi per primo. Solo quando dopo tre settimane corse sotto casa mia urlandomi di scendere, capii che quello era il momento. Park Jimin stava per fare il grande passo – e no, non si stava per dichiarare.
Mi chiese se potevo ospitarlo per un po’ poiché aveva discusso con i genitori ed era fuggito via.
Fece da solo, non dovetti chiedergli nulla. Mi spiegò tutto dettagliatamente e fui così felice di capire che si fidava. Gli confessai che anche io credevo di essere attratto in qualche modo dai ragazzi, ma che non avrei mai osato rivelarlo ai miei per paura di una loro reazione. 
Ammiravo Jimin anche perché aveva coraggio, Dio se ne aveva.
Pensare al passato mi faceva ricordare quanto fosse diventata noiosa la mia vita in qualche anno. Passavo le mie ore attaccato al pc a guardare serie tv, riempiendomi di schifezze e lamentandomi.
Più volte Jimin mi aveva proposto di fare una camminata con lui, di uscire con i suoi amici, andare al cinema. Aveva provato a farmi cambiare idea sulla vita, voleva che pensassi in modo più positivo, che capissi che le persone non sono un vero e proprio schifo.
«Può darsi» era la mia risposta «ma stasera ho un impegno che non posso rimandare», e lui capiva che era inutile insistere. 
Dopo poco scoprii che Jimin andava vagando di continuo da un posto ad un altro alla ricerca della sua anima gemella. Poveraccio. 
«Ho conosciuto un nuovo ragazzo sul sito» disse all’improvviso.
«Strano come quello dell’ultima volta?» 
«Questo è più fastidioso. Fa certe domande, è inquietante.»
«Tu sei inquietante se speri di incontrare l’amore della tua vita su un sito per imbecilli come quello.»
Perché sì, Park Jimin aveva deciso di cercare la sua dolce metà facendo ricorso ad internet. Eravamo stati un intero pomeriggio a cercare un sito che potesse andare bene, magari senza quei malati di sesso che ci sono solitamente su Kik e simili, trovandone uno che pareva davvero carino.  Lo aiutai a crearsi un bel profilo, inserendo degli interessi, le abilità, l’altezza, il peso, il numero di peli che aveva sulle gambe. Insomma, cose che bisogna sapere quando si cerca un partner. 
«Jungkook, amico mio…» Oh, no. Se c’era una cosa che avevo imparato di Jimin era che quella frase non prometteva nulla di buono.
«Jimin, fuori da casa mia» gli dissi lanciandogli un cuscino.
«Ti prego, ascolta…»
«Non mi fingerò di nuovo il tuo ex fidanzato geloso e stalker che non accetta la rottura e che ti segue per rovinare tutte le tue nuove relazioni. Il tizio dell’altra volta mi ha fatto una pena.»
«Sei tu troppo violento. Davvero, ascoltami» 
Alzai gli occhi al cielo, stavo per fare l’ennesima cretinata.
«Vado a prendermi un bicchiere d’acqua»
«Seriamente, Jungkook, ascolta»
Lo ignorai e mi diressi verso la cucina per versarmi da bere. Lui intanto mi seguì continuando a ripetermi di starlo a sentire. Mi si parò di fronte con le braccia incrociate, mi arresi e decisi di degnarlo della mia attenzione. 
«Questo ragazzo vuole incontrarmi, ma mi sembra un tipo davvero molto appiccicoso» disse tenendo gli occhi fissi nei miei «Mi sembrava carino all’inizio, perciò ho accettato subito» io continuavo a sorseggiare la mia acqua non capendo dove volesse arrivare. «Devi presentarti tu al posto mio. Fingiti me.» per poco non gli sputai l’acqua in faccia.
«Come, scusa?»
«Ti prego.»
Sì, Jungkook, un appuntamento. Un cazzo di appuntamento. Ha detto che è carino, no? Digli di sì.
«No.» 
«Amico, dai.»
Te l’ha appena richiesto, giusto? Okay, accetta.
«Ho detto di no.»
Prese il telefono dalla tasca dei jeans e rimase in silenzio per qualche istante. Poi lo girò verso di me. 
«Kim Taehyung, è lui.»
Adoravo le foto in bianco e nero. Oh, che faccia seria… Suvvia Taehyung, sorridi, la vita è bella.
«E cosa dovrei fare esattamente?»
«Te l’ho detto, fingerti me. Non gli ho detto praticamente nulla di come sono, quindi puoi anche essere te stesso» grazie a Dio.
«Quando?»
«Ti stai davvero interessando a quest’appuntamento? Mi fa piacere, ma te l’ho detto che è un tipo strano, vero?»
«Quando?»
«Questa sera. Tra circa tre ore.»
«Ma puzzo.»
Si diresse verso la porta. «Hai tutto il tempo per farti una doccia, a domani.»
E così lasciò l’appartamento al terzo piano di un povero ragazzo di nome Jeon Jungkook – che sarei io –, in compagnia del suo caro bicchiere d’acqua e la puzza delle sue ascelle.





✧・゚: *✧・゚:* angolo autrice *:・゚✧*:・゚✧

Wow, okay, non avrei mai pensato di tornare a scrivere fan fiction serie (uhm, davvero?) qui su wattpad. Sono mesi che cerco di elaborare idee per una storia dai contenuti poco scontati, e spero di poterci riuscire (lol no, già sento puzza di fallimento). Non so ancora nulla, non ho idea di ciò che potrà accadere alla fine, quanto saranno lunghi i capitoli e tutto il resto, mi scuso solamente nel caso ci fossero errori – solitamente non controllo mai quello che scrivo e non intendo di certo cominciare adesso – e per la lunghezza di questo primo capitolo (sONO 1.556 PAROLE omG)
Non intendo annoiarvi ulteriormente, chuu 
   
 
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